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Saturday, February 15, 2020

ROL PER SEMPRE

di PAOLA GIOVETTI

Ritratto dello straordinario personaggio ed alcune testimonianze a 25 anni dalla scomparsa
Gustavo Adolfo Rol
(1903-1994)
Foto ©Archivio Franco Rol


Gustavo Rol continua a stupire, anche a venticinque anni dalla morte avvenuta nel settembre del 1994 all’età di 91 anni: l’anno scorso una mostra dei suoi quadri alla Biblioteca Agnelli di Torino, seguita da un pomeriggio di testimonianze su di lui, ha attirato centinaia di persone; inoltre il 21 dicembre 2018 è stato inaugurato a Torino addirittura un museo a lui dedicato. Ma prima di parlare di queste iniziative recenti è doveroso parlare di Rol: nei limiti di un articolo cercherò di tracciarne un ritratto. Personalmente ho avuto la fortuna di incontrare Gustavo Adolfo Rol alcune volte: in casa di Rol stesso, in quella del giornalista Remo Lugli e di sua moglie Else Totti, amici suoi e miei, e in casa di altre persone di Torino che abitualmente lo frequentavano. E sono stata testimone e co-protagonista (nel senso che Rol non toccava mai il materiale con cui operava, (erano i presenti a farlo su sua indicazione) di alcuni dei suoi fenomeni straordinari, che rappresentano per me esperienze indimenticabili.Quando lo conobbi, Rol aveva 77 anni ed era un bellissimo signore alto e distinto, estremamente giovanile, dallo sguardo profondo e magnetico, cordiale a affascinante come pochi. 
Porgeva con estrema semplicità, dando tutta l’aria di divertirsi, gli inverosimili esperimenti che realizzava con assoluta naturalezza e facilità, quasi fossero giochetti da niente. Era un uomo buono e generoso, che amava la compagnia e la convivialità, galante con le signore, che sapeva essere presente e aiutare nei momenti difficili. Molto colto, plurilaureato, collezionista d’arte, con una autentica venerazione per Napoleone, viveva a Torino in una bellissima casa arredata con splendidi mobili in stile Impero. Sposato con una signora norvegese, non aveva avuto figli, o forse non ne aveva desiderati: la sua non era un’eredità facile. Assolutamente disinteressato, non dava importanza al denaro e non aveva mai ricavato un centesimo dalle proprie eccezionali capacità.Teneva i suoi incontri solo in piccole cerchie di amici fidati. Il giornalista Remo Lugli, che insieme alla moglie Else Totti è stato per anni uno dei più assidui frequentatori di Rol, scrisse su La Stampa di Torino:“Risponde no a nove giornalisti su dieci, non vuole pubblicità, non vuole ricavare un soldo dalle sue doti. Di sé dice: «Alla base delle mie facoltà c’è la rinuncia all’orgoglio, al denaro, all’ambizione»”.Rol non si è mai voluto sottoporre a controlli scientifici e produceva, come già accennato, i suoi fenomeni solo tra amici. Ai suoi esperimenti hanno però preso parte noti studiosi, parapsicologi e scienziati (molti anni fa anche Einstein) e nessuno ha mai scoperto qualcosa di sospetto. Rol per altro teneva i suoi esperimenti in piena luce e non era mai in trance. Il prof. Hans Bender, cattedratico di para-psicologia a Friburgo, dopo aver assistito ad alcune sedute di Rol, dichiarò di essere disposto a dedicare un anno della sua vita a studiarlo: naturalmente se Rol glielo avesse consentito. Ma Rol non l’ha fatto. Il dottor Massimo Inardi, che certamente tutti ricordano, dopo aver assistito ad alcune sedute di Rol scrisse: “L’eccezionale impressione che si riceve assistendo alle operazioni paranormali di Gustavo Rol fa pensare di trovarsi di fronte a un uomo che sia soltanto tale per l’aspetto fisico e per il comportamento ordinario della vita di relazione e di società. Vi sono dei momenti in cui si ha l’impressione di trovarsi in presenza di un essere che reca in sé possibilità che sembrano andare al di là dell’umano, o almeno al di là di quei confini che si assegnano alla natura umana… Egli considera il mondo non preparato, per lo più sol-tanto curioso, alla ricerca di sensazioni più o meno epidermiche, per cui lo evita, o esita ad accostarvisi con frequenza, selezionando accuratamente le persone o i gruppi con i quali approfondire”.Uno degli esperimenti tipici di Rol riguardava il disegno e la pittura. Nella vita Rol era pittore, ma la sua produzione “normale” non aveva niente a che vedere con quella “paranormale”. Come pittore dipingeva quasi esclusivamente rose, splendide rose nel momento massimo della loro fioritura; nelle sedute venivano invece create opere molto diverse. Opere cioè prodotte da quello che Rol chiamava lo “spirito intelligente” di grandi pittori del passato. Col termine “spirito intelligente” egli intendeva non l’anima, che alla morte del corpo si libera e torna a Dio, ma una sorta di “scheda segnaletica”, di fotocopia dell’individuo, che è creativa e può continuare a irradiare la propria attività. Nelle sedute Rol faceva scegliere a uno dei presenti un foglio di carta da un blocco da disegno o da una risma per macchina da scrivere, glielo faceva piegare e mettere in tasca (o chiudere in un cassetto mettendosi in tasca la chiave) e su questo foglio apparivano poi scritti, disegni o pitture scelti in base a indicazioni dei presenti. Rol non toccava mai nulla e si limitava a “guidare” l’esperimento. Molte pitture vennero eseguite dallo spirito intelligente di Auguste Ravier, pittore francese dell’Ottocento, che Rol considerava la sua “guida”.La descrizione dettagliata di un incontro al quale partecipai potrà dare un’idea di come si svolgevano questi esperimenti. Era l’ottobre 1981, a casa di Rol oltre a me c’erano il dottor Gastone De Boni di Verona, allora direttore della rivista Luce e Ombra, e una coppia di amici del padrone di casa. Rol dice a De Boni e a me di dire a turno delle lettere che lui via via scrive su un foglio. Escono così DGPCFRETOSA. Quindi, sempre su indicazione di Rol, io alzo un mazzo di carte (le carte facevano abitualmente parte degli esperimenti) e trovo un tre.“Questo significa – dice Rol – che dovremo usare la terza lettera, che è una P. Mi dica un nome che comincia per P”. Io dico “Paolo”. “Paolo – mormora Rol fra sé e sé – vediamo se qui con noi c’è un Paolo… Ecco, sì, ce n’è uno speciale,Pablo Picasso”.A questo punto Rol comincia a parlare in francese con un personaggio invisibile che gli dice cose che sol-tanto lui sente: “Benissimo, farai una pittura… però dopo dovremo distruggerla? Ma è un peccato, se è così preferiamo rinunciare… Scelga un’altra carta – dice rivolto a me – vediamo se c’è qualcun altro”. Io alzo il mazzo e trovo un altro tre. “Si vede che vuol restare –dice Rol – d’altra parte è il suo centenario, quest’ anno è venuto spesso… D’accordo (continua parlando in francese con l’invisibile Picasso), accettiamo questo disegno che dovremo distruggere”.Comincia l’esperimento. Da un blocco da disegno di formato normale Rol strappa cinque fogli, uno per ognuno dei presenti. Tutto sempre in piena luce. Pieghiamo i fogli in otto e li mettiamo sul tavolo. Rol mi dice di sceglierne uno e di metterlo in tasca. Non avendo tasche, lo infilo sotto la camicetta. Poi ricomincia a parlare in francese con Picasso e viene a sapere che occorrono pennelli, colori a tempera blu cobalto, rosso,bianco e nero e una vaschetta piena d’acqua. Si alza e va nello studio a cercare il materiale, che viene allineato sul tavolo. I tubi di colore sono secchi e duri, da molto tempo non vengono usati, ma Rol non se ne preoccupa: “Se ha chiesto questi – dice – si vede che può usar-li anche così”.Poi Rol prende un altro foglio, se lo mette davanti emi chiede cosa vorrei che venisse rappresentato. Io descrivo una scena volutamente complicata: una donna seduta sul letto (pudica o impudica? - mi chiede Rol. Facciamo impudica - dico io) una tenda da dietro la quale un uomo la guarda, un tavolino con sopra dei fiori… Rol fa solo il gesto di dipingere, sfiora appena i tubi chiusi e secchi col pennello e poi lo fa scorrere, perfettamente pulito, sul foglio bianco.“Ecco, è finito – esclama. Prenda il foglio che ha addosso e lo getti nella vaschetta d’acqua”.Eseguo con una certa titubanza, e poiché il foglio galleggia Rol mi dice di spingerlo bene sotto col dito. Poi il foglio viene estratto grondante d’acqua e aperto:sopra c’è la pittura che io ho suggerito, una donna seminuda sul letto, un uomo che la spia da dietro la tenda, il tavolino con i fiori; Sotto c’è scritto: “La femme impudique”.Lo stile è quello tipico di Picasso e c’è anche la firma. Rol ci mostra il dipinto e poi lo fa a pezzi.

Con questo metodo, in innumerevoli varianti, sonostati prodotti molti disegni e dipinti: pochi si sono salvati, e si trovano nelle abitazioni degli amici di Rol (alcuni ho potuto fotografarli e si trovano riprodotti nel mio libro Arte medianica, Edizioni Mediterranee), i più sono stati distrutti. Credo che ciò avvenisse in quanto le opere erano nello stile di artisti del passato e forse Rol temeva possibili problemi relativi alla paternità delle opere. L’ultimo mio incontro con Rol avvenne anch’esso nella sua bella casa di Torino, e ciò che successe quella sera è legato a una sorprendente scoperta recente. Ero, quella sera, l’unica ospite; sua moglie era andata a dormire, Rol e io eravamo rimasti a chiacchierare. Rol, uomo coltissimo, era un conversatore affascinante,che sapeva intrattenere per ore. A un certo punto noto su una sedia del salotto una grande sfera di cristallo a mercurio, dal diametro di almeno mezzo metro: un oggetto insolito e certamente molto prezioso. Gli chiedo che cosa fosse e lui risponde: “È una sfera della conoscenza, me la volle dare vent’anni fa una vecchia signora che l’aveva avuta da sua nonna; siccome non aveva eredi non sapeva a chi lasciarla la regalò a me. Io però non l’ho mai usata...”.A questo punto Rol cambia espressione, diviene assorto, poi mi guarda e mi chiede: “Vogliamo provare a vedere a che cosa serve? Lo troveremo sulla Treccani...”.È mezzanotte passata e improvvisiamo un esperimento a due. Rol va a prendere quattro mazzi di carte,me li consegna e mi dice di mescolarli e alzarli; stabiliamo anche che il primo numero che avrei trovato alzando le carte, secondo scelte convenute in anticipo,avrebbe indicato il volume, il secondo la pagina, il terzo il numero delle parole che nella prima riga di quella pagina avrebbero indicato la funzione della sfera. Alzo i mazzi e ottengo questi numeri: 14 - 326 - 4.Cioè: volume XIV, pagina 326, 4 parole. Io sono naturalmente curiosissima di vedere se nella prima riga della pagina 326 del volume XIV dell’Enciclopedia Treccani ci sono quattro parole atte a spiegare a che cosa serve una sfera divinatoria, e mi alzo per andare a prendere il volume nella libreria, ma Rol mi ferma. Il suo viso è ancora assorto, sta per succedere qualche altra cosa.“Aspetti – mi dice – forse possiamo saperlo anche prima di andare a controllare...”.Prende una matita e a occhi chiusi scrive qualche parola su un foglio. Poi riapre gli occhi e legge: A con-templare la vita. Si riscuote, è il Rol di sempre. Nella prima riga della pagina che abbiamo individuato, volume XIV dell’Enciclopedia Treccani, naturalmente in altro contesto,troviamo le parole “a contemplare la vita”, che indubbiamente si prestano bene a descrivere il compito diuna sfera divinatoria. Rol ride contento, divertito del mio stupore. Questa la vicenda. Come è noto, un anno dopo la morte di Rol tutti gli arredi della sua casa furono venduti all’asta da Sotheby di Milano, per un valore – si disse – di quattro miliardi di lire. Mi ero chiesta più volte, senza potermi naturalmente dare una risposta,che destino potesse aver avuto la bellissima e fragilissima sfera divinatoria che era stata al centro dell’esperimento che ho raccontato, e mi ero augurata che fosse nelle mani giuste, quelle di una persona che sapesse apprezzarla e custodirla come si deve. Poi due anni fa la sorpresa: ricevo una mail corredata da foto di una gentile signora di Torino che non conoscevo, ma con la quale ci siamo immediatamente intese, che mi diceva di avere lei la sfera di Rol, di aver letto l’articolo che anni prima avevo scritto per la rivista Astra su quella memorabile serata e di aver deciso di mettersi in contatto con me per farmelo sapere. Una autentica sorpresa per me,che non mi sarei mai aspettata di rivedere la famosa sfera di Rol!La signora si chiama Giovanna Demeglio ed è titolare a Torino di un molto noto e apprezzato negozio di antiquariato che si chiama “Il cassetto della nonna”posto nel centralissimo Corso Regina Margherita. Amica da anni di Rol, che frequentava abitualmente il suo negozio, la signora ha avuto in dono da lui la sfera della conoscenza. Per telefono mi spiegò: “Un giorno Rol entrò nel mio negozio portando tra le braccia una grande sfera di cristallo argentato e mi disse: «Questa è la sfera della conoscenza... è magica. La dono a te, custodiscila gelosamente. Me l’ha regalata una vecchia signora che l’aveva avuta in eredità dalla nonna; siccome non aveva eredi e non sapeva a chi lasciarla, la regalò a me, e io la dono a te». La conservai con la massima cura. Qualche tempo dopo la morte di Rol una signora viene in negozio, mette sul banco dei fogli di una rivista, me li dona e guardando la sfera mi dice: «A lei possono servire». Io la ringrazio e lei se ne va subito senza dare altre spiegazioni. Non l’ho mai più vista. Presi quei fogli e scoprii quell’articolo eccezionale, con la storia della sfera della conoscenza che Rol mi aveva regalato. Lo leggo e rileggo con emozione, poi lo ripongo in un mio cassetto segreto dove custodisco altri ricordi di Rol. Per anni non ci ho più pensato, poi in occasione di una festa che abbiamo dato a novembre scorso per festeggiare i 40 anni di attività del negozio ho aperto il cassetto, ritrovato l’articolo e mi sono messa alla ricerca di chi l’aveva scritto”.

Così il cerchio si è chiuso. Sono stata a Torino, ho raggiunto “Il cassetto della nonna”, un ampio e accogliente negozio di antiquariato pieno zeppo di oggetti straordinari (c’è anche un commovente spazio dedicato al “pronto soccorso” per le bambole d’altri tempi, quelle di celluloide!) e ho fatto la conoscenza diretta di Giovanna (Giovannina, per Rol) e del dottor Pier Giorgio Manera, che negli ultimi otto anni della vita di Rol è stato il suo medico, il suo amico, il suo confidente. La sfera della conoscenza di Gustavo Rol si trova nel negozio al posto d’onore, appesa in alto in modo da non correre rischi. Non è in vendita, naturalmente, ma chi si trova a Torino può andare a vederla nel bel negozio della signora Demeglio, e ricordare questa storia singolare, affascinante come tutto quello che ha a che fare con Gustavo Rol. “È un oggetto particolare– mi spiega Giovanna – è di vetro soffiato argentato all’interno: oggetti di questo tipo erano chiamati ‘argenti poveri’ perché non erano di argento massiccio, ma
La sfera di cristallo di Rol nel negozio di Giovanna Demeglio,
ritratta con Paola Giovetti

























































































































avevano solo una leggera patina d’argento. Erano in voga nella seconda metà del Settecento e all’inizio dell’Ottocento, quindi la sfera di Rol ha almeno duecento anni. Veniva usata come sfera divinatoria, ma rispecchiava anche tutto l’ambiente: è un oggetto che rispecchia quello che vede!”.Poi Giovanna mi racconta come conobbe Gustavo Rol. “Sono figlia di un maestro orologiaio, col gusto perle cose antiche. In casa ho sempre respirato quel tipo di atmosfera. Aprii il mio primo negozio nel 1975 in via Goito, un negozio piccolo ma che proponeva un modo nuovo di intendere l’antiquariato, fatto di collezionismo e ricerca, e in poco tempo divenne di moda. Un giorno del 1977 la giornalista Simonetta Conti de La Stampami stava intervistando sulla mia attività quando entra un signore alto, elegante, un po’ misterioso,con gli occhiali scuri, che si mette a curiosare nelle vetrine, senza parlare, poi saluta gentilmente e se ne va. Simonetta mi dice che è Rol... e l’adrenalina mi sale alle stelle: un incontro così potevo solo sognarmelo! Avevo letto e sentito di lui sui giornali e in TV, sognavo di conoscerlo… ed eccolo qui! Seppi poi che abitava in via Silvio Pellico, molto vicino al mio negozio. Mi feci coraggio, trovai il suo numero di telefono e due giorni dopo gli telefonai. Gli dissi: ‘Non mi mandi via, da tanto tempo desideravo conoscerla, e poi lei è venuto nel mio negozio!’. E lui: «Mia cara bambina, non solo non la mando via, ma noi saremo amici per tutta la vita e oltre. Siamo come due rette parallele che si incontrano all’infinito». E così fu: per 17 anni, fino a quando lui lasciò questa terra, siamo stati amici, e tuttora è con me per-ché entrano nel negozio persone di tutte le età e ceti sociali per parlare di Rol, cercare la verità con la speranza di un mondo migliore”.Quella tra Rol e Giovannina è stata una grande amicizia, fatta di incontri frequenti e coinvolgimento di tutta la famiglia: “Veniva a trovarmi spesso, mi diceva dismettere di lavorare e mi portava al ‘Principe di Piemonte’ a prendere l’aperitivo. Mi ha fatto conoscere personaggi illustri come Federico Fellini, Adriana Asti e tanti altri. Fece amicizia anche con mia madre Ernestina e con i miei cinque fratelli e sorelle, ma soprattutto con mia figlia Simona, che aveva allora undici anni. L’ha consigliata e incoraggiata sempre a seguire il suo sogno di artista, e infatti la pittura è diventata la sua professione. Nel 1985 trasferii il negozio dove si trova ora, e per Rol fu un dispiacere perché era lontano e non poteva più raggiungermi a piedi. Poi prese l’abitudine di farsi accompagnare almeno una volta la settimana,quasi sempre di sabato. Fra l’altro siamo molto vicini al Santuario della
Giovanna Demeglio con la figlia Simona,
che è stata incoraggiata da Rol nella sua
vocazione di pittrice
 Consolata, di cui Gustavo era devoto: la festa della Consolata si celebra il 20giugno, giorno del suo compleanno,e lui ogni anno partecipava alle celebrazioni che in quel giorno vengono organizzate. Quando veniva era sempre una festa, si faceva salotto qui nel negozio, la gente arrivava col passaparola e succedevano cose sorprendenti. Facevamo circolo intorno a lui che sedeva sulla sua poltroncina verde, che ancora conservo. Lui era spiritoso, raccontava bar-zellette anche maliziose, era molto vivace e del resto era capitano degli alpini. Ma parlavamo anche di cose serie, dei problemi della gente, e lui sapeva consigliare e consolare in modo straordinario. Quando gli incontri finivano ci sentivamo tutti carichi, ricchi di energia. Anche nelle mostre mi seguiva, era un intenditore, aveva avuto anche lui per dieci anni un negozio di antiquariato. Mi consigliava, mi dava la sua approvazione”.Chiedo a Giovanna quale sia la cosa che più la colpiva in Rol e lei risponde: “Il suo grande senso di spiritualità, la sensibilità che aveva nel comprendere i problemi, le situazioni a volte anche tragiche di persone che magari non aveva mai visto, il suo essere sempre pronto a tendere la mano senza chiedere nulla in cambio, a trovare soluzioni dove sembravano non essercene. Quando conobbi Rol ero in un momento difficile delle mia vita, l’incontro con lui fu come uno squarcio di luce nel buio. Il confronto con lui faceva capire che siamo vivi, che possiamo sempre capovolgere le situazioni, che accettando la nostra vita sulla nostra strada sbocceranno fiori e sentiremo dentro di noi una forza sconosciuta. Rol faceva capire che la vita può avere svolte inaspettate, anche meravigliose, grandi e imprevedibili. Mi diceva: «Cara Giovannina, preparati per i tempi migliori, devi solo crederci fortissimamente!». E aveva sempre ragione”. In diciassette anni di amicizia Giovanna Demeglio ha assistito a tanti fenomeni prodotti da Rol, e me ne racconta un paio:“All’inizio io avevo dei dubbi sui suoi famosi esperimenti con le carte, così un giorno comprai due mazzi di carte da gioco dentro una scatola di plastica trasparente sigillata da carta di cellofan. Quando Rol entrò nel mio negozio io da dietro il banco glieli mostrai e lui disse: «Non aprire la scatola, dimmi la carta che desideri». Dissi 5 di cuori, e lui mi chiese perché proprio quella. ««Perché il 5 è il tuo numero e perché mi vuoi bene», risposi. Poi mi chiese ancora:«Qual è la parola più bella che sipuò scrivere?». Io dissi ‘amore’. Lui prese di tasca la sua matita di bambù, scrisse qualcosa nell’aria e poi disse: «Ora puoi aprire e cercare». Aprii la scatola e disposi sul banco i due mazzi di carte. Con enorme meraviglia vidi spuntare fra tutte il 5 di cuori girato verso l’alto con sopra la scritta ‘amore’! Mi vennero i brividi e tutte le persone presenti rimasero senza fiato. Luiera felice e gioioso come un bambino e mi disse: «Vedi Giovannina, è lo spirito intelligente che ci guida!».L’altro episodio è questo:“Un giorno ero a casa sua e lo guardavo mentre dipingeva le sue rose. Io gli dicevo che ero molto addolorata perché due mesi prima era sparita la mia gattina e da allora non l’avevo più vista. Ormai ero certa che fosse finita male. Lui però rimase assorto, poi mi disse: «No, la gattina c’è, eccola qui...», e mi fece vedere che in mezzo alle rose era raffigurata anche una piccolissima figura di gatto. Tornai a casa che era buio, davanti al mio portone c’era una macchina e lì sotto vidi due occhi che brillavano nel buio. Chiamai e al suono della mia voce la mia gattina corse fuori e si rifugiò tra le mie braccia. Comprai il quadro e Rol mi scrisse in un biglietto: «Non ho mai inteso di dipingere un gatto!»”.Anche il dottor Manera ha visto di tutto in otto annidi frequentazione con Gustavo Rol, come medico ma anche e soprattutto come amico: 
La carta dell’esperimento con Giovanna
Demeglio
“Andavo da lui ogni giorno, lui mi voleva vedere sempre, parlavamo di tutto, lo accompagnavo a passeggiare, ho assistito a centinaia di fenomeni: previsioni, veggenze, sempre azzeccatissime, esperimenti con le carte da gioco, ho visto scritte su fogli che la gente teneva in tasca, pagine intere in pochi secondi, lettere che arrivavano dall’aldilà... Andavo a trovarlo anche a Mentone e altre località della Costa Azzurra dove a lui piaceva trascorrere le vacanze. Amava molto il casinò, ma non ha mai sfruttato le sue doti per vincere. Giocava anche ogni tanto, ma vinceva o perdeva pochissimo. Soprattutto si divertiva a indovinare i numeri che sarebbero usciti alla roulette e me li diceva, ma non voleva che li giocassi”.Anche il dottor Manera mi racconta un episodio speciale:“Al piano di sopra di casa sua abitava una signora che aveva dei bambini piccoli che facevano molto chiasso e lo irritavano: lui era ipersensibile e abbastanza insofferente. Più volte chiese alla signora di far insonorizzare i pavimenti, ma lei non si decideva mai a farlo. Finché un giorno la signora tornò a casa e trovò scritto sul pavimento «Non vedi che io soffro?». Poi la scritta scomparve. Lei rimase tanto impressionata che il giorno dopo fece venire la ditta per l’insonoriz-zazione”. Più importanti dei fenomeni sono per Pier Giorgio Manera i consigli che Rol dava, le parole che diceva: “Sapeva consigliare benissimo, diceva per esempio: «Meglio avere rimpianti che rimorsi». Parlava di san Martino che aveva diviso il mantello col povero e diceva che non bisogna spogliarsi di tutto: «I troppo generosi non sono scaltri, fanno la fine degli zolfanelli che vengono fregati per far luce agli altri».Come medico ospedaliero mi chiedeva ogni tanto dei piaceri per qualche persona che aveva bisogno: visite, esami, e allora bisognava correre subito, non tollerava indugi quando si trattava di aiutare. Rol aveva una grande saggezza di vita e parlava molto anche della sopravvivenza dell’anima, nella quale credeva fermamente. Diceva che gli esperimenti che faceva dovevano far capire l’esistenza dell’anima, e si irritava con chi voleva vedere solo gli esperimenti senza interrogarsi sul perché avvenivano! Diceva: 
Le rose di Gustavo Rol
«Quando l’uomo si convince di possedere un’anima immortale, appunto per questa sua prerogativa scopre di avere in sé i mezzi che lo rendono onnipotente». Dopo tanti anni di frequentazione con Rol, so che aveva ragione”. L’anno scorso è stata allestita a Torino nella prestigiosa sede della Biblioteca Agnelli una grande mostra che ha messo a confronto le opere dell’artista americano Tony Oursler, cultore di occulto ed esoterismo e appassionato collezionista di immagini e oggetti legati a quel mondo, con le opere 
pittoriche di Gustavo Rol,che per tutta la 

vita dipinse soprattutto rose: trionfanti mazzi di rose di ogni colore, e paesaggi un po’ tristi e nostalgici. I quadri si trovano presso collezioni private e sono stati esposti al pubblico per la prima volta. Prima che la mostra chiudesse è stato organizzato un pomeriggio di testimonianze di persone, tutte torinesi, che avevano conosciuto e frequentato a lungo Rol e che avevano assistito ai suoi fenomeni e goduto della sua amichevole e generosa presenza umana. Ho avuto la fortuna di essere presente a questo incontro eposso assicurare che è stata un’esperienza notevole. Davanti a un pubblico, composto anche di tanti giovani, che gremiva la grande sala fino all’ultimo posto (molti anche in piedi e lungo le scale), testimonianza dell’amore e del partecipe ricordo che Torino tributa ancora a Gustavo Rol, i testimoni hanno raccontato cose che sembrano fiabe tanto sono straordinarie, ma rigorosamente vere, constatate per anni e anni da persone assoluta-mente attendibili, affettuosamente partecipi ma anche critiche e attente.

La signora Maria Luisa Giordano, amica di famiglia di Rol, sua “autista” (Rol amava farsi accompagnare in macchina dagli amici a fare visite e acquisti) ha raccontato le tante serate passate con lui a chiacchierare e fare esperimenti: ha parlato di quei dipinti che si formavano da soli su fogli piegati e messi in tasca dei partecipanti, degli oggetti che si materializzavano tra le sue mani,come quel bottone di una giubba appartenuta a un soldato dell’esercito di Napoleone (Rol aveva un rapporto speciale con l’imperatore dei francesi), le cui vicende di vita, a un gesto di Rol, apparvero scritte in un foglio che la signora Giuditta, madre di Maria Luisa, aveva messo in tasca. Oppure gli occhiali da vista che Rol aveva dimenticato a casa e che si materializzarono sulle sue ginocchia quando lui ne ebbe bisogno.“Rol era una persona molto buona – ha ricordatola signora Giordano – che aiutava chi era in difficoltà. Andava a confortare gli ammalati e le persone sofferenti, dava alle mamme che avevano perso i figli notizie dei loro ragazzi, dicendo cose e facendo descrizioni che glieli facevano riconoscere senz’ombra di dubbio. Faceva anche diagnosi molto precise…”.Il marito della signora, che è medico, con fermaquest’ultimo dato, aggiungendo che Rol gli spiegava che lui vedeva l’aura delle persone e da questa traeva le sue informazioni .La signora Giuditta Miscioscia, anche lei a lungo amica di Gustavo Rol, ha sottolineato che Rol non si considerava né un sensitivo né un mago, e riteneva che i suoi esperimenti appartenessero alla scienza. A lei diagnosticò un ancora silente cancro allo stomaco e la stimolò a farsi controllare. Il cancro c’era e richiese una difficile operazione: Rol le fu accanto e, la signora ne è convinta, contribuì alla sua guarigione completa, che dura da molti anni.“Rol – ricorda ancora la signora – fu consultato anche da Mussolini, al quale disse che avrebbe perso la guerra. Dopo di che Mussolini non volle più vederlo. Avrebbe fatto molto meglio ad ascoltarlo!”. Infine la signora Annalisa Ferrari racconta come Rol “scrivesse” nell’aria con la sua famosa inseparabile matita di bambù, e le scritte apparivano sui fogli piegati e messi nelle tasche dei presenti o anche sui tovaglioli, se il fatto avveniva mentre erano a tavola. E ribadisce: “Gustavo produceva i suoi fenomeni non per stupire ma per dimostrare che era all’opera lo spirito, che lui chiamava spirito intelligente”.Un pomeriggio straordinario, sul quale aleggiava una presenza a tutti cara, misteriosa e al tempo stesso famigliare: in una parola, indimenticabile. In ricordo di questo personaggio speciale è stata apposta una lapide al muro del palazzo di via Silvio Pellico 31 dove Gustavo Rol ha abitato per tanti anni. Ancora una notizia recentissima, a testimonianza dell’amore che Torino ancora porta al suo illustre cittadino: il 21dicembre 2018 è stata inaugurata allo Spazionizza di Torino in via Nizza 11, a pochi passi dalla stazione ferroviaria di

Porta Nuova, una mostra fotografica dedita a Gustavo Adolfo Rol, destinata a divenire un museo permanente. La mostra è aperta “a tempo indeterminato” di sabato e domenica (ore 9-13/15-19). L’ingresso è gratuito, ma è possibile dare il proprio contributo per arricchire la mostra e creare nuove iniziative. Le immagini utilizzate per la mostra sono state messe a disposizione da Franco Rol, cugino e biografo di Gustavo Adolfo. La mostra è stata realizzata gra-zie al lavoro del gruppo Facebook “Museo Gustavo Adolfo Rol”.Così continua il ricordo di quest’uomo eccezionale, per tanti aspetti misterioso e certamente irripetibile.

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