di autore anonimo
«
Secondo la testimonianza di Olga de Griinewald, Giovanni Colazza non
solo era il discepolo più caro a Rudolf Steiner, ma la figura più
elevata dopo di lui » J.
Giovanni
Romano Colazza nacque a Roma, in una famiglia dell'alta
borghesia romana, il 9 agosto 1877. Proveniente da studi classici,
si laureò in Medicina e Chinirgia nel 1902
presso
l'Università « La Sapienza » di Roma. Uomo di scienza, fin da
giovane si applicò con rigore alle discipline esoteriche, tanto
orientali che occidentali.
Durante
uno dei suoi numerosi viaggi in Europa conobbe Marie Von Sivers
(1867-1948), divenuta in séguito Signora Steiner, con la quale
rimase in stretto rapporto di amicizia per tutta la vita. Fu proprio
Marie Von Sivers a presentare Giovanni Colazza a Rudolf Steiner,
il quale, secondo la citata testimonianza della baronessa de
Griinewald, sarebbe tornato in Italia nel 1911 — dopo le precedenti
visite del 1909 e 1910 2 — espressamente «a conoscere il dottar
Colazza, perché "gli era stato indicato dal Mondo Spirituale"
» 3.
Rapidamente
Colazza divenne discepolo del dottar Steiner, che lo pose alla
direzione del Movimento Antroposofico in Italia, dopo la fondazione
del Gruppo Novalis nel 1913. Il Gruppo Novalis di Roma fu, per altro,
il primo gruppo antroposofico in Italia.
Nel
1916-17, in qualità di ufficiale medico di campo, combattè in
trincea la prima guerra mondiale. Tornato a Roma, ben presto il
prestìgio e la notorietà della sua professionalità medica si
accrebbero tanto da diventare Egli il medico di quasi tutte le
Ambasciate e Legazioni straniere, pur rimanendo il medico a
disposizione di tutti, senza distinzione di censo e cultura. L'arte
medica trovò in Lui felice espressione, arricchendosi
ulteriormente nel contatto con l'ispirazione più viva della Scienza
dello Spirito.
Dopo
la fine del primo conflitto mondiale, almeno una volta l'anno,
G. Colazza si recava a Dornach per visitare il dottar Steiner, cui
riferiva di se stesso e del lavoro spirituale presso il Gruppo
Novalis da Lui presieduto, e frequentato, fra le numerose e notevoli
personalità, da Emmelina de Renzis, Colonna di Cesare, Arturo
Onofri, ecc. Nel 1922, Colazza tenne in Roma una serie di incontri
riservati intomo ai « Quaderni Esoterici » di R. Steiner.
In
séguito alla scomparsa dello Steiner, nel marzo del 1925, si
intensificò il collegamento « di intcriore operosità » con la
Signora Steiner. « I signori Calvari, padre Trincherò, la
baronessa de Renzis e Grii-newald, il poeta Onofri, il conte Colonna
di Cesare e Calabrini, il dott. Colazza, l'ingegner Gentilli, Spaini,
Federici ed altri, composero intomo alla sua persona [della
Signora Steiner] un serto di variopinte colorazioni umane, sul
cui intreccio per lunghi anni, fu vivificata una successione di
interessi e di comunione continua, intomo al lavoro che si
svolgeva in Italia » 4.
Tra
il 1927 ed il 1930, G. Colazza aderì al « Gruppo di UR » —
partecipando all'omonima Rivista diretta da J. Evola — che
raccoglieva i più prestigiosi esoterìsti d'Italia uniti, pur
provenendo da orientamenti diversi, da nobili finalità comuni ^.
La
sua attività di conferenziere e di Guida fu instancabile. Dal
1943-44 fino alla sua scomparsa, raccolse intomo a sé coloro che
sarebbero stati i più vivi cultori di Scienza dello Spirito in
Italia, preparandoli ed esortandoli con l'esempio della sua alta
statura morale, oltre che con le sue lezioni sulle opere fondamentali
dello Steiner. Tra questi ricordiamo Mimma e Romolo Benvenuti, i
giovanissimi Marianna ed Amieto Scabellone, Fiorenza Berta, Pio
Filippani-Ronconi. Da una lettera di Giuseppe Federici indirizzata a
Massimo Scaligero (1906-1980), in data: Napoli, 27.2.1948,
apprendiamo che la Signora Steiner, visitata dal Federici, così
ebbe ad esprimersi circa questo gruppo: « II nostro amico Giovanni
Colazza mi ha fatto pervenire da Roma messaggi di speranza per
l'Italia. So che in questi anni [durante la guerra e l'immediato
dopo-guerra] non ha mai interrotto il suo lavoro di riunioni,
incontri, visite: mi dice che ci sono giovani e giovanissimi che
ricercano, che sono decisi e ciò corrisponde proprio a quanto il
Dottore, a suo tempo, ebbe già a prevedere » 6.
Essendosi
sempre rifiutato di scrivere, il suo magistero si espresse attraverso
un'arte inimitabile della parola e del silenzio. Soprattutto il suo
silenzio, causa per taluni di qualche disagio, evocava l'immagine
austera di un « maestro zen », o altre ineffabili risonanze 7. «
La sua massima riservatezza, il suo rigido autocontrollo, parve ad
alcuni severità, tale da incutere non soltanto un "timore
reverenziale", bensì un disagio vero e proprio. A smentire
questa fallace impressione basterà rievocare la gioiosa fiducia
avuta in lui dai bambini — o curati o a lungo ospitati — che,
nella loro spontanea, schietta, calda espansività, non si
sentirono mai ostacolati dalla sua serietà, pregna di
comprensione e pronta soccorrevo lezza » 8.
Nel
1951 concordò con Massimo Scaligero, personalità di spicco tra i
suoi amici, di svolgere per la prima volta in Italia la « prima
classe della Scuola Esoterica » istituita da R. Steiner. Tale
impegno, mirabilmente assolto, deve considerarsi l'opera finale
e conclusiva di Giovanni Colazza.
Morì
il 16 febbraio 1953, stroncato da ictus cardiaco, nell'esercizio
della sua professione medica. Centinaia di persone, di ogni
estrazione sociale, testimoniarono alle sue esequie l'amore e la
stima che Egli aveva suscitato durante tutta la sua operosa vita.
Così
come il dottar Colazza, tre giorni dopo la morte di Marie Steiner (27
dicembre 1948), « raccolse nel suo studio, al Corso d'Italia,
tutti gli amici e celebrò l'elogio supremo, che risuonò come un
inno dì gratitudine, di elevazione a Colei che gli era stata amica
diletta, inferiore orientatrice per molti anni della sua vita
[...] » 9, nel momento del dolore e del disorientamento
sopraggiunto alla sua scomparsa, toccò a Massimo Scaligero il
compito di rianimare gli amici e di confermare la continuità di
un'opera che non poteva essere interrotta. In tale compito,
interamente assolto con fedeltà assoluta, Massimo Scaligero fu
assistito fino alla fine (26 gennaio 1980) da quella ignota
personalità cui egli stesso allude alle pp. 72 e 87 del suo Dallo
Yoga alla Rosacroce, ed alla quale noi stessi siamo debitori di
queste essenziali notizie biografiche, ma soprattutto della
memoria indicibile di quell'Impulso che, tra passato e futuro,
illumina la nostra tradizione.
In
merito alla partecipazione alla rivista UR, M. Scaligero ci precisò,
in un colloquio personale, che il dottar Colazza non era in realtà
l'estensore degli articoli firmati con Usuo pseudonimo: Egli infatti
sì limitava ad illustrare gli argomenti al direttore della Rivista,
il quale provvedeva poi a redigerli per iscritto 10. Tale
circostanza, estremamente indicativa di quella temperie
spirituale, dell'alto senso di responsabilità ed impersonalità di
quei ricercatori, ci ha confortato nella difficile decisione di
redigere il ciclo di quattordici conferenze che G. Colazza tenne in
Roma, con cadenza settimanale, dal 4 gennaio al 12 aprile 1945,
a commento del libro di Rudolf Steiner L'Iniziazione 31. La
stesura che ne è derivata si discosta sensibilmente, nella forma,
dal testo dattiloscritto in nostro possesso, al quale ci si è
comunque riferiti curando di rispettarne il più possibile lo «
stile » ed il lessico. Tale testo, mai rivisto dall'autore, tratto
per altro da uno stenogramma comprensibilmente lacunoso ed
approssimativo, ci è stato gentilmente fornito dal Gruppo Novalis di
Roma, al quale rivolgiamo un sentito ringraziamento.
Sulla
rivista Graal, 1-18, 1983-1987, avevamo già pubblicato, a puntate,
le singole conferenze, che ora ripresentiamo, in una ulteriore
edizione riveduta e corretta, nella forma di un libro organizzato in
sette capitoli — ossia due conferenze per capitolo — cui abbiamo
noi dato i titoli, secondo il criterio della immagine-sintesi degli
argomenti. Abbiamo visto così, non senza meraviglia, nascere
un'opera dotata di vita propria: di dimensioni contenute, ma di
poderoso respiro intcriore. Nulla abbiamo aggiunto che già non
vi fosse: abbiamo soltanto composto la parola parlata secondo le
esigenze della pagina scrìtta.
Nell'imminenza
del quarantesimo anniversario della morte di Giovanni Colazza,
crediamo non vi sia celebrazione più opportuna della pubblicazione
di questo libro: con esso non si intende violare il magico
silenzio del quale Egli rivestì il suo magistero, ma attestarne
l'in-temporale continuità. Devotamente.
NOTE
1
M. Scaligero, Dallo Yoga alla Rosacroce, Roma 1972, p. 85. Scaligero
ritiene
« fondamentale » questa testimonianza, perché la de Griinewald era
particolarmente vicina sia al dottor Steiner che alla Signora
Steiner, sua amica d'infanzia.
2
Memorabili, in quelle occasioni, le conferenze tenute a Roma, ospite
della principessa Elika del Drago, ed a Palermo. Vedi R.
Steiner,Sulla via di Dama
sco,
Roma 1990, pp. 131, 168, nn. 1-2.
3
Scaligero, op. cit., pp. 86-87. Vedi anche E. Pappacene,
Di
alcuni cultori della Scienza dello Spirito, Bari 1971, p. 188;
anche Nicómachus, « Ricordo di Giovanni Colazza », Graal, 4, 1983,
pp. 168 ss.
4
Orao, « Marie Steiner. L'Anima della Fedeltà », Graal, 25-26,
1989,
5
Sulla consistenza e l'importanza del contributo alla rivista UR-KRUR
cfr. la ristampa fotostatica da noi edita, 3 voli., Teramo-Roma
1980-82) dei ricercatori orientati secondo l'indirizzo
scientifico-spirituale, vedi Scaligero, op.
cit.,
pp. 81-82.
6
La bellissima lettera del Federici è leggibile per intero in Orao,
op. cit., pp. 35-36. 7 Nicómachus, op. cit., p. 171.
8
Pappacena, op. cit., p. 189.
9
Orao, op. cit., p. 17.
10
Cfr. J. Evola, II cammino del cinabro, Milano 1963, p. 90: « Se fra
i collaboratori [di UR] si trovava qualche personalità nota,
che accettò parimenti la regola dell'anonimia, vi erano però anche
persone che in precedenza non avevano mai scritto e di cui io
stesso avevo annotato alcuni insegnamenti dandovi una forma adeguata,
salvo la loro approvazione definitiva del testo ». Sulla conside
razione dell'Evola per G. Colazza, ibid., p. 29: « [...] ebbi anche
occasione di
conoscere
alcune personalità aventi effettivo valore, separabile dalle teorie
a cui si appoggiavano. Ricorderò Decio Calvari, presidente della
Lega Teosofica Indi
pendente
di Roma, Giovanni Colazza, che egualmente a Roma dirigeva un centro
antroposofico, cioè steineriano, il poeta Arturo Onofri che [...]
aveva aderito allo stesso indirizzo ».
11
Vedi nota a p. 15.