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Saturday, October 14, 2023

LA PRESENZA A SE’ STESSI: “CARPE DIEM” - INTRODUZIONE

di Shamano Shekhinà Shekhinà

Questo fondamentale articolo dedito alla propria Consapevolezza rivolta allo spazio – tempo, tra l’altro inestinte anche per la sfera scientifica più moderna, si considera da inaugurare con una frase molto profonda e soprattutto chiarificatrice di un grandissimo uomo:

L’inizio della libertà è la realizzazione che tu non sei «colui che pensa».
Il momento in cui cominci ad osservare colui che pensa, si attiva un livello di coscienza più alto.
Incominci a renderti conto che esiste un vasto regno di una intelligenza al di là del pensiero e che il pensiero è solamente un minuscolo aspetto di quell’intelligenza.
Ti rendi anche conto che tutte le cose che hanno veramente importanza – bellezza, amore, creatività, gioia, pace interiore – nascono al di là della mente.
Incominci a risvegliarti.”

( E. Tolle )

NON SI E’ CHI SI PENSA DI ESSERE

Il momento presente (detto anche “Hic et Nunc” come riportato fedelmente dai latini) è l’unico vero e reale momento che esiste. Dunque, ORA risulta di conseguenza un eterno interminabile momento, del tutto o quasi inafferrabile, se si considera il fatto che un attimo appena prima sia di già appartenente ad un momento passato come allo stesso identico modo l’attimo subito successivo non c’è ancora: in pratica QUI SEI TU!.

In questo momento “Presente” è possibile vivere l’intera propria e vera natura per poi comprendere di conseguenza e nel tempo che tale attimo è in effetti l’unico momento esistente per essere in grado di scoprire chi si è veramente.

In questo momento di Presenza, sarà dunque fortemente possibile realizzare che non si è “colui che pensa”, dal momento che si può osservarlo. Se si può esserne il testimone, vuol dire che non si è assolutamente ciò, ed è da questo punto che può iniziare il Risveglio, grazie al fatto del comprendere che si è molto di più del proprio corpo e così anche della propria mente.

CHI SI E’ DAVVERO ALLORA

In pratica ognuno è un regista, un attore ed insieme anche ogni spettatore del proprio film, tutto contemporaneamente! Si è perciò spirito, si è coscienza, o meglio come dice lo stesso Tolle, si è l’ampio spazio in cui tutto accade.

LA PRESENZA E’ UNO STATO DI ILLUMINAZIONE

La Presenza è un vero e proprio stato il quale non può essere afferrato tramite la mente o nemmeno compreso. Lo stato di Presenza viene fuori non appena la mente è veramente tranquilla e anche l’intera attenzione è incentrata sull’Adesso, vale a dire nel “qui e ora”.

Riacquistare la consapevolezza dell’Essere e dimorare in quello stato di «realizzazione intuitiva» è l’illuminazione

L’Illuminazione è uno stato naturale nel quale la coscienza si è risvegliata dall’illusione della separazione, uno stato di connessione col vero e unico Essere dentro il quale non esiste più alcuna forma di dualità.


Monday, August 1, 2022

30 anni dopo la sentenza della Corte costituzionale, come sta la laicità in Italia?


Il 19 aprile 1989 il principio della laicità veniva definito “supremo” in una storica sentenza della Corte: oggi l’Italia può davvero considerarsi un paese laico?
L'occhio di Dio  Musei Vaticani
L'occhio di Dio - Musei Vaticani (foto: Godong/UIG via Getty Images)

Il 19 aprile 1989 sulla Gazzetta ufficiale viene pubblicata la sentenza della Corte costituzionale n.203. In Italia per la prima volta si stabilisce che **il principio di laicità è considerato “**supremo”. Può sembrare un termine roboante, ma significa una cosa ben precisa: la laicità, nel nostro paese, diventa inviolabile, al pari di altri principi come quello della dignità della persona.

Un passo importante e storico. Fino a cinque anni prima la religione cattolica era considerata religione di stato. Solo con quella sentenza nel nostro paese si parla per la prima volta di laicità nell'ordinamento ufficiale dello stato, nonostante il Risorgimento e gli ideali spesso dalle tinte anticlericali che hanno segnato la storia italiana. Inutile dire, però, che la Chiesa cattolica, soprattutto a seguito dei Patti Lateranensi firmati da Benito Mussolini nel 1929, ha sempre avuto un trattamento privilegiato.

Già, ma oggi? A distanza di trent’anni dall’introduzione della laicità nell’ordinamento costituzionale vale la pena farsi qualche domanda, in un paese in cui i politici sventolano libri sacri ai comizi e negli edifici pubblici è ancora ben saldo il crocifisso.

Cosa significa il principio di laicità

Matteo Salvini esibisce il Vangelo a un comizio a Milano il 4 marzo 2018.
Matteo Salvini esibisce il Vangelo a un comizio a Milano il 4 marzo 2018.(credits: Pier Marco Tacca/Getty Images Europe)

Partiamo intanto dal dire cosa non è laicità. Non significa per forza essere atei o agnostici. Significa però che si può anche non professare alcuna fede o religione, o anche appartenere a qualsiasi credo. In sostanza, laicità significa che l’autonomia decisionale non è vincolata da norme confessionali. Questo in ambito giuridico si traduce in uno stato separato dalle istituzioni religiose: l’autorità che governa un paese non dovrebbe quindi essere condizionata da dogmi divini.

Non è sempre così: esistono infatti gli stati confessionali. In alcune aree del mondo, soprattutto in ambito musulmano, ci si rifà direttamente a dettami religiosi per regolamentare la vita civile.

La laicità italiana è ambigua

Simboli religiosi
Simboli religiosi (credits: Matthew Fearnley - CC, Flickr.com)

 

Probabilmente la Francia è la nazione che ha fatto della laicità una vera e propria bandiera. L’Italia in tal senso è stata molto più cauta. Tuttavia ci sono dei principi costituzionali piuttosto chiari. “Si possono riassumere in tre punti cardine”, spiega a Wired Marilisa D’Amico, professore di diritto costituzionale all’università di Milano. “Innanzitutto è chiara la separazione tra ordine religioso e temporale. Vige il principio che tutte le religioni sono uguali e che c’è la libertà di credere ma anche di non credere. Non bisognerebbe mai dimenticare il diritto di essere atei.

Da noi invece vige un orientamento positivo nei confronti della libertà religiosa; non si esclude quindi la religione dall’ambito pubblico, puntando piuttosto sul pluralismo. Questo però ha creato situazioni ambigue, stemperando gli effetti della sentenza.

“L’anniversario della sentenza costituzionale del 1989 è importante e significativo”, precisa Nicola Fiorita, professore di Diritto canonico ed ecclesiastico all’università della Calabria. “Tuttavia contiene una delimitazione del principio di laicità stesso. Si afferma infatti che l’Italia è sì uno stato laico, ma anche che l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole è compatibile. Di fatto privilegiando solo una parte degli studenti”.

La sentenza ha dato quindi legittimità all’insegnamento della religione cattolica. Per certi versi un paradosso, in contrasto con la dottrina più laica. Al cosiddetto orientamento positivo si rifanno anche i sostenitori del crocifisso in classe: in questo modo, tuttavia, la pluralità religiosa e soprattutto la neutralità laica non può evidentemente dirsi compiuta.

Come giustificare momenti e simboli cristiani in luoghi di espressione dello stato laico? Il linea giurisprudenziale, l’insegnamento della religione cattolica si rifà a un valore storico e culturale e non propagandistico, perciò la Corte costituzionale lo ha ritenuto compatibile con il principio di laicità.

Le Tre Fasi
 
Non è facile dire se oggi siamo più o meno laici di qualche decennio fa. Ma per Marilisa D’Amico le leggi fatte negli anni Settanta, come quella sul divorzio o sull’aborto, erano espressione di uno stato laico nel migliore dei termini. “Anche i cattolici votarono per non negare ad altri dei diritti. Nonostante fossero considerati in contrasto con la propria visione del mondo”, ricorda D’Amico.

Secondo Nicola Fiorita negli ultimi trent’anni abbiamo vissuto tre fasi. In una prima fase c’è stata un’espansione della laicità. “Viene affermato finalmente che l’Italia è uno stato laico. Ciò comincia a produrre lentamente degli effetti politici”, spiega Fiorita. “Dal 2001 in poi si è cominciato invece a ridurre la portata del principio di laicità. Facendolo rientrare in una mera visione di pluralismo”. Una laicità che veniva riconosciuta e affermata, certo, ma da cui non si traevano più degli effetti. Si garantiva sì un pluralismo, ma di fatto era la religione cattolica a godere di un trattamento privilegiato.

“Trent’anni fa pareva iniziato un percorso progressivo di rafforzamento della neutralità delle istituzioni pubbliche. Nonché del regime indifferenziato dei diritti. Oggi possiamo dire che non è avvenuto, constata Fiorita.


Gli effetti concreti

La questione non è solo di principio. E neppure di fede, in realtà. Marilisa D’Amico ricorda che molti politici sono stati e sono cattolici. Non è un problema. D’Amico fa l’esempio della legge sull’aborto del 1978.“Quella volta i politici cattolici hanno accettato un compromesso. Inserendo l’articolo sull’obiezione di coscienza. Anche se spesso si attua quell’articolo in modo sconsiderato, non è stata usata una legge per affermare un valore religioso”.

Secondo D’Amico oggi si assiste a crescenti intromissioni della chiesa in questioni riguardanti lo stato. Uno dei riferimenti è la campagna referendaria per la modifica della legge sulla procreazione assistita del 2005.Alcune gerarchie ecclesiastiche hanno spinto per affermare la superiorità dell’embrione a discapito della salute della donna. Per non parlare delle campagne ideologiche per negare i diritti agli omosessuali. O ancora, a chi voleva normare il fine vita. Tuttavia il parlamento rispetto a questi temi è comunque riuscito ad esprimersi: si sono varate delle leggi che non mirano a negare diritti in nome di principi religiosi.

“Penso che in questo momento la politica cerchi addirittura di rincorrere la chiesa. Questo impoverisce lo spirito della nostra Costituzione. E dimostra la debolezza della politica che si fa scudo della religione”, afferma D’Amico. Il fatto è che gli esponenti della chiesa cattolica hanno sicuramente il diritto di esprimere il proprio pensiero. Altra questione però è incitare i fedeli nell’attuare azioni politiche. Questo vale quando il papa si esprime sull’aborto, ma anche sulla questione dei migranti. Il confine evidentemente è labile, ma sta ai politici decidere se rimanere laici o meno.

“In Italia siamo abituati a sentire l’opinione della chiesa rispetto a qualsiasi tema. Ci sembra normale”, continua e conclude D’Amico. “Tuttavia da noi il concetto di laicità è inteso diversamente a seconda della propria sensibilità”.