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Wednesday, October 18, 2023

LE PIANTE MAGICHE ED ESOTERICHE - INTRODUZIONE

Nel passare del tempo più antico le Streghe (Donne Sagge) hanno iniziato ad utilizzare e conoscere molto in profondità precisi codici nei loro incantesimi. Perciò, “Occhio di lucertola” e “Lingua di cane” sono dei nomi chiave per alcuni fiori e anche Piante i quali si rivelano davvero molto semplici da ottenere. Le Streghe avrebbero allora riso a crepapelle per lo stupido sapiente che restava incastrato nelle loro straordinarie ricette ed usciva per andare a trovare degli ingredienti, in lotta per il cuore di un leone, un corno di toro, il latte di una madre e perfino il piede di un inglese.

Il riferimento di certo più risaputo e celebre all’uso di Piante Magiche e di questi codici così particolari è quello di William Shakespeare espresso nella sua opera “Macbeth” :
“Gettiamoci dentro la pelle della vipera,
la lana del pipistrello amico delle tenebre,
la lingua del cane, il dardo dello scorpione, gli
occhi di lucertola, i muscoli delle rane, le ali di gufo …
Fai bollire tutto questo, obbedendo all’incantesimo infernale”
Tutte le Piante possiedono una loro vibrazione particolare e si possono mescolare, miscelare, tritare… in modo che se vengono usate in maniera corretta riescono a generare enorme equilibrio al corpo, dal momento che ogni disturbo si verifica non appena il nostro corpo si trova in uno stato di malessere oppure è sbilanciato. Ed ecco le infinite ed efficaci possibilità di utilizzare la sfera della Magia con a base di erbe, possibilità appunto illimitate o anche limitate soltanto però dalla propria capacità d’immaginazione.
È poi ancora molto molto importante quando si usano queste Erbe Esoteriche fare affidamento sull’intuizione, cioè lasciarsi guidare da quello che è giusto per noi, proprio come quando si va a scegliere per esempio un cristallo, allo stesso modo esistono alcune erbe che funzionano bene con la nostra struttura biologica. Se si ha l’intenzione di consumare erbe in assunzione tramite una tisana, sempre fondamentale assicurarsi prima che l’erba usata sia innanzitutto non velenosa e tossica né ai fumi né in niente altro per poter essere considerata perciò commestibile.
UTILIZZO
Tra i principali metodi di utilizzo delle Piante come delle Erbe per la protezione sono : portare una piccola quantità di pianta o erba in un piccolo contenitore qualsiasi, borsa, in tasca oppure in un medaglione. L’Erba o la Pianta si possono anche far bollire e, tramite l’ausilio di un piccolo spruzzino del tipo un vaporizzatore, si possono diffondere in tutta la casa. Una Pianta di protezione, se messa sotto il cuscino o sul letto, è capace di garantire una forte protezione Magica e aiutare ad entrare in un sonno ristoratore.
Le Piante Magiche ma anche le Erbe sono state usate per molti molti decenni e negli ultimi tempi si vede una vera e propria rinascita ed infatti molte persone stanno ritornando nel voler utilizzare terapie naturali. Sintonizzati sull’Erba che fa per te in ogni momento; le pratiche con le Erbe e le Piante Magiche diventeranno di man mano sempre più potenti soprattutto in relazione all’utilizzo nonché la comprensione maggiore a capire meglio la frequenza corretta di ogni Pianta ed Erba che usi.
Fai sempre la tua magia con un’intenzione positiva!!!!!!!!

Thursday, August 17, 2023

LA CRIPTA DELLA FAMIGLIA WALROND

di Viesse 

Cripta della Famiglia Walrond
LA CRIPTA DELLA FAMIGLIA WALROND

Questa storia ha origine nel XVIII secolo nelle Isole Barbados quando i Walrond, una ricca famiglia di proprietari terrieri, fece costruire una cappella funebre del cimitero di Christ Church. La tomba fu commissionata nel 1724 da Elliott Walrond, che nel mese di maggio vi seppellì la moglie. Quando la tomba fu riaperta nel 1801 la bara e la salma erano scomparse, causando sgomento tra i familiari.
Nel 1807 nella cappella fu seppellita Thomasina Goddard, appartenente alla famiglia Walrond, dopo di che la tomba passò di proprietà ai componenti della famiglia Chase, anch'essi coltivatori e proprietari di schiavi. I Chase utilizzarono la cappella per seppellire due figlie, Mary Ann Chase nel 1808 Dorcas Chase nel 1812, entrambe morte di tubercolosi. Il 9 agosto dello stesso anno la cappella fu riaperta per seppellire Thomas Chase, il padre delle due ragazze.
Quando i becchini entrarono nella tomba trovarono le due bare rovesciate a faccia in giù (in origine furono messe una accanto all'altra): non vi erano segni di effrazione sulla porta della tomba e nella cripta la polvere ricopriva il pavimento, segno che nessuno ci aveva messo piede dall'ultima sepoltura. La cosa fu liquidata come una probabile caduta dovuta a qualche scossa tellurica.
Nel 1816 la tomba fu nuovamente aperta per deporvi la salma di un altro bambino, il piccolo Samuel Ames: questa volta tutte le bare erano scoperchiate, mentre la bara di Thomasina Goddard si era praticamente dissolta e il corpo giaceva a terra. Oltre a questo la pesante bara di Thomas Chase, che aveva richiesto otto uomini per trasportarla, venne trovata appoggiata ad una parete della cripta in piedi. La voce iniziò a spargersi e la cosa iniziò a spaventare molti degli abitanti
Alcuni mesi dopo ci fu un nuovo funerale in famiglia e una gran folla si radunò attorno alla cappella per assistere alla sepoltura di Sam Brewster. Le bare erano tutte, con l'eccezione di quella della signora Goddard (che era immutata), in posizione verticale appoggiate alle pareti della cripta. Si iniziò a parlare di stregoneria, di tomba maledetta, ma ancora nessuno si era concentrato sulla salma di Thomasina Goddard.
Nel 1819 la tomba fu nuovamente aperta per un'altra sepoltura e nuovamente le tombe erano nel più completo disordine, con l'eccezione di quella della signora Goddard. In quell'occasione Lord Combermere, il governatore delle Barbados, ispezionò personalmente la cripta e fece rimettere a posto le bare sotto la sua sorveglianza, dopo di che fece porre dei sigilli sulla lastra di marmo che chiudeva la tomba. Un anno dopo vennero segnalati dei rumori provenienti dalla cappella e il governatore, scortato dal cancelliere Sir Schomburg e due notai, verificò che i sigilli erano ancora a posto. Fece aprire la tomba, trovando nuovamente i sarcofaghi rovesciati: solamente la bara di legno di Thomasina Goddard occupava ancora il suo angolo.
La cappella fu allora svuotata dei suoi occupanti, che vennero seppelliti altrove, con l'eccezione della Signora Goddard, prima occupante della lunga sequenza di tumulazioni (escludendo la bara sparita). Venne nuovamente aperta sei mesi dopo per verificarne la condizione, ma i fenomeni erano cessati e la bara della donna era ancora intatta.
Cosa accadde davvero in quella tomba? Non furono mai trovate tracce di scasso o di intromissione umana all'interno; l'idea delle onde sismiche fu presto abbandonata perché quella era l'unica tomba in cui accadevano cose strane e soprattutto si notò che togliendo le altre salme la sola presenza di Thomasina Goddard non provocava più fenomeni di spostamenti o distruzione.
Si teorizzarono delle infiltrazioni d'acqua nella tomba, che allagandola abbiano potuto spostare le bare, ma come mai la bara di Thomasina Goddard non venne spostata anch'essa?
Secondo Sir Arthur Conan Doyle, che si interessò del caso, si trattò di forze soprannaturali provocate dal suicidio di Thomas Chase e di una delle sue figlie, che protestavano all'interno delle loro bare in piombo perché impedivano il rapido dissolversi delle salme.
Ad oggi però non vi è ancora nessuna spiegazione razionale su quanto accadde nella cripta dei Walrond.






Friday, August 4, 2023

Le Messe Nere

di Viesse

La Messa Nera è un rituale satanico. E’ un rifacimento della messa domenicale di cui si segue tutte le fasi, facendone autore e destinatario Satana.


 Sembra che fosse praticata nel Medio Evo da streghe e gruppi eretici, legata soprattutto ai sabba delle streghe, allora praticata da stregoni e si pensa che si potessero praticare rituali di morte. I celebranti indossavano abiti simili a quelli dei sacerdoti, ma vi era l’effige raffigurante una capra associata al demonio, croci rovesciate, preghiere al rovescio, benedizione con acqua lurida e come altare il corpo di una donna nuda, culminante in un’orgia o sacrifici umani o animali. Dal 1000 al 1700 era molto in voga tra i nobili.
Nei nostri giorni, in genere, si fa in luoghi isolati, casolari abbandonati, chiese sconsacrate.

Si richiede drappi neri, paramenti simil sacerdotali, ostie sconsacrate e riconsacrate con sperma e sangue mestruale. Inizia un sacerdote che ha rapporti sessuali con una donna nuda usata come altare e poi da altri adepti. Si inizia con una frase al rovescio e in latino, Adiutorium nostrum in nomine Domine inferi. È indispensabile croce rovesciata e il saluto Ave Satanas.

Ci sono 3 tipi di Messe Nere:

Congiura della Lussuria

Congiura della Compassione

Congiura della Distruzione

Sia ben chiaro, non è obbligatorio nessun sacrificio umano o animale; questo dipende totalmente dai gruppi.

La Messa Nera è un rituale satanico che consiste nell’ onorare e nel venerare Satana; non pensiate che possiate essere ammessi facilmente… La cosa potrebbe costarvi molto, ma molto cara.


Friday, June 2, 2023

LITANIE PER UN’AMANTE FUNEBRE

Gabrielle Wittkop




« Comme ma soeur la nuit…»;
« Le morte di Mitilene / Rigettano terra dal cuore, / Le morte di Mitilene rigettano sangue dal ventre, / Le vulve sono sbocciate, / Rose nel cimitero di Mitilene, / Le morte s’avvinghiano, fremendo, / Alle rotonde interiora delle radici, / Sotto il buio d’argento, / Di lune rovesciate nelle pozze dell’edera, / Vergini marce di Mitilene. / Discepole stracciate, com’era bianco il vostro occhio, / Calce di carta, unghie, fossili, corni, / Ritornate, ritornate alle cloache marine. / All’anima del nostro eterno, / Alle piogge, ancora alle piogge, saliva della primavera, / Rifiorite, morte di Mitilene, / con i notturni calici delle regine di Lesbo » (estratto da G. WITTKOP, “Mitilene”).
« È la mosca che, impegnata a devastare l'interno dei teschi, produce “la poltiglia di bronzo che ronza”. Le litanie, canti sublimi di amore disperato e incredibili esercizi di magistrale autoerotismo, devono molto a questo animale. Non offendiamoci, un giorno questo tipo di incontri ci sarà familiare » (E. DUSSERT, “Prefazione” a: G. WITTKOP - selezione “collages” illustrativi a cura di Nikola Delescluse, “Litanie pour une amante funèbre”, Les Editions du Vampire Actif, 2017).
L’immagine che presenta questo articolo è una fotografia [censurata in modo volutamente grezzo per poterla condividere] della potente e controversa Irina Ionescu (di cui parleremo in uno dei nostri prossimi appuntamenti), che campeggia sulla copertina dell’edizione italiana della raccolta di poesie dalle sonorità rimbombanti e infere, di cui stiamo per trattare: un esempio straordinario in cui testo ed edizione costituiscono la preziosità unica di un’Opera.
Il libro d’arte che sottoponiamo alla vostra attenzione e con il quale faremo un viaggio di suggestioni è raro, delicato ed oramai introvabile: l’edizione di Cegna Editori, un fiore fragile che si sgualcisce al solo sguardo; lasciamo a voi l’onere del mero approfondimento delle tematiche accostate (il tema della Fanciulla e della Morte, delle Vanitas, di Eros e Thanatos, fino a sfiorare la necrofilia), preferendo accompagnarvi nella poesia che contiene, come se avessimo dissepolto insieme uno scrigno dagli intestini della fertile terra e, dopo averlo ripulito dalle grasse zolle, con le mani tremanti lo aprissimo.
Prepariamoci ad allungare il collo per accogliere il “benefico morso” wittkopiano: « Il dente prepara il sangue che passerà nell'altro sangue, è il grande mago, iniziatore delle supreme metamorfosi ».
Gabrielle Wittkop è una scrittrice-poetessa, al secolo Gabrielle Ménardeau, nata a Nantes (Francia) il 27 Maggio 1920: dopo aver trascorso la sua giovinezza a Parigi, si sposa col disertore tedesco Justus Franz Wittkop e si trasferisce in Germania. Autrice -tra le tante cose- dello scandaloso romanzo “Le Nécrophile”; traduttrice per Gallimard e collaboratrice del “Frankfurter Allgemeine Zeitung”; studiosa di zoologia ed anche illustratrice, Gabrielle diviene nota per i suoi “collages” di soggetto macabro e sadico, ispirati all’espressione grafica giapponese: muore a Francoforte sul Meno il 22 dicembre 2002.
« “Litanie Per un Amante Funebre” è un suo romanzo necrofilo, pubblicato per la prima volta nel 1977, che contiene 31 poesie accompagnate da 33 fotografie, sullo stesso argomento, di Irina Ionesco. Si tratta di un libro con un design molto particolare e lo si può definire un libro incantato, completamente magico sia per l’argomento che per le fotografie, così misteriose, che per i disegni che incorniciano o gli uni o le altre » (descrizione dalla casa di vendita di testi pregiati “Micamera”, https://www.micamera.com/.../litanie-per-un-amante.../ ).
Gabrielle, mago della parola, divoratrice del sacro, beffa funebre, evocativa dell'assoluto: chiediamoci di quali orpelli di moralità dobbiamo sbarazzarci per leggere questa scrittrice della completezza con voluttuoso radicalismo. “In un lampo di magnesio” ricordiamoci che « la contraddizione tra la modestia del segreto, l'altezza, la distanza e, d'altra parte, la furia di spiegare, lacera l'uomo creativo. Rifiutando di essere capito, crea tuttavia in modo che alcuni capiscano. Si arrende in sua difesa. Vuole e non vuole. Incapace di impedire a se stesso di creare - perché non è onnipotente - cede alla sua inclinazione lamentando la perdita del mistero. […] Traccia dei segni e vorrebbe che fosse sulle finestre fumanti. […] E soprattutto, soprattutto, ferisce la lode, uno scorpione che viene dal basso ».
 
La preziosità del vocabolario delle “Litanie di un’amante funebre” è pari solo al potere delle visioni: « Fallo gigante nel pube dell'amante, / Il giglio balza verso il seno dell'amante, / Splendido e duro di ossa miste, / Il giglio sgorga dalla tomba degli amanti ». Erodiade, « il tuo vello grida e puzza sulle ciglia della terra desolata »; l'ispirazione è mitologica, cristiana, (Maria Maddalena), “artaudiana”.
« Mi hai dato la bambola / per metterci degli spilli, / per piantarci dei cristalli / e per imprimerla con un ferro da stiro ». Ecate è in calore e la badessa è una “sputatrice di ostie”, una “leccatrice di urina”, una “cagna indegna”; si tratta di un lungo stupro perpetrato in una cappella infuocata una notte d'Agosto quando “fermenta la peste”: è la resurrezione dei morti, “sangue coagulato”, “occhi cavati”, labbra cadute. Serpenti e arcangeli si avvolgono intorno alla kore, “strofinata con mandragora”. Occhio trafitto, seno gonfio di latte vergine, Gabrielle Wittkop apre il suo calice con i lati dei coltelli.
In una lettera datata 23 e 24 novembre 1783, Donatien de Sade scrisse a Madame de Sade che chiamava affettuosamente “maiale fresco dei miei pensieri” questo: « per quanto barocche possano essere [le fantasie], li trovo tutti rispettabili, e perché non sono il padrone, e perché il più singolare e il più bizzarro di tutti, ben analizzato, si rifà sempre a un principio di delicatezza ».
Le opere letterarie di Gabrielle Wittkop sono tutte fantasie funebri e delicate stampe: la sua “voce prodigiosa” fuori dall'oscurità ci ricorda cosa significhi essere umani e ci mostra esattamente quali siano le condizioni dell’esistere, non sempre molto “chic”.
Gabrielle è viva e lo afferma, è in comunicazione permanente con gli elementi della vita e quindi quelli della morte; non è mai in separazione, è in accettazione: « Cosa c'è da decifrare? Poiché la verità è la parte del discorso che viene ignorata. Senza contare che ci sono varie verità in quanto vi sono varie forme di silenzio ».
Gabrielle insegna l'anormalità della vita senza morte; è un incisore “a mezzatinta”: « questi strumenti che schiacciano o asportano materiale, e quindi spessore nella rete di punti precedentemente ottenuta, rivelano gradualmente la luce nell'immagine »; « Partiamo qui dal nero più denso per arrivare al bianco puro in fasi successive ».
Ecco Gabrielle, le scene del cui meraviglioso teatro interiore riempiono il nostro “schermo intimo” costringendoci a pensare, ogni volta che chiudiamo uno dei suoi libri: “è stato terribile, ma le meraviglie lo sono di più »; ci fa sapere che « una delle sfide essenziali della sua scrittura è sempre stata quella di essere all'altezza di questa luce nera emanata dal marchese de Sade ».
Seguiamo il corso del pensiero wittkopiano: « E se il mio fuoco non può essere calore, lascia che emetta chiarezza, lascia che sia luce incandescente, luce, infine luce, lascia che sia luce prima di morire »; andiamo alla deriva con lei: « Scivola nella grande deriva, scivola gradualmente nel nero o nel bianco, nessuno conosce il colore dell'annientamento » (se non, forse, lei soltanto).
Cambieremo il nostro vocabolario, mentre leggiamo Gabrielle; prenderemo confidenza con il linguaggio usato per nominare il mondo che ancora non abitiamo, ma che abiteremo prima o poi. Gabrielle esorta i lettori vivi ad alzarsi, ma permette ai morti di conoscere la loro ultima avventura senza ribellarsi: « diceva cose oscure, frasi abbaglianti, parole che affondavano come pietre gettate nelle acque della memoria »; obbliga i suoi lettori a ricordare l’ “alchimia cosmica” da cui provengono e alla quale si riuniranno, abbandonandosi all'operazione delle “forze naturali”, delle “forze cosmiche”, « quelle della materia e quelle della nostra anima oscura e deperibile ».
Eccole dunque, le forze che innescano un’ “erezione floreale” nel suolo dei morti e che generano la sorprendente bellezza: « Il giglio / sgorga / dalla tomba letto / degli innamorati »; Gabrielle invita i suoi lettori a immaginare « l'impossibilità […] di una nozione definitiva della morte come fenomeno assoluto ».
Una nuova libertà è offerta a chi legge colei che « odia tutto ciò che aliena l'indipendenza »; « Penso che ciò che la preoccupava fosse il suo lavoro e la sua dignità di essere umano. Penso che fosse una persona molto speciale oggi ma allo stesso tempo molto necessaria. E spero che le persone che la leggono possano attingere a questi elementi, a queste nozioni per arricchirsi e anche per riprendersi quando serve » (Eric Dussert, cit.).
« Quando diventerò una lunga crisalide
Giacente nei sotterranei d’un ospedale,
Quando la mia fronte diventerà d’opale,
La mia chioma secca e fluente,
Il mio corpo un corno scavato,
Nel quale muggiranno i tritoni della morte,
Le mie dita d’osso guantate di cuoio floscio,
I miei occhi di calce, asterie torturate,
Quando la mia gola diventerà gonfia di alghe di pelle,
E il mio cervello un’ostrica corrotta,
Dove custodirò l’oro e l’incenso dei tuoi seni?,
Dove, l’ultima eco del tuo nome? »
(da: “Quando diventerò”, in “Litanie di un’amante funebre”).
Colonna sonora consigliata: JIMMY CROSS, “I want my baby back”, 1965, https://youtu.be/h0x8S1U7O3w
Link alla rubrica ARTE & IMMAGINALE:
https://www.facebook.com/pg/sorellanzastregona/photos/...
#SSarteeimmaginale

Monday, August 1, 2022

30 anni dopo la sentenza della Corte costituzionale, come sta la laicità in Italia?


Il 19 aprile 1989 il principio della laicità veniva definito “supremo” in una storica sentenza della Corte: oggi l’Italia può davvero considerarsi un paese laico?
L'occhio di Dio  Musei Vaticani
L'occhio di Dio - Musei Vaticani (foto: Godong/UIG via Getty Images)

Il 19 aprile 1989 sulla Gazzetta ufficiale viene pubblicata la sentenza della Corte costituzionale n.203. In Italia per la prima volta si stabilisce che **il principio di laicità è considerato “**supremo”. Può sembrare un termine roboante, ma significa una cosa ben precisa: la laicità, nel nostro paese, diventa inviolabile, al pari di altri principi come quello della dignità della persona.

Un passo importante e storico. Fino a cinque anni prima la religione cattolica era considerata religione di stato. Solo con quella sentenza nel nostro paese si parla per la prima volta di laicità nell'ordinamento ufficiale dello stato, nonostante il Risorgimento e gli ideali spesso dalle tinte anticlericali che hanno segnato la storia italiana. Inutile dire, però, che la Chiesa cattolica, soprattutto a seguito dei Patti Lateranensi firmati da Benito Mussolini nel 1929, ha sempre avuto un trattamento privilegiato.

Già, ma oggi? A distanza di trent’anni dall’introduzione della laicità nell’ordinamento costituzionale vale la pena farsi qualche domanda, in un paese in cui i politici sventolano libri sacri ai comizi e negli edifici pubblici è ancora ben saldo il crocifisso.

Cosa significa il principio di laicità

Matteo Salvini esibisce il Vangelo a un comizio a Milano il 4 marzo 2018.
Matteo Salvini esibisce il Vangelo a un comizio a Milano il 4 marzo 2018.(credits: Pier Marco Tacca/Getty Images Europe)

Partiamo intanto dal dire cosa non è laicità. Non significa per forza essere atei o agnostici. Significa però che si può anche non professare alcuna fede o religione, o anche appartenere a qualsiasi credo. In sostanza, laicità significa che l’autonomia decisionale non è vincolata da norme confessionali. Questo in ambito giuridico si traduce in uno stato separato dalle istituzioni religiose: l’autorità che governa un paese non dovrebbe quindi essere condizionata da dogmi divini.

Non è sempre così: esistono infatti gli stati confessionali. In alcune aree del mondo, soprattutto in ambito musulmano, ci si rifà direttamente a dettami religiosi per regolamentare la vita civile.

La laicità italiana è ambigua

Simboli religiosi
Simboli religiosi (credits: Matthew Fearnley - CC, Flickr.com)

 

Probabilmente la Francia è la nazione che ha fatto della laicità una vera e propria bandiera. L’Italia in tal senso è stata molto più cauta. Tuttavia ci sono dei principi costituzionali piuttosto chiari. “Si possono riassumere in tre punti cardine”, spiega a Wired Marilisa D’Amico, professore di diritto costituzionale all’università di Milano. “Innanzitutto è chiara la separazione tra ordine religioso e temporale. Vige il principio che tutte le religioni sono uguali e che c’è la libertà di credere ma anche di non credere. Non bisognerebbe mai dimenticare il diritto di essere atei.

Da noi invece vige un orientamento positivo nei confronti della libertà religiosa; non si esclude quindi la religione dall’ambito pubblico, puntando piuttosto sul pluralismo. Questo però ha creato situazioni ambigue, stemperando gli effetti della sentenza.

“L’anniversario della sentenza costituzionale del 1989 è importante e significativo”, precisa Nicola Fiorita, professore di Diritto canonico ed ecclesiastico all’università della Calabria. “Tuttavia contiene una delimitazione del principio di laicità stesso. Si afferma infatti che l’Italia è sì uno stato laico, ma anche che l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole è compatibile. Di fatto privilegiando solo una parte degli studenti”.

La sentenza ha dato quindi legittimità all’insegnamento della religione cattolica. Per certi versi un paradosso, in contrasto con la dottrina più laica. Al cosiddetto orientamento positivo si rifanno anche i sostenitori del crocifisso in classe: in questo modo, tuttavia, la pluralità religiosa e soprattutto la neutralità laica non può evidentemente dirsi compiuta.

Come giustificare momenti e simboli cristiani in luoghi di espressione dello stato laico? Il linea giurisprudenziale, l’insegnamento della religione cattolica si rifà a un valore storico e culturale e non propagandistico, perciò la Corte costituzionale lo ha ritenuto compatibile con il principio di laicità.

Le Tre Fasi
 
Non è facile dire se oggi siamo più o meno laici di qualche decennio fa. Ma per Marilisa D’Amico le leggi fatte negli anni Settanta, come quella sul divorzio o sull’aborto, erano espressione di uno stato laico nel migliore dei termini. “Anche i cattolici votarono per non negare ad altri dei diritti. Nonostante fossero considerati in contrasto con la propria visione del mondo”, ricorda D’Amico.

Secondo Nicola Fiorita negli ultimi trent’anni abbiamo vissuto tre fasi. In una prima fase c’è stata un’espansione della laicità. “Viene affermato finalmente che l’Italia è uno stato laico. Ciò comincia a produrre lentamente degli effetti politici”, spiega Fiorita. “Dal 2001 in poi si è cominciato invece a ridurre la portata del principio di laicità. Facendolo rientrare in una mera visione di pluralismo”. Una laicità che veniva riconosciuta e affermata, certo, ma da cui non si traevano più degli effetti. Si garantiva sì un pluralismo, ma di fatto era la religione cattolica a godere di un trattamento privilegiato.

“Trent’anni fa pareva iniziato un percorso progressivo di rafforzamento della neutralità delle istituzioni pubbliche. Nonché del regime indifferenziato dei diritti. Oggi possiamo dire che non è avvenuto, constata Fiorita.


Gli effetti concreti

La questione non è solo di principio. E neppure di fede, in realtà. Marilisa D’Amico ricorda che molti politici sono stati e sono cattolici. Non è un problema. D’Amico fa l’esempio della legge sull’aborto del 1978.“Quella volta i politici cattolici hanno accettato un compromesso. Inserendo l’articolo sull’obiezione di coscienza. Anche se spesso si attua quell’articolo in modo sconsiderato, non è stata usata una legge per affermare un valore religioso”.

Secondo D’Amico oggi si assiste a crescenti intromissioni della chiesa in questioni riguardanti lo stato. Uno dei riferimenti è la campagna referendaria per la modifica della legge sulla procreazione assistita del 2005.Alcune gerarchie ecclesiastiche hanno spinto per affermare la superiorità dell’embrione a discapito della salute della donna. Per non parlare delle campagne ideologiche per negare i diritti agli omosessuali. O ancora, a chi voleva normare il fine vita. Tuttavia il parlamento rispetto a questi temi è comunque riuscito ad esprimersi: si sono varate delle leggi che non mirano a negare diritti in nome di principi religiosi.

“Penso che in questo momento la politica cerchi addirittura di rincorrere la chiesa. Questo impoverisce lo spirito della nostra Costituzione. E dimostra la debolezza della politica che si fa scudo della religione”, afferma D’Amico. Il fatto è che gli esponenti della chiesa cattolica hanno sicuramente il diritto di esprimere il proprio pensiero. Altra questione però è incitare i fedeli nell’attuare azioni politiche. Questo vale quando il papa si esprime sull’aborto, ma anche sulla questione dei migranti. Il confine evidentemente è labile, ma sta ai politici decidere se rimanere laici o meno.

“In Italia siamo abituati a sentire l’opinione della chiesa rispetto a qualsiasi tema. Ci sembra normale”, continua e conclude D’Amico. “Tuttavia da noi il concetto di laicità è inteso diversamente a seconda della propria sensibilità”.