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Monday, January 13, 2020

Riccardo Coltri intervista Dario Spada

Riccardo Coltri intervista Dario SpadaAll'evento "Miti, leggende e folclore italiani: tra romanzo e realtà" tenutosi ad Asso (CO) qualche settimana fa è intervenuto il noto saggista di leggende e misteri Dario Spada (Italia misteriosa, Guida ai fantasmi d'Italia, Le creature del piccolo popolo) in veste di ospite speciale. Lo scrittore Riccardo Coltri, lì per presentare il suo ultimo romanzo La corsa selvatica e suo grande estimatore, lo ha intervistato per noi.


[La Tela Nera]: La leggenda, a tuo parere, più affascinante.
[Dario Spada]: Ce ne sono molte, in special modo se restiamo in ambito europeo. Una di quelle che mi hanno colpito di più è senza dubbio quella di Melusina, la fata delle acque la cui impronta, si dice, è ancora oggi visibile nel castello di Lusignan in Francia. Qui la fata, forse un’antica deità del pantheon pagano, diviene la sposa di un nobile cavaliere che si era invaghito di lei dopo essersi sperduto nella foresta durante una battuta di caccia. Melusina è però una sirena, un ibrido, capace di amare ma legata ad un destino che non è di questo mondo. Ed ecco che le due nature, quella umana e quella “altra” si intrecciano, sembrano fondersi per mezzo dell’amore, ma poi la realtà emerge e la curiosità dello sposo rovina l’incanto. La creatura mezzo pesce e mezza umana ritorna nel suo mondo incantato e di lei non rimane che una piccola impronta bagnata. La leggenda, pur con diverse varianti, è conosciuta anche in altri paesi dell’Europa.

[LTN]: E quella più spaventosa, che vedresti bene in un horror?
[DS]: Molte delle fiabe e delle leggende raccolte dai fratelli Grimm possono essere viste anche come motivi per racconti o romanzi horror: morti che ritornano, creature misteriose che appaiono e scompaiono, spiriti molesti che ne combinano di tutti i colori, streghe terribili capaci di rovesciare il mondo. Indubbiamente il mito della Caccia Selvaggia e le reinterpretazioni di storie sui Lupi Mannari, come hai fatto tu ne La corsa selvatica, sono tra le leggende più inquietanti e cruente dell’immaginario popolare, ma anche i fantasmi che si mostrano in certi posti possono essere motivi per terrorizzare.
Un'altra leggenda particolarmente macabra è quella dei cosiddetti "ritornanti" le anime dei morti che ritornano nei loro luoghi dove sono vissuti e che si mostrano in processioni che è bene lasciar svolgere senza intervenire in alcun modo.
Poi, particolarmente inquietante è la leggenda delle messe fantasma che si svolgono nelle piccole chiese dei villaggi nel cuore della notte, cui partecipano anime defunte alle quali l'improvviso visitatore è costretto ad assistere, tra orbite di teschi vuoti e lumini che si accendono dalle dita ossute degli scheletri disseminati tra i banchi della chiesa. Anche il sacerdote che celebra il rito è un morto. La leggenda è assai diffusa lungo tutta la catena alpina, ne potrebbe sortire la trama per un interessante racconto horror.

[LTN]: Quando e come sono nati i tuoi studi su miti e folclore?
[DS]: Ho iniziato a interessarmi di folklore al principio degli anni Settanta del secolo scorso, mi aveva molto colpito, all’epoca, il mondo delle leggende e del “piccolo popolo”, mi interessavano tutti quei personaggi che appartenevano al mondo pittoresco della Fate, degli Elfi delle tradizioni nordiche, dei Folletti nostrani, degli Gnomi e dei Nani. Scoprivo tutto un pantheon di creature misteriose e affascinanti diffuse un po’ in tutta l’Europa – moltissime anche in Italia – e cominciai a raccoglierle cercando di classificarle una per una. In quegli anni avevo anche cominciato a interessarmi di fenomeni paranormali: spiritismo, fenomeni ESP, UFO, cose più o meno strane… insomma da qui nacque un vero e proprio interesse per quello che io chiamo “l’altra realtà”, quella che di norma non si vede, che si palesa solamente in determinate circostanze. Il folklore e lo studio delle tradizioni popolari è conseguente, è come riscoprire le nostre radici, un viaggio a ritroso.

[LTN]: La libreria Primordia.
[DS]: Fa parte della mia evoluzione. Da piccolo desideravo fare l’editore. Era un’epoca in cui esisteva ancora il ciclostile, le fotocopie sono venute dopo, questo per dire in che tempi si viveva! Allora solo chi aveva possibilità economiche e una certa conoscenza della materia poteva ardire a tanto. Potevo ripiegare su una libreria, ma anche lì, per aprire un negozio ci volevano dei capitali che non avevo. Per rimanere nel campo dei libri potevo solo fare una cosa che costava poco: scriverli. Bastava una macchina da scrivere e qualche risma di carta e, ovviamente, qualche idea. Per mia fortuna collaboravo già con degli articoli ad un mensile che trattava argomenti del mistero (Gli Arcani dell’editore Armenia di Milano). L’editore aveva iniziato anche a pubblicare dei libri su questi argomenti, proposi una scaletta e mi venne accettata. Così scrissi il mio primo libro addirittura su commissione senza prima aver steso nemmeno una pagina. Alla fine degli anni Novanta aprii con un amico la libreria Primordia a Milano (il cui nome viene dalla fanzine omonima che avevamo iniziato a pubblicare alla fine degli anni Ottanta), che di questi tempi ha compiuto dieci anni di vita, ovviamente a tema. Sinceramente mi è costato – e mi costa – molta fatica tenerla aperta. Difficilmente chi vende libri ha un ritorno in termini economici, si tratta più che altro di un hobby. Forse se potessi tornare indietro è un passo che non rifarei ma, come si dice, inutile piangere sul latte versato meglio correre di nuovo a mungere la mucca.

[LTN]: Una particolare creatura fatata di cui si narra in Italia.
[DS]: Nel nostro paese sono molto popolari i Folletti che assumono un nome diverso a seconda della regione di appartenenza. Ma sicuramente sono più popolari le Fate conosciute lungo tutto l’arco alpino e quello appenninico ma anche in alcune contrade di pianura. Uno dei personaggi più curiosi che si conoscano è certamente il Gigiat della Valtellina, uno spirito agreste dell’abbondanza (Pan?) che in parte somiglia anche all’Uomo Selvatico, che ama vivere solitario nelle vigne e nei frutteti suonando lo zufolo. E’ usanza lasciare sulle piante da frutto qualche frutto maturo e sulle viti un grappolo di uva, oppure un pugnello di castagne sopra le pietre sotto i castagni come offerta al Gigiat per propiziarselo e per assicurarsi l’abbondanza. Il Gigiat è anche la personificazione della fertilità e degli impulsi giovanili legati al ciclo della natura; ci si potrebbe costruire sopra un racconto.

[LTN]: Il tuo ultimo libro, I Principi della Notte.
[DS]: E’ appena uscito. E’ un volume interamente dedicato alla figura del vampiro nel mito e nel folklore non solo dell’Europa ma del mondo. Nel testo sono riportati molti personaggi che appartengono a questa genie, il cui aspetto grafico è stato curato da una mia amica italiana, di Milano, che si firma con uno pseudonimo, Red Art, che vive in Norvegia. Identikit, usi e costumi, habitat e leggende che riguardano il mondo dei Resurgenti, più qualche indicazione sul loro modo di essere e di combatterli. Mai come di questi tempi la figura del vampiro è così popolare, vale forse la pena di riscoprirli nella loro vera essenza e non già nello stereotipo romantico e conturbante divenuto famoso da Bram Stoker in poi. Il libro è uscito per Armenia alla fine dello scorso novembre e mi pare stia andando bene.

[LTN]: Vampiri o Lupi Mannari.
[DS]: Sono due cose differenti, anche se in qualche paese dell’area slava sono assimilabili. Il vampiro è una creatura che non è più di questo mondo pur non essendo un morto a tutti gli effetti. Si trova in uno stadio intermedio tra la vita e la morte, sul confine. Il Lupo Mannaro è invece, secondo la tradizione, un essere umano vivente che, in determinate circostanze, si muta in lupo. Ma la trasformazione è temporanea, passata la crisi egli ritorna ad una vita normale come se nulla fosse accaduto. Una sorta di dottor Jekyll e mister Hyde.

[LTN]: Progetti futuri?
[DS]: Per tornare ad una domanda di prima è l’altro anello che manca alla mia evoluzione: diventare finalmente editore. Nel 2010 apro una piccola Casa editrice che pubblicherà testi di genere vario, parte originali e parte invece riscoperti o mai editi in Italia. Tanto per restare in tema il primo sarà la prima traduzione italiana di un testo sul vampirismo, il De masticatione mortuorum in tumulis di Michael Ranft del 1725. Ma mi piacerebbe pubblicare anche romanzi horror di autori dimenticati come la Mandragora di Ewers e qualcosa di Meyrink e di Huysmans.

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