di Shamano Shekhinà Shekhinà
Saturday, May 25, 2024
IL POTERE DELLE INVOCAZIONI
Tuesday, December 26, 2023
MENTE E GABBIA DEL PENSIERO
di Shamano Shekhinà Shekhinà
“”La mente non é noi: tutti i nostri pensieri vengono da una Mente ben piú vasta della nostra, universale””
Wednesday, November 29, 2023
CRESCITA DELL’UOMO: I VARI STADI
di Shamano Shekhinà Shekhinà
Sunday, November 5, 2023
ERMENEUTICA IN COSA CONSISTE
di Shamano Shekhinà Shekhinà
Saturday, October 28, 2023
IL POTERE DELLA MENTE NELLA QUANTICA
di Shamano Shekhinà Shekhinà
Thursday, October 19, 2023
Come creare e distruggere un Egregoro
del Dr. X - M⛬ G⛬ O⛬ -
Gran Maestro dell'Ordine dei Rosa☩Croce
PROCEDIMENTO DI CREAZIONE DI UN EGREGORO (O EGGREGORO O EGREGORE O EGREGORA)
Entrerò nel dettaglio delle egregore e di come crearne una, tenendo presente che, per coloro che non sanno cos'è un'egregora, si tratta semplicemente di una forma pensiero, simile a un Dio o a una divinità pagana. Un mago può creare uno spirito dalla sua stessa energia e questo spirito servirà come dipendente, lavorando per conto vostro. Può dare a questa entità un nome, una specialità (una o più) e così via.
Il vantaggio di creare un egregore è che, come mago, non sempre si riesce a trovare un'entità che piaccia a lui/lei o qualcosa di simile; con questo tipo di spirito, lo si può adattare esattamente alle proprie esigenze. Lo svantaggio è che ci vorrà un bel po' di tempo prima che un'entità del genere diventi abbastanza forte da dare risultati straordinari, ma questo processo può essere accelerato con offerte adeguate. Cose da tenere a mente durante la creazione:
. Deve servire solo voi, a meno che non vogliate diversamente.
. Dovrebbe cessare di esistere alla vostra morte fisica, a meno che non vogliate diversamente.
. Si dovrebbero porre delle limitazioni nel senso che non dovrebbe danneggiare gli altri nel fare ciò che si vuole che faccia, a meno che non si voglia altrimenti.
. È possibile assegnargli un sigillo o un logo, nel senso tradizionale del termine.
COME CREARLO E PORTARLO IN VITA:
ESEMPIO: Io desidero creare un'Egregoro al fine di distruggere e danneggiare tutti i miei nemici.
1) Gli do un nome, lo chiamo ad esempio LIXOR perchè mi dà l'idea che voglio realizzare.
2) Gli do delle sembianze, ad esempio di un demone/killer.
3) Creo il suo sigillo invocatorio/evocatorio.
4) Gli conferisco gli attributi che deve avere,cioè il compito e/o la funzione che deve svolgere, cioè quella di distruggere e danneggiare a suo piacimento e con sistemi suoi, scelti da lui, tutti i miei nemici, anche quelli che a me non sono noti, cioè i miei nemici nascosti.
5) Gli attribuisco un Segno Zodiacale e un Pianeta.
Stabiliti tutti questi parametri si imposta l'Orazione che viene utilizzata nel Rituale ad esempio:
" Con questa potente invocazione io (nome) ti creo e ti do vita Entità LIXOR, che sei stata da me creata per servirmi come padrone. Questi sono i tuoi attributi...
Il tuo compito è quello di distruggere e danneggiare tutti i miei nemici, anche quelli a me sconosciuti e con qualsiasi mezzo che hai a disposizione, o che tu scegli. Mi avvertirai anche ogni volta che lo avrai fatto attraverso... Inoltre devi servire me soltanto e nessun altro.
Se per caso io dovessi morire allora ti fermerai finchè non riceverai da me nuovi ordini".
Si ripete per un adeguato numero di volte questa orazione (pianeti).
Poi l'Invocazione finale:
LIXOR nasci
Vivi e servimi. (pianeti)
Chi lo desidera ci può aggiungere un'Orazione opzionale per potenziare l'Entità Egregorica, tipo:
" Io (nome) ti invoco e ti chiamo LIXOR e ti conferisco il potere di distruggere e danneggiare tutti i miei nemici, anche quelli a me sconosciuti e con qualsiasi mezzo che hai a disposizione, o che tu scegli, in modo tale che tu al più presto realizzi in modo perfetto questo compito che io ti ho assegnato. Amen". (pianeti)
PER DISTRUGGERE L'EGREGORO
Bisogna eseguire l'operazione inversa.
Tutto il processo di creazione, uso e distruzione degli Egregori è più o meno come quello della creazione, uso e distruzione degli ELEMENTALI.
Il Dr. X - M⛬ G⛬ O⛬ -
Monday, August 1, 2022
30 anni dopo la sentenza della Corte costituzionale, come sta la laicità in Italia?
di Davide Ludovisi
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L'occhio di Dio - Musei Vaticani (foto: Godong/UIG via Getty Images) |
Il 19 aprile 1989 sulla Gazzetta ufficiale viene pubblicata la sentenza della Corte costituzionale n.203. In Italia per la prima volta si stabilisce che **il principio di laicità è considerato “**supremo”. Può sembrare un termine roboante, ma significa una cosa ben precisa: la laicità, nel nostro paese, diventa inviolabile, al pari di altri principi come quello della dignità della persona.
Un passo importante e storico. Fino a cinque anni prima la religione cattolica era considerata religione di stato. Solo con quella sentenza nel nostro paese si parla per la prima volta di laicità nell'ordinamento ufficiale dello stato, nonostante il Risorgimento e gli ideali spesso dalle tinte anticlericali che hanno segnato la storia italiana. Inutile dire, però, che la Chiesa cattolica, soprattutto a seguito dei Patti Lateranensi firmati da Benito Mussolini nel 1929, ha sempre avuto un trattamento privilegiato.
Già, ma oggi? A distanza di trent’anni dall’introduzione della laicità nell’ordinamento costituzionale vale la pena farsi qualche domanda, in un paese in cui i politici sventolano libri sacri ai comizi e negli edifici pubblici è ancora ben saldo il crocifisso.
Cosa significa il principio di laicità
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Matteo Salvini esibisce il Vangelo a un comizio a Milano il 4 marzo 2018.(credits: Pier Marco Tacca/Getty Images Europe) |
Partiamo intanto dal dire cosa non è laicità. Non significa per forza essere atei o agnostici. Significa però che si può anche non professare alcuna fede o religione, o anche appartenere a qualsiasi credo. In sostanza, laicità significa che l’autonomia decisionale non è vincolata da norme confessionali. Questo in ambito giuridico si traduce in uno stato separato dalle istituzioni religiose: l’autorità che governa un paese non dovrebbe quindi essere condizionata da dogmi divini.
Non è sempre così: esistono infatti gli stati confessionali. In alcune aree del mondo, soprattutto in ambito musulmano, ci si rifà direttamente a dettami religiosi per regolamentare la vita civile.
La laicità italiana è ambigua
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Simboli religiosi (credits: Matthew Fearnley - CC, Flickr.com) |
Probabilmente la Francia è la nazione che ha fatto della laicità una vera e propria bandiera. L’Italia in tal senso è stata molto più cauta. Tuttavia ci sono dei principi costituzionali piuttosto chiari. “Si possono riassumere in tre punti cardine”, spiega a Wired Marilisa D’Amico, professore di diritto costituzionale all’università di Milano. “Innanzitutto è chiara la separazione tra ordine religioso e temporale. Vige il principio che tutte le religioni sono uguali e che c’è la libertà di credere ma anche di non credere. Non bisognerebbe mai dimenticare il diritto di essere atei”.
Da noi invece vige un orientamento positivo nei confronti della libertà religiosa; non si esclude quindi la religione dall’ambito pubblico, puntando piuttosto sul pluralismo. Questo però ha creato situazioni ambigue, stemperando gli effetti della sentenza.
“L’anniversario della sentenza costituzionale del 1989 è importante e significativo”, precisa Nicola Fiorita, professore di Diritto canonico ed ecclesiastico all’università della Calabria. “Tuttavia contiene una delimitazione del principio di laicità stesso. Si afferma infatti che l’Italia è sì uno stato laico, ma anche che l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole è compatibile. Di fatto privilegiando solo una parte degli studenti”.
La sentenza ha dato quindi legittimità all’insegnamento della religione cattolica. Per certi versi un paradosso, in contrasto con la dottrina più laica. Al cosiddetto orientamento positivo si rifanno anche i sostenitori del crocifisso in classe: in questo modo, tuttavia, la pluralità religiosa e soprattutto la neutralità laica non può evidentemente dirsi compiuta.
Come giustificare momenti e simboli cristiani in luoghi di espressione dello stato laico? Il linea giurisprudenziale, l’insegnamento della religione cattolica si rifà a un valore storico e culturale e non propagandistico, perciò la Corte costituzionale lo ha ritenuto compatibile con il principio di laicità.
Le Tre FasiSecondo Nicola Fiorita negli ultimi trent’anni abbiamo vissuto tre fasi. In una prima fase c’è stata un’espansione della laicità. “Viene affermato finalmente che l’Italia è uno stato laico. Ciò comincia a produrre lentamente degli effetti politici”, spiega Fiorita. “Dal 2001 in poi si è cominciato invece a ridurre la portata del principio di laicità. Facendolo rientrare in una mera visione di pluralismo”. Una laicità che veniva riconosciuta e affermata, certo, ma da cui non si traevano più degli effetti. Si garantiva sì un pluralismo, ma di fatto era la religione cattolica a godere di un trattamento privilegiato.
“Trent’anni fa pareva iniziato un percorso progressivo di rafforzamento della neutralità delle istituzioni pubbliche. Nonché del regime indifferenziato dei diritti. Oggi possiamo dire che non è avvenuto”, constata Fiorita.
Gli effetti concreti
La questione non è solo di principio. E neppure di fede, in realtà. Marilisa D’Amico ricorda che molti politici sono stati e sono cattolici. Non è un problema. D’Amico fa l’esempio della legge sull’aborto del 1978.“Quella volta i politici cattolici hanno accettato un compromesso. Inserendo l’articolo sull’obiezione di coscienza. Anche se spesso si attua quell’articolo in modo sconsiderato, non è stata usata una legge per affermare un valore religioso”.
Secondo D’Amico oggi si assiste a crescenti intromissioni della chiesa in questioni riguardanti lo stato. Uno dei riferimenti è la campagna referendaria per la modifica della legge sulla procreazione assistita del 2005.Alcune gerarchie ecclesiastiche hanno spinto per affermare la superiorità dell’embrione a discapito della salute della donna. Per non parlare delle campagne ideologiche per negare i diritti agli omosessuali. O ancora, a chi voleva normare il fine vita. Tuttavia il parlamento rispetto a questi temi è comunque riuscito ad esprimersi: si sono varate delle leggi che non mirano a negare diritti in nome di principi religiosi.
“Penso che in questo momento la politica cerchi addirittura di rincorrere la chiesa. Questo impoverisce lo spirito della nostra Costituzione. E dimostra la debolezza della politica che si fa scudo della religione”, afferma D’Amico. Il fatto è che gli esponenti della chiesa cattolica hanno sicuramente il diritto di esprimere il proprio pensiero. Altra questione però è incitare i fedeli nell’attuare azioni politiche. Questo vale quando il papa si esprime sull’aborto, ma anche sulla questione dei migranti. Il confine evidentemente è labile, ma sta ai politici decidere se rimanere laici o meno.
“In Italia siamo abituati a sentire l’opinione della chiesa rispetto a qualsiasi tema. Ci sembra normale”, continua e conclude D’Amico. “Tuttavia da noi il concetto di laicità è inteso diversamente a seconda della propria sensibilità”.