Di Anonimo
Torniamo ancora sul Pont Neuf, o meglio sotto, per occuparci di Jacques de Molay, ultimo Gran Maestro dei Templari, e di una maledizione così potente da riuscire ad attraversare i secoli.
Vi avevo già parlato della lapide sul muro di fronte al romantico Square du Vert Galant, ricordate? Bene, è arrivato il momento di scoprire che cosa c’è scritto su quel piccolo rettangolo di pietra e metallo, che passa inosservato agli occhi dei più.
Traduzione:
“In questo luogo Jacques de Molay, ultimo Gran Maestro dell’Ordine del Tempio, è stato arso vivo il 18 marzo 1314”.
La lapide commemora la morte di Jacques de Molay, avvenuta proprio qui.
Tre isolette che non esistono più
Nel punto in cui ci troviamo adesso, all’epoca non c’era lo Square du Vert galant, ma un’isoletta. A voler essere precisi, le isole erano tre.
L’Île de la Cité si chiudeva con il Jardin du Roy, più o meno là dove ora si trova place Dauphine.
Oltre vi erano appunto tre isolette: quella a nord si chiamava isola del Patriarca; l’isola a est, con un piccolo mulino, era detta della Gourdaine , poi ribattezzata della Monnaie, perché il mulino serviva a battere moneta reale. L’isola a sud, la più grande delle tre, era l’ Île aux Juif ed è qui che fu approntato il rogo per il Gran Maestro e Geoffray de Charnay, gran priore di Normandia.
|
Le tre isolette sulla punte dell’ Île de la Cité
plan de Bâle, 1552 |
Non voglio annoiarvi con le ragioni storiche che hanno condotto a
questo efferato delitto, ma tenete presente che, al tempo, la corona di
Francia era in grandi difficoltà finanziarie e che invece l’Ordine dei
Templari possedeva molte ricchezze.
La maledizione
Al momento di salire sul rogo, Jacques de Molay, dopo aver rivolto una preghiera in direzione di Notre Dame, pare abbia proclamato la sua innocenza davanti a Dio e pronunciato la famosa maledizione:
"Coloro che ci hanno condannato ingiustamente, saranno molto presto convocati davanti al Tribunale divino", disse de Molay, rivolto a papa Clemente V e a Filippo IV il Bello, artefici dell’annientamento dell’Ordine.
"...E che la casa di Francia sia maledetta fino alla tredicesima generazione..." aggiunse prima di morire.
|
Jacques de Molay |
E le sue conseguenze
Sta di fatto che il papa morì circa un mese dopo, di strana malattia. Il re lo seguì a distanza di otto mesi da quel terribile giorno, a causa di un incidente di caccia. Dopodiché si scatenò un inferno ereditario.
Il figlio di Filippo, che era salito al trono dopo la scomparsa del padre con il nome di Luigi X, morì due anni dopo, lasciando la moglie incinta.
Il bambino, re Giovanni I, non visse che cinque giorni. Il regno passò allora al secondogenito di Filippo il Bello, Filippo V, che sedette sul trono per appena cinque anni.
E cinque anni dopo morì anche l’altro fratello, Carlo IV, senza lasciare eredi. Era l’ultimo dei Capetingi.
Dai Capetingi ai Valois, fino ai Borbone
Scoppiò la Guerra dei Cent’anni, durante la quale il trono fu conteso tra i nipoti di Filippo il Bello: Filippo di Valois, figlio del fratello, e il re d’Inghilterra Edoardo III, il regale rampollo di sua figlia Isabella.
Come ci insegna la storia, furono i Valois ad averla vinta sui Plantageneti, ma la maledizione aveva ancora qualcosa da dire. Tralasciamo le disgrazie reali dei secoli successivi e saltiamo direttamente alla tredicesima generazione.
Parigi, 21 gennaio 1793, place de la Revolution (che sarebbe poi l’attuale place de la Concorde): la lama affilata della ghigliottina si abbassa sul collo di Luigi XVI. Il boia Samson raccoglie la testa del re e nel mostrarla alla folla dichiara:
"Così si compie la vendetta di Jacques de Molay".
Erano trascorsi cinque secoli dalla sua morte sul rogo.
Che ci crediate o no, la maledizione di Jacques de Molay continua a far parlare di sé ancora oggi. Se ne parla, se ne scrive e non mancano gli appassionati di esoterismo che si riuniscono sotto la lapide per celebrare l’anniversario della morte del Gran Maestro.
E ora, questa lapide anche per voi non ha più segreti.
Altri articoli sui Templari: