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Thursday, January 2, 2020

Iniziazione, Esoterismo ed Occultismo



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“I sapienti e i profeti delle età più diverse sono venuti a conclusioni identiche nella sostanza, seppure dissimili nella forma, sulle verità fondamentali e finali, seguendo tutti lo stesso sistema dell’iniziazione interiore e della meditazione.”
(Édouard Schuré, I grandi iniziati)

Gli studi esoterici sono in origine quelli sulla natura interna dell’uomo, che portano, attraverso l’introspezione, alla riscoperta di noi stessi, alla conoscenza della nostra “natura interna”, della Verità. Uno dei più influenti studiosi di tradizioni esoteriche, Antoine Faivre, ha scritto che per parlare di esoterismo occorre la presenza di sei caratteri fondamentali:
1) Una teoria delle corrispondenze che esisterebbero tra tutte le parti dell’Universo visibile e invisibile: corrispondenza fra microcosmo e macrocosmo (“ciò che è in alto, è come ciò che è in basso”), fra mondo visibile e invisibile, e anche fra parti del mondo visibile (ad es., fra i pianeti e il corpo umano);
2) L’idea della natura come essere vivente, che recentemente ha affascinato la New Age, ma che ha una lunga tradizione in tutta una filosofia della natura di tipo esoterico;
3) L’importanza attribuita all’immaginazione, e alle mediazioni di esseri preternaturali come spiriti, angeli o demoni: “magia” e “immaginazione” hanno la stessa radice etimologica;
4) La teoria e l’esperienza della trasmutazione, secondo cui l’uomo può trasformarsi in qualche cosa di superiore e di diverso, attraverso la conoscenza di se stesso;
5) “La pratica delle concordanze”, che vuole trovare denominatori comuni – in forma, spesso, di philosophia perennis – fra alcune tradizioni differenti, o anche fra tutte le tradizioni (spesso andando alla ricerca di una Tradizione primordiale con la T maiuscola);
6) L’idea della trasmissione ininterrotta nei secoli del sapere esoterico, tramite una filiazione ‘regolare’ o tramite l”iniziazione’ da maestro a discepolo;



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“Come in alto così in basso, come dentro così fuori, non c’è che una sola legge e colui che opera è uno.”
(Ermete Trismegisto)


L’esoterismo è un metodo, uno sguardo, un sistema di pensiero che si concentra particolarmente sui simboli e gli archetipi. In quanto metodo, l’esoterismo potrebbe adeguarsi a qualunque ambiente religioso: sarebbero così possibili un “esoterismo cristiano”, un “esoterismo islamico” e così via. Questa possibilità è contestata da autori e teologi delle religioni e chiese storiche, che considerano l’esoterismo intrinsecamente teso a cercare un’unità trascendente fra le religioni che le superi e le inglobi tutte, una sorta di “super-religione”. La loro definizione di esoterismo si avvicina così a quella degli esoteristi cosiddetti “tradizionisti”.
L’esoterismo è lo studio dell’occulto e della saggezza nascosta, lo studio della Verità, o piuttosto di una verità più nascosta che esiste sotto la superficie delle cose: “La Verità è sempre nascosta ad una visione superficiale”. L’esoterismo è un sistema di pensiero che non rimane pura astrazione, ma di solito fornisce impulso e giustificazione alle pratiche occulte. La differenza fra esoterismo ed occultismo sta nel fatto che l’esoterismo è una teoria e l’occultismo una pratica. Il termine occultismo viene generalmente utilizzato per indicare un complesso di pratiche che spaziano dall’alchimia, all’astrologia, alla magia, alle percezioni extrasensoriali, allo spiritismo, alla divinazione a quelle discipline che si basano sul principio che esistano analogie ed omologie tra l’uomo e realtà soprasensibili. L’esoterista può non praticare l’occultismo, ma l’occultista non può non essere un esoterista.
Le scienze occulte prendono questo nome dal fatto che dovevano nascondersi, rendersi “occulte” usando allegorie, per non subire le reazioni della Chiesa. L’occultismo presuppone l’esistenza, al fondo della realtà, di forze dinamiche, personali o impersonali, fisiche o psichiche, inconoscibili con gli strumenti della logica o della scienza matematica e sperimentale (da questo punto di vista restano “occulte”), ma con le quali si possono stabilire rapporti attraverso strumenti conoscitivi o tecnico-pratici riservati a pochi sapienti. L’interpretazione dell’occultismo e i suoi concetti possono trovarsi nel sistema della credenze filosofiche e religiose come lo Gnosticismo, l’Ermetismo, la Teosofia, la Thelema e il paganesimo moderno.
La magia (scienza occulta) non si interessa tanto a un sacro in sé, ma vorrebbe attirare il sacro per metterlo al servizio dei fini dell’operatore, che potranno essere nobili, quando si tratta di accedere a dimensioni ‘superiori’ di coscienza e di conoscenza, ma anche molto materiali, quando si ricerca il guadagno economico o perfino la felicità in amore. La magia deriverebbe dunque dalla volontà piuttosto che dall’intelligenza: più dal percorso che dal discorso. Ma la magia a pagamento della cartomante o quella di chi vende amuleti oppure ‘fatture’ non è ancora esoterismo; più problematico è semmai se possa essere fatta rientrare nell’occultismo.



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“La filosofia occulta sembra essere stata la nutrice o madrina di Tutte le religioni, la molla segreta di tutte le forze intellettuali, la chiave di tutte le oscurità divine e la regina assoluta della società, al tempo in cui essa era riservata esclusivamente all’educazione dei sacerdoti e dei re.”
(EIiphas Levi))

“L’antica denominazione di “Scienza esoterica” produce le più opposte impressioni. Per molti essa ha qualcosa di ripugnante; provoca l’irrisione, un sorriso di compatimento, forse anche il disprezzo. Costoro ritengono che una concezione che assume quel nome non possa fondarsi che sopra un vacuo fantasticare, e che dietro una tale “presunta” scienza non si nasconda altro che la tendenza a rinnovare ogni sorta di superstizione, superstizione che giustamente viene respinta da chi abbia conosciuto “la vera mentalità scientifica” e uno schietto impulso alla conoscenza. Per altri, invece, quel nome rappresenta qualche cosa che sembra loro non poter conseguire per alcun’altra via e verso la quale essi si sentono attratti da un intimo, profondo anelito di conoscenza o da una raffinata curiosità dell’anima, secondo la propria disposizione. In realtà il tentativo della scienza esoterica è quello di analizzare quello che sfugge alla normale indagine del mondo sensibile. Quello che di tale mondo rimane “occulto”, non manifesto, ove lo si consideri soltanto mediante i sensi e l’intelletto ad essi legato. La scienza esoterica vuole liberare l’indagine scientifica e l’attitudine scientifica (che di solito si limitano ai rapporti e al processi dei fatti sensibili) da questo loro abituale campo di applicazione, pur conservandone le caratteristiche generali di pensiero. Essa si propone di trattare di cose non sensibili allo stesso modo con cui la scienza naturale tratta di quelle sensibili. Mentre la scienza naturale si limita, con i suoi metodi e i suoi procedimenti di pensiero, alla sfera sensibile, la scienza esoterica considera il lavoro dell’anima, studia la costituzione occulta dell’uomo, il corpo eterico, il mondo astrale, l’evoluzione dell’uomo e dei mondi.”
(Rudolf Steiner, La Scienza Occulta)
“Le scienze esoteriche costituiscono un unico sistema di studio psicologico delle relazioni umane rispetto al mondo noumenico (Dio, il mondo dello spirito) e al mondo fenomenico (il mondo visibile, fisico). La Qabbalah, l’Alchimia, l’Astrologia, la Magia sono sistemi simbolici paralleli di psicologia e di metafisica. Le lettere dell’alfabeto ebraico e le varie allegorie nella Qabbalah; i nomi dei metalli, degli acidi e dei sali in Alchimia; i nomi dei pianeti e delle costellazioni in Astrologia; i nomi degli spiriti benevoli e maligni nella Magia; tutto ciò non era altro che un linguaggio convenzionale e nascosto per esprimere idee psicologiche. Uno studio esplicito della psicologia, specialmente nel suo senso più vasto, era impossibile. Torture e roghi incombevano sui ricercatori. La vera essenza delle scienze ermetiche era dunque nascosta sotto i simboli dell’Alchimia, dell’Astrologia e della Qabbalah. Tra queste, l’Alchimia assunse come scopo apparente la preparazione dell’oro, o la scoperta dell’elisir di lunga vita; l’Astrologia e la Qabbalah assunsero la divinazione; e la Magia l’assoggettamento degli spiriti. Ma quando il vero alchimista parlava della ricerca dell’oro, parlava dell’oro contenuto nell’anima dell’uomo. E quando parlava dell’elisir di lunga vita, stava parlando della vita eterna e delle strade per l’immortalità. In questi casi ciò che viene chiamato “oro” è ciò che nei Vangeli è detto “Regno dei Cieli”, nel Buddhismo il “Nirvana”. E quando il vero astrologo parlava di costellazioni e pianeti, parlava in realtà delle costellazioni e dei pianeti dell’anima dell’uomo, ovvero le qualità dell’anima umana e delle sue relazioni con Dio e con il mondo. Allo stesso modo, quando il cabalista parlava del “Nome di Dio”, era in cerca del Nome nell’anima dell’uomo e nella Natura, non nelle lettere morte dei libri, nè nei testi biblici, come facevano i cabalisti della Scolastica. Infine, quando il vero mago parlava dell’assoggettamento degli “spiriti” e degli elementali alla volontà dell’uomo, intendeva il dominio di un’unica volontà sui diversi “Io” dell’uomo, sui vari desideri e sulle varie tendenze.”
(P.D Ouspensky, Un Nuovo Modello dell’Universo)



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“Le varie manifestazioni della vita che noi vediamo in ogni parte dell’universo sono soltanto forme di manifestazione dell’Unica Vita universale che è poi manifestazione dell’Assoluto.”
(William Walker Atkinson)
“L’esoterismo cerca di ridare all’uomo la sua sacralità, di risvegliare quanto di “sacro” in lui c’è ancora, in modo che realmente possa riconoscersi “figlio di Dio”. L’anima, caduta nell’oblio di sè, deve risvegliarsi; “consapevolezza di sè”, significa “ricordarsi” di ciò che realmente si è. Ripulendo la coscienza, appannata dalle scorie della sua “caduta”, l’uomo vuole ricongiungersi con la sua radice divina. Dovremo allora riprendere la nostra vera natura, risolvendo quella seconda natura artificiosa ed illusoria che ci siamo creati e che ci ha fatto disconoscere la nostra origine divina.
Chi cerca di ritornare al proprio stato originario, deve inevitabilmente affrontare il “mostro” che dimora in se stesso, altrimenti la stessa spiritualità diventa semplicemente fonte di conforto e di compensazione. I più cercano compensazioni psicologiche per poter “campare” e protrarre il proprio ego. I più cercano all’esterno quello che invece è all’interno; i più vogliono essere liberati dalle pene, continuando a promuovere le cause che producono quelle pene; i più, insomma, vogliono essere confortati. L’individualità è avida di conforto, di essere accettata, desiderata, appagata proprio perchè “non è”, e non essendo realtà assoluta non potrà mai essere felice e compiuta per quanto le si possa dare. E così passa da un desiderio all’altro, da un’istanza all’altra, da un evento all’altro, senza trovare un attimo di sollievo o respiro. Inserita in tutto questo mondo mutevole ed effimero, la spiritualità stessa, il “guardarsi dentro” diviene forma di compenso e non un momento di crescita e di visione interiore.
Purtroppo l’uomo comune, l’uomo di desiderio, assoggettato al piacere-dolore, sconosce la sua giusta collocazione sul piano esistenziale. L’uomo-individuo dimentica la sua vera natura e s’identifica con il mondo molteplice delle forme, disperdendosi ed imprigionandosi in esse. Così facendo, egli si lega a ciò che va e a ciò che viene, al caduco e all’effimero e si dimentica di “ciò che è”, di “ciò che non muta”, della sua “natura celeste”, che è la sua vera ed unica essenza. In queste condizioni la luce della pura coscienza è schermata dagli ostacoli costituiti dalle false identificazioni del Sè. L’uomo, in definitiva, privilegia quel fenomeno-apparenza che è l’individualità a scapito del suo aspetto assoluto e noumenico: spegne la “scintilla” divina in sè per ravvivare il “fuoco” delle passioni e dei contingenti problemi quotidiani. Un’autentica iniziazione, per contro, deve comportare quel nuovo inizio che riporta la coscienza individuata alla dimensione di consapevolezza universale; per attuare questo processo ci vuole la “vera morte” di uno stato, integrandolo e risolvendolo in un altro di ordine superiore.


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“Dobbiamo capire che è in atto un conflitto costante dentro di noi, tra l’io superiore permanente e l’ego. Siamo così presi dagli alti e bassi del nostro ego che non riusciamo a vedere cosa accade realmente. Reagiamo continuamente e non siamo padroni della nostra vita. Cerchiamo di portare l’ego alla stabilità, ma non ci riusciamo perchè esso non ha una sua realtà; è solo la proiezione della somma dei nostri desideri, delle nostre preoccupazioni e aspettative, di quelle dei nostri genitori e della società in cui viviamo. L’essenza del Lavoro consiste nello sforzo di trascendere ed elevare l’ego fino a farlo coincidere con l’io superiore.”
(Burhanuddin Herrmann)


Bisogna essere consapevoli della “duplice natura” dell’uomo, quella “terrestre” e quella “celeste” e della necessità di trasformare la prima per recuperare l’originaria unità. Questa si attua con la “purificazione dell’Anima”, cioè un “rigetto” di tutto ciò che è estraneo. Questo “viaggio” all’interno dell’uomo, finalizzato alla purificazione dell’anima, è detto “iniziatico”. Iniziazione, pertanto, significa “risvegliare, attualizzare ciò che già si è”. Non si può, in effetti, “diventare ciò che non si è”. La “morte iniziatica” è la morte di fronte al mondo, in quanto superamento della condizione profana. Non è un atto passivo, ma attivo, dal momento che non è il corpo che disfacendosi viene meno all’anima, ma è l’anima che, raccolta nel suo potere, si slaccia dal corpo. In una via spirituale realizzativa, e perciò iniziatica, la purificazione è uno strumento che serve a restituire all’uomo la sua “dignità”, liberandolo dalle impurità che insozzano la sua anima e che, invero, sono state alla base della sua caduta, e gli permette in tal modo, una “dilatazione coscienziale”, che si traduce in un vero e proprio “cambiamento di livello”, altrimenti si ridurrebbe ad un semplice esercizio speculativo senza alcuna incidenza sulla “qualità” del comportamento nei riguardi di se stesso o degli altri.
“V.I.T.R.I.O.L.” è la discesa agli inferi, che comporta il “distacco dal corpo” e la “purificazione dell’anima”; nella tradizione ermetico-alchemica è l'”Opera al nero”. In tutte le tradizioni, nei riti misterici dell’antichità, il “viaggio all’interno”, nel buio della coscienza, al limite, ed oltre, della consapevolezza, nel “nero più nero del nero” della tomba di Osiride, là dove si aggrovigliano le forze tenebrose ed irrazionali della natura umana. Gli “Inferi”, in realtà, rappresentano simbolicamente la “Sub-coscienza”, il “sotterraneo” della natura umana, i “bassifondi” dell’essere. D’altronde, perchè questa “discesa agli inferi” abbia significato, è necessario che sia vissuta come una “ricapitolazione” di tutte quelle “cristallizzazioni psicologiche” che, più o meno consapevolmente, hanno comunque motivato il comportamento. La “rettificazione” che segue, è la “riduzione alla materia prima” in seguito alla separazione della terra dal Fuoco” nell’Atanòr del corpo già purificato, per estrarre la radice occulta, la “pietra nascosta”: l'”Opera al bianco” degli ermetisti. È un “mutamento interno di polarità”, la “metanoia” degli antichi, la “dilatazione coscienziale” che consente all’uomo che cerca, meditando, di “denudare” la Verità, di togliere il velo di Maya, il velo di Iside, per conoscere le bellezze della natura, i segreti della vita, di percepire ciò che di sacro l’uomo ha in sè, la Verità che non è fuori ma ben addentro a lui.
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Per apprendere-comprendere occorrono non solo umiltà e recettività, ma anche una posizione attiva e solare per “fissare” ciò che si è appreso e compreso, fissare sul piano della coscienza più che della mente. Dobbiamo adoperarci a “fissare” il centro di coscienza dal quale si può osservare sia il mondo esterno che quello interno. All’inizio saranno dei flash, poi gradualmente quella posizione ci sarà così congeniale che si cercherà di trovarsi sempre lì. Perchè in questa posizione ci si riconosce come Anima, e l’Anima “sa”. L’Anima infatti, riflesso del Sè, può rivolgersi alla realtà inferiore, apparente e transitoria, e può elevarsi a superiori altezze, allo Spirito, all’Uno. Può, in altre parole, obliarsi per disperdere il suo sguardo interiore verso l’esteriorità, dove le forme sensibili incantano ed inabissano l’incauto nei vortici di un divenire inesorabile; e può invece, vincendo l’incantesimo, raccogliersi in se stessa, ritornare alle sue profondità e lì attingere l’Assoluto, che è unità e pace silenziosa. Qui non si conoscono aspettative mondane, critiche, forme di autoaffermazione, competizioni e richieste di riconoscimenti gratificanti; l’unico “motore” è quello della “Conoscenza”.
La funzione dell’iniziazione è dunque, quella di far emergere la Conoscenza che è già in noi, di risvegliare la coscienza a ciò che essa è; la conoscenza iniziatica è come il sole che risveglia le potenzialità che sono già nel seme. Il conoscere non viene dall’esterno mediante la memorizzazione di dati oggettuali, ma dall’interno, dall’essenza di cui siamo intessuti. Il punto di arrivo iniziatico è davvero un cambiamento di livello coscienziale, la fine di quel “viaggio all’interno” che è giunto, a poco a poco, alla consapevolezza che la mente-io, l’orgoglio profano, è solo uno pseudo-centro, il fantasma della realtà, un semplice “fenomeno”. Tale riconoscimento avviene gradualmente, nel “silenzio della coscienza”, fuori dal clamore del mondo profano, quando gli oggetti esterni cessano di mettere in moto le facoltà mentali. Si realizza in tal modo, uno stato di piena consapevolezza, al di là, al di sopra della mente: si diventa osservatore imparziale, lo spettatore impersonale al di fuori del flusso del divenire.
L’autorealizzazione, quindi, è un graduale sviluppo della consapevolezza, dell’espansione della coscienza, che porta ad una maturazione psicologica con il risveglio e la manifestazione delle potenzialità latenti. È la rottura con la coscienza istintuale, pre-egoica, e il culmine della coscienza razionale. L’uomo deve sapere che la sua ricerca è finalizzata a ritrovare l'”unità della sua natura” attraverso quella consapevolezza del Sè, che lo rende arbitro del suo destino e figlio del Cielo, abbandonando il suo “corpo fatto di terra”. Solo in questo modo l’uomo riconosce la singolarità di questa ricerca che lo induce a differenziare la sua parte “caduca” da quella “immutabile”: la parte esterna, gli “involucri dell’anima” sono semplicemente dei “fenomeni”, e come tali nascono, crescono e muoiono, mentre solo la parte interna, quella del Sè, è duratura e permanente.”
(Ernesto Laudicina – Il Segreto della Massoneria, Dietro il velo di Maya)


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“L’esperienza iniziatica rappresenta un mutamento di visuale che permette all’uomo di ricollegarsi con il divino. L’iniziazione non è comunicabile alla stessa maniera di quella di un professore che nell’insegnamento profano comunica ai suoi allievi formule attinte dai libri, formule che essi dovranno soltanto immagazzinare nella loro memoria; si tratta di una cosa che, nella sua essenza stessa, è propriamente incomunicabile, poiché sono stati da realizzare interiormente.”
(C.G. Jung)


L’universo è stato creato o è eterno? La sua evoluzione nasconde un volere supremo? Qual è il ruolo dell’Uomo in questo formidabile crogiolo di energia? Qual è l’origine della vita? Che cos’è la morte? Dove porta l’avventura umana? A questi interrogativi, di solito, l’umanità resta indifferente. Si direbbe che un velo paralizzante scenda a coprire la sua corta capacità di riflessione. È così urgente sopravvivere che essa non perde tempo a domandarsi: “Che cos’è l’Uomo?”. Così facendo, commette lo sbaglio più grande che possa concepire: si distoglie dai problemi che suscitano la sua grandezza; rinuncia al confronto. Il nemico principale dell’uomo è lui stesso.
Finchè l’anima resta nella monotonia della vita quotidiana, non accade niente, e niente accadrà mai. L’uomo ha un bel dibattersi: resta prigioniero. Ma, se un giorno egli diventa consapevole della sua prigione e vuole fuggire da essa, deve rompere innanzitutto i suoi legami con il mondo. La “deriva dell’anima” è un preludio necessario. I contorni degli oggetti e l’interesse che essi suscitavano svanisce a poco a poco. Il cuore umano cade in una sorta di letargo. Non sbagliamo, però, a giudicarlo: la deriva dell’essere e l’oblio degli oggetti non sono affatto sintomi di debolezza. Lo spirito, al contrario, è al lavoro altrove. Ora, ha la percezione che il mondo era solo uno scenario colorato. Poco per volta, si leva all’orizzonte un paesaggio nuovo, una Realtà autentica che va oltre ogni misura.
La scalata alle vette della coscienza non è priva di rischi. Più l’intelligenza consente di vedere lontano, meno respirabile diventa l’aria. Emergendo dall’animalità, sottraendosi alla nebbia dell’esistenza bruta, l’uomo si individualizza ma, al tempo stesso, si isola. Di qui, il bisogno di ritornare alle fonti della vita; di qui, il desiderio di scendere nell’oscurità dell’anima, fino al cuore del Sacro. Con l’iniziazione, intesa come rivelazione del divino, il neofita perde la propria individualità, ma perdendo questo involucro che lo isola dal Mondo, egli diventa capace di percepire la sublime Unità dell’Universo e si fonde con il divino stesso.
Iniziato è chiunque acceda ad un nuovo grado di comprensione metafisica o spirituale, con l’aiuto (o meno) di un gruppo di uomini investiti di poteri speciali e abilitati a dispensare l’illuminazione, tramite il gesto, la parola o la rivelazione di simboli sacri. Dopo essere stato toccato dal Mistero, l’uomo diventa veramente un altro. Questa “alchimia mentale” veniva praticata già nel corso dell’antichità. I rituali dedicati ad Adone nel vicino oriente, o ad Osiride in Egitto, a Orfeo nelle isole greche o a Dioniso nell’Ellade, comportavano delle “iniziazioni”, cioè delle tecniche che permettevano di conoscere principi sovrumani e la vita eterna. Esse miravano a trasformare la qualità dell’anima del novizio, ad elevare la sua coscienza ad un livello superiore, a farne un essere eterno. Sul piano psicologico, la conseguenza di tali pratiche fu certamente la reale vittoria dell’uomo sulla paura della morte.
L’iniziazione utilizza la parte intuitiva dello spirito umano per comprendere il mondo. L’intelligenza, armata di ragione, può vincere battaglie difficili – come ricorda la storia delle scienze – ma non mette mai in gioco la totalità dell’uomo: l’anima resta addormentata. S’intuisce, allora, perchè la conquista di un mondo solo materiale lascia insoddisfatto lo spirito: l’uomo è anche, e soprattutto, una “anima vivente”. Ma come renderla manifesta e svegliarne i poteri? L’iniziazione può farla emergere. Che si adottino i rituali di Adone o di Tammuz, di Osiride o di Dioniso, ovunque si viene iniziati si muore e si rinasce per conoscere uno status sovrumano e la vita eterna. Le parole, i gesti e gli scenari, tutto concorre a mettere in moto le risorse segrete dell’animo umano, perchè si manifestino le sue possibilità latenti. Una volta che essa vi sia riuscita, l’iniziazione diventa una condizione permanente, che determina un’autentica metamorfosi dell’uomo.
L’iniziato vive costantemente il Mistero. Egli conosce un cambiamento, prima passeggero e in seguito permanente, del proprio livello di coscienza. I turbamenti dell’anima si placano. L’uomo conosce l’autentica pace interiore. L’iniziazione l’ha aperto all’armonia universale. Nell’era moderna chiunque può incontrare iniziati, ma nessun marchio esteriore permette di riconoscerli. Nessun segno svela la loro appartenenza, tranne un segreto equilibrio interiore, un dominio del corpo e dello spirito, frutto di un’azione dell’uomo su se stesso. È facile mettere in difficoltà un iniziato chiedendogli di descrivere una delle sue esperienze. Il più delle volte gli mancano le parole e, se le avesse, non sarebbero adeguate, a causa dei fini strettamente utilitaristici a partire dai quali il linguaggio umano si è formato. Per vivere al livello di coscienza raggiunto da un iniziato, non vi è che un mezzo: l’iniziazione. Il segreto, l’indicibile segreto, è nel cuore dell’iniziato.”
(Max Guilmot, Iniziati e Riti Iniziatici nell’Antico Egitto)
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“Iniziazione significa semplicemente la trasmissione da qualcuno a qualcun altro di una serie di istruzioni tali da porre chi le riceve in grado di “iniziare” un certo cammino. Nulla di più, nulla di meno. Si tratta di istruzioni di tipo pratico, operativo, in genere molto semplici: devono servire soltanto a cominciare, poi l’adepto (mi si perdoni il termine) deve andare avanti da solo. La vera sapienza iniziatica non può essere comunicata, altrimenti non sarebbe “sapienza”, bensì semplice conoscenza: la vera sapienza è frutto unicamente di una conquista personale. Conseguentemente, è diversa da persona a persona, mentre le conoscenze sono uguali per tutti, anche se si possono esprimere in modi diversi. Anche il “segreto iniziatico”, in realtà, non esiste. La necessità del segreto nasce esclusivamente dal fatto che chi si applicava a queste dottrine solitamente si riuniva in logge, in organizzazioni private, che a un certo punto decisero di mantenere celati i loro riti e i loro affiliati per non suscitare sospetti nei potenti o nelle autorità ecclesiastiche, specie in periodi in cui l’ulivo era usato più per i roghi che per annunciare la Pasqua. Se certe pratiche erano tenute segrete era per lo stesso motivo per cui le corporazioni artigianali tenevano celate determinare tecniche, che davano loro un vantaggio sui concorrenti. La “sacralità” di determinate nozioni, il divieto di “profanare” certe verità, sono un’invenzione romantica, oppure obblighi legati a manifestazioni di culto. Non c’è bisogno di celare deliberatamente la magia alle persone volgari: tanto, non la capirebbero, e comunque la magia, quella vera, non gli interesserebbe.”
(Sebastiano Fusco, Introduzione alle Dottrine Ermetiche)
“Il vero segreto iniziatico che è inviolabile per natura e che si difende da se stesso contro la curiosità dei profani, e di cui il segreto relativo di certi segni esteriori è soltanto una figurazione simbolica; ciascuno potrà più o meno penetrate questo segreto secondo l’estensione del proprio orizzonte intellettuale, ma anche se riuscisse a penetrarlo integralmente non potrebbe mai comunicare ad un altro ciò che egli stesso avrà compreso; tutt’al più potrà aiutare a far pervenire a questa comprensione coloro soltanto che ne sono attualmente atti.”
(Renè Guènon)
“Le nostre menti e i nostri corpi sono veli della Luce interiore. Il non iniziato è una “stella oscura”, e la Grande Opera per lui è rendere i suoi veli trasparenti, “purificandoli”. Questa “purificazione” è in realtà “semplificazione” ; non è che il velo sia sporco, ma è la complessità delle sue pieghe a renderlo opaco. La Grande Opera perciò consiste principalmente nella risoluzione delle complessità.”
(Aleister Crowley, La Legge è per Tutti)
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“Ogni uomo e ogni donna è una stella. Vale a dire, ogni essere umano è, intrinsecamente, un individuo indipendente con carattere proprio e moto proprio. Ogni uomo e ogni donna ha una rotta, che dipende in parte dall’individuo, in parte dall’ambiente che gli è naturale e necessario. Chiunque sia costretto a deviare dalla propria rotta, sia perchè non comprende se stesso, sia a causa di un’opposizione esterna, entra in conflitto con l’ordine dell’Universo, e di conseguenza ne soffre. Un uomo che fa la sua Volontà Vera ha dalla sua l’inerzia dell’Universo che lo assiste. Ogni uomo ha il diritto irrinunciabile di essere ciò che è. Egli deve guardare la propria anima in tutta la sua spaventosa nudità; non deve aver paura di contemplare quella realtà sconvolgente. Deve strappare via le vesti sgargianti di cui la vergogna lo ha abbigliato; deve accettare il fatto che nulla può renderlo diverso da ciò che è. Può mentire a se stesso, drogarsi, nascondersi; ma sarà sempre se stesso. Dopo aver scoperto la propria identità, ben presto scoprirà il suo scopo.”
(Aleister Crowley)
“Il vero significato dell’iniziazione è che questo mondo visibile in cui viviamo è un simbolo e un’ombra, che questa vita che conosciamo tramite i sensi è una morte e un sonno, o, in altre parole, che quanto vediamo è un’illusione. L’iniziazione è il dissolversi – un dissolversi graduale, parziale – di questa illusione. La ragione del suo segreto è che la maggior parte degli uomini non è adatta a comprenderlo, e quindi lo comprenderebbe male e lo fraintenderebbe, se fosse reso pubblico. La ragione per cui il significato è simbolico risiede nel fatto che l’iniziazione non è una conoscenza, ma una vita, e l’uomo deve dunque scoprire da sé ciò che i simboli mostrano, perché così vivrà la loro vita, senza limitarsi ad apprendere le parole con cui vengono rivelati.”
(Fernando Pessoa)
“Nella sua accezione più alta, l’iniziazione è stata poi la forma normale del passaggio dall’una all’altra natura. L’uomo è di fatto una larva, fintantochè mediante una lunga e pericolosa autorealizzazione, non abbia accentrato il Cosmo nell’Io. Egli deve trasformarsi, superare se stesso, integrarsi, dignificarsi. Per l’Io esiste propriamente non un “problema”, ma un Compito. La soluzione è uno stato da realizzare trasformando il proprio essere. “Conosci te stesso” vuole dire: “Realizza, crea te stesso”. Questa “realizzazione” va poi intesa come qualcosa di molto concreto, niente di concettuale, di morale o di sentimentalistico, del tutto indipendente da ogni particolare credenza, fede o filosofia degli uomini. È pura materia di esperienza. Occorre avere la forza di comprendere ciò, di prendere in blocco tutto quel che si è, si sente e si pensa quali uomini, metterlo da parte e voler andare oltre: morire a tutto ciò che è “credere”, “supporre”, e “sperare”, per freddamente Sapere ed Essere. Questa via di compimento meta-fisica, questa realizzazione di sè al di sopra di tutto ciò che è proprio all’uomo, non è un mito e non è poesia: è una possibilità reale, effettiva, conosciuta a fondo dallo “yoga” indiano, dalla tradizione teurgica e magica le cui radici si confondono con quelle stesse della storia, dai Misteri e le vite dei santi e dei fondatori di religioni. Di essa esiste di fatto una scienza, precisa, rigorosa, metodica, trasmessa da fiamma a fiamma, da iniziato ad iniziato, in una catena ininterrotta se anche non sempre palese al profano.”
(Julius Evola, Il Cammino del Cinabro)
“L’iniziazione è generalmente descritta come una “seconda nascita” e lo è di fatto; ma questa “seconda nascita” implica necessariamente la morte al mondo profano ed in qualche modo la segue immediatamente, poichè non si tratta in verità che delle due facce di uno stesso cambiamento di stato. Beninteso, la parola “morte” deve essere presa qui nel suo senso più generale, per cui si può dire che qualsiasi cambiamento di stato sia in pari tempo una morte e una nascita, secondo lo si consideri da un lato oppure dall’altro: morte in rapporto allo stato antecedente, nascita in rapporto allo stato conseguente.”
(Renè Guènon, Considerazioni sulla Via Iniziatica)
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“Mentre ogni segreto d’ordine esteriore può sempre essere tradito, il segreto iniziatico soltanto non può esserlo mai, poichè, in se stesso e in qualche modo per definizione, è inafferrabile e inaccessibile ai profani e non può essere penetrato da essi, non essendo che la conseguenza stessa dell’iniziazione. Infatti questo segreto è di natura tale da non potersi esprimere a parole; in tal modo, l’insegnamento iniziatico non può che fare uso di riti e simboli, i quali suggeriscono più che non esprimano nel senso ordinario della parola. In vero, l’iniziazione non trasmette il segreto stesso, che è incomunicabile, ma l’influenza spirituale che ha i riti per veicolo e che rende possibile il lavoro interiore mediante il quale, prendendo i simboli per base e appoggio, ognuno penetrerà e raggiungerà questo segreto più o meno completamente, più o meno profondamente, secondo al misura delle proprie possibilità di comprensione o di realizzazione. Tutto ciò che è realmente ispirato dalla conoscenza tradizionale procede sempre “dall’interno” e non “dall’esterno”. L’iniziazione, a qualsiasi grado, rappresenta per l’essere che l’ha ricevuta un’acquisizione permanente, uno stato che, virtualmente od effettivamente, egli ha raggiunto una volta per sempre, e che ormai nulla può togliergli.”
(Renè Guènon – Considerazioni sulla Via Iniziatica)
“Nei tempi antichi la parola “iniziato” era sempre impiegata con un solo significato; si chiamavano così gli esseri che avevano acquisito nella loro presenza dei dati oggettivi pressochè identici, percepibili da tutti. Ma dopo i due ultimi secoli, questo stesso termine ammette due significati: il primo indica, proprio come un tempo, gli esseri che con il loro lavoro personale cosciente e le loro sofferenze volontarie sono diventati “iniziati”, e avendo acquisito in tal modo dei meriti oggettivi percepibili dagli altri esseri, risvegliano in loro stima e fiducia. Nella seconda accezione, questa parola è il titolo onorifico che si conferiscono a vicenda gli esseri appartenenti a quelle che si chiamano “bande di briganti”, in forte sviluppo in questo periodo, e che hanno come scopo principale soltanto “spogliare” chi li circonda di valori “essenziali”. Queste “bande di briganti” prendono a pretesto certe scienze “occulte” o “soprannaturali” per portare a buon fine i loro “saccheggi”. E laggiù, ciascuno di questi “banditi” dà a se stesso il titolo di iniziato.”
(G.I. Gurdjieff, I Racconti di Belzebù a Suo Nipote)


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“Quando nella tua casa neri corvi partoriranno bianche colombe, allora sarai chiamato sapiente.”
(Epigrafe della Porta Alchemica di Roma)


“Bisogna saper distinguere occultismo da esoterismo. L’esoterismo è la ricerca di un sapere che non si trasmette se non per simboli, sigillati per i profani. L’occultismo invece, che si diffonde nell’Ottocento, è la punta dell’iceberg, quel poco che affiora del segreto esoterico. I Templari erano degli iniziati, e la prova è che, sottoposti a tortura, muoiono per salvare il loro segreto. è la forza con cui lo hanno occultato che ci fa sicuri della loro iniziazione, e nostalgici di ciò che essi avevano saputo. L’occultista è esibizionista. Come diceva Péladan, un segreto iniziatico rivelato non serve a nulla. Sfortunatamente Péladan non era un iniziato, ma un occultista. L’Ottocento è il secolo della delazione. Tutti si affannano a pubblicizzare i segreti della magia, della teurgia, della Cabala, dei tarocchi. E magari ci credono.”
(Il Pendolo di Foucault, Umberto Eco)


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La sopravvivenza della Tradizione Esoterica
(da “Cosmic Trigger” di Robert Anton Wilson, 1977)



“La conoscenza universale può essere rivelata solo ai nostri fratelli che hanno affrontato le nostre stesse prove. La verità va dosata a misura dell’intelletto, dissimulata ai deboli, che renderebbe pazzi, nascosta ai malvagi, che solo potrebbero afferrarne qualche frammento di cui farebbero arma letale. Racchiudila nel tuo cuore, e che essa parli attraverso le tue opere.”
(Ermete Trismegisto)


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