Di Nastase Adrian
Questa domanda, che tormenta molti, trova una risposta illuminante nelle parole di George S. Clason, l’autore del classico 𝗟’𝘂𝗼𝗺𝗼 𝗽𝗶ù 𝗿𝗶𝗰𝗰𝗼 𝗱𝗶 𝗕𝗮𝗯𝗶𝗹𝗼𝗻𝗶𝗮, un testo che ha ispirato generazioni di pensatori finanziari.
Clason ha condensato un principio rivoluzionario in una frase che ribalta ogni convinzione: "𝙄𝙡 𝙙𝙚𝙣𝙖𝙧𝙤 𝙨𝙞 𝙜𝙪𝙖𝙙𝙖𝙜𝙣𝙖 𝙘𝙤𝙣 𝙡𝙖 𝙢𝙚𝙣𝙩𝙚, 𝙣𝙤𝙣 𝙘𝙤𝙣 𝙡𝙚 𝙢𝙖𝙣𝙞." Non è la fatica fisica, misurata in ore di lavoro sotto il sole o davanti a una scrivania, a costruire una fortuna duratura. È l’intelligenza, la visione e la strategia con cui si impiega quell’impegno a fare la differenza. Due persone possono sudare nello stesso mercato, sollevare gli stessi pesi o digitare sullo stesso computer, eppure una finirà per vivere alla giornata, mentre l’altra vedrà crescere un patrimonio solido. Il divario non sta nei muscoli o nel tempo speso, ma nella mentalità finanziaria che guida le loro scelte.
Pensiamo a due fratelli, cresciuti nello stesso quartiere di una città italiana come Napoli o Palermo, dove il commercio di strada è una tradizione.
Marco passa 14 ore al giorno dietro un banco di frutta e verdura, vendendo arance e pomodori con dedizione, ma ogni sera si "𝙥𝙧𝙚𝙢𝙞𝙖" con cene fuori, acquisti impulsivi o rate di prestiti che non riesce a saldare, finendo intrappolato nei debiti.
Salvatore, invece, pur lavorando con lo stesso impegno, adotta un approccio diverso: ogni settimana accantona una piccola somma, studia libri di finanza come quelli di Kiyosaki o Warren Buffett, e investe in un vecchio camion per distribuire i suoi prodotti nei mercati vicini.Con il passare degli anni, mentre Marco lotta ancora per arrivare a fine mese, Salvatore possiede tre camion, impiega cinque persone del quartiere e pianifica di aprire un piccolo magazzino. 𝗠𝗮𝗿𝗰𝗼 𝗵𝗮 𝘃𝗲𝗻𝗱𝘂𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝘀𝘂𝗼 𝘁𝗲𝗺𝗽𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝘂𝗻 𝘀𝗮𝗹𝗮𝗿𝗶𝗼; 𝗦𝗮𝗹𝘃𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗹𝗼 𝗵𝗮 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮𝘁𝗼 𝗶𝗻 𝘂𝗻’𝗼𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝘂𝗻𝗶𝘁à.
Robert Kiyosaki, autore di 𝗣𝗮𝗱𝗿𝗲 𝗥𝗶𝗰𝗰𝗼, 𝗣𝗮𝗱𝗿𝗲 𝗣𝗼𝘃𝗲𝗿𝗼, rafforza questa idea con una verità scomoda: "𝗡𝗼𝗻 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝗿𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗹 𝗱𝗲𝗻𝗮𝗿𝗼, 𝗳𝗮𝗶 𝗶𝗻 𝗺𝗼𝗱𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗹 𝗱𝗲𝗻𝗮𝗿𝗼 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝘁𝗲." La ricchezza non si misura nelle ore di lavoro accumulate, ma nel modo in cui si ripensa il rapporto con il denaro. Mentre la maggior parte delle persone scambia il proprio tempo per uno stipendio – un modello che in Italia vede ancora milioni di lavoratori dipendenti legati a contratti a tempo indeterminato o precari – i milionari creano sistemi autonomi: immobili che generano affitti, azioni che producono dividendi, o imprese che funzionano anche senza la loro presenza quotidiana. Non si tratta di quanto sudi, ma di come investi ogni goccia di quel sudore, trasformandolo in un motore di crescita.
Il denaro, dunque, non è il premio per il tuo duro lavoro manuale, ma il frutto di un pensiero strategico. La domanda da porsi non è "𝙘𝙤𝙢𝙚 𝙡𝙖𝙫𝙤𝙧𝙖𝙧𝙚 𝙙𝙞 𝙥𝙞ù?", magari aggiungendo straordinari o un secondo impiego, ma "𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒇𝒂𝒄𝒄𝒊𝒐 𝒍𝒂𝒗𝒐𝒓𝒂𝒓𝒆 𝒊𝒍 𝒎𝒊𝒐 𝒅𝒆𝒏𝒂𝒓𝒐 𝒆 𝒍𝒆 𝒎𝒊𝒆 𝒄𝒐𝒏𝒐𝒔𝒄𝒆𝒏𝒛𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒎𝒆?".
Un cassiere con una mentalità da investitore, che studia il mercato azionario o acquista un piccolo fondo, può superare in ricchezza un manager che spende tutto in auto di lusso e vacanze esagerate. In Italia, dove il tasso di risparmio è ancora tra i più alti d’Europa (circa il 15% del reddito medio nel 2024), molti potrebbero trasformare questa abitudine in un vantaggio, se solo cambiassero prospettiva.
𝗢𝗴𝗴𝗶 𝗵𝗮𝗶 𝘂𝗻𝗮 𝘀𝗰𝗲𝗹𝘁𝗮: continuare a barattare il tuo tempo per denaro, magari sognando una pensione lontana, oppure iniziare a usare la tua mente per moltiplicare ciò che guadagni.
𝗔𝗹𝗯𝗲𝗿𝘁 𝗘𝗶𝗻𝘀𝘁𝗲𝗶𝗻, genio della fisica ma anche ammiratore del potere finanziario, lo disse con chiarezza: "𝗟’𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗲𝘀𝘀𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗼𝘀𝘁𝗼 è 𝗹𝗮 𝗳𝗼𝗿𝘇𝗮 𝗽𝗶ù 𝗽𝗼𝘁𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝘂𝗻𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼." Immagina di investire 100 euro al mese a un tasso del 5% annuo: in 30 anni, senza aggiungere altro, potresti accumulare oltre 70.000 euro grazie al solo effetto composto. 𝙎𝙩𝙖𝙞 𝙪𝙨𝙖𝙣𝙙𝙤 𝙡𝙚 𝙩𝙪𝙚 𝙢𝙖𝙣𝙞 𝙨𝙤𝙡𝙤 𝙥𝙚𝙧 𝙨𝙤𝙥𝙧𝙖𝙫𝙫𝙞𝙫𝙚𝙧𝙚, 𝙤 𝙡𝙖 𝙩𝙪𝙖 𝙢𝙚𝙣𝙩𝙚 𝙥𝙚𝙧 𝙘𝙤𝙨𝙩𝙧𝙪𝙞𝙧𝙚 𝙪𝙣 𝙛𝙪𝙩𝙪𝙧𝙤 𝙥𝙧𝙤𝙨𝙥𝙚𝙧𝙤? La ricchezza non nasce dal sudore, ma dal pensiero.