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Thursday, November 9, 2023

MAGIA DISTRUTTIVA: ZADU E MALEFICI

 di Shamano Shekhinà Shekhinà

Il termine “Kanawari” con il quale si definiscono i Malefici e tutte le pratiche di Magia Distruttiva è “Zadu”. Si parla qui di una corruzione della parola “Hindi Jadu” che vuol dire letteralmente ‘Incantazione’, ‘Magia’ oppure infine ‘Formula Magica’, ma può cambiare il suo significato in relazione alle occasioni e anche dell’interlocutore. Nel gergo più comune, però, il termine Zadu si riferisce ad un particolare Rituale di Magia manipolativa, in genere svolto sul campo della cremazione, per riuscire a generare un amuleto di tipologia malefica capace di portare addirittura alla morte della vittima scelta accuratamente e della sua intera famiglia.
Lo Zadu inoltre può essere descritto come una complessa e molto antica pratica rituale di origine “W:bön”, pienamente in grado di costruire e mantenere aperti dei potenti ponti ed anche molto sottili tra l’ambito extraurbano (la Dimensione Parallela) nel quale dimorano tutti gli Spiriti, ed il microcosmo urbano (Dimensione opposta, cioè terrena) dentro il quale risulta più forte il desiderio degli uomini di tenere incontaminato e ben saldo l’equilibrio che sottende ogni realtà domestica.
Tramite lo Zadu di conseguenza, si vanno a creare delle vere e proprie falle nella costante tensione che c’è tra il mondo delle entità dette sovrannaturali, la cui tendenza è quella di entrare nel villaggio per poter soddisfare i propri istinti, siano esse la brama di sangue, oppure, nel caso delle semi - divinità, la smania di essere instaurati come divinità all’interno del tempio, e quello degli uomini in carne e ossa.

CACCIARE IL DEMONE DAL VILLAGGIO

Il posto prescelto per finire l’azione dell’esorcismo è una conosciuta curva a gomito, la quale viene dopo l’evidente dorsale montuosa che separa l’ampia buca dove sorge il villaggio di Kalpa da un orrido vallone roccioso, dove la strada passa vicino ad uno strapiombo di mille metri che finisce direttamente nelle sacre acque del fiume “Sutlej”. Arrivati sul posto, i Kardar, cioè gli abitanti, piantano la statuetta (Zadu) nella parte più lontana della curva, con il volto messo verso l’abisso.
A questo punto l’attenzione di tutti i presenti si sposta sul montone. Il “Grokch” (Officiante) usa l’acqua del “Kro”(vaso rituale in ottone o anche in argento) il dorso dell’animale da sacrificare, partendo dal capo fino alla coda e viceversa. Subito dopo mette dei semi di mostarda con acqua sacra negli orecchi e nella bocca della vittima sacrificale, liberandola in un istante. Tutti si mettono così velocemente a guardare l’animale aspettando che accada qualcosa, anche un piccolo segno che un estraneo non può capire fino a che quello si scrollò vigorosamente, comunicando la riuscita dell’esorcismo e, di seguito, il termine dell’infestazione.
In tutto tale contesto, è ora abbastanza chiaro il grande ruolo del Sacerdote Oracolo. Essendo stato scelto dalla sua personale divinità, il Grokch è dotato di enormi poteri, con i quali riesce svolgere la funzione di un eroe che può sconfiggere i demoni e perpetrare lo status quo nel villaggio. Spetta soltanto all’Oracolo, perciò, intervenire nei modi e nei tempi adatti per togliere le disparità esistenti tra gli uomini e gli spiriti, evitando che questi ultimi prendano il totale sopravvento.
Nonostante la Tradizione Oracolare Kinnaura non è proprio del tutto assimilata ad un contesto dello Sciamanesimo, si notano comunque molte notevoli affinità tra i due ambiti che possono farlo collocare tra le pratiche dei Grokch ad un livello intermedio, quasi come un anello di unione nel parallelismo esistente tra Sciamanismo e Oracolarità.

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