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The Runic Wand : LA SCOPERTA DELLE ROCCE SINTETICHE IN CENTROAMERICA Psychedelic Pointer 5

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Sunday, September 14, 2025

LA SCOPERTA DELLE ROCCE SINTETICHE IN CENTROAMERICA

Di Mario Roccaraso


Quelli che vedete in questa foto sono alcuni blocchi delle mura di una antica città precolombiana, ossia la città di Ollantaytambo.
Come si può chiaramente vedere ad occhio nudo, queste rocce presentano dei piccoli “pennacchi”.
Questo fenomeno si riscontra quando, per esempio, gli artigiani che lavorano il vetro fuso colano l’impasto per poi lavorarlo. La presenza di quei pennacchi rende evidente che si tratta di roccia artificiale, che è stata fusa, posizionata e poi lasciata solidificare per creare il muro.
Questa non è solo una interpretazione “ad occhio nudo”. Agli inizi del 2018, la Universitad Catolica San Pablo del Peru, e il Geoplymer Institute (guidato dal prof. Joseph Davidovits) hanno reso pubblici alcuni studi compiuti sui siti archeologici di Tiwanaku e Puma Punku.
Senza entrare troppo nei dettagli tecnici, possiamo dire che i ricercatori hanno cercato di dare una spiegazione basata sulla scienza, e non solo sull’archeologia, di come sia stato possibile per i costruttori di Tiwanaku e Puma Punku trasportare massi di roccia che pesavano fino a 180 tonnellate su dei monti a quasi 4.000 metri d’altezza (Si, avete letto bene, cento ottanta tonnellate di roccia spostate a 4.000 metri di altezza!).
Una sfida del genere sarebbe ai limiti dell’impossibile perfino per noi uomini del XXI secolo, figurarsi per un popolo antico.
Parte dello studio ha preso in considerazione 4 distinti blocchi di arenaria rossa presenti a Puma Punku, del peso variabile tra le 150 e le 180 tonnellate ciascuno.
Tradizionalmente si pensava che quelle rocce provenissero da alcune cave piuttosto vicine, situate nelle zone di Kausani, Amarillani e Kalla-Marka.
Comunque, conducendo un’analisi petrografica delle rocce in questione, secondo i ricercatori i risultati indicano qualcosa di differente.
I minerali trovati nelle quattro rocce megalitiche sembrano provenire dalla cava di Kalla-Marka, ad eccezione di un particolare. I campioni di roccia presentano una concentrazione elevata di Natron (formula chimica Na2Co3).
Questa sostanza sembra provenire da un piccolo lago chiamato Laguna Cachi, situato a centinaia di chilometri più a sud di Puma Punku.
Come è possibile che una stessa roccia sembra provenire da due zone diverse del paese? In natura questo non dovrebbe accadere.
Secondo il gruppo di ricercatori, queste rocce non sarebbero state trasportate dalle cave come singoli blocchi di pietra pesanti svariate tonnellate. Piuttosto si tratterebbe di geopolimeri, ossia di rocce sintetiche o artificiali.
Questo vorrebbe dire che la popolazione dei Tiwanaku avrebbe polverizzato i blocchi di roccia nelle varie cave di provenienza, e poi sotto forma di piccoli detriti li avrebbe trasportati nel luogo dove dovevano essere utilizzati.
Trasportare dei semplici sacchi di detriti era infinitamente più semplice che trasportare lastre di roccia pesantissime.
Una volta sul posto, dopo aver raccolto tutto il materiale necessario e aver approntato le “forme” delle rocce, utilizzando il Natron proveniente dal lago di Laguna Cachi, i Tiwanaku sarebbero stati in grado di avviare una sorta di processo di “solidificazione” della roccia, ottenendo così un geopolimero, ossia una roccia sintetica. Quindi i 4 megaliti di Puma Punku non sarebbero blocchi di pietra naturali, ma blocchi di pietra fabbricati sul posto dai Tiwanaku.
Come facevano i popoli mesoamericani ad avere queste cognizioni di chimica e di geologia. I loro ingegneri hanno creato delle mura che, praticamente fino solo a un paio di anni fa, tutto il mondo pensava si trattasse di rocce vere, e non di rocce sintetiche!
Ma soprattutto, come, quando e perché hanno perso questa “conoscenza”?

Quale trauma catastrofico ha spazzato via il loro sapere?