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Saturday, October 28, 2023

AFRICA E LA STREGONERIA

 di Shamano Shekhinà Shekhinà

In Africa la Stregoneria è parte integrante dell’intero scenario definito come supernaturale ma nonostante ciò davvero ben accettato e allo stesso tempo molto molto temuto. Di solito le Streghe sono definite dei “dottori” o degli “uomini in medicina” più che essere delle semplici Streghe. Il potere del maligno è ovunque e questo fattore gli consente di poter ottenere e poi utilizzare il proprio potere su ogni cosa come su ogni situazione, persone incluse. Il male in generale è portato fuori e potenziato dai sentimenti negativi, i Demoni del Mondo Antico, tra i quali su tutti la rabbia, l’odio, la gelosia, l’invidia e la lussuria, persino infine la stessa pigrizia.

Ogni differente tribù africana intende a suo modo la Stregoneria e questa maniera differente le contraddistingue di parecchio: gli Nyakyusa ad esempio la definiscono come “il Pitone nella Pancia” riferito agli istinti inferiori dell’Intestino (piccola testa), il (Python in the belly); la tribù Pondo invece come ”il Serpente della Donna” (cioè Snake of the woman), la tribù Xhosa a sua volta pensa che sia una grande bestia piena di peli e la chiama col nome di “Baboon”. Nella tribù Tswana poi le Streghe sono distinte in “Night Witches ” (Streghe della notte) e in “Day Sorceres” (Streghe del giorno): le Streghe del giorno utilizzano tutti i loro poteri magici per infliggere serio danno grazie all’uso delle erbe e altre medicine, le Streghe notturne, al contrario; sono di solito le più anziane e sagge donne le quali si riuniscono in piccoli gruppi e viaggiano per Stregare gli sfortunati, non vestono di certo degli abiti bensì si cospargono di ceneri bianche o del sangue di morti.

Nella cultura africana il compito degli Spiriti soprattutto quelli di genere maligno è molto forte, come anche il ruolo della morte stessa e del trapasso dello Spirito del defunto. Non tutte le tribù però danno un significato a quanto accadrà al defunto dopo il trapasso ma la loro attenzione va sempre rivolta ai presagi di morte ed alle disposizioni del morente perchè esse riguardano i sopravvissuti: nella tribù Anuak ad esempio vi sono dei segni ben conosciuti (Gavado Thou) i quali servono a ricordare della possibilità della morte e per mettere in guardia proprio da essa: insuccessi costanti nella caccia e nella pesca, la stanchezza o l’inerzia duraturi nel tempo, le apparizioni di precisi uccelli sul terreno che circonda la casa, come in particolare il gufo il quale per gli Anuak fa il verso che “tudo y bur”, vale a dire “attira verso la tomba”, e per finire che esso sia evitato dai cani.

Per concludere, in base a molti miti conosciuti, soprattutto nelle tribù in esame e cioè africane, le condizioni in cui si trovava l’umanità intera furono radicalmente cambiate da un messaggio inviato direttamente dalla Luna tramite un animale messaggero (tipo lepri, lucertole, ragni, etc.) che avrebbe dovuto proclamare agli uomini tutti che essi moriranno e poi risorgeranno ciclicamente esattamente come fa la Luna (Legge Cosmica della Ciclicità), ma che per un suo sbaglio annunciò loro invece l’opposto, il contrario: da quel momento in poi tutti gli uomini, così ignari di ciò, sono irrevocabilmente soggetti alla morte.

IL FUOCO: SIMBOLOGIA NELL’ANTICHITA’

 di Shamano Shekhinà Shekhinà

Lasciate che vi spieghi meglio questa cosa. Così come vi sono tre virtù principali nel fuoco: calore, luce e fuggevole sottigliezza, così vi sono nell’essenza dell’anima tre analoghe virtù: della vita, del comprendere e del desiderare… In momenti diversi l’anima produce la sua varietà di semi in maggiore o minore profusione

Eraclito nella sua visione lo indicava come “l’”Elemento Fondamentale”, l’Arché, ovvero il Principio dal quale sono state poi generate tutte le cose esistenti, ma inoltre tutte tali cose altro non sono se non la trasformazioni del Fuoco. La difficoltà interpretativa di certe affermazioni quali queste necessita senza dubbio alcuno di una profondità intuitiva non comune, al punto che, com’è risaputo, al Filosofo del divenire fu assegnato perfino l’appellativo di “Oscuro”.

Molto più misteriosi sono poi i significati del Simbolo del Fuoco che arrivano a noi ancora oggi dalle più Antiche Tradizioni di origine Orientale.

“Al fuoco sacrificale dell’induismo, il Buddha sostituisce il fuoco interiore, che è nello stesso tempo conoscenza penetrante, illuminazione e distruzione dell’involucro […]. Le Upanishad assicurano parallelamente che bruciare esteriormente non è bruciare […]. E’ almeno curioso notare che Abū Yaʿqūb Sajastani considera il fuoco nella funzione di ‘portare le cose allo stato sottile’, mediante la combustione dell’involucro grezzo”.

E questo tipo di spunto riflessivo permette ai più di poter proporre uno degli aspetti psicologici tra i più deliziosi e luminosi dell’intero Simbolismo legato appunto ancora una volta al Fuoco: trattasi della Trasformazione Interiore. Come conseguenza logica, razionale e più idonea, si va a parlare qui di un concetto il quale sortisce in genere nella sfera delle diverse Tradizioni Spirituali, ma non è senza dubbio meno significativo allo stesso tempo di tutti quei processi interiori i quali emergono nel proseguo di un percorso di crescita prettamente psicologica. Non è per caso che proprio Jung ne parla e non poco usando il più elevato linguaggio simbolico dell’Alchimia a sua disposizione, come si può constatare nei suoi testi e scritti.






SIMBOLI: TRASFORMAZIONE DELLE ENERGIE PSICHICHE

 di Shamano Shekhinà Shekhinà


Il termine Simbolo viene dalla lingua Greco “Symbàllein” che sta a significare “Mettere Assieme“. Nella Grecia Antica, in effetti, certi oggetti (come per esempio una moneta) erano opportunamente suddivisi in due metà e date a due persone differenti, le quali avrebbero in tal modo avuto la possibilità di “Riconoscersi” durante un preciso e soggettivo periodo di tempo. E tale mezzo di riconoscimento veniva definito “Simbolo”. Da qui è semplice capire quanto il Simbolo abbia perciò una precisa funzione la quale “Rinvia ad una determinata realtà che non è decisa dalla convenzione, ma dalla ricomposizione di un intero“.

I Simboli per tutto questo e molto altro possono essere considerati come dei “Condensatori di Energie”, le quali si possono correttamente conosciute nonchè risvegliate, grazie ad un giusto sforzo interpretativo il quale non può per niente non usare la più alta facoltà della mente umana: l’Intuizione.

Quando lo Spirito inizia la sua esplorazione di un Simbolo viene portato verso delle idee le quali si posizionano ben oltre quello che la ragione può capire. Ma ciò verso cui i Simboli più potenti rinviano (come ad esempio quelli che secondo Jung avrebbero un carattere “Archetipico”) è ben lungo dall’essere una mera bizzarria dell’immaginazione.

Ulteriore qualità del Simbolo risiede anche nella funzione di mediatore: “Lancia dei ponti, raduna elementi separati, collega cielo e terra, materia e spirito, natura e cultura, reale e sogno, inconscio e coscienza. Alle forze centrifughe di uno psichismo istintivo che va a disperdersi nella molteplicità delle sensazioni e delle emozioni, il Simbolo si oppone attraverso una forza centripeta, creando così un centro di relazioni al quale il molteplice fa riferimento ed in cui si trova la sua Unità“.

Per finire, ultima funzione presa qui in esame del Simbolo è davvero più complessa, descritta sempre da C.G.Jung, cioè quella Trascendente, vista come la capacità di collegare ed armonizzare i contrari. Il Simbolo riesce benissimo a “stabilire una connessione tra due forze antagoniste e, di conseguenza, di superare delle contrapposizioni e di aprire così la strada a un progresso della coscienza“.

IL PESACH – CONNESSIONE AL CREATORE

 di Shamano Shekhinà Shekhinà


Esiste un verso in particolare che Rav Ashlag, Illuminato Rabbino Polacco e amante della Mistica Ebraica, utilizzava davvero molto spesso e che anche Rav Brandwein usava nei suoi insegnament davanti a Rav Berg. Si tratta di un versetto nel quale si dice che il Creatore pensa di continuo a come un individuo non si possa smarrire mai sia che si trovi in uno stato di oscurità, sia di disconnessione o addirittura di mancanza. Il Creatore pensa costantemente ad ognuno di noi e trova con altrettanta costanza dei modi sempre nuovi e diversi per rilevare questa mancanza allo scopo di dare la possibilità di connettersi ad una più grande Luce e a maggiori Benedizioni.

Perciò, ogni volta che si accede, si entra nella Finestra di Pesach, bisogna fortemente volere e poi giustamente chiedere che la propria mente, la propria consapevolezza siano del tutto connesse ai pensieri sempre presenti del Creatore. Bisogna volersi connettere alla certezza che se vanno smarrite sia le decisioni giuste che quelle sbagliate, il Creatore ricalcola sempre e ricrea ancora e ancora dei pensieri come un vantaggio per ciascun uomo, tali nuovi pensieri devono essere però poi usati per portare Luce e Benedizioni nelle vite.

Questo è un Insegnamento, va detto, non soltanto per Pesach, ma anche da Pesach in poi in ognuno dei giorni della propria vita. Infatti, si può andare verso Pesach sempre con consapevolezza che il Creatore pensa all’uomo ogni secondo di ogni giorno, ricalcolando ogni volta che si prende una strada sbagliata per riportare tutti alla possibilità in cui si riesce ad ottenere quella Benedizione o quella Luce.

E se si è davvero onesti con sè stessi, non importa quanto si è spirituali o se quando ci si sveglia la mattina si fanno le connessioni, spesso ci si scorda proprio che esiste una fonte molto più potente la quale sta pensando al beneficio. Non si sta solo cercando di connettersi e di portare benedizioni nella propria vita; c’è questa Luce incredibile la quale può benissimo trovare risposte a qualsiasi cosa. E il modo di connettersi a quelle risposte e a quella direzione è sapere che è disponibile e sta accadendo.

LA STREGA: SIMBOLO DI PROIEZIONE INCONSCIA

di Shamano Shekhinà Shekhinà



Il Simbolo della Strega rappresenta pienamente e senza dubbio alcuno uno tra quelli più misteriosi ma allo stesso tempo più affascinanti davanti alla quale interpretazione anche uno psicologo si viene talvolta a ritrovare. Può benissimo comparire sia nella fantasie della persona, che nei suoi sogni oppure infine nell’immaginario.

Attraverso una lettura fatta in chiave quasi esclusivamente Junghiana del Simbolo della Strega, evidenziando come dal punto di vista del celebre Psichiatra svizzero le Streghe sarebbero appunto:

“una proiezione dell’anima maschile, cioè dell’aspetto femminile primitivo che sussiste nell’inconscio dell’uomo: le streghe materializzano quest’ombra odiosa, di cui non possono liberarsi, e assumono al tempo stesso una potenza temibile; per le donne, la strega è il capro espiatorio, sul quale trasferiscono gli elementi oscuri delle pulsioni”

LA PROIEZIONE INCONSCIA

Seguendo la linea dell’interpretazione sempre Junghiana del Simbolo della Strega, la definizione continua specificando che:

“finché le forze oscure dell’inconscio non assurgono alla chiarezza della coscienza, dei sentimenti e dell’azione, la strega continua a vivere in noi. Frutto di repressioni, ella incarna i desideri, i timori e le altre tendenze della nostra psiche che sono incompatibili con il nostro io…”

In altre parole, si potrebbe affermare che il Simbolo della Strega, in natura Psicologica, è esattamente la “Proiezione” di una parte di quello che in noi risulta del tutto inaccettabile, e che per tale motivo è conferito ad una figura esterna idonea per poter offrire un elemento di aggancio alla nostra Proiezione.

Questa tipologia di fenomeno funziona non soltanto su un livello individuale, bensì tocca allo stesso modo anche il livello collettivo. Prova illuminante e che dona chiara conferma sarebbero le tantissime e sparse ovunque narrazioni dei drammatici destini ai quali sono state mandate incontro numerose donne nel corso di tutta la Storia.

Spesso possedevano alcune semplici caratteristiche personali innate anche che le facevano sembrare come fossero un preciso e corretto specchio Inconscio per potenti sentimenti e per forti pulsioni sempre e ancora inaccettabili alla Psiche collettiva, e di conseguenza venivano senza un motivo valido e razionale condannate alla purificazione attraverso l’utilizzo del fuoco.






 

ALCHIMIA: IL VITRIOL E LA PIETRA FILOSOFALE

di Shamano Shekhinà Shekhinà

Vitriol è un acrostico, all’interno del quale ogni singola lettera rappresenta una determinata parola, con lo scopo finale di poter formare in una frase un Insegnamento occulto e molto elevato, che resta pienamente visibile solo e soltanto agli Alchimisti.

Vitriol infatti vuol dire:

“Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem”

(Visita l’interno della terra, e rettificandolo troverai la pietra nascosta)

Spesso se non sempre gli Alchimisti all’acrostico Vitriol usavano unire anche le lettere “VM” vale a dire “Veram Medicinam” (Vera Medicina).

La Alchimia, insieme a Astrologia e Mistica una delle “Tre Scienze Madri”, dunque afferma che la Grande Opera dei Saggi, va costruita tramite la totale pulizia degli Inferni Atomici (Visita Interiora Terrae Rectificando). L’Alchimista , parliamo di quelli chiamati Spirituali, per l’appunto, proprio grazie alle fasi Alchemiche disintegra del tutto gli elementi disgregati (i vari Io, tutte le emozioni cristallizzate nella psiche e il sistema cognitivo indotto) per poi riuscire a creare una sensibilità ed un distaccatamente completo dalla materia, capace di poter percepire e vivere la sua Essenza Spirituale più alta (Invenies Occultum Lapidem), trovando in tal modo la Pietra Filosofale.

La Purificazione rappresenta un processo che viaggia in modo parallelo alla costruzione stessa della Pietra Filosofale (Corpo d’Oro), infatti ri pulendo i propri Inferni Atomici, l’Alchimistanon spreca la sua energia vitale, la quale è di primaria importanza per la formazione come detto prima del Corpo d’Oro. Attraverso il Principio di Astrazione, si può allora riuscire ad immaginare la Pietra Filosofale quale consapevolezza energetica dell’individuo, la quale vive insita ed indistruttibile anche successivamente alla morte del corpo fisico.

SIGNIFICATO SIMBOLICO

Al centro di ogni cosa si trova un cerchio il quale rappresenterebbe la Pietra Filosofale creata e formata anche dai 4 elementi: la Coppa (Acqua), il Fuoco (Leone), l’Aria (l’Aquila a due teste) e la Terra (la stella a sette punte). Andando subito verso il basso vi è un globo con sopra una croce: eccolo, è esattamente questi il simbolo del Vitriol in quale appunto scende, entra nell’interno della Terra dove accade tutto il lavoro di purificazione. In basso, verso la sinistra della stella, inoltre, c’è un cerchio nel quale si trovano 7 piccoli oggetti; essi sarebbero la rappresentazione dei cinque metalli nati dai semi primi che sono gli onnipresenti Zolfo e Mercurio. In basso, infine, verso la destra della stella si ha un ulteriore cerchio in cui questa volta si hanno due anelli intrecciati; essi farebbero in pratica un richiamo all’eterno mito di Ouroboros.

GLI STRUMENTI DEL MAGO E DELLA STREGA: LA BACCHETTA

di Shamano Shekhinà Shekhinà


Rappresenta un prolungamento del braccio stesso della Strega (termine che nell'antichità significava Donna Saggia), la Bacchetta è collegata all'elemento aria, di genere sia maschile che femminile. Essa serve, soprattutto per i principianti che non sanno ancora canalizzare bene l’energia, per attirare nonché per respingere in base alla cerimonia; questo grazie al suo dirigere l'energia. La si può ben ricavare da un albero, o da frutto o ancora da un salice con l’aspetto forte e sano.

Il momento per dover cercare il proprio ramo è durante la sera subito dopo il momento del crepuscolo e in una notte di luna piena.

La lunghezza più idonea della Bacchetta passa dal gomito alla punta del dito medio di chi la utilizza mentre invece il suo diametro non può oltrepassare quello del dito pollice. Certe Streghe, nella medesima notte, hanno l’abitudine di prendere anche un ramo più lungo e più robusto per poi farne il bastone il quale un tempo era nascosto nella scopa. Il bastone è per la tradizione lungo almeno un metro e con il diametro mai superiore a 6 cm.

Le pratiche migliori per la costruzione della Bacchetta sono davvero complesse perchè richiedono molto spesso più giorni prima di riuscire a completare l'opera. L'importante è non avere troppa fretta e non accontentarsi di un ramo qualsiasi soltanto per cedere alla smania di iniziare la costruzione ed i rituali di benedizione e di consacrazione della Bacchetta, in pratica niente cedimento ai propri impulsi e più pazienza e razionalità.

Scegliere con meticolosa e scrupolosa cura il ramo più giusto e poi procedere al taglio rispettando sempre la direzione naturale dell'albero, chiedendogli ogni volta prima il permesso di privarlo di una sua parte ed infine poi segnare il punto preciso da dover tagliare con un nastrino rosso.

Il taglio deve essere netto e davvero deciso, successivamente, una volta riposto il ramo in un sacchetto, se di corda meglio, vanno lasciati dei doni all'albero come gesto e segno di ringraziamento; un pò di fertilizzante alle sue radici, del miele per cospargere la sua "Ferita" e soprattutto la propria grandissima, profonda e sentita gratitudine.

Le operazioni vanno eseguite nella massima segretezza, nel totale silenzio, senza farsi scorgere mai da nessuno e se proprio ciò non è possibile lasciare l'abitazione per recarsi lontano, in un luogo adatto, silenzioso in modo da poter così sempre provvedere facendo le stesse azioni nel proprio spazio sacro tipo anche un semplice giardino.

Esistono anche delle precise parole da dover pronunciare nel momento si va a fare il lavoro ed una volta finito va sciolto il nastrino rosso, si ringrazia di nuovo l'albero per il dono che concesso e solo successivamente ricordarsi sempre di recarsi spesso a far visita all'albero il quale rappresenterà la primaria fonte di potere personale come il frammento che ha lasciato. Ecco, a questo punto bisogna andare ad agire e lavorare il ramo per riuscire a dargli la forma finale della propria Bacchetta.

Da una estremità essa deve essere più larga per simboleggiare l'energia maschile invece dall'altra sarà più stretta per rappresentare l'energia femminile. La Bacchetta può essere inoltre anche personalizzata incidendo il proprio nome Esoterico (iniziatico), delle rune, oppure niente in base alla discrezione della Strega. La Bacchetta deve perciò rimanere per tre giorni all'aperto in un luogo buio e ben bagnata con un infuso composto da camomilla e poi per altri tre giorni nell'olio di mandorle dolci.

Alla successiva notte di luna piena la Bacchetta sarà pienamente pronta per la Cerimonia avanzata di benedizione e di consacrazione.

Adesso la tanto preziosa Bacchetta è veramente pronta; la si riporrà in un panno fino al momento in cui sarà utilizzata per la sua Sacra e prima volta.

Se non si possiede alcuna possibilità di riuscire a seguire tutti i procedimenti elencati, si piò sempre scegliere qualsiasi tipo di Bacchetta che attrae particolarmente e però benedirla e consacrarla, come spiega la più antica Tradizione.















 

IL POTERE DELLA MENTE NELLA QUANTICA

 di Shamano Shekhinà Shekhinà

Esistono due grandi tipologie di verità da dover conoscere: innanzitutto che il proprio pensiero rappresenta una potenza vera e reale, e poi che esso consente di proiettarsi nel divenire, potendolo in tal modo vedere come fosse al presente vissuto.
Per esempio: se bisogna affrontare una precisa e molto preoccupante situazione, del tipo in che modo sostenere un esame oppure come comparire di fronte ad un tribunale, è naturale iniziare a tremare da diversi giorni prima di tale situazione, chiedendosi così con una soggettiva sensazione di inquietudine: chissà come andrà?

Diversamente, nel momento in cui si va a pensare che ci si stia per incontrare l’uomo o la donna amata e che di conseguenza la si abbraccerà, già si sente il pregustate tutta quella gioia di vari minuti imminenti o più in là nel tempo. Se poi si pensa di andare a teatro per voler assistere ad uno spettacolo, se si pensa che si è stati invitati ad una particolare importante cena, che il menu sarà di certo prelibato, ecco, in questi casi si vivrà già rallegrandosi.

Perciò, se il pensiero può proiettare oggi verso un futuro prossimo che non esiste, perché non potrebbe allo stesso modo proiettare anche in un avvenire visto come molto lontano?

Il primo fondamentale compito risiede nel complesso meccanismo del sorvegliare il proprio pensiero, senza questo passaggio infatti niente ha alcun senso. A prescindere dalle personali attività di quel momento, è necessario sempre porre uno sguardo attento sul proprio intimo mondo interiore, per sapere di conseguenza che cosa sta facendo il pensiero e dove si trova esattamente.

Questo è appunto il primo lavoro da dover per forza di cosa eseguire: dominare, orientare ed infine essere in grado di padroneggiare tutto quello che avviene in sé stessi, cioè conoscersi a fondo. Va capito bene, in quanto trattasi di un principio assoluto per saper utilizzare al meglio il Potere della Mente Quantica. Non va mai permesso che abbia luogo un avvenimento interiore, o un fenomeno psichico, ancora, un’emozione senza esserne pienamente al corrente. La maggior parte delle persone diventa cosciente della propria vita interiore soltanto nel momento in cui si trova a sperimentare tragedie o catastrofi. Solo allora esse recepiscono che dentro di loro è accaduto qualcosa di profondamente spaventoso e turbante.

Dunque è molto ben chiaro, il primo arduo compito è nell’essere più lucidi possibile, nel sorvegliare quello che succede dentro sé stessi; non appena si manifesta un elemento di natura negativa, va fatto il possibile per rimediare: solo e soltanto in questo modo si potrà essere in grado di acquisire i veri poteri. La chiave di tutti i tipi di poteri Mentali sta nella capacità di saper osservare se stessi. E ciò non impedisce affatto l’attività, come neppure il lavoro o ancora la creazione. Molti credono che se cominciano ad osservarsi, ad analizzarsi, non riusciranno più a fare assolutamente niente. È vero esattamente il contrario e l’analisi deve divenire un processo, un meccanismo abituale.

È di tutto ciò che bisogna essere almeno in gran parte coscienti, altrimenti si formeranno in ognuno una specie di fiumi sotterranei i quali continueranno a fluire inarrestabili ed impetuosi e di certo non si arresteranno mai, tranne nel caso che non si andrà immediatamente ad intervenire drasticamente per così mutare qualcosa.

SCIAMANESIMO E CURANDERISMO: GLI SPIRITI MAYA

di Shamano Shekhinà Shekhinà


Le pratiche e le credenze delle popolazioni Maya dell’area del Guatemala fanno pienamente parte all’interno della macro - corrente dello Sciamanesimo: la pratica Spirituale più antica risaputa dall’uomo; un sistema di varie credenze e di diversi comportamenti contenuti all’interno di più tipologie di culture.
Lo Sciamanesimo è diffuso in ogni continente e sta rivivendo una sua decisa diffusione anche nella mentalità della cultura occidentale odierna, tramite le pratiche che “senza fare riferimento ad una specifica Tradizione, possono essere antropologicamente considerate Sciamaniche”.
Lo Sciamano in genere va inquadrato come un guaritore ed insieme un mediatore tra la realtà ordinaria ed il mondo spirituale. Essendo un grande esperto nel comunicare con gli “Spiriti”, ha accesso ad uno specifico e particolare stato di coscienza profondamente alterato attraverso il quale poi è capace di riportare la guarigione completa al cliente.
Nella sfera di tale movimento si inserisce anche il Curanderismo, chiamato anche col nome di “Medicina Tradizionale Messicana” oppure “Medicina da Campo”, o ancora “Medicina popolare tradizionale”, il quale va ad affondare le sue vere e proprie radici nel “Huehuepatli” (“Grande Medicina” Azteca), che si basa totalmente su quattro distinti pilastri fondamentali:
1. Matzewallitzli(Educazione): il Curandero qui è atto ad insegnare alle persone le quali a lui si rivolgono come bisogna mangiare correttamente in base al periodo dell’anno ed alla disponibilità della precisa della Terra, ma anche come dormire un numero di ore utile ed infine a vivere insieme i ritmi della natura;
2. Pahtlitztli (Rimedi Naturali): in questo ambito sono immesse tutte quelle pratiche le quali, grazie all’uso di sostanze di origine prettamente vegetale, minerale ed animale, riescono a formulare appunto dei Rimedi Naturali (es: Erboristeria);
3. Apapaxtli tlawayotl maihpatli (Manipolazione Corporea): in questo campo invece rientra ogni tipologia di Manipolazione Fisiche e allo stesso tempo i massaggi usati dagli Sciamani dell’Antichità per poter così far fluire l’energia in modo corretta all’interno del corpo fisico;
4. Pahwawtztli (Medicina Tradizionale Indigena): l’ambito di certo più magico dell’intero Curanderismo. In questo in effetti vengono esclusivamente annoverati tutti quei strumenti più Tradizionali della Medicina Indigena Primordiale (piume, uova, limpia, misha…) e tutti quei possibili trattamenti i quali sono in grado di toccare il cosiddetto “Piano Energetico”.


 

I REGNI DELL’UNIVERSO


di Shamano Shekhinà Shekhinà





L’Universo era visto come fosse simile ad un immenso impero diviso in Tre Regni: lo Janan Pacha ( il Mondo di Sopra), il Cay Pacha (il Mondo di Qua), e l’Ucu Pacha (il Mondo di Sotto).

Primo Regno

Nel primo hanno la loro sede il Sole, la Luna, le stelle insieme alle proprie costellazioni, il fulmine ed infine l’arcobaleno.

Il Sole: (Inti) è l’Essere Supremo il quale concede e dona vita all’universo.

Al Sole erano consacrate le cosiddette “Vergini del Sole”, le quali erano accuratamente scelte tra le fanciulle nobili e tra le più belle, ed erano costrette, per un dato numero di anni, a mantenersi assolutamente caste.

Il loro destino non era esattamente dei più rosei, infatti se avessero rotto il loro voto andavano seppellite ancora vive; potevano diventare delle concubine dell’Inca, oppure delle mogli di qualche nobile, ma anche essere immolate sull’altare del Tempio del Sole a Cuzco o a Machu Picchu.

La Luna: (Mama Quilla) sia la Sposa che la sorella del Sole, rappresenta la Divinità creatrice la quale presiede al principio femminile: una volta era più lucente del Sole, ma esso ne offuscò per bene il suo splendore gettandole sul volto la cenere; il Principe Inca insieme a sua moglie erano le incarnazioni terrene proprio della forza solare e di quella della Luna.

Secondo Regno

Nel secondo Regno poi hanno la loro sede gli uomini, gli animali e gli spiriti.

Gli spiriti sono le “Huaca”, ovvero le “Forze” esistenti in ogni essere ed in tutte le manifestazioni della natura: alberi, rocce, laghi, fiumi, venti, tempeste, vulcani e terremoti.

Ma le loro sedi d’elezione sono rappresentate alle pietre ed i laghi: il grande lago Titicaca, su tutti gli altri, era definito il “Quartier Generale” del grande esercito di spiriti il quale popolava l’intero Impero.

Era, in altre parole, il luogo più Sacro e più carico di Potenze Magiche; ed i miti che lo riguardano da vicino ne sono la piena conferma: Manco Capac e Mama Occlo, i progenitori Divini dei Principi Inca, furono messi da subito dopo la creazione nell’isola del Sole sul lago Titicaca.

Una discorso distaccato va fatto in particolare per una precisa classe di questi spiriti, trattasi delle “Huaca dei Morti”: essendo malefiche i vivi facevano il possibile affinchè esse non riuscissero ad emergere dalla tomba, e, se proprio questo accadeva, era fondamentale ricorrere immediatamente a dei particolarissimi ma ancor più complicati riti per costringerle, o meglio convincerle, di ritornare nei loro sepolcri.

Terzo Regno

Il Terzo Regno è quello più estraneo e poco comprensibile di tutti gli altri: sotterraneo, “Interiore”, esso rappresenta direttamente la sede dei morti, la casa in pratica definitiva dei loro spiriti, ma parallelamente è pure la Sorgente della Vita, vale a dire il luogo di origine degli uomini e quello degli Dèi.

Tuesday, October 24, 2023

Il più grande inganno

di Massimiliano Shlomo Leonardi


Il più grande inganno è stato quello di farvi credere che il Cristo fosse ebreo.


Sul falso-messia e il famoso 666.


Il piano era geniale: diffondere una copia del Libro per ogni casa e preparare qualsiasi lettore a riconoscere il falso-messia.
Non fosse che i cristiani si sono messi a modificare il senso delle scritture e ad insegnare agli altri a non capire nemmeno quelle che leggono.


Il caso più emblematico è proprio la descrizione del falso-messia:
"Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: è infatti un numero di uomo, e il suo numero è seicentosessantasei" (Ap 13,18)


Le Scritture dicono che è calcolabile con la ragione di chi si tratta. 


Per calcolarlo non serve la ghemmatria nè servono i numeri del lotto né baggianate cabalistiche.


E' infatti sufficiente vedere in quali altri luoghi dell'Antico Testamento appare il numero 666 e vedere a chi si riferisce. Vediamo.
"Il peso dell'oro che giungeva a Salomone ogni anno era di seicentosessantasei talenti d'oro" (Re 10,14 )
"Il peso dell'oro che giungeva a Salomone ogni anno era di seicentosessantasei talenti d'oro" (Cr 9,13)
"Figli di Adonikàm: seicentosessantasei" (Esd 2,13)
Il 666 che identifica il falso messia indica pertanto Salomone. Ora, è sufficiente andare a vedere chi era Re Salomone per capire chi sarà il falso messia.
 

Re Salomone è famoso per alcune cosette: il sigillo di Salomone (la stella di Davide) che era il sigillo con cui Salomone riusciva a comandare i demoni (jinn). Non per nulla il sigillo di salomone è il simbolo dell'occultismo.
Grazie a questo potere Salomone fu in grado di accumulare oro in quantità sterminate con tutto il potere che ne derivava. "Il peso dell'oro che giungeva a Salomone ogni anno era di seicentosessantasei talenti d'oro, senza contare quanto ne proveniva dai mercanti e dal guadagno dei commercianti, da tutti i re dell'occidente e dai governatori del territorio".


Salomone è famoso perchè progettò l'ascesa del regno di Giuda e la costruzione del Tempio.
Salomone è il simbolo del proto-sionismo e della proto-finanza.


Tradotto: il 666 nell'Antico Testamento indica qualcuno che aveva il sigillo di Salomone, aveva potere economico vastissimo grazie alla concentrazione di oro e aveva come progetto l'ascesa del regno di Giuda, di cui fece costruire il Tempio.
Il 666 indica pertanto qualcosa legato al sionismo e al potere finanziario esteso a tutto il mondo.
Il che sarebbe sufficiente per capire da che parte sarebbe arrivato.
Il 666 indica senza alcun dubbio tutto ciò che identifica Israele.
Dopotutto "Israel" è un nome d'uomo.
Dato che il potere dell'oro si fonda sull'esistenza dei prestiti con interesse, per non fare apparire il qualcuno di cui parla il 666 sarebbe stato sufficiente continuare a proibire il prestito con interesse come ha fatto l'Islam.
Mi domando: ma secondo voi i Libri per quale motivo esistono, se non per essere letti?

Monday, October 23, 2023

Ashkenazi e Sefarditi. La storia di Ashkenazim e Sephardim

Di Menachem Posner

Dopo il declino delle comunità ebraiche in Terra Santa e Babilonia, gli ebrei trovarono nuova vita in Europa, dove sbocciarono ad Ashkenaz e Sepharad.

Negli ultimi 1.000 anni il popolo ebraico è stato, per la maggior parte, raggruppato in due categorie: Ashkenaz e Sepharad. Gli ashkenaziti contemporanei sono ebrei di lingua C e discendenti di ebrei di lingua yiddish. I sefarditi provengono dalla penisola iberica e dalle terre arabe.

Mentre ci sono differenze nella cultura, nel linguaggio, nella genetica e nelle sfumature dell'osservanza rituale, i punti in comune tra i due gruppi sono molto più forti di ciò che li divide. Pertanto, un Sephardi del Marocco e un Ashkenazi di Mosca troverebbero immediatamente un terreno comune in un servizio di preghiera identico al 95%, nell'osservanza della mitzvah e, ​​naturalmente, nella lingua ebraica.


Da dove provengono i Sephardim

La sinagoga di Cordova fu costruita dagli ebrei sefarditi nel 1315. Dopo che gli ebrei furono espulsi dalla Spagna nel 1492, fu convertito in un ospedale.
La sinagoga di Cordova fu costruita dagli ebrei sefarditi nel 1315. Dopo che gli ebrei furono espulsi dalla Spagna nel 1492, fu convertito in un ospedale.

Sepharad è il nome ebraico per la Spagna. Pertanto, il popolo ebraico che viveva in Spagna e nella penisola iberica divenne noto come Sephardim. I primi insediamenti ebraici registrati in Spagna risalgono al 3 ° secolo, e gli ebrei potrebbero aver vissuto in Spagna dal periodo del Primo Tempio. Si diceva che l'esattore delle tasse del re Salomone avesse vissuto lì la fine della sua vita. Essendo cresciuti in risalto sotto il dominio musulmano, erano probabilmente la comunità ebraica più illustre del mondo. Sepharad ha prodotto studiosi della Torah, scienziati, finanzieri e leader del pensiero le cui opere sono ancora allo studio oggi, tra cui Isaac Abravanel, Nachmanides, Maimonides e altri. Gli ebrei di Sepharad hanno sviluppato la loro lingua, il ladino (giudeo-spagnolo).
Ferdinando e Isabella espulsi praticando ebrei dalla Spagna, costringendo coloro che rimasero ad adorare in segreto. Gli esiliati spagnoli formarono una diaspora sefardita che si estendeva da Londra ad Aleppo.

Ferdinando e Isabella espulsi praticando ebrei dalla Spagna, costringendo coloro che rimasero ad adorare in segreto. Gli esiliati spagnoli formarono una diaspora sefardita che si estendeva da Londra ad Aleppo.

Nel 1492, il re e la regina cattolica di Spagna, Ferdinando e Isabella, espulse tutti gli ebrei dalle loro terre (questa non era la prima volta che gli ebrei venivano espulsi dalla Spagna). Solo coloro che si convertirono al cattolicesimo potevano rimanere. Gli ebrei spagnoli si riversarono in Portogallo (da dove furono presto espulsi anche loro), nel Nord Africa e in qualsiasi altro luogo trovarono un rifugio sicuro.

In molti luoghi - da Amsterdam ad Aleppo - sono diventati la cultura ebraica dominante nelle loro nuove comunità ospitanti. Questo spiega perché gli ebrei provenienti da terre lontane dalla Spagna sono conosciuti come Sepharadim. Dal momento che la grande tenda Sepharad comprende molti più ebrei rispetto ai soli rifugiati spagnoli e ai loro discendenti, un termine più accurato per ebrei di provenienza orientale che ha guadagnato popolarità negli ultimi anni è Eidot Hamizrach ("Comunità dell'est").

Una grande e vivace comunità sefarica un tempo viveva a Salonicco, in Grecia.


Le origini di Ashkenaz

Mentre abbondano le leggende, non è del tutto chiaro quando gli ebrei iniziarono a popolare la valle del Reno o da dove fossero venuti. I dettagli della liturgia e altri indizi indicano la Terra Santa come un possibile punto di origine. A partire dal decimo secolo, le comunità ebraiche a cavallo tra Francia e Germania meridionale salirono alla ribalta come centro istruito e vitale della vita ebraica.
L'antica scala che porta alla mikvah di Colonia, sede del primo insediamento ashkenazita.


Ashkenaz è il nome biblico di un nipote di Japhet, l'antenato dei romani. Forse perché l'area era stata parte dell'Impero Romano, la regione, la sua lingua e i suoi abitanti (non ebrei) erano associati a quel nome. Col tempo, anche gli ebrei che vivevano lì furono conosciuti come Ashkenazim.

Mentre gli ebrei di Ashkenaz subirono ondate successive di crociate omicide, ustioni da Talmud, massacri e repressioni gravi, si diressero verso le terre più accoglienti ad est. Lì, la vita ashkenazita fiorì e lo yiddish (un miscuglio ebraico di tedesco, ebraico, aramaico e altro) divenne la lingua dominante degli ebrei dell'Europa orientale fino a quando i doppi flagelli del nazismo e del comunismo cospirarono per uccidere milioni di ebrei e schiacciare l'identità ebraica di milioni di altri.


Commercianti ebrei nella Varsavia del XIX secolo.

Differenze chiave tra Ashkenaz e Sepharad

Mentre gli elementi essenziali del giudaismo sono gli stessi per tutto il popolo ebraico, ci sono alcune differenze nell'osservanza ashkenazita e sefardita. Ecco alcune delle differenze più pronunciate (in nessun ordine particolare):

Ci sono 22 lettere e 12 marcatori vocali in ebraico scritto standard, ognuno con un suono diverso. La pronuncia si è evoluta nel tempo e Sephardim ha perso le sfumature delle differenze tra alcuni di essi, mentre Ashkenazim ha perso altri. Inoltre, l'inflessione di ogni tradizione è stata influenzata dalle altre lingue che parlavano. Pertanto, un ebreo sefardita si riferisce al giorno del Sabbath come sha-BAT e gli Ashkenazi si riferiranno allo stesso giorno di SHAH-biss. Tutti gli ebrei scrivono la parola allo stesso modo, ebraico. Ancora più importante, lo osservano lo stesso giorno, allo stesso modo.
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Alcuni degli alimenti più comunemente considerati “ebrei” - pesce filtrato, kishke (derma farcito), patate kugel (budino), coltelli e fegato tritato - sono tutti piatti Ashkenazi. I Sephardim hanno un insieme completamente diverso di cibi che preferiscono. Caso in questione: Ashkenazim mangia colent nel pomeriggio di Shabbat. I sefarditi chiamano il loro spezzatino pomeridiano di shabbat hameen o dafina, lo aromatizzano liberamente e ci cuociono le uova. Altro:

Perché mangiamo Cholent (o Hameen) su Shabbat?

La maggior parte degli ebrei oggi parla inglese o ebraico moderno. Tuttavia, solo poche generazioni fa, la maggior parte degli Ashkenazim (la maggior parte nei secoli precedenti l'Olocausto) parlava yiddish e Sephardim parlava principalmente ladino, portoghese o arabo. Ciò riflette ancora i nomi che diamo ai nostri figli. I sefarditi possono nominare i loro figli Fortuna o Salvatore, equivalenti spagnoli dei nomi ebraici "Mazal" e "Yehoshua", per esempio. I bambini ashkenaziti, d'altra parte, possono avere nomi come Golda o Velvel, che sono rispettivamente yiddish per "oro" e "lupo".

Gli ashkenaziti conservano i loro rotoli della Torah in copertine di velluto, che rimuovono prima di posare il rotolo verso il basso per la lettura. La maggior parte dei Sephardim mantiene i loro rotoli in cilindri rigidi che possono essere aperti (ma non rimossi) per la lettura.

Perché i sefarditi mantengono la loro Torà in casi cilindrici?


A sinistra: Sephardi Torahs. A destra: una Torah di Ashkenazi

Per 40 giorni prima di Yom Kippur, a partire dal primo di Elul, Sephardim si alza presto per recitare preghiere penitenziali, conosciute come Selichot. Ashkenazim inizia a dirlo domenica mattina presto, pochi giorni prima di Rosh Hashanah.

Perché Selichot segue un programma così strano?

Durante la Pasqua ebraica, quando è vietato il cibo contenente chametz (grano che è aumentato), Ashkenazim evita anche legumi, riso, mais e altri alimenti noti come kitniyot. La maggior parte (ma non tutti) dei Sephardim non ha simili inconvenienti, che serve felicemente il riso (accuratamente controllato per i chicchi di grano randagi) come una prelibatezza della Pasqua.

Kitniyot è kosher per la Pasqua ebraica?
 

Per ogni Ashkenazi, un momento culminante dell'anno ebraico è la recita del Kol Nidrei nella notte di Yom Kippur insieme al cantore. Sarebbero sorpresi di apprendere che è assente da molti libri di preghiera sefarditi. Al contrario, Sephardim ha alcune preziose composizioni liturgiche (Hatanu Lefanecha, Keil Nora Alila e altre), che Ashkenazim non dice.

Perché Kol Nidrei è così speciale?
Sia Ashkenazim che Sephardim hanno il bimah (tavolo da lettura) al centro delle loro sinagoghe. Tuttavia, la tipica architettura della sinagoga ashkenazita ha file di banchi o sedie rivolti verso la facciata del santuario. Tra molti Sephardim, d'altra parte, i posti sono disposti intorno alla stanza, con tutti rivolti verso il tavolo di lettura della Torah nel mezzo (si rivolgono a Gerusalemme quando pregano l'Amidah).

Perché la Bimah è nel mezzo della sinagoga?

In alto: una sinagoga ashkenazita con i posti a sedere rivolti a est. Sotto: una sinagoga sefardita con i posti a sedere rivolti verso il centro.

Alcuni grandi leader ashkenaziti e sefarditi

Ci sono stati migliaia di grandi rabbini, saggi e insegnanti sefarditi e ashkenaziti. Qui elencheremo alcuni dei rabbini più importanti, concentrandoci su coloro che hanno influenzato direttamente lo sviluppo della tradizione halachica per le loro rispettive comunità.

Hasdai ibn Shaprut (Sepharad, 915-975): ricco medico e statista, Hasdai era uno studioso che portò alla ribalta l'ebraismo spagnolo. Sotto la sua amministrazione, Cordoba divenne un fiorente centro di vita e apprendimento ebraico.

Rabbeinu Gershom Meor Hagolah (Ashkenaz, 960-1040): noto come la "luce dell'esilio", il primo rabbino di spicco ad Ashkenaz, è ben noto per le sue esibizioni, incluso il divieto di leggere la posta e la poligamia di altre persone.

Rif (Sepharad, 1013-1103): originario di Fez, in Marocco, il rabbino Yitzchak Alfasi ha riassunto l'intero Talmud, mettendo in evidenza i punti salienti e risolvendo problemi indecisi.

Rashi (Ashkenaz, 1040-1105): il rabbino Shlomo Yitzchaki fu il principale commentatore della Torah e Talmud e il capo della comunità ebraica dell'Alsazia-Lorena.

Rabbenu Tam (Ashkenaz, 1100-1171): nipote di Rashi, il rabbino Yaakov Tam era il più importante di un gruppo di studiosi che scrisse il Tosafot ("Aggiunte"), commenti al Talmud. Rabbeinu Tam sfuggì alla morte per mano dei crociati. Purtroppo molti dei suoi colleghi non furono così fortunati.

Rambam (Sepharad, 1135-1204): nato in Spagna e forse l'insegnante più influente della Torah negli ultimi mille anni, il rabbino Moses ben Maimon (noto anche come Rambam o Maimonide) d'Egitto scrisse ampiamente sulla legge ebraica, la medicina, la filosofia e Credenze ebraiche, principalmente in arabo.

Rosh (1250-1327): il rabbino Asher ben Yechiel nacque in Germania e prosperò in Spagna. Ha attinto dalle tradizioni ashkenazita e sefardita nel suo commento alachico su Talmud.

Tur (1275-1349): Il figlio del Rosh, il rabbino Yaakov ben Asher usò gli insegnamenti di suo padre, Rambam e Rif per determinare le regole del suo magnum opus, Arba Turim (Quattro Torri), che stabilì il modello su cui si basa il codice della legge ebraica.

Mahril (Ashkenaz, 1360-1427): rabbino di lunga data nella sua città natale di Magonza, in Germania, il rabbino Yaakov Moelin scrisse molte responsa, che stabiliscono le usanze degli ebrei ashkenaziti, specialmente nelle questioni relative alla preghiera e alla procedura della sinagoga.

Beit Yosef (Sepharad, 1488-1575): il rabbino Joseph Caro è l'autore del Codice di diritto ebraico. Nato a Toledo poco prima dell'espulsione spagnola, si stabilì a Safed, in Israele. Un abile cabalista, fu considerato dagli ebrei sefarditi l'autorità suprema dell'halachah.

Rama (Ashkenaz, 1525-1573): il rabbino di Cracovia, il rabbino Moshe Isserles scrisse glossari sul codice della legge ebraica, aggiungendo nelle sentenze dei grandi maestri ashkenaziti, consentendo di utilizzare il testo unico e amalgamato nell'intera comunità ebraica.

Baal Shem Tov (Ashkenaz, 1698-1760) Rabbi Israel ben Eliezer fondò il movimento Chasidic, il quale insegnò che si poteva accedere a Dio attraverso la sincerità, la gioia e l'amore. I suoi insegnamenti, e quelli dei suoi successori, si sono diffusi sia nelle comunità ashkenazite che sefardite, respirando vitalità nella vita ebraica ovunque.
Non tutti gli ebrei sono Ashkenazi o Sephardi

Naturalmente, le persone raramente si adattano alle scatole in cui proviamo a inserirle, e molte culture che sono erroneamente (e convenientemente) poste sotto la rubrica di Sepharad in realtà non sono affatto sefardite.
Un ebreo yemenita soffia shofar (circa 1930).


Un esempio è rappresentato dagli ebrei yemeniti, la cui singolare tradizione ebraica è ancora più antica e non proviene dalla Spagna. Un'argomentazione simile potrebbe essere fatta per gli ebrei persiani, che parlano giudeo-farsi e rintracciano la loro discendenza agli esiliati babilonesi.

Gli ebrei di Italia e Grecia avevano una volta fiorenti culture proprie, con costumi e lingue che erano unicamente loro. Oggi, oltre ad alcune piccole tasche, le loro tradizioni sono quasi scomparse (la maggior parte dei praticanti sono stati uccisi dai nazisti), dopo essere stati soppiantati dagli ebrei Ashkenazi e Sephardi che ora vivono in questi paesi del Mediterraneo.

C'era anche una volta un gran numero di Mustarabim, ebrei originari delle terre arabe. Col tempo furono oscurati e fusi nella maggioranza sefardita.

Quando l'ebraismo si divise in due?

Sin dall'inizio, il nostro popolo era diviso in 12 tribù. Dopo la morte del re Salomone, questo fu diviso in Giudea a sud e Israele a nord. Il regno settentrionale (che comprendeva 10 tribù) fu infine esiliato e perso nella storia.

Durante l'era del Secondo Tempio, i rabbini furono raggruppati nelle Case di Hillel e Shamai. Dove gli studenti di Hillel erano indulgenti, gli studenti di Shamai erano severi. La legge fu quasi sempre decisa secondo gli insegnamenti della Casa di Hillel.

Dopo la distruzione del Santo Tempio, si svilupparono due distinte accademie: una nella Terra di Israele e l'altra a Babilonia. Le tradizioni di ciascuno erano conservate in due Talmud, il Talmud di Gerusalemme e il Talmud babilonese.

A quei tempi, c'erano alcune comunità che erano fedeli alle direttive degli studiosi in Terra Santa e altre che furono influenzate dai saggi di Babilonia.

Non diversamente dai Sephardim e dagli Ashkenazim, questi gruppi avevano differenze nel rito e nell'usanza, ma i fondamenti del giudaismo erano gli stessi.

Mentre gli ebrei in Terra Santa soffrivano sotto il dominio cristiano e la loro struttura comunitaria si sgretolava mentre le accademie babilonesi continuavano a prosperare, quasi tutte le comunità ebraiche adattarono gradualmente le tradizioni babilonesi, che ora sono universalmente accettate.


I due maggiori centri di Ashkenaz e Sepharad si svilupparono principalmente dopo che il centro della vita ebraica attraversò il divario continentale dall'Asia all'Europa intorno alla svolta del secondo millennio. Ciò avvenne sulla scia della diminuzione della leadership geonica in Babilonia, che era stata a lungo il centro primario dell'apprendimento ebraico.

 

Un ragazzo che indossa una tefillina sefardita che legge da una Ashkenazi Torah.


Nusach Sepharad

Ecco un aspetto affascinante (e un po 'confuso) dell'impollinazione incrociata di Ashkenaz-Sepharad. La liturgia tradizionale dell'ebraismo di Ashkenazi è conosciuta come Nusach Ashkenaz (rito di Ashkenazi). Con l'ascesa del movimento chasidico, molti iniziarono a incorporare vari elementi del rito sefardita nelle loro preghiere, poiché la tradizione sefardita era favorita dai cabalisti e più in sintonia con le meditazioni cabalistiche dietro le preghiere. Questo nuovo ibrido Chasidic divenne noto come Nusach Sepharad (o Nusach Arizal, poiché conforme alle meditazioni dell'Arizal).

Pertanto, una sinagoga di Nusach Sepharad è probabilmente popolata da Ashkenazi Chassidim, e Sephardim preferisce riferirsi ai loro riti come Eidot Hamizrach o Sephardi (con l'aggiunta dell''i ') solo per chiarire le cose.

Questo è solo un esempio di come Ashkenaz e Sepharad non siano due flussi distinti ma due pilastri su cui il giudaismo è saldamente radicato, radicato nella tradizione e ancorato nella dedizione.

L'abito distintivo del Chasidim Jerusalmite comprende elementi delle tradizioni sia Ashkenazi che Sepharadic, che esistevano fianco a fianco in Terra Santa da secoli.

Di Menachem Posner
Il rabbino Menachem Posner è redattore dello staff di Chabad.org, il più grande sito web di informazioni ebraiche al mondo. Scrive, ricerca e cura per Chabad.org dal 2006, quando ha conseguito la laurea rabbinica presso il Central Yeshiva Tomchei Temimim Lubavitch. Risiede a Chicago, in Illinois, con la sua famiglia.
Altro da Menachem Posner | RSS
© Copyright, tutti i diritti riservati. Se ti è piaciuto questo articolo, ti invitiamo a distribuirlo ulteriormente, a condizione che tu rispetti la politica sul copyright di Chabad.org.
I due maggiori centri di Ashkenaz e Sepharad si svilupparono principalmente dopo che il centro della vita ebraica attraversò il divario continentale dall'Asia all'Europa intorno alla svolta del secondo millennio. Ciò avvenne sulla scia della diminuzione della leadership geonica in Babilonia, che era stata a lungo il centro primario dell'apprendimento ebraico.

Un ragazzo che indossa una tefillina sefardita che legge da una Ashkenazi Torah.

Nusach Sepharad

Ecco un aspetto affascinante (e un po 'confuso) dell'impollinazione incrociata di Ashkenaz-Sepharad. La liturgia tradizionale dell'ebraismo di Ashkenazi è conosciuta come Nusach Ashkenaz (rito di Ashkenazi). Con l'ascesa del movimento chasidico, molti iniziarono a incorporare vari elementi del rito sefardita nelle loro preghiere, poiché la tradizione sefardita era favorita dai cabalisti e più in sintonia con le meditazioni cabalistiche dietro le preghiere. Questo nuovo ibrido Chasidic divenne noto come Nusach Sepharad (o Nusach Arizal, poiché conforme alle meditazioni dell'Arizal).

Pertanto, una sinagoga di Nusach Sepharad è probabilmente popolata da Ashkenazi Chassidim, e Sephardim preferisce riferirsi ai loro riti come Eidot Hamizrach o Sephardi (con l'aggiunta dell''i ') solo per chiarire le cose.

Questo è solo un esempio di come Ashkenaz e Sepharad non siano due flussi distinti ma due pilastri su cui il giudaismo è saldamente radicato, radicato nella tradizione e ancorato nella dedizione.
L'abito distintivo del Chasidim Jerusalmite comprende elementi delle tradizioni sia Ashkenazi che Sepharadic, che esistevano fianco a fianco in Terra Santa da secoli.
L'abito distintivo del Chasidim Jerusalmite comprende elementi delle tradizioni sia Ashkenazi che Sepharadic, che esistevano fianco a fianco in Terra Santa da secoli.

 


 


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