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Sunday, November 5, 2023

FUSIONE POTERE PSICHICO – MAGICO

 di Shamano Shekhinà Shekhinà

I termini “sensitivo” e “strega” sono così troppo colmi di significato che molti di coloro che operano in tali campi evitano spesso di pronunciarle, preferendo parole più neutrali e socialmente accettabili, ad esempio come intuitivo, empatico, pagano o ancora operatore energetico. Tuttavia, si è avuta molto spesso l’occasione di poter notare che l’uso di queste etichette attenuate, più digeribili per l’aspetto commerciale, quasi sempre produce anche un’attenuazione nonchè un’inibizione del vero e totale potenziale delle capacità Psichiche e Magiche.
Sia la Magia che lo Psichismo si esprimono al massimo quando le emozioni sono veramente nette ed i pensieri del tutto concisi, ed inoltre le parole “Psichico” e “Strega”, sono totalmente efficaci nel poter suscitare pensieri ed emozioni molto molto forti. Per il sottoscritto, tali parole infatti sono un arcano e primario simbolo di potere e di competenza nei rispettivi campi: abbassare l’asticella vuol dire creare illusione e crollo del valore effettivo per tutti.
Ad un primo approccio del tutto superficiale, la Magia e la percezione Psichica possono essere scambiati e intesi completamente diverse. In verità, bisogna per forza di cose compararle ai due veri volti del Dio Giano, oppure alle due facce di una moneta: elementi diversi di un’unica entità. Fondamentalmente, si tratta di aspetti diversi della propria personale interazione con le Energie Sottili con le quali non bisogna mai improvvisare un contatto o peggio gioco. L’abilità Psichica è definita anche percezione Extrasensoriale, ovvero quella capacità di essere capaci di percepire l’energia come un’informazione tramite sempre nuovi e profondi canali.
Nonostante non esistano poi molte prove a sostegno di questa ipotesi etimologica, l’idea comunque va a cogliere in modo davvero efficace l’essenza stessa della Stregheria (Arte originaria non contaminata), quello che resta quando si rimuovono tutti gli orpelli folcloristici e magari fantasiosi.
Detto in modo più semplice, per concludere l’articolo in modo che nessuno pensi mai ad un gioco, sarà forse più chiarificante, sapere che l’Arte della vera Stregoneria non è altro che quella del Magus Primordiale, essa va in effetti a toccare «la capacità di gestire leggi cosmiche, naturali, manipolare l’energia saggiamente per poi riuscire senza contrasto con la forza dell’ambiente a modellarla e non soltanto per piegare la realtà al proprio volere bensì per essere un tutt’uno con se stessi».

Sunday, October 22, 2023

IL NECRONOMICON E LOVECRAFT - INTRODUZIONE

di Shamano Shekhinà Shekhinà

Il Necronomicon rappresenta senza dubbio uno dei più famosi esempi di “Pseudobiblium”, ovvero di “Libri mai scritti”, non pienamente reali, bensì citati come se lo fossero. Si tratta in pratica di un espediente narrativo creato dalla mente favolosa di Lovecraft per poter conferire una maggiore verosimiglianza alle sue opere. Infatti in seguito, anche molti altri scrittori iniziarono a citarlo spesso nei propri racconti horror o fantascientifici.

Nell’immaginario collettivo questo testo ebbe man mano una tale parvenza di realtà che lo stesso Lovecraft, ad un certo momento, fu costretto a specificare per bene e più volte che il suo libro non esisteva e che si trattava di una sua invenzione. Troppi lettori, in effetti, avevano preso troppo sul serio l’esistenza del libro ed ancora oggi esiste qualcuno che crede che sia reale. Questo in quanto ne esistono tantissimi e vari libri in commercio, i quali inoltre vengono utilizzati con enorme Fede in cerimonie che poi rischiano a cadere nella medianicità più pura; in altre parole, più si è convinti profondamente dell’esistenza di una qualsiasi cosa più le si dà il potere di funzionare.

STORIA ED ORIGINI

Nonostante sia uno “Pseudobiblium” come già spiegato prima, il Necronomicon propone dei precisi riferimenti inerenti la sua storia e le sue origini, fattore questo che è servito a conferirgli una maggior vero somiglianza.

Il Necronomicon, in lingua Araba “Al Azif”,è un libro di magia definita nera (sappiamo bene che la magia è neutra e può divenire solo positiva e negativa) scritto dall’arabo pazzo Abdul Alhazred, il quale è vissuto nell’VIII secolo nella zona dello Yemen e poi morto a Damasco in circostanze definite misteriose. Lo stesso Lovecraft asserisce che, molto probabilmente, fu fatto a pezzi da un essere di natura invisibile in pieno giorno.

IL SIGNIFICATO

Lovecraft, che resta comunque un autore di elevato calibro, in una sua stessa lettera, scrisse che il titolo gli era apparso direttamente in un sogno. Il suo significato sarebbe in realtà “La descrizione delle Leggi dei Morti” (o che governano i Morti), preso dalle parole “Nekros” cioè “Cadavere”, “Nomos” come “Legge” ed infine “Eikon” vale a dire “Immagine, Descrizione”. Una traduzione ben più comune, invece, lo fa divenire il “Libro dei Nomi dei Morti”, poichè la seconda parte deriverebbe dal Greco “Onoma” “Nome” o anche “Titolo del libro”.

Per maggiore completezza esistono anche delle ulteriori ipotesi, le quali parlano invece di “Le consuetudini dei Morti”, ma anche “Guida alla terra dei Morti” o “Il Libro del Legislatore Morto”. Un amico ed editore di Lovecraft, trattasi di August Derleth, disse chiaramente che il titolo venisse dall’”Astronomicon Libri” del poeta Marco Manilio dunque in tal modo diventerebbe “Libro che riguarda la Morte”.

CONTENUTO

Secondo quanto dice la leggenda, Abdul Alhazred scrisse il libro attorno all’anno 730, salvo poi morire nel 738. Il libro conterrebbe, sempre in relazione alla leggenda, uno strano e oscuro racconto di tipo mitologico inerente i “Grandi Antichi”, ivi inclusa anche la loro storia ed il modo per poterli invocare e dunque chiamare qui sulla Terra.

Del libro fu eseguita una traduzione in lingua Greca da Teodoro Fileta, cioè colui al quale viene inoltre anche attribuito il nome sempre Greco proprio di “Necronomicon”. Fileta si dice sia stato un monaco ortodosso della antica Costantinopoli: questa traduzione sarebbe poi giunta nel 950.

Nell’anno 1228 ci fu una traduzione in Latino questa volta ad opera del danese Olaus Wormius, vale a dire il primo ad indicare che l’originale Arabo sarebbe andato perduto molto tempo prima.

La versione Latina fu interamente stampata perfino per due volte. La prima seguendo i caratteri gotici nella Germania nel XV secolo, la seconda, invece, nella Spagna nel XVII secolo. Con il passare degli anni poi il mago John Dee insieme al suo fedelissimo assistente Edward Kelley ebbero una copia a Praga e subito ne fecero una traduzione in lingua Inglese, della quale restano soltanto alcuni confusi frammenti.