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Sunday, November 19, 2023

IL DOLORE NELL’INSEGNAMENTO INIZIATICO

 di Shamano Shekhinà Shekhinà

Un grande Maestro Orientale insegnavache : «con l’abbandono del desiderio nasce la felicità». Essendo l’infelicità un frutto dell’Ignoranza (la maggior causa di ogni male), dalla quale poi viene l’errore, si può affermare chiaramente che il Dolore è un frutto dell’Ignoranza e al contrario, che la felicità è invece il frutto della Saggezza.

IL DOLORE
Un grande Maestro Orientale insegnava che: «con l’abbandono del desiderio nasce la felicità».
Tutto ciò può essere ulteriormente ridotto nei due opposti elementi di “Squilibrio ed Equilibrio” (Legge della Polarità), da dover rendere complementari e compenetranti tramite la più elevata e tangibile auto realizzazione, in sé stessi, della Via di Mezzo, anche chiamata il “Sentiero di Mezzo”.
Questa magnifica Via (rappresentazione più idonea per la Saggezza), può essere presentata ad una mente Occidentale ricorrendo al Criterio del Ritmo. Questo Criterio del Ritmo simboleggia l’elemento grazie al quale prende corpo e di conseguenza si manifesta qualsiasi altra Legge; senza tale Criterio, collegato alla Legge dell’Equilibrio, per esempio, non potrebbero mai manifestarsi in modo equilibrato le Leggi come quella d’Economia, di Distribuzione, di Emanazione ed infine di Riassorbimento dei Cicli sistemici e cosmici dell’intero universo. Per l’Iniziato, dunque, il Criterio del Ritmo nasconde proprio la Legge di Sincronicità la quale agisce, tra l’altro, soltanto in presenza dei piani multidimensionali e pluritemporali.
Il Criterio del Ritmo nella Filosofia Ermetica asserisce che, ogni cosa fluisce e rifluisce allo stesso modo e tempo, dunque ogni cosa propone delle fasi differenti; tutto si alza e tutto poi cade, in ogni cosa è manifesto il Criterio del Pendolo: l’oscillazione di destra è pari ed uguale a quella di sinistra e tutto si va a compensare nel Ritmo (Cicli, Cadenze, Ritmi, VII Aspetto cosmico, chiamato anche l’Aspetto Cerimoniale dell’Universo).
Quanto appena descritto vale per qualsiasi cosa: per i pianeti, per le stelle, per l’energia e per la materia, così come anche per gli uomini e tutti gli animali, perciò anche per la mente. Questa è l’Arte degli Ermetisti: compreso per bene il Criterio, più, imparare ad utilizzarlo invece che subirlo in modo spietato. Quindi, se l’Ermetista si polarizza sempre meglio su un preciso punto, arriva a neutralizzare la forza Ritmica del Pendolo la quale, oscillando tende a portarlo fino all’altro polo.
I vari modi d’utilizzo, contrazione e di neutralizzazione del Criterio del Ritmo, riescono a comporre una delle parti più importanti dell’Alchimia Mentale. È ben evidente qui il paragone che unisce il moto ritmico (l’Ordine) o aritmico (il Chaos) di questo Criterio, con il Filo a Piombo tipico Massonico di già analizzato in altri articoli. Ulteriore analogia assai evidente la si può ritrovare con la Croce Mobile dello Zodiaco, detta dell’Apprendista, come pure con la Croce Fissa e la Croce Cardinale le quali fanno riferimento, nella sfera esoterica, alle Iniziazioni seguenti. Il moto della Svastika la quale raffigura quello del sole, ascendente (destrorso) e discendente (sinistrorso).
Pur potendo evitando una citazione di tutti i simboli correlata i al moto sincrono bisogna ben ricordare che, sottostanno comunque tutti allo stesso criterio: Oscillazione – Perpendicolo - Oscillazione e che inoltre il fermarsi di quello perpendicolare, facendo all’unisono cadere silenzio su ciascuna dissonanza interiore è, per l’Iniziato Occidentale, la “Via di Mezzo”. Torniamo adesso al soggetto di questa intera nota, il criterio del Dolore ed alla sua antitesi, quello Criterio Felicità. Il Criterio del Dolore è il frutto dell’Ignoranza Sovrana e l’intera sua possibile risoluzione sta nel fatto dell’esistenza di Liberazione, ma di quest’ultima conviene non parlare.
All’origine della Filosofia Orientale del “Dharma” (in Devanāgarī: "धर्म", nel Buddhismo possiede l'altro significato di “Legge Universale Naturale”, cioè tutte le regole in cui il Saṃsāra (Eterno Ritorno) segue il suo corso. si trova l’elenco delle “Quattro Nobili Verità”):

1) la Verità del Dolore;
2) la Verità dell’origine del Dolore;
3) la Verità della soppressione del Dolore;
4) la Verità del cammino che porta alla soppressione del Dolore

Prima Verità: la nascita è già Dolore, la vecchiaia è sempre Dolore, la malattia porta in sè comunque Dolore, la morte è infine Dolore, la fusione con quello che non piace è Dolore, la separazione da ciò che invece piace è Dolore, il non ottenere qualsiasi cosa si desidera è sempre e solo Dolore.

Seconda Verità: l’origine del Dolore è rappresentata dalla sete, di sapere – provare - possedere, che è la radice e la causa di rinascita, di desiderio, di piacere, di esistenza.

Terza Verità: la progressiva e personale soppressione di quella sete “Colmando ed in tal modo esaurendo” grazie al Sapere, la vera unica fonte di quel desiderio.

Quarta Verità: è proprio il dedicarsi a fare “Ottuplice Sentiero dell’Iniziazione” di: 1) retta fede, 2) retta decisione, 3) retta parola, 4) retta azione, 5) retta vita, 6) retto sforzo, 7) retto ricordo, retta concentrazione.

Applicarsi in questo difficile ed arduo Sentiero consente di giungere, all’Adepto d’Oriente, allo stato di Illuminazione ed alla Beatitudine, avendo debellato, tolto definitivamente la brama della vita prettamente materiale e formale e di ogni suo aggregato: la forma, la sensazione astrale, i concetti e gli ideali personali o separativi, tutte predisposizioni di natura limitativa, di coscienza individualizzata ma soprattutto di Attaccamento. Questi come chiamati aggregati, insegna questa Filosofia, sono il risultato “dell’Ignoranza sulla propria Divina natura”, perciò sono da e per sempre impermanenti.
Preferiamo concludere l’intero articolo, sperando sia stato abbasta esaustivo, attraverso una citazione tra le più adatte per la comprensione unitaria di quanto riportato.
“”Effimeri sono i fenomeni sottoposti alla legge del nascere e del perire; essendo nati periscono. Per essi il compimento, consiste nell’estinguersi””

(Mahaparinibbana Sutta VI, 10)

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