RIASSUNTO DEI PIU' IMPORTANTI CONCETTI ESPOSTI DAI
MAESTRI DEL CERCHIO DALL' ANNO 1950 ALL' ANNO 1975
Uno degli insegnamenti su cui le nostre Guide
richiamano spesso la nostra attenzione è quello di non identificare
noi stessi
con il nostro corpo fisico: infatti esso non è altro che un mezzo,
un veicolo, un tramite della parte più vera e più importante di
noi. Quella parte che risiede in altri piani di esistenza e
che comanda al corpo fisico attraverso al cervello per le
funzioni intellettive ed al cervelletto per quelle istintive.
Per piani di esistenza non si deve intendere spazi diversamente
ubicati nell'universo, ma differenti stati di materie più o meno
sottili che. permeano tutto il creato; cosicché un piano si
distingue dall'altro solo per la diversa densità della materia.
Nell'universo impera la legge dell'analogia per cui, partendo
dalla natura della materia del piano fisico, può essere facile
capire la costituzione della materia degli altri piani.
La scienza umana ci insegna che la materia fisica esiste in tre
stadi di aggregazione molecolare o densità: solido, liquido,
gassoso.
I nostri Maestri ci dicono che esistono altri quattro stadi di
aggregazione che interessano la materia a livello atomico e che
hanno chiamato: eterico, super-eterico, sotto-atomico, atomico.
Il termine "atomico" di queste definizioni è usato nel suo
vero significato di indivisibile, ossia riguardante tutte
quelle particelle che costituiscono l’atomo della scienza ancora in
fase di studio. Sicché, per esempio, un elettrone che secondo
la scienza è una particella sotto atomica, secondo le nostre
Guide è ancora al di sopra del vero atomo (indivisibile) perché fa
ancora parte del piano fisico.
Infatti scomponendo la materia più sottile del piano fisico (la
vera atomica) che è comune, alla base di tutti i differenti tipi di
materia fisica si ha un altro tipo di materia conosciuto dalla
nostra scienza come energia. Cioè l'insieme della materia del
piano fisico è il risultato di innumerevoli aggregazioni di
un'unica unità elementare.
Questa unità elementare del piano fisico non è l'ultima in senso
assoluto: è l'ultima del piano fisico. Oltre questa esistono
altre sette densità e sottigliezze di materia di un altro piano
di esistenza sconosciute all’uomo, che i nostri Maestri chiamano
piano astrale.
A sua volta l’ultima materia, la più sottile del piano astrale
(quella unità elementare che aggregandosi dà luogo a tutte le
differenti materie del piano astrale) non è l'ultima in senso
assoluto. Oltre quella, esistono altre sette densità
e sottigliezza di materia di un altro piano di esistenza, anche
questo sconosciuto all’uomo, che è stato chiamato piano mentale. E così
via per analogia, per il piano successivo chiamato piano akasico,
oltre il quale esistono i piani spirituali nei
quali ha dimora la parte reale dell'uomo: lo spirito.
Come nel piano fisico l’uomo vive attraverso il suo corpo fisico,
per ogni altro piano di esistenza ha un analogo veicolo.
Nel piano astrale il corpo astrale che presiede alla sua vita
di emozioni, sensazioni, desideri. Nel piano mentale il corpo
mentale che dà all'uomo tutte le facoltà che sono proprie della mente.
Nel piano akasico il corpo akasico, o coscienza, che riceve e
trascrive, facendole diventare natura medesima dell'uomo, le
realtà che l'uomo esistendo scopre ed acquisisce.
Riferendosi a quanto detto all’inizio, cioè che l’uomo non è
identificabile con il suo corpo fisico, è facile capire che alla morte
del suo corpo fisico l'uomo non perisce, ma non avendo più un
mezzo (veicolo) che gli permetta la vita nel piano fisico,
trasferisce la propria consapevolezza nel piano astrale, quello
immediatamente successivo, ove sperimenta una nuova fase
della nuova esistenza.
Una particolarità della materia del piano astrale rispetto a
quella fisica è di plasmarsi sotto l'impulso del desiderio e delle
emozioni: da questo si capisce che coloro che hanno basato la loro vita
sulla ricerca di sensazioni o nel soddisfacimento di desideri
animaleschi, trovano qui il loro inferno perché si creano, sotto i
propri impulsi, immagini di cose ardentemente desiderate in vita e
che non possono gustare senza il corpo fisico. Inoltre, più i vizi
erano radicati in loro,
più a lungo soggiorneranno in questo piano, con tutte le
conseguenti limitazioni e sofferenze. Chi invece avrà avuto
una vita equilibrata, non avendo desideri trascinanti, non si
creerà qui simili miraggi ed il suo soggiorno durerà quel
tanto che è necessario al naturale abbandono del corpo astrale.
Coloro che lasciato il corpo fisico, hanno consapevolezza del
mondo astrale, in questo loro nuovo stato possono percepire cosa accade
nel piano fisico, ossia nel piano immediatamente più denso, ma
non hanno la sia pur minima percezione degli altri piani più sottili,
così come vivendo sulla terra non si ha idea del sussistere di altri
piani di esistenza.
Abbandonato il corpo astrale, evento analogo alla morte del corpo, l'individuo si desta nel piano mentale.
Una particolarità del piano mentale è che la sua essenza si
plasma sotto l’impulso del pensiero, come nel piano astrale la
relativa essenza si plasmava sotto
l'impulso del desiderio. In questa nuova dimensione l'individuo
può appagare la sua
sete di conoscenza, approfondendo gli studi che ha intrapreso
in vita, potendo ottenere risposte definitive a quesiti che
lo hanno assillato, ma non iniziando nuove esperienze,
altrimenti la vita sul piano fisico non avrebbe più significato.
E' facile capire come qui l'individuo non abbia più alcun
desiderio grossolano, anche perché non ha più il veicolo adatto
a rilevare una vita emotiva (corpo astrale) . La sua esistenza
è prettamente di pensiero. Similmente a quanto accade negli
altri piani di esistenza, anche nel piano mentale non abbiamo
nessuna percezione di piani di esistenza più sottili. A suo
tempo anche il corpo mentale viene abbandonato e
l'individuo si trova spogliato di tutti i suoi veicoli più
grossolani
(fisico, astrale, mentale) e con il suo solo veicolo della
coscienza o corpo akasico, quel veicolo che riceve e trascrive le
realtà acquisite.
Cioè il corpo akasico si costituisce con il succo che viene tratto dalle esperienze avute in vita.
Si può allora avere il caso di un individuo il cui livello di
coscienza non gli permette di avere un corpo
akasico sufficientemente costituito, tanto da poter
vivere consapevolmente nel piano akasico. In tal caso si cade in
uno stato di inconsapevolezza chiamato "riposo dell'ego". Solo
coloro nei quali la coscienza è sufficientemente costituita potranno
godere di una lucida consapevolezza imperniata sui nobili
sentimenti che la coscienza acquisita può dettare loro.
A differenza di quanto avviene per i corpi più grossolani
(fisico, astrale, mentale) il veicolo della coscienza non
viene abbandonato nemmeno dopo il trapasso, ma rimane con le esperienze
acquisite, fino al momento in cui l'individuo è pronto
ad una nuova incarnazione. Si, le Guide ci insegnano che
l'individuo è soggetto a molteplici incarnazioni “in corpi capaci di
esprimere l'evoluzione conseguita, allo scopo di conseguire
evoluzione". Ad ogni nuova incarnazione si forma un nuovo corpo
mentale, un nuovo corpo astrale, un nuovo corpo fisico, ma per
il fatto che il corpo akasico è sempre lo stesso, questi
corpi si sviluppano secondo direttrici che corrispondono a
eredità di precedenti incarnazioni. In sostanza una
stessa individualità con differenti personalità, sia maschili
che femminili, una stessa individualità che comunica
all'inconscio del nuovo essere il succo delle esperienze
trascorse, si che in ogni incarnazione l'individuo amplia la
propria coscienza e non torna mai indietro nell'evoluzione.
La reincarnazione quindi ha lo scopo di formare per gradi la
coscienza individuale: cioè l'individuo, in successive molteplici
incarnazioni, con l'esperienze che ha nella vita, finisce con
completare la sua coscienza. Col termine "coscienza" sono
comprese tutti quei sentimenti che le Guide spirituali
dell'umanità hanno indicato come ideali morali da raggiungere.
(Senso del dovere, non violenza, amore al prossimo etc.).
Per giungere a completare la coscienza individuale esiste un
trinomio indissolubile: legge di evoluzione, legge
di reincarnazione, legge di causa ed effetto (o legge karmica). La
legge di causa e di effetto si esplica ogni qual
volta l'individuo si pone contro il fine d'amore che sta alla base di
tutto il creato, danneggiando in questo modo se stesso e gli
altri. Così facendo l'individuo promuove una causa il cui effetto
ricadrà su di lui con lo scopo di fargli capire l'errore commesso:
questo avviene per tutte le attività dell'individuo, siano essi
azioni, desideri od altro. In ciò i nostri Maestri ci
insegnano a saper vedere l'aspetto di giustizia, ma anche di
misericordia di Dio "in quanto nessuno mai è eternamente
condannato, ma dalla giusta conseguenza delle proprie azioni ognuno
impara e si santifica".
C'è però da aggiungere che tutto è così perfettamente equilibrato
ed armonico che anche quando questo equilibrio viene
rotto, l'effetto di ciò è sfruttato per riequilibrare la
situazione, in quanto non accadrà mai che qualcuno
subisca ingiustamente un' azione. Ci sarà più facile illustrare questo
concetto con un esempio: supponiamo che un uomo uccida un
suo simile. Colui che uccide muove una causa il cui effetto lo
porterà ad essere a sua volta ucciso, insegnandoli così che
non si deve uccidere: ma non sarà mai che un individuo possa
provocare un danno così grave qual'é il togliere la vita,
senza che la creatura alla quale la vita è stata tolta, non
dovesse subire quell'effetto. Ciò non toglie tuttavia "che la
responsabilità di aver fatto soffrire un nostro fratello ricada
su di noi, anche se questa sofferenza egli doveva patirla".
Riepilogando: la legge di causa e di effetto (Karma) permette
all'uomo di costituire la sua coscienza: la reincarnazione di
avere innumerevoli esperienze fino a che la sua coscienza non
sarà costituita, attuando così la legge di evoluzione. Da
tutto ciò appare chiaro che "la vita dell'uomo non è un collaudo
del suo spirito, ma una vera e propria nascita spirituale".
Cosicché l'uomo non è provato per vedere se resiste alla lusinga
del male, oppure per vedere se la sua fede è solida, ma ha
delle esperienze affinché nasca spiritualmente. Ai fini di
questa nascita non è quindi importante che l'uomo infranga
consapevolmente o no, intenzionalmente o meno, liberamente o
coercitivamente le leggi divine. In ogni caso subirà degli
effetti, avrà delle esperienze che allargheranno la sua
coscienza e ne determineranno la sua nascita spirituale.
Nascita spirituale che non avviene solo attraverso al dolore:
l'uomo ha a sua disposizione altri mezzi per allargare la sua
coscienza. Può capire una verità anche attraverso il
ragionamento, senza sperimentare direttamente e con
dolore l'opposto. Cosicché "il dolore che l'uomo incontra non è il
castigo per una colpa commessa, ma l'ultimo rimedio per fargli
comprendere una verità".
Parlando della legge di evoluzione abbiamo accennato solo
all'aspetto che riguarda l'uomo, cioè
all'evoluzione dell'autocoscienza: ma questa legge riguarda invece
tutto il creato (evoluzione della materia, della
forma, dell'autocoscienza).
Per meglio capire di che cosa si tratta, bisogna rifarsi da molto
lontano e cominciare col dire che il
termine "creato" per indicare tutto quanto esiste, non è esatto.
Infatti non possiamo pensare a Dio come ad un essere
umanizzato che guarda da lontano e con distacco la Sua opera, "che
misura la Sua onnipotenza con la debolezza degli
uomini". Pensare che Dio sia avulso dalla Sua opera, significa
pensare ad un Dio che non contiene tutto quanto esiste,
quindi ad un Dio incompleto. Dio, per essere tale, deve
essere "eterno, perfetto, infinito, indivisibile, immutabile,
costante, onnisciente, onnipossente, deve comprendere in Sé
tutto quanto realmente è, esiste, è esistito, esisterà..."
perciò deve essere Assoluto.
Una creazione dal "nulla" è un assurdo, in quanto il nulla
nell'Assoluto che è il Tutto, non può esistere. Dunque non si deve
parlare di "creazione", ossia Dio ha emanato da Sé stesso in Sé stesso
tutte le cose". Come diversi pianeti costituiscono un sistema solare,
più sistemi solari costituiscono un universo, così più universi
formano un cosmo. Un cosmo corrisponde ad una emanazione, ma
innumerevoli sono le emanazioni in Dio, ciascuna delle quali è
costituita di divina sostanza. Le nostre Guide chiamano questa
sostanza divina, di cui in definitiva è permeato tutto l'Assoluto,
"spirito".
Di conseguenza anche il nostro cosmo è formato di spirito, spirito che rimane alla radice di tutte le cose.
Se il nostro lettore si ricorda come è stata spiegata la
costituzione dei vari piani di esistenza, gli sarà facile capire come
dai piani spirituali abbiano avuto origine, per successive
aggregazioni di differenti unità elementari, le materie di cui sono
composti i diversi piani di esistenza (akasico, mentale,
astrale, fisico). Si è così accennato come nasce l'ambiente
cosmico, che permette la nascita degli individui suoi abitatori.
Intanto c'è da ricordare che l'individuo, o microcosmo, è
analogo nella sua costituzione al macrocosmo e che alla radice
del suo essere c'è lo spirito. Ossia è lo spirito che,
ammantandosi delle materie dei vari piani di esistenza, origina
nel piano fisico le innumerevoli forme di vita.
La forma più semplice di vita è il processo di cristallizzazione:
da questa, attraverso forme di vita che fanno parte del regno
vegetale, a quelle che appartengono al regno animale fino
all'uomo ed oltre, è la storia evolutiva dell'individuo, che in
forza alla evoluzione della materia, della forma e
dell'autocoscienza, nasce spiritualmente. Quindi, noi,
come individui, proveniamo da molteplici incarnazioni nel regno
minerale, vegetale, animale: incarnazioni che hanno avuto lo scopo
di costituire, di formare, prima un corpo astrale e poi un corpo
mentale. Ad esempio, l'alternarsi delle stagioni con i relativi
fenomeni, stimola negli individui legati alle forme di
vita nel regno vegetale, lo sviluppo del corpo astrale,
attraverso le continue sensazioni che spingono le piante a
ricercare, nei limiti delle loro possibilità, l'ambiente più
adatto alla loro sopravvivenza, come l'umidità o la luce etc.
Negli animali invece, in cui il corpo astrale è già formato, il
piano messo in atto per procacciarsi il cibo, o per seguire gli
impulsi dettati dall'istinto, sollecita lo sviluppo del corpo
mentale.
In definitiva, come si può capire, i passaggi dell'individuo
nelle forme di vita in questi tre regni, servono a dargli,
nelle successive esistenze come uomo, gli strumenti per lo sviluppo
della coscienza.
Quanto abbiamo accennato ci permette di fare delle
considerazioni: ad esempio possiamo vedere come il bene ed il male
siano fattori del tutto relativi all'individuo, potendo essere ciò
che riteniamo male, come il dolore, l'aver subito
una violenza etc., mezzi della nostra evoluzione. "Non v'è nulla
che non abbia significato e che debba considerarsi un
errore o una ingiustizia". Inoltre non ha importanza che
l'uomo conosca esattamente qual'è il bene e qual'è il male
per avere la responsabilità delle sue azioni. Le leggi cosmiche
sono infrante sia che l'uomo le violi consapevolmente che
inconsapevolmente, sia liberamente che nella costrizione.
Si affaccia qui il problema del libero arbitrio che, con questa
premessa, perde molta della sua importanza perché non si
tratta di porre l'individuo libero fra il bene e il male per
renderlo responsabile della sua scelta: si tratta di dargli quel tanto
di
libertà necessaria al suo sviluppo, ma non in misura tale che
possa danneggiarsi. "La libertà dell'uomo è relativa e cresce
proporzionatamente alla sua "evoluzione".
Da questo nuovo concetto della vita, i doveri verso i nostri
simili, insegnati dal Cristo, non risultano diminuiti, anzi.
Nei confronti di noi stessi, aiutare il nostro prossimo, per quanto
nobile sia, non è abbastanza. Noi dobbiamo conoscere ciò
che si agita nel nostro intimo, capire la radice della nostra
avidità, comprendere noi stessi per superare l'egoismo che fa di
noi degli esseri in preda ad ogni impulso. Controllare il
nostro atteggiamento esteriore per non danneggiare gli altri è
lodevole, ma solo quando non esisterà più il senso di
separatività fra noi e gli altri saremo sicuri di aver superato il
nostro
egoismo, saremo sicuri che il nostro atteggiamento esteriore
corrisponde alla nostra natura interna.
Finito di abbozzare questo generico schema in cui trovano posto
concetti che, se ampliati, possono dare risposta a molti
perché, una domanda rimane insoddisfatta: il perché del Tutto.
Se questo significa perché Dio esiste, le nostre Guide ci
rispondono che il quesito non ha senso. Dio è la prima causa, non può
avere un perché, né essere conseguenza di altro. Diversamente Dio
sarebbe quel perché. Se invece ci si domanda
perché esiste l'emanato, la risposta che ci viene data è . Dio è
Colui che E' ed esiste perché E' come E' . I cosmi quindi
sono parte integrante di Lui stesso. Noi siamo conseguenza della
Sua esistenza. ma non si deve vedere in ciò un freddo
meccanismo: noi siamo Sue creature, partecipi della Sua natura.
Se noi siamo Sue creature, questo è il momento in cui Lui ci
crea, o più precisamente in cui noi esistiamo: ed il cosmo è
il modo con cui si attua questa creazione o questa esistenza.
Ma parlare di "momento" in Dio non ha senso; l'emanazione, che
per noi ha un inizio ed una fine, è nell'Assoluto un atto che
non conosce questa sequenza di tempo.
Ogni attimo della emanazione e l'intero suo ciclo sono presenti
nell'Assoluto. Se il cosmo fosse un libro in cui è narrata la
storia della nostra esistenza dalla nascita alla maturità, Dio
sarebbe (ci sia perdonata la banalità dell'esempio) la biblioteca che
contiene questo libro, nella quale il libro esiste per la eternità
senza tempo. Il libro, o il cosmo, rappresenta il modo
in cui noi esistiamo in Lui e vi esistiamo non solo nella fase
della nostra maturità, ma in tutte le fasi; e vi esistiamo
nell'eternità del non tempo.
(Per farci comprendere questo profondissimo concetto i nostri Maestri ci hanno dedicato moltissime sedute d'insegnamento
che sono raccolte nel libro "OLTRE L'ILLUSIONE").
C. e R.
NOTE RIASSUNTIVE DAL LIBRO "OLTRE L'ILLUSIONE"
Nell'accingerci a cercare di riassumere per sommi capi le Verità
che i nostri Maestri ci hanno rivelato e che noi abbiamo
raccolto nel libro suddetto, dobbiamo pregare coloro che ci
leggono di meditare con calma su alcune frasi che ad una
prima lettura possono apparire talmente oscure da non meritare
la fatica di essere comprese o che possono sembrare
semplici affermazioni sempre sentite, al cui vero significato
però raramente ci siamo sforzati di dare una logica spiegazione.
Infatti dire che nell'Assoluto il tempo non esiste, che Dio è
immutabile, che in Dio esiste tutto, anche ciò che noi faremo o
saremo nel futuro e che esiste sempre ciò che per noi è il
passato, dire che Dio è l'Uno e il Tutto, sono tutte belle frasi
che molti di noi hanno già sentito formulare.
Ma come può esistere l'immutabilità in un mondo in continua
mutazione, in che forma può esistere ciò che per noi è il passato ed il
futuro, come si può collocare il libero arbitrio in un mondo in
cui già tutto esiste, sono domande a cui forse
solo le scuole di iniziazione potevano dare una risposta,
concetti che forse solo le filosofie più astratte riescono ad
accennare.
Proprio per la difficoltà che gli stessi nostri Maestri
disincarnati hanno incontrato con noi per farci intendere delle Verità
così alte, non possiamo sperare di essere compresi con uno stringato
riassunto. Pure vogliamo tentare di segnalare all'attenzione di
coloro che ne possono avere interesse, le Verità che ci sono
state comunicate in lunghi anni di insegnamenti.
"Queste lezioni - sono parole dei nostri Maestri - rappresentano
un corso superiore che inutile sarebbe far conoscere a chi
non potesse apprezzare ciò che veramente vogliono significare:
ma inutile sarebbe stato anche il nostro ed il vostro
lavoro. se nessuno, al di fuori di voi, potesse beneficiarne. Per
questo vi diciamo fate pure conoscere, con le cautele che il
buon senso vi suggerisce, a coloro che voi ritenete possano
comprendere, il lavoro che assieme abbiamo fatto poiché,
come voi sapete, l'evoluzione degli individui avviene
sì nella vita, nell'esperienza diretta, ma anche nella
conoscenza di certe Verità che all'inizio colpiscono solo
l'attenzione degli individui, ma che piano piano passano alla
loro consapevolezza e dalla consapevolezza alla coscienza,
seguendo cioè lo stesso sistema che è seguito,
inconsapevolmente, per tutte le esperienze e per tutti gli
insegnamenti".
Ed ancora: "Non ancoratevi allo scoglio che fu di salvezza ieri:
siate pronti a salire più in alto, a comprendere che la Realtà
non può essere commisurata in termini di tempo e di spazio...
"Non rimanete cristallizzati sulle vostre convinzioni, su ciò che
credete: siate duttili, rinnovatevi continuamente, questo
significa "nascere ogni giorno"... "Non possiamo, per non turbare
i vostri animi, per essere rispettosi delle vostre opinioni,
tacere. Se dobbiamo continuare a parlarvi, dobbiamo andare avanti
nell'insegnamento, altrimenti basterebbe rileggere quello
che con tanto amore avete già raccolto: l'insegnamento non deve
essere una semplice comunicazione di principi morali che
più o meno le religioni, le filosofie conoscono ed insegnano. La
comunicazione fra incarnati e disincarnati, per essere
all'altezza del miracolo che rappresenta, deve dire qualcosa che
va oltre, qualcosa che l'uomo da solo non può scoprire
se non quando è molto avanti nel sentiero dell'iniziazione".
* * *
Da quello che è già stato riassunto
precedentemente sappiamo che per definizione stessa l'Assoluto è il
Tutto: Il Cosmo è
sua emanazione tutto quanto esiste in questo Cosmo è sempre
esistito e sempre esisterà, poiché Dio è Immutabile e nulla può
crescere o diminuire nell'Assoluto. Il mutare, il divenire sono
illusori.
Nelle comunicazioni avvenute dopo la stesura dei libri "Incontri" e
"Colloqui" i nostri Maestri hanno cominciato ad intrattenerci sempre
di più sul concetto della Divinità, sulla natura di Dio-Assoluto, su
come si può conciliare il "divenire"
del relativo con l'"essere" dell'Assoluto, facendoci capire che
per scoprire la vera natura di ciò che non fa parte della realtà
della quale siamo a conoscenza, dobbiamo liberarci di
tutte quelle sovrastrutture create per spiegare un mondo
sconosciuto con la sola metrica di quello che ci è consueto.
Riportiamo integralmente le parole del Maestro Kempis, in una
comunicazione di molti e molti anni fa e che Egli ci rivolse proprio
per introdurci nell'argomento centrale di queste ultime Verità.
"L'illusione del movimento in una proiezione cinematografica è
data dal susseguirsi dei fotogrammi e dalla persistenza delle
immagini sulla retina dell'occhio;questo vi insegna la vostra
scienza. In realtà la visione di un film è un lavoro mentale perché
è un fenomeno che avviene nel veicolo mentale
dell'individuo.
Se qualcuno vi dicesse che tutto quanto quello
che voi vedete è simile all'illusione di cui ora parlavo, sono
sicuro che voi prendereste quel qualcuno per pazzo. Pure
considerate: in possesso di una visione relativa, chiusi in una forma
densa, voi potreste essere oggetto di
una illusione simile a quella di cui vi parlavo. In realtà
esiste solo l'Eterno Presente e l'Infinita Presenza. Nel
piano fisico voi avete cognizione dello spazio perché, chiusi in
una forma, per raggiungerne un'altra, una delle due
deve spostarsi entro l'agente che lo separa. Nell'astrale è il
desiderio o la volontà che possono rendervi presenti laddove desiderate e
dove volete. Nel mentale è il pensiero che vi dà l'immediata
sensazione di un reale contatto fra voi e
l'oggetto del vostro pensiero. Nello spirituale, al di fuori di
ogni limitazione, si ha coscienza dell'Eterno Presente e dell'Infinita
Presenza di ogni cosa. Un oceano si può considerare un insieme di
gocce; pure ciascuna goccia esiste solo
nell'attimo in cui viene prelevata dalla massa dell'oceano e
solo allora si può dire che ne sia vicina o lontana. Allo stesso
modo se voi risalite alla radice dello essere vostro comprendete
di essere uno nel Tutto e che lo spazio è del piano relativo,
poiché solo li si ha l'illusione che esso esista. Come il
movimento è una successione di punti, il tempo ne è una di attimi, in
ciascuno dei quali vi è una particolare disposizione degli oggetti
dell'Universo. La vostra mente, passando da un attimo
all'altro, secondo una successione convenzionale, con il ricordo
crea l'illusione del movimento, del cambiamento, del tempo."
Dopo aver suscitato il nostro interesse all'argomento presentato
con queste parole, i nostri Maestri ci hanno condotto a
scoprire la necessità che ci fosse illustrata quella
Realtà che rappresenta il corollario di tutto l'insegnamento.
Accettando il concetto che in astratto il Cosmo, considerato al
di fuori dell'osservazione che ne fa l'individuo, è immobile,
possiamo veramente paragonarlo ad una bobina cinematografica, in
cui ogni attimo di questo Cosmo rappresenta un
fotogramma del film. Ogni istante ha una sua architettura ed è
costruito in modo diverso dall'istante antecedente:
l'evoluzione della materia e della vita macrocosmica risulta
dall'osservazione, fatta anche a posteriori, delle mutazioni che vi
sono fra istante precedente ed istante successivo. Il Cosmo,
sia esso fisico, astrale, mentale è tutto esistente in queste
situazioni cosmiche che i nostri Maestri hanno paragonate a
fotogrammi. Il fotogramma è l'unità elementare delle
situazioni cosmiche, così come l'unità elementare del piano
fisico è l'unità elementare della materia fisica. . Come l'unità
elementare compone, attraverso a varie aggregazioni, le forme,
ecco che le unità elementari delle situazioni
(i fotogrammi) compongono la vita dell'individuo.
Le materie di ciascun piano sono rappresentate secondo un ciclo vitale che deriva dal modulo fondamentale secondo
il
quale il Cosmo è ideato.
Unitamente a queste serie di fotogrammi che rappresentano il
ciclo cosmico della materia, della vita macrocosmica,
vi è un’altra infinità di fotogrammi che rappresentano la
nascita, l'evolvere, il trasformarsi degli individui. La vita
macrocosmica si compenetra e compenetra la vita microcosmica:
il "dossier" Cosmo è costituito da tutte queste cartelle
riguardanti la vita macrocosmica e la vita microcosmica.
Emanazione e riassorbimento di un Cosmo esistono, ma non sono
eventi oggettivi, sono illusori. Il mondo fisico che cade
sotto i nostri occhi e che appare come un perenne "divenire" è in
realtà un eterno "essere" Le leggi che la scienza umana
scopre sono in effetti l'aspetto illusorio e mutevole di altre
leggi immutabili che costituiscono il fondamento del Cosmo.
Il mondo che l'uomo percepisce è un caleidoscopio di forme in
perenne apparente mutazione che in realtà non mutano
affatto, poiché ciascuna mutazione esiste nell'eternità. Il
trascorrere illusorio, nasce dalla visione limitata di un mondo
limitato. Il viaggio nello spazio e nel tempo si compie solo
attraverso allo spostarsi della consapevolezza individuale.
Quando l'individuo è a livello di esistenza delle vite inferiori
(minerale, vegetale, animale) è stato definito "centro
di sensibilità e di espressione" perché non ha consapevolezza di sè:
invece quando l'individuo è a livello di vita umana viene
definito "centro di coscienza e di espressione", perché egli
allora ha consapevolezza di essere. Con la parola individuo
intendiamo riferirci alla forma di vita che il centro di sentire
anima in ogni incarnazione: la parola "individualità" si
riferisce invece all'insieme di tutte le personalità di cui si
ammanta ogni Scintilla Divina (o virtuale frazionamento
dell'Assoluto) per percorrere il cammino nel tempo o nello
spazio.
Sappiamo che la costituzione del microcosmo è analoga alla
costituzione del macrocosmo: infatti anche il corpo fisico
dell'individuo è rappresentato in tante situazioni eternamente
immutabili, si scompone in un numero incontabile di fotogrammi. In
ogni fotogramma vi è raffigurato un corpo fisico un tantino diverso
da quello che si trova nel fotogramma
precedente e nel fotogramma seguente. E noi, che con la nostra
consapevolezza, da un fotogramma passiamo all'altro, che
viviamo questi fotogrammi, abbiamo la sensazione che si tratti di
un reale corpo fisico, uno ed uno solo, sempre lo stesso,
che nasce cresce invecchia muore. Così è del corpo astrale che
sappiamo essere il veicolo che rivela all'individuo la vita
emotiva, le sensazioni Allo stesso modo possiamo dire del
corpo mentale, poiché scorrendo i fotogrammi del piano
mentale si rivelano all' uomo le idee, i pensieri. Ad ogni
fotogramma del piano fisico corrispondono i fotogrammi dei piani
sopra citati.
L'unità, il centro in cui si riassume tutta la vita
dell'individuo è la coscienza individuale, il veicolo akasico, che
non è più costituito da fotogrammi, ma da una teoria di gradi di
"sentire", di sentimento, posti l'uno accanto all'altro secondo
una successione da più semplice a più complesso, nella quale teoria
ciascuno di questi "sentire" è percepito
singolarmente.
La coscienza è una cosa diversa dalla consapevolezza: la
coscienza corrisponde all'evoluzione raggiunta proprio attraverso a
quei corpi fisici, astrali e mentali che sono i veicoli, i mezzi
atti a tradurre in atto i sentire individuali che,
nell' Assoluto, esistono in potenza da sempre e per sempre.
Fino ad ora siamo stati nella posizione di chi, alle spalle di
uno scrittore, segua la composizione di un libro leggendo, parola
dopo parola, quello che lo scrittore scrive: cioè seguiamo lo
svolgersi della storia del piano fisico, della
piccolissima sezione del piano fisico su cui si accentra la nostra
attenzione e sappiamo che è trascorsa una certa storia, senza sapere
quale altra storia dovrà svolgersi.
Ora paragoniamo il Cosmo ad un libro di proporzioni immense in
cui è contenuta tutta la storia del Cosmo stesso e di tutti
gli individui in esso esistenti. La successione secondo la
quale ciascuno percepisce la propria esistenza non discende
da una priorità derivante dal tempo astronomico, ma dalla
gradualità del "sentire" che ciascuno rappresenta, di quel
sentire di cui sappiamo è costituita la coscienza e che inizia
da un grado di sentire minimo che potremo chiamare "sentire
A" e che termina con un massimo sentire che chiameremo "z".
Nel Cosmo le parti eguali vibrano all'unisono, perciò saranno
prima percepiti tutti i sentire A di ciascun individuo (inizio
della evoluzione) poi il sentire B, poi C, fino a completare le
gamme dei sentire individuali. Il libro è lì, esistente da sempre
e gli individui cominciano a leggere la propria storia tutti
simultaneamente, indipendentemente dal numero della pagina in
cui il personaggio fa il suo esordio nella storia generale, ossia
in qualunque tempo o spazio la storia sia narrata, in
qualunque tempo e spazio sia raffigurato il corpo fisico a cui è
legata la parte più vera di loro stessi, che non deve essere
identificata con il corpo fisico.
Se sostituiamo l'immagine del libro con l'immagine delle
situazioni cosmiche tutte esistenti senza un movimento autonomo,
vediamo che le varie epoche non sono che spazi cosmici, tutte
esistenti al di fuori del tempo. Il tempo nasce
dall'esaminare un fotogramma dopo l'altro seguendo una
determinata direzione che è la stessa che crea l'ordine del tempo:
da una forma di vita meno organizzata ad una più organizzata.
La vita dell'individuo è una vita interiore, soggettiva: ciascun
individuo ha il suo tempo ed il suo spazio, pur non avendo una
visione indipendente ed onirica del Cosmo. Questa visione si
fonda su una base comune, che pur originando
sensazioni soggettive è percepita in modo analogo da più
osservatori; il piano fisico, ad esempio, è l'elemento
comune a tutti fotogrammi del Cosmo fisico e questo comune
denominatore dà il senso di un universo astronomico che
esista oggettivamente.
Ciò che la scienza vede della vita cosmica, dell'universo che sta a
lui d'attorno, è la proiezione di ciò che sta realmente alla
base dell'esistenza cosmica: ma la legge vera non è già quella
che l'osservatore nota in questo succedersi di istanti, ma
quella immobile, immutabile di ogni istante preso a se e per sè.
Ora, in questa immagine di un Cosmo tutto esistente in una serie
innumerevole di situazioni cosmiche, come si può inserire il libero
arbitrio, sia pure relativo, degli individui? Gli individui
sono già tutti creati e sono legati da sempre a quelle che saranno le
loro forme di vita: ma dire che tutto esiste già, non significa dire
che l'uomo non ha scelta. Tutto esiste
già in funzione ed in virtù delle scelte degli individui:
noi che scegliamo non seguiamo un disegno di Dio, ma il disegno di
Dio è quello che è in base a quelle che saranno le nostre
scelte, poiché nella mente dell'onniscienza non esistono i
limiti del tempo Tutto è stato fatto secondo un disegno che
lascia all'uomo una certa libertà: se si vuole avere un'idea
chiara di quale libertà di arbitrio possono usufruire le
creature, si deve paragonare la entità che organizza la forma più
semplice di vita (cristallo) ed una equazione di primo grado, in
cui una sola è la soluzione; le entità superiori a questa ad
equazioni di grado superiore al primo, fino a giungere a
Dio-Assoluto, paragonato ad una equazione di grado infinito in
cui infinite sono le soluzioni. La libertà è
rappresentata dalle soluzioni disponibili.
Per dire che l'uomo ha una certa libertà, il Tutto deve esistere
nella misura di questa libertà: per dire che un individuo ha la
possibilità di fare una scelta, deve esistere nel Cosmo una
azione e le sue varianti. Ovverosia offrire questa possibilità di
scelta, anche se è già conosciuta la scelta che egli farà. Questa
libertà si concretizza, secondo l'esempio della bobina
cinematografica, con tanti spezzoni (varianti) di film quante
sono le effettive possibilità di scelta dell'uomo.
Tutti gli spezzoni confluiscono nuovamente nella pellicola che
ritorna ad essere una dove, per karma, l'individuo non ha
possibilità di scelta. Se pensiamo che il libero arbitrio
è condizionato dal la evoluzione dell'individuo, cioè dal suo
"grado di sentire", dai limiti che i suoi veicoli
inferiori gli impongono, (corpo fisico, astrale, mentale)
dall'ambiente in cui
nasce, dal tipo di educazione e di cultura che ha potuto
acquisire e dai suoi legami
karmici, ci rendiamo conto che la sua libertà di scelta è alquanto
limitata. Pure l'arbitrio relativo esiste, perché la coscienza
nasce nella libertà e le varianti
rappresentano la misura di queste libertà.
Sia le situazioni che l'individuo vive, sceglie, sia quelle a cui
l'individuo non si lega, esistono nella stessa identica maniera:se si
potessero vedere dal di fuori, non sapremmo dire quale variante ha
vissuto lo individuo poiché il suo corpo fisico
è rappresentato sia in una serie che nell'altra: solo
l'individuo che ha operato la scelta conosce intimamente quali sono
state
le serie di fotogrammi a cui ha legato la propria consapevolezza
e da cui ha tratto le esperienze che lo porteranno
comunque alla stessa meta, con maggiore o minore dolore, in più
o meno tempo. Tempo che riguarda esclusivamente la
sua vita, poiché in una variante che riguarda due individui,
per l'uno può realizzarsi una situazione e per l'altro la sua
variante.
Infatti nessuno può in qualche modo ingerirsi nella vita degli
altri se ciò non è previsto dall'ordine generale degli eventi, a
pareggi di dare ed avere Karmici. La storia del Cosmo non muta in
dipendenza delle scelte del singolo: le varianti esistono
proprio perché la storia generale non sia in dipendenza alle
scelte singole, ma sia solo in funzione di esse.
Per l'individuo vivere significa "sentire", significa legarsi con
la propria consapevolezza alle situazioni in cui è rappresentata la
sua storia. Tutti i "sentire" compresi nella lunga esistenza di
un individuo che contiene "sentire semplici" e "sentire
complessi" vibrano all'unisono con i "sentire" di analoga natura,
appartengono essi ad individui ubicati nel passato o nel
futuro astronomico.
Così possiamo comprendere che gli individui che noi vediamo nei
nostri fotogrammi, se non hanno il nostro identico grado di
sentire, non percepiscono contemporaneamente a noi quel dato
fotogramma: anche se noi li vediamo vivere, parlare muoversi, essi
prendono vita in virtù della legge stessa che compone i fotogrammi:
è l'immedesimarsi della consapevolezza, del nostro "sentire", che ha
dato movimento e concretezza a quel fotogramma che, nella sua
esistenza
oggettiva, è privo di concretezza e movimento e che acquista
tempo, spazio e concretezza tutte le volte che le forme di
vita in esso rappresentate "sentono", percepiscono quella
situazione cosmica.
Questa affermazione inizialmente ci porta a delle considerazioni
che ci lasciano assai perplessi: le vite inferiori
che rispecchiano un sentire più semplice di quelli relativi alle vite
umane, sono dunque già trascorse rispetto alle nostre, come le
vite dei santi, di cui abbiamo udito parlare e che fanno parte
del tempo passato, rispecchiando dei "sentire" più complessi
in relazione al nostro "sentire" di questo momento, non sono
state da essi ancora percepite, "sentite". Questo però ha un
valore relativo perché il "sentire" che noi in questo momento
percepiamo è si la realizzazione nell'eternità di un frammento di
coscienza, ma in effetti tutti i frammenti esistenti, semplici o
complessi che siano, esistono da sempre e per sempre in
una comunione inseparabile. Sono queste unità di sentire, per
la loro natura chiuse dal senso di provenire da una
situazione precedente e di sfociare in una situazione
seguente, che creano un errata percezione: questa è la vera
frantumazione dell'Uno nei Molti, l'illusorio frazionamento
dell'Assoluto.
Possiamo così arrivare ad intuire che a percepire tutti questi
"sentire" sia un unico "sentire" e che nessuna differenza ci sia
in realtà fra noi e voi, io e te, perché ogni cosa è Lui. E' Lui
che esiste allo stato di "sentire" non solo limitato e chiuso in
"sentire individuali", ma anche nell'illimitato "sentire
Assoluto".
Questa Verità che intravediamo ci fa sentire quali veramente
siamo: parte integrante di un Tutto, differenziati gli uni dagli
altri da un velo illusorio, percepenti ciascuno una porzione di
tempo e di spazio come canali di un unica percezione.
I nostri Maestri si rendono conto che le Verità di cui ci hanno
parlato possono sbalordire, sembrare pazzesche, assurde, ma
qualunque possa essere il nostro giudizio resta il fatto che sono
enunciazioni aderenti il più possibile alla realtà di
ciò che E'. Nessuna tesi religiosa, nessuna ipotesi filosofica o
scientifica possono conciliare il continuo "divenire" del
mondo nel quale viviamo con il concetto di Dio Tutto - Uno -
Assoluto -
Eterno- Infinito- Immutabile. Ogni congettura
che l'uomo può avanzare circa la Realtà sarà sempre in antitesi
con essa se egli riterrà reale solo ciò che appare.
Comprendendo che "evolvere" non significa "divenire", ma il
manifestarsi in fasi successive di differenti
"sentire" corrispondenti a tanti stati di essere, vediamo che le Verità
che ci sono state rivelate possono conciliare il relativo
con l'Assoluto, possono veramente rappresentare la "sintesi" - fra
"divenire" ed "essere", poiché la Realtà non è "una" che diviene, ma
"una costituita da "molte che sono".
L. C.
RIASSUNTO DEI PIU' IMPORTANTI CONCETTI ESPOSTI DAI MAESTRI NELL’ANNO 1973 - 1974
Lezione del 22.11.73 - Dali
Per farci intendere meglio la verità delle varianti in questa
lezione Dali parla di una realtà fisica generale e delle varianti come
se fossero eventi sognati solo da chi si immedesima nella variante
alla storia generale. Supponiamo cioè che in questa serata uno di
noi avesse avuto la libertà di venire qui o di andare al cinema: nei
fotogrammi della serata il corpo fisico di colui che ha questa libertà
è rappresentato sia in una serie che nell'altra: ammettiamo che la
storia generale sia quella che lo vede rappresentato partecipante a
questa riunione: quando la sua consapevolezza si unirà ai fotogrammi
di questa serata, se egli sceglierà di andare al cinema, quella
variante possiamo paragonarla ad un suo sogno, ad una sua
realtà onirica, vissuta e sentita solo da lui.
Forse così enunciata la verità delle varianti è più
comprensibile, ma importante è capire che non esiste una realtà fisica
e una realtà onirica: le molteplici storie sono vere e reali tutte
nello stesso modo. Ai fini della realtà sia fisica, sia assoluta, sia
relativa, i vari rami sono di un identica realtà, hanno una
identica validità: è solo per il "sentire" dei veicoli inferiori
dell'individuo che si lega con la sua consapevolezza all'una o
all'altra serie, che esiste una differenza.
E' importante comprendere queste verità, poiché i nostri Maestri
desiderano portarci avanti, desiderano parlarci di cose nuove e noi
dobbiamo fare lo sforzo di capire quello che è stato detto fino ad
ora, per non trovarci in difficoltà di fronte alle verità successive.
Dobbiamo comprendere che il piano fisico a cui diamo tanta
importanza, non è una realtà fisica come fino ad oggi abbiamo inteso.
(Kempis)
Lo stesso nostro corpo fisico che noi vediamo e percepiamo come
una entità materiale, se meditiamo sulla verità dei fotogrammi,
giungiamo a capire che non esiste come un ente a sé che nasce,
cresce, vive, evolve e muore, ma è frazionato in una miriade di
fotografie, di situazioni, che lo contemplano dalla nascita alla morte.
Cioè il nostro corpo fisico è un veicolo che ci fa percepire
delle sensazioni, che ci pone in contatto con il piano fisico, ma che
non è identificabile con noi stessi. Rifacendoci ad una immagine cara
agli orientali, questo corpo altro non è che un vestito e se io
fuoriesco da questo corpo, le mie sensazioni cesseranno perché io
interrompo il collegamento fra il centro di sentire che io sono e
lo strumento che, con i suoi sensi, mi fa percepire le situazioni
inerenti al piano fisico.
Lezione del 6.12.1973 - Dali
Situazioni che sono rappresentate nei fotogrammi del piano
fisico, e che compongono la storia cosmica: la storia cosmica non ha
una sua unicità, in qualche modo oggettiva, anche con l'o minuscolo,
secondo come noi siamo abituati a considerarla con i nostri sensi
fisici, ma esistono tante realtà tanti mondi individuali quanti
sono gli individui: il mondo quale l'individuo lo percepisce, esiste in
quel modo solo per lui (Kempis 7.3.74). Questi mondi individuali
si intersecano e nei punti d'intersecazione vi sono gli elementi
comuni, quegli elementi che danno l'illusione che esista un mondo
fisico con una sua concretezza. Concretezza che in realtà - anche
realtà con la erre maiuscola - non esiste per niente.
Lezione del 20.12.1973 - Dali
Noi siamo ancora attaccati alla convinzione che questa realtà
fisica sia qualcosa di esistente oggettivamente
che oggettivamente esista il tempo e lo spazio, che ciò che è comune
nell'osservazione a più persone, sia oggettivo e che la
soggettività nel piano fisico sia confinata solo in quelle
piccole diversità che possono dipendere dai diversi punti di vista,
ma che in sostanza la realtà fisica sia qualcosa di ben definito, di
oggettivamente esistente.
Ma i nostri maestri vogliono condurci a vedere la realtà come
qualcosa di diverso da quello che fino ad ora abbiamo supposto: a vedere
la realtà da un diverso punto di vista. La comunicazione fra il
mondo degli incarnati e il mondo dei disincarnati, per essere
all'altezza del miracolo che rappresenta, deve dare qualcosa al
mondo degli uomini, qualcosa che superi ogni insegnamento umano,
che vada al di là di ciò che i buoni predicatori delle Chiese
possono
dire, di ciò che gli ottimi filosofi del passato o del presente
possono enunciare, di ciò che la scienza ha scoperto fin qui, anche se
la realtà è una meta che ciascuno raggiunge da solo, individualmente.
(Kempis)
Dopo averci fatto riflettere sul fatto che non dobbiamo
identificarsi con il nostro corpo fisico, il Maestro Kempis
richiama la nostra attenzione sul corpo astrale, sul veicolo
più sottile che ci comunica le emozioni, le sensazioni di paura, di
sofferenza, di ansia, di calma, di piacere: anche il
corpo astrale, come il piano astrale, è scomposto in fotogrammi, non
esiste come un ente a sè e le emozioni o sensazioni sono
avvertite dall'individuo quando si trova in quella situazione
contingente per cui il veicolo detto corpo astrale, gliele rivela.
Se noi riuscissimo a fare le meditazioni che i nostri Maestri ci
suggeriscono, cioè "io non sono il mio corpo fisico, tanto che io potrei
uscirne e rimanere sempre io; io non sono il mio corpo astrale,
poiché io potrei esistere anche al di là delle sensazioni ci
accorgeremmo che piano piano questo "io" si ritrae e diventa sempre
meno importante. Senza le sensazioni e le emozioni che cosa rimane
dell'individuo? Rimane ciò che lo pone al di sopra di tutto il creato,
che lo nobilita, che lo fa uomo:rimane il "pensiero".
L'individuo è dunque identificabile con il pensiero?
Lezione del 10.1.1974 - Kempis
Secondo la verità dei fotogrammi, anche il piano mentale, dove ha
sede il pensiero, ed il corpo mentale, che fa percepire le
situazioni inerenti al piano mentale, sono costituiti da
fotogrammi e l'individuo non è il pensiero, ma il "pensatore".
Allora, se togliamo il corpo fisico con le sue sensazioni, il
corpo astrale con le sue emozioni, il corpo mentale con i
suoi pensieri, che cosa rimane dell'individuo? Rimane il "sentire
della sua coscienza" il sentire che fa parte della radice
più profonda dell'individuo, il sentire che rimane anche
nell'alternarsi dei cicli delle vite e delle morti: un "sentire" che
non fa parte dei piani più grossolani di esistenza.
Ricordando la filosofia Yoga, Kempis ci fa notare il sistema
dello Hata-Yoga che sposta la concezione dell'io ad un "io
superiore". Dicendo "io non sono la bassezza del mio corpo
fisico, nè l'infimo grado dei miei desideri, nè la miscela dei miei
pensieri, ma il mio "io" risiede in piani ben più alti" noi non
facciamo altro che sublimare il nostro "io", facciamo una meditazione
auto-suggestione.
Tenendo invece presente che i nostri corpi (fisico, astrale e
mentale), non esistono in realtà, ma che sono un insieme
di fotogrammi del piano fisico astrale e mentale, possiamo capire
meglio che l'io non è altro che una percezione illusoria.
Lezione del 24.1.1974 - Kempis
Ecco che esaminando insieme ai nostri Maestri la costituzione dei
piani di esistenza, siamo giunti ora al piano akasico, che
sappiamo essere diversamente costituito dal piano fisico, astrale e
mentale. Infatti, mentre questi piani più densi sono composti da
fotogrammi, il piano akasico è costituito da un insieme di teorie di
sentire individuali che vanno da un "sentire" detto in
"potenza" sino ad un "sentire" definito in "atto"
Così il veicolo akasico di ogni individuo è composto proprio da
queste gamme di "sentire" che le nostre Guide hanno paragonato ad una
collana di perle, in cui ogni perla è un "sentire" sempre più complesso
che si rivela man mano che l'individuo procede nella sua evoluzione.
Ognuno di noi ha la sua collana di "sentire individuale", collana
che fuoriesce da una sola incarnazione, che dura tutta
l'esistenza dell'individualità, per poi trasformarsi in "sentire Assoluto".
Ebbene, se tutte queste collane, per una raffigurazione mentale,
le mettiamo assieme, vediamo che sono analoghe, non solo, ma se una
unità di scorrere c'è - sia pure illusoria data la natura stessa del
sentire individuale - questa illusione si svolge simultaneamente
fra i vari "sentire": ogni unità di percezione, che viene colta una
sola volta nell'eternità senza tempo, vibra analogamente con tutti i
suoi simili.
Così il sentire individuale che corrisponde alla vita del
selvaggio, si rivelerà, esisterà, verrà in luce in
quell'attimo dell'eternità senza tempo per tutti gli
individui contemporaneamente, sia che i corpi fisici di quegli
individui con un sentire così semplice siano rappresentati nello
spazio-tempo all'inizio del Cosmo, sia verso la fine.
Poi sarà il "sentire" più intenso successivo a quella fase di
esistenza, per ognuno via via più complesso, più raffinato.
Dunque nemmeno nel piano akasico troviamo l'"io", ma troviamo
unicamente dei "sentire" percepiti uno alla volta si da dare
l'illusione di uno scorrere, di un prima e di un dopo, ma che in
effetti sono li da sempre e per sempre.
Non esiste un ente percepente nel piano akasico, ma la natura
limitata, chiusa di ogni "sentire" che si rivela fase per fase, crea
questa successione che non ha durata di tempo.
Lezione del 7.2.1974 - Kempis
Con la spiegazione dei fotogrammi noi abbiamo compreso che il
corpo fisico non esiste come noi lo vediamo e percepiamo, ma è
raffigurato in una infinità di situazioni, di mutazioni, di
rappresentazioni: questo insieme diventa "uno" per virtù del corpo
mentale dell'individuo, il quale a sua volta non è una unità, ma è un
insieme di fotogrammi. Il corpo mentale è ciò che crea l'illusione
dell'io, ma questo insieme di fotogrammi fisici, astrali e mentali
non potrebbero dare l'illusione di unità se non ci fosse un "centro di
sensibilità, un centro di sentire".
Il "centro di sentire" è l'individuo nel suo insieme ed è così
suddiviso: da una parte i corpi fisico, astrale e
mentale:dall'altra il corpo akasico e gli altri veicoli spirituali.
Nella parte che si affaccia sui fotogrammi del piano mentale, astrale
e fisico esiste questo ente percepente che, immergendosi nelle
situazioni rappresentate nei fotogrammi stessi, dà una forma di
sentire all'individuo.
Ma se andiamo oltre questi piani più densi di esistenza troviamo
il veicolo akasico che non è più un ente percepente, ma è un
"sentire" in sè che partecipa della natura dell'Assoluto, che non ha
bisogno di una situazione da percepire per rivelarsi. E' un aspetto,
sia pure ancora umanizzato, dell'Assoluto nell'uomo: al di sopra
aspetti sempre più raffinati e più aderenti alla reale natura
dell'Assoluto: "la Scintilla Divina".
Ecco così ancora una volta sottolineato il fatto che
nell'individuo esistono due tipi di "sentire"; il "sentire
di sensazione" che è trasmesso al centro di sensibilità dai corpi
fisici, astrali e mentali, ed il "sentire" della coscienza o del corpo
akasico che è composto da tutta una gamma di "sentire" più intimi,
più profondi, dal più semplice al più complesso. (Naturalmente la
fase del "sentire" più complesso comprende in sé la fase del più
semplice).
Le esperienze di vita vissuta con sensazioni e pensieri nei piani
fisico, astrale e mentale conducono l'individuo
alla manifestazione di un "sentire di coscienza" sempre più complesso:
l'evoluzione della coscienza individuale è eguale per tutti gli
individui, lo svolgimento delle collane del "sentire"
di coscienza è uguale per tutti, non ha tempo di durata e non è
paragonabile all'illusione del tempo, non ha varianti.
Ma se scendiamo alla percezione dei fotogrammi più densi delle
nostre vite di uomini, l'evoluzione non è eguale per tutti e le
varianti esistono: la metà può essere raggiunta o seguendo la vita
naturale delle molteplici esperienze dirette, o seguendo le altre vie
che vedono l'individuo impegnato con tutti i suoi veicoli inferiori a
raggiungere la consapevolezza di se stesso.
Lezione 7.3.1974 - Kempìs
Anche se le perle dei "sentire individuali" esistono da sempre e
per sempre nell'individuo, esse si rivelano, vibrano,
si manifestano in quell'attimo in cui la percezione individuale del
mondo dei fotogrammi si ripercuote tanto profondamente e
sentitamente da costituire una esperienza e da raggiungere la
coscienza. Sappiamo dalle lezioni degli anni precedenti che quando
l'individuo ha interamente costituita la sua coscienza individuale,
egli abbandona la ruota delle nascite e delle morti e la sua
evoluzione si svolge ora nel piano akasico; il fluire del sentire
avviene spontaneamente, senza necessità di percezioni nei piani più
densi del Cosmo.
Tutte le perle del sentire individuali vibrano ora all'unisono
(non solo simultaneamente, ma in comunione) raggiungendo prima un
"sentire universale" e quindi "cosmico". In questa comunione si
trovano non solo tutte le percezioni degli individui che fummo nelle
varie incarnazioni; ma di tutti gli individui esistenti nel Cosmo.
Significa vivere la totalità delle esperienze individuali ad un dato
livello di sentire, poi a quello successivo ancora, non più attraverso
alla percezione individuale, ma attraverso al sentire totale degli
individui.
Questo è il "sentire" del piano akasico dove esiste ancora una
successione, oltre è il "sentire" dell'individualità, cioè
il percepire tutti insieme questi sentire individuali, senza
successione.
Le "individualità" hanno un terminale oltre il Cosmo, cioè nella
Scintilla Divina, che i nostri Maestri hanno definito
"virtuale frazionamento dell'Assoluto". Virtuale, non reale, poiché
non è concepibile che l'insieme dell'individualità, queste collane
di "sentire individuali" percepiti tutti simultaneamente abbiano
ciascuno un frammento di divinità. E' un
frazionamento dell'Assoluto che non può essere che illusorio.
Visualizzando l'insieme delle individualità, possiamo dire che la
Scintilla Divina è un sole i cui raggi sono appunto
le individualità: così troviamo un punto di confluenza di tutti gli
esseri esistenti in un Cosmo, un punto di esistenza che è
il virtuale frazionamento dell'Assoluto, che è quindi l'Assoluto.
Proprio come l'immagine delle anime gruppo: tanti corpi che fanno capo
ad un individuo; tante collane di "sentire" che si imperniano
tutte su di un punto unico; il virtuale
frazionamento dell'Assoluto.
Con quale coraggio possiamo allora guardarci senza comprensione
l’un l’altro, come sentirci estranei quando ciascuno di noi non fa che
rappresentare un'esperienza, una variante di quella infinita
esistenza che si chiama l'Assoluto?
RIASSUNTO DEI PIU' IMPORTANTI CONCETTI ESPOSTI NELL'ANNO 1974-75
Lezione del 19 dicembre 1974 - Kempis
Quando cerchiamo di comprendere come sia la vita sul piano di
esistenza che i nostri Maestri hanno chiamato piano akasico, Kempis
ci suggerisce di adoprare uno strumento che ognuno di noi ha a sua
disposizione: l’immaginazione.
L'immaginazione è una facoltà superiore della mente che ci aiuta
ad ipotizzare una realtà nella quale i fatti che accadono nel mondo
che ci circonda trovano una logica collocazione, ma soprattutto
una convincente spiegazione. Una siffatta realtà è sempre stata
ipotizzata, ma nessuno ha mai saputo vederla nella sua interezza,
perché nessuno ha mai saputo immaginare nella misura necessaria.
Quando le nostre Guide Spirituali ci parlano di queste Verità da
essi conosciute per esperienza diretta, essi contano proprio sulla
nostra immaginazione: essa sola può essere mediatrice di un colloquio
fra loro e noi per la comprensione del mondo nel quale viviamo, mondo in
cui nulla è veramente come appare.
Stimolare l'immaginazione non significa però fantasticare! Fantasticare è cavalcare
l'ippogrifo dei poeti senza tener conto dell'orientamento: immaginare è congetturare, ideare partendo da dati concreti.
Il nostro mondo non è che immaginazione della realtà che ci
circonda, perfino la visione ottica è immaginazione. Le immagini, dal
cervello fisico passano al corpo astrale, da qui nella mente in cui
sono ricostruite con l'immaginazione: così la comunicazione dal
grosso al sottile Mentre con l'intuizione la via è opposta:
nell'intuizione è la comunione della parte più sottile del nostro
essere con la realtà, che ci dà la consapevolezza di essa.
Per comprendere come si svolga l'esistenza successiva a quella
attuale, dobbiamo parlare di intuizione: ma solo un uso
controllato e ragionevole dell'immaginazione può aprirci a questa
esistenza successiva.
Lezione del 16 gennaio 1975 - Kempis
All'inizio di questa lezione il Maestro Kempis commenta
abbastanza favorevolmente lo sforzo immaginativo che abbiamo
compiuto tutti insieme per comprendere come possa svolgersi
l'esistenza del piano akasico, cioè sul piano della coscienza. Per
parlare di questo piano di esistenza occorre cambiare del tutto la
prospettiva, occorre entrare in un nuovo ordine di idee.
Sappiamo che lasciato il piano mentale, che fa ancora parte
insieme all'astrale e al fisico dei piani grossolani
di esistenza, l'uomo rimane con il solo veicolo della coscienza,
cioè con il "sentire", chi ha raggiunto questo "sentire" lascia
la terra, lascia la ragione dei fotogrammi, la ruota delle nascite e
delle morti, perché esperimenta un nuovo stato di esistere in cui si
può sentire senza necessità di stimoli esterni.
Chi giudica l'evoluzione spirituale osservando gli uomini sulla
terra è simile in - questo giudizio - a chi ad esempio osservando una
scuola e vedendola sempre frequentata dica: "ma gli uomini non
imparano mai, sono sempre a scuola! E soprattutto non crescono
mai!" La terra è per chi non ha ancora costituito la
propria coscienza individuale, per chi può percepire unicamente
attraverso alle fantasmagoriche immagini dei mondi
grossolani.
Lo stato di essenza, beatitudine, esistenza del quale parlano più
volentieri gli orientali che gli occidentali, si raggiunge
nel silenzio interiore, quando si domano gli stimoli fisici, i
desideri, nella quiete del pensiero: cioè nel distacco dal mondo
dei fotogrammi. Ma questo distacco deve avvenire spontaneamente, quando
il mondo dei fotogrammi ha insegnato all'uomo tutto quello che doveva
insegnare. Errato sarebbe fuggire il mondo prima che questo avesse
forgiato l'individuo, credendo di trovare nell'isolamento il puro
sentire.
L'esistenza futura nostra è un'esistenza lontana da quel mondo
nel quale, anche se illusoria, esiste l'idea delle vicinanze con altre
creature, ma non è un'esistenza di isolamento. Quando
sperimentiamo l'esistenza di "puro sentire" in cui ogni "sentire"
succede all'altro spontaneamente, a poco a poco entriamo in
comunione con tutti gli esseri esistenti divenendo partecipi del loro
"sentire", raggiungendo la certezza di essere "uno" con loro, di
essere in sintonia con tutto l'emanato.
E questo è più dì una sensazione di vicinanza che il mondo dei
fotogrammi può darci! Quel mondo che fa parte di quella porzione
dell'esistenza che Dio ci ha dato da sperimentare e che, al di
là dell'illusorio scorrere, della separatività dell'io e non-io,
è identificabile con noi stessi.
Lezione del 13 febbraio 1975 - Kempis.
Uno dei mezzi della nostra evoluzione che ci conduce alla fase
successiva della nostra esistenza, quella
di coscienza-sentimento, è la mente. Ma dobbiamo imparare bene questo
mezzo, da non essere sua preda: dobbiamo dissolvere l'errata immagine
della separatività che la mente crea in noi, dobbiamo riuscire a
percepire al di là del dualismo io-non io di cui ci fa schiavi!
Incomprensioni, sospetti, gelosie, brame di possesso, onore
offeso e vendicato, farse e tragedie si sono fondate e si fondano sui
miraggi creati dalla mente che l'uomo non ha imparato a far funzionare
correttamente, credendo diviso ciò che non lo è.
L'uomo, che a differenza di altri esseri del Creato possiede
l'intelletto, paga cara questa sua ricchezza: il
prezzo dell'intelletto è il dolore. Infatti si può dire che il novanta
per cento delle sofferenze che patisce l'uomo scaturisce dalla
sua mente, creatrice dell'io e dei suoi inestinguibili conflitti.
Ma non dobbiamo credere che l'uso non corretto della mente da
parte dell'uomo sia un errore del piano divino, anzi ne fa parte. I
miraggi della mente sono mezzi adatti all'immaturità dell'uomo,
attraverso ai quali progredisce. Le situazioni nelle quali l'uomo è
posto in forza della sua mente, per quanto irreali possono essere,
costituiscono l'humus in cui affondano le radici della coscienza. Ma
c'è un momento dell'esistenza individuale in cui queste radici
debbono entrare in profondità, alla ricerca di nuove situazioni che
scaturiscono da un nuovo modo di vedere il mondo, una nuova visione
che
non avvenga più in funzione dell'io e del non-io, ed in cui non
vi sia spazio per i fantasmi creati dalla mente.
Ecco quello che i nostri Maestri vogliono fare per noi: aiutarci
nell'opera di rinnovamento che siamo chiamati ad intraprendere
cominciando da noi stessi: aiutarci a distruggere, superandola, la
visione del mondo in funzione della separatività ed a capire che la
legge è fatta per l'uomo e non l'uomo per la legge.
L'interesse di ciascuno è quello di capire senza soffrire, di
usare la mente senza pagarne lo scotto; e questo può avvenire solo
quando l'uomo ha imparato a tener fede ai suoi principi, a comandare a
se stesso.
Lezione del 13 marzo 1975 - Dali.
Per portarci questo aiuto i nostri Maestri possono darci solo
delle indicazioni, non hanno la pretesa di infonderci la Verità, poiché
la Verità è una conquista del singolo. Le indicazioni, per essere un
valevole intermediario fra l'uomo e la Verità, debbono maturare con i
tempi e con i popoli.
Non debbono insegnarci a cercare negli altri ciò che solo in noi
stessi possiamo trovare. Non debbono parlarci dell'aldilà senza
insegnarci a comprendere l'aldiquà: che senso può avere conoscere come
si svolge la vita su altri piani di esistenza o in altre dimensioni,
se non sappiamo vivere la nostra dimensione? Non debbono insegnarci a
voler cambiare gli altri, se prima non abbiamo cambiato noi
stessi. Non debbono insegnarci ad atteggiarsi a buoni,
mansueti, altruisti, pacifici, senza incitarci a mutare
profondamente il nostro intimo. Non debbono insegnarci un "divenire",
ma esserci di ausilio per raggiungere il nuovo "essere".
Della meravigliosa dissertazione che il Maestro Kempis ci ha
tenuto sul divenire "ed essere", pensiamo sia meglio riportare
integralmente i brani più salienti, con la sua esposizione
incisiva ed avvincente.
Kempis - (segue lezione 13 marzo 1975
"Quando parliamo della differenza che esiste fra "divenire" ed
"essere", voi non ricordate che su questo argomento ci sono state delle
scuole filosofiche meravigliose degli antichi filosofi, per esempio la
Scuola
Eleatica, Parmenide, Zenone, Melisso... i quali, un pò per
intuizione e un po' perché avevano ricevuto una traduzione orale che
veniva dall'Egitto e ancora dalla Siria, dalla Babilonia e persino
da Atlantide, avevano capito che la realtà non può identificarsi
che nell'"essere" e che il "divenire" che osserviamo nel mondo che
ci circonda, scaturisce da una falsa testimonianza dei nostri sensi.
Le critiche che si possono fare al pensiero degli antichi filosofi in
questo senso possono essere rivolte unicamente a colpire i sistemi da
loro pensati per conciliare il "divenire" con l'"essere", ma non
all'idea centrale che la realtà si debba identificare con
1'"essere”.
Il mondo che voi osservate è un mondo che sembra in continuo
divenire, ma la realtà è che voi avete una visione dinamica di un mondo
statico. Non è la pianta che cresce, che continuamente "diviene",
che non è più quello che era, ma siete voi che ne osservate in
successione le fasi di esistenza, voi che credete che le fasi già
osservate non esistono più.
Errore! Esistono nell'eternità del non tempo!
La Realtà non è una che diviene, ma una costituita da molte che
sono.L'illusione del movimento è originata dal "sentire individuale"
che si svolge in "serie di sentire", dal più semplice al
più complesso: e poiché il "sentire" più complesso comprende il più
semplice, nell'individuo inteso come momento di questa serie -cioè
in noi quali ci sentiamo - nasce l'illusione di provenire "da" e
tendere "a", cioè l'illusione dello scorrere, del venire.
E' questa illusione di provenire da un sentire precedente e
sfociare in un sentire susseguente che realizza l'unità del
Tutto unendo, come un filo, tante perle in collane, "sentire
elementari" corrispondenti a sensitività di piante e di animali,
a "sentire più complessi" corrispondenti a visioni sempre più ampie e
poi a comunioni sempre più estese, fin'oltre l'ultimo scorrere,
l'ultima separazione, l'identificazione in Dio.
L'emanato fa parte integrante di Dio, la sua esistenza fa parte
dell'esistenza di Dio! Ecco perché non può esservi un reale
"divenire" nell'emanazione.
Noi quali ci sentiamo, quali crediamo di essere, esistiamo solo
nell'illusione della separatività: in realtà esiste solo Dio, solo
Lui. Ma poiché Lui è "sentire" assoluto, che comprende e riassume in
sè ogni "sentire", ciò garantisce che la nostra esistenza non
finisce col finire dell'illusione.
Come il "sentire" del selvaggio ed il "sentire" del Santo fanno
parte di una stessa individualità, così noi quali ci sentiamo, quali
crediamo di essere, facciamo parte di una esistenza che si identifica
in Dio. Il rapporto che esiste fra noi e la nostra individualità è
lo stesso che esiste fra la nostra individualità e Lui, e come il
"sentire" dell'individualità è il "sentire" tutti i gradi del sentire
individuale al di là della successione, così il "sentire assoluto"
comprende il sentire di tutte le individualità al di là della
separazione.
Ma il vero senso di queste parole traspare se si comprende che
Lui non può esservi distinzione "io" - "non io", che in Lui non può
staccarsi o giungere o tornare qualcuno, perché Egli è in realtà
Eterno ed Indiviso Essere.
L. C.