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Friday, June 2, 2023

La morte e la fanciulla – Necrofilia al femminile

di Bizzarro Bazar





Nella cultura occidentale, Eros e Thanatos sono interconnessi da sempre: il desiderio sessuale, che è esuberanza di vita, si rispecchia nel suo opposto, certo, ma talvolta vi coincide, trasfigurandosi. L’espressione francese la petite mort, usata per riferirsi all’orgasmo, fiorisce dall’idea che l’unione fisica sia una vera e propria fusione dei sensi – quindi annullamento dell’io e abbandono dell’identità singola. L’erotismo, scrive Bataille, “apre la strada alla morte. La morte apre la strada alla negazione delle nostre vite individuali”: per Foucault implica “l’esperienza della finitezza dell’essere, del limite e della trasgressione”, e nell’erotismo moderno le uniche forme di trasgressione ancora possibili sono quelle che vanno dal naturale al contro-naturale – verso la macchina, la bestia e il cadavere.



La vicinanza di amore e morte è talmente presente nell’arte e nella letteratura (sopprattutto nell’800, si pensi al topos della “bella morta” che attraversa le opere dei preraffaelliti come di Poe, Baudelaire e dei romantici) che sorprende quanto invece le indagini psichiatriche sulla necrofilia siano, in confronto, rare e sporadiche.

Pur accettandone le versioni artistiche e in qualche modo mascherate dal simbolo, sembra quasi che il desiderio necrofilo fosse per gli studiosi il più orrendo e abominevole dei tabù: perfino Freud si rifiuta di parlarne approfonditamente e, dopo averlo menzionato in una sola frase, esclama: “Ma basta con questo tipo di orrore!” (La vita sessuale). Bisognerà aspettare il 1989 per il primo vero studio sull’argomento, ad opera di Rosman & Resnick, che analizzarono 122 casi e suddivisero questa parafilia in tre tipi: omicidio necrofilo, necrofilia regolare, e fantasia necrofila – distinguendoli ulteriormente dalla cosiddetta pseudonecrofilia (quando cioè l’atto necrofilo è opportunista o incidentale). Nel 2011 Aggrawal pubblica l’unica ricerca interdisciplinare davvero approfondita, Necrophilia: Forensic and Medicolegal Aspects, che suggerisce nuove e più dettagliate classificazioni.

Escludendo le derive più estreme (assassinio, mutilazioni, cannibalismo), nella maggioranza dei casi il necrofilo è una persona dalla bassa autostima, che ha provato il sesso tradizionale e ne è rimasto insoddisfatto o umiliato: la motivazione più comune che spinge il necrofilo a desiderare il contatto con i morti è il bisogno di un partner che non opponga resistenza e che non possa rifiutarlo. In altri casi, essendo stato esposto in giovane età al contatto con un morto, il terrore provato è stato trasformato in pulsione sessuale, come spesso accade nei feticismi. Seguendo la sua fissazione, il necrofilo ricerca occupazione in luoghi di lavoro che consentano un accesso più facile ai cadaveri, come ospedali o agenzie funebri. Non è raro che la necrofilia si sviluppi in direzione “romantica”, acquisendo cioè una componente di affetto reverenziale per la salma, che non viene semplicemente violata ma spesso accarezzata, confortata, come se fosse possibile donarle ancora gioia o piacere. Alcuni necrofili hanno espresso il loro disgusto per gli operatori funebri che mostrano poco rispetto per i morti: paradossalmente, nella loro fantasia, il cadavere non è un morto, e deve essere nuovamente umanizzato, “riportato in vita”, cioè considerato come una persona vera e propria.

Nella nostra immaginazione la figura del necrofilo è sempre maschile, e la sua “preda” una giovane e bella donna. Ma cosa accade quando la parte attiva è una donna, e il partner inerme e indifeso un uomo?



Come nota Lisa Downing nel suo saggio sulla necrofilia nella letteratura francese dell’800, Desiring The Dead, il ripetuto focalizzarsi sulla penetrazione del cadavere negli scritti medici ha implicitamente relegato la necrofilia al regno della perversione maschile; pur essendo questa parafilia piuttosto rara (almeno stando alle statistiche forensi), la percentuale femminile si aggira attorno al 10-15% dei casi di cui siamo a conoscenza.



Nel 1979 in California, all’età di 23 anni, Karen Greenlee era alla guida di un carro funebre: doveva consegnare una salma di un uomo di 33 anni al cimitero per il funerale. Decise invece di scappare con il morto, e venne trovata due giorni dopo, ancora in compagnia del cadavere. All’epoca non c’erano leggi in California contro la necrofilia, quindi la Greenlee venne denunciata per furto di autoveicolo e per disturbo di cerimonia funebre. Ma nella bara venne trovata una lettera in cui Karen dettagliava i suoi incontri erotici con altri 40 cadaveri maschili, e la donna fu bandita dalla professione. In seguito, la madre del morto che Karen aveva sequestrato la citò per danni morali ed emotivi, e la Greenlee venne condannata a un periodo di carcere, una multa e un forzato trattamento psichiatrico.

Nel 1985, poco prima di ritirarsi a vita privata sotto nuovo nome, Karen Greenlee accettò di essere intervistata dal giornalista Jim Morton, in un articolo che diverrà noto con il titolo The Unrepentant Necrophile (“la necrofila impenitente”). Si tratta di un documento straordinario, per più di un motivo. Se inizialmente provava vergogna per i suoi desideri, all’epoca dell’intervista Karen sembra aver ormai accettato la sua condizione, e non è certo timida nel descrivere ciò che le piace:


il freddo, l’aura di morte, l’odore della morte, l’ambiente funerario… trovo l’odore della morte molto erotico. C’è odore e odore. Se prendi un corpo che ha galleggiato nella baia per due settimane, o una vittima di incendio, ecco, quello non mi attrae molto, ma un corpo imbalsamato di fresco è tutta un’altra cosa. C‘è anche questa attrazione per il sangue. Quando stai sopra a un corpo, tende a espellere sangue dalla bocca, mentre fai l’amore appassionatamente…

Nelle sue parole, il cadavere è oggetto d’amore e regala un’euforia particolare, quasi estatica; racconta inoltre di come si è introdotta di notte in obitori e tombe, e dice di essere stata sorpresa nell’atto più di una volta, senza conseguenze troppo gravi. Ma forse il momento più interessante è quando afferma che la domanda più comune che la riguarda è sempre la stessa: “come fa esattamente?”.
Per me non è un problema dire come lo faccio, ma chiunque abbia un po’ di esperienza sessuale non dovrebbe avere bisogno di chiederlo. La gente ha questo pregiudizio che ci debba per forza essere la penetrazione per la gratificazione sessuale, che è una stupidaggine! La parte più sensibile di una donna è comunque la parte frontale, e quella va stimolata. A parte questo, ci sono differenti aspetti dell’espressione sessuale: il contatto fisico, il 69, anche semplicemente tenersi per mano.

Il fatto che Karen Greenlee denunci la nozione fallocentrica e l’eccessiva importanza data alla penetrazione, è assolutamente in linea con la sua figura trasgressiva: questa donna infrange il tabù del sesso con i morti, e al tempo stesso inverte le gerarchie e i ruoli tradizionalmente femminili. Se n’è accorta Lena Wånggren, che nel suo saggio Death And Desire parla della necrofilia femminile come tragressione di genere: qui è la donna a “cacciare” e possedere, e il maschio diviene inerme e inanimato – l’esatto opposto della consueta figurazione che vede il maschio attivo e la femmina come passivo ricettacolo per la procreazione. La Greenlee non soltanto riduce il maschio a un oggetto, ma lo priva anche del mito del pene e della penetrazione.

In effetti, sembra che a suscitare scandalo sia proprio questo aspetto, ancor più che la necrofilia in sé: la Greenlee ricorda un fidanzato che, quando scoprì i suoi desideri, la schiaffeggiò e le disse che “non ero nemmeno una donna, e potevo andare a scoparmi i miei morti”. Ricorda anche uomini convinti di riuscire a “curarla”:
I ragazzi pensavano sempre che andassi alla ricerca di corpi morti perché mi mancava qualcosa, e che se fossi stata con loro mi avrebbero cambiato, e che loro erano quelli in grado di soddifarmi così tanto che non avrei più avuto bisogno dei cadaveri.

La storia di Karen Greenlee ha ispirato nel 1992 il racconto We So Seldom Look On Love di Barbara Gowdy, da cui è stato in seguito tratto il film Kissed (1996) di Lynne Stopkewich. Entrambe le opere seguono piuttosto fedelmente la vicenda della Greenlee, e ne approfondiscono ulteriormente gli aspetti legati alla trasgressione dei comportamenti sessuali di genere.


Saturday, July 24, 2021

IL PROCESSO AI DOTTORI

 

Il Processo ai Dottori

da https://segretidellastoria.wordpress.com/2017/06/10/il-processo-ai-dottori/

Karl Brandt a NorimbergaEbbe inizio il 9 dicembre 1946: il Processo ai Dottori, fu il primo di dodici processi “secondari” celebrati dalle autorità statunitensi nei confronti delle alte gerarchie naziste al termine del secondo conflitto mondiale a Norimberga. In tutto gli imputati furono ventitré, tra ufficiali appartenenti alle SS e pseudomedici e scienziati del Reich, accusati di crimini contro l’umanità e di guerra, avendo svolto esperimenti scientifici su esseri umani all’interno dei campi di concentramento, utilizzando come vere e proprie cavie prigionieri e deportati. Caratteristica di questo processo (e degli altri undici che seguirono) fu la costituzione della Corte: non più l’International Military Tribunal, che aveva promosso il processo principale a Norimberga, ma bensì corti militari statunitensi. Tra gli indiziati principali, Karl Brandt, medico personale di Adolf Hitler, nonché il principale artefice e responsabile del programma nazista di eugenetica, il famigerato Aktion T4, che avrebbe dovuto eliminare ogni persona disabile nei territori conquistati dalla Germania; Vikor Brack, ideatore del programma di sterilizzazione di massa verso i non tedeschi per la purificazione della razza ariana; Rudolf Brandt, assistente personale di Heinrich Himmler, selezionatore delle cavie umane da impiegare negli esperimenti.

Esperimenti sull'altitudineLe imputazioni a carico dei medici e scienziati nazisti vennero elencate il 25 ottobre 1946: da quel momento, furono in tutto ascoltati 85 testimoni, per lo più sopravvissuti ai campi di concentramento, ed esaminati oltre 1470 documenti. Come riporta Jean Dumont, curatore della Storia segreta della Gestapo, ricorda come il progetto di sterilizzazione di Brack fosse di “una grottesca criminalità. Esso consisteva nel far avvicinare le persone da trattare ad uno sportello col pretesto di compilare dei moduli. L’impiegato, seduto dietro lo sportello, manovra un bottone, mettendo in azione simultaneamente due lampade in direzione dei genitali. Questo metodo riuscì a fare centinaia di vittime, più o meno gravemente ustionate”. Gli esperimenti compiuti, però, si rivolgevano anche verso lo studio della mancanza d’aria ad elevate altitudini, simulando in speciali locali, in cui venivano rinchiusi i prigionieri, quote di 2000 metri e più. Molti di questi pseudo-studi, compiuti prevalentemente nel campo di concentramento di Dachau, si indirizzarono verso l’analisi degli effetti sull’organismo umano di agenti patogeni, infettando con virus e batteri i prigionieri inconsapevoli.

Aktion T4
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Durante il processo, che terminò il 20 agosto 1947, con la condanna a morte di sette imputati e l’assoluzione di altri sette (i rimanenti furono condannati a pene detentive più o meno lunghe a seconda dei capi di accusa), misero in luce quanto di più inumano potesse generare la mente dell’uomo. Tra l’agosto 1942 e il maggio 1943, vennero condotti esperimenti sul freddo, esponendo i prigionieri a temperature di oltre 25 gradi sotto zero o immergendoli all’interno di grandi vasche di acqua gelata: secondo gli scienziati del Reich, questi test dovevano fornire indicazioni preziose per prevenire il congelamento in mare dei piloti della Luftwaffe e dei marinai della Kriegsmarine. Chiude così André Brissaud un suo studio sulle atrocità mediche dei Nazisti: “Durante il processo di Norimberga, il Dottor Karl Brandt, affermò la legittimità delle esperienze fatte nei campi di concentramento, perché egli stesso era convinto della necessità di simili esperienze per la sopravvivenza del Reich. Dopo aver scatenato l’inumano, i Nazisti pretendevano di essere umani”.

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La notte della medicina

da https://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/simonetta-pagliani/notte-della-medicina/gennaio-2014


Uno dei rami del processo di Norimberga, denominato “United States of America v. Karl Brandt, et al”, ma passato alla storia come il “processo ai dottori”, celebrato da un tribunale militare americano tra la fine del 1946 e l’agosto del 1947, giudicò 23 medici, accusati di efferatezze contro i prigionieri dei lager nazisti; 16 medici furono condannati e sette di essi giustiziati.
Era la prima volta che veniva alla luce il ruolo dei medici tedeschi nelle politiche di selezione della razza e di sterminio di Hitler; eppure, con l’eccezione di un articolo sul New England Journal of Medicine (Alexander 1949), la questione restò sotto silenzio fino agli anni novanta, grazie agli sforzi congiunti della World Medical Association, dell’establishment medico di entrambe le Germanie (che riabilitò in ruoli di distinzione molti ex nazisti) e dei governi non solo dei vinti, ma anche dei vincitori: gli Stati uniti per primi reclutarono nelle loro Università e nell’industria farmaceutica molti scienziati sfuggiti alla giustizia. Una seconda allusione ai crimini di guerra perpetrati da medici comparve su Lancet (Hanauske-Abel 1986), ma solo negli ultimi anni novanta medici tedeschi hanno pubblicato revisioni autocritiche del passato.
Certamente, non tutti i sanitari furono dei Mengele e vi fu anche una certa opposizione al nazismo da parte dell’Associazione dei medici socialisti, ma tacere il lato oscuro del pensiero “scientifico” contribuisce a confinare l’accaduto in un “una tantum” di follia politica, tradendo il significato del giorno della memoria: il passo dalla civiltà alla barbarie è assai breve e lo si è visto a Guantanamo e ovunque, ancora oggi, personale medico venga adibito a sovrintendere pratiche di tortura e di messa a morte dei “nemici”.
Nella Germania economicamente in ginocchio dopo la sconfitta nella grande guerra, i medici, che erano in numero esorbitante le possibilità d’impiego, si iscrissero al partito nazista in percentuale molto più grande degli altri professionisti: nel 1942 era nazista il 50% dei medici, con il 26% attivo nelle truppe d’assalto (Sturmtruppen) e il 7% nelle Schutzaffel (le SS).
La prestigiosa rivista medica Deutsches Artzeblatt, celebrò l’ascesa al potere di Hiltler nel luglio del 1933 con una svastica in copertina; in quel numero si esaltava la missione, da questi affidata ad Alfons Stauder, presidente della massima associazione professionale, di portare avanti l’eliminazione degli ebrei dalla vita culturale e spirituale del paese. Ancora prima della promulgazione delle leggi razziali di Norimberga del 1935, che li avrebbe esclusi da ogni aspetto della vita sociale, agli ebrei fu così vietato di laurearsi in medicina e quelli che già esercitavano potevano farlo solo su correligionari. A quell’epoca, era israelita il 15% circa dei medici tedeschi e il 50% di quelli berlinesi; entro la fine della guerra, il 25% dei medici ebrei venne ucciso, il 5% morì suicida e gli altri avevano lasciato la Germania.

Il darwinismo sociale, contrario all’assistenza medica che permetteva ai deboli di sopravvivere e riprodursi, già nel 1913 contava 425 seguaci, tutti medici o studenti di medicina; con l’avvento di Hitler al potere, divenne parte dell’ortodossia scientifica tedesca, insegnata nella maggior parte delle facoltà mediche. Ne discese la promulgazione della legge per la prevenzione della trasmissione delle malattie ereditarie, attuata con la sterilizzazione: riguardava gli schizofrenici, gli epilettici, i portatori di disturbi bipolari, i ciechi, i sordi, i deformi e gli alcolisti. Più tardi la legge fu allargata ai “delinquenti abituali” e ai feti, fino al sesto mese di gestazione, di madri con malattie ereditarie.
A onor del vero, questa pratica eugenetica non era d’invenzione nazista: simili programmi ai danni di malati o minorati mentali erano attuati, fin dagli anni trenta, nella penisola scandinava, negli Stati uniti e in Svizzera.
Fu proprio lo psichiatra svizzero Ernst Rudin a perfezionare il programma tedesco, suggerendo la presenza di medici accanto alle forze di polizia per “calmare” le persone refrattarie alla sterilizzazione forzata.
In Germania, l’opposizione a tale progetto aberrante fu debole e legata, per lo più, a singoli, seppur eminenti, rappresentanti delle Chiese: la propaganda e l’indottrinamento costante delle masse erano la parte attiva del costituirsi dell’adesione popolare. Ogni atto contro l’umanità era poi talmente burocratizzato e parcellizzato nella pratica, da permettere un’estrema spersonalizzazione del sistema e un’attenuazione delle responsabilità del singolo, il quale veniva a essere inserito in una catena di comando che copriva dubbi e rimorsi con l’obbedienza a ideali di fedeltà al proprio popolo e alla stirpe di appartenenza. La comunità medica tedesca, in particolare, non solo fu acquiescente alla legge, ma collaborò a disegnarla, ne trasse vantaggi, largheggiò negli obiettivi e appoggiò l’ideologia sottostante.
Venivano operati 50.000 individui l’anno; si stima che, in totale, venne sterilizzato un numero di persone pari all’1% della popolazione tedesca tra i 18 e i 40 anni e i medici si contendevano il ben remunerato appalto.

Con le successive leggi “Per la protezione del sangue e dell’onore tedeschi” e “Per la protezione della salute genetica del popolo tedesco”, si crearono ulteriori posti di lavoro per i medici, addetti alla visita e alla selezione dei fidanzati che facevano domanda di matrimonio, per appurare la percentuale di sangue ebraico che scorreva nelle loro vene. L’Associazione medica tedesca e le maggiori riviste plaudivano alle iniziative, viste (e a ragione) come “una strategia di potenziamento dell’occupazione medica”: nel 1937 erano aperti più di 700 uffici statali che impiegavano 2.000 medici a tempo pieno, 4.000 a tempo parziale, 3.700 infermiere e vario personale di supporto, su un totale di 52.000 medici presenti nel paese e nel lustro 1933-38 i guadagni dei sanitari aumentarono di più del 50 per cento,

Nel 1939, Hitler fece un passo avanti, decidendo di applicare l’ossimoro di Alfred Hoche e Rudolf Binding, secondo cui “il diritto di vivere deve essere giustificato”: le vite non degne di essere vissute andavano, caritatevolmente, tolte. Molte istituzioni, tra cui importanti ospedali, ebbero l’incarico di procedere all’eutanasia di deformi e ritardati, con un’escalation che, partendo dai neonati, portò il limite ai tre anni di età, per estenderlo, nel 1941, fino ai 17 anni.
Parallelamente, la comunità medica fu incaricata di disegnare, implementare ed eseguire un programma di eutanasia per adulti non produttivi (specialmente malati mentali), denominato Operazione T4 (abbreviazione di "Tiergartenstrasse 4", l'indirizzo del quartiere di Berlino dove era situato il quartier generale dalla Gemeinnützige Stiftung für Heil- und Anstaltspflege, l'ente pubblico per la salute e l'assistenza sociale): si trattava di una concessione alle uccisioni data da Hitler ai direttori degli istituti di ricovero con una lettera informale (pervenuta ai posteri eccezionalmente, perché il Führer evitava di lasciar scritti ordini che avrebbero potuto configurarsi come crimini contro l’umanità): entro il 1941, 70.000 dei loro ospiti furono selezionati a essere gasati e cremati. Poiché le eliminazioni venivano pagate “a fattura”, i criteri di inclusione nel programma T4 vennero estesi agli individui socialmente indesiderabili, come criminali, prostitute, vagabondi e omosessuali, tanto che l’omicidio divenne parte dell’attività di routine di molti ospedali tedeschi. La stanza corredata da una ventina di docce che emanavano monossido di carbonio, messa a punto nell’ospedale di Brandenburg, vicino a Berlino, ebbe tanto successo che molti ospedali se ne dotarono.

Nel corso del 1940 il sospetto su quanto stava succedendo indusse alcuni medici e psichiatri a dimettere i pazienti oppure, nel caso di famiglie benestanti, a trasferirli presso cliniche private ove il programma T4 non aveva giurisdizione. Alcuni medici acconsentirono a cambiare le diagnosi già effettuate dei loro pazienti in modo che essi non rientrassero più nei parametri per la selezione T4. Il professor Hans Gerhard Creutzfeldt, scopritore dell’omonima morbo, riuscì a salvare praticamente tutti i suoi pazienti. La maggior parte dei medici collaborò comunque con l'Aktion T4, in parte per ignoranza circa i veri scopi che esso si prefiggeva e in parte per convinzione nei confronti delle politiche eugenetiche nazionalsocialiste.
L’Operazione T4 coinvolse, in seguito, i paesi occupati militarmente e i prigionieri malati, con un saldo finale di 200.000 assassini commessi, come incarico professionale, da personale medico.
Infine, la Conferenza di Wannsee, nel gennaio del 1942, decretò la “soluzione finale” ossia lo sterminio definitivo degli ebrei in Europa e nell’Unione sovietica occupata, dove operavano, senza tante sofisticazioni ideologiche, gli Einsatzgruppen, squadroni della morte, anch’essi con supporto di personale medico.
Il testamento morale dell’omonimo processo fu il Codice di Norimberga, del 1947, considerato il documento più importante nella storia dell’etica della ricerca che detta le regole e i confini etici della sperimentazione sull’uomo.

Uno dei capitoli più efferati della storia del legame tra la comunità medica e il crimine nazista, infatti, è quello dell’uso dei prigionieri dei campi come animali cavie.
Ad Auschwitz si sperimentava soprattutto per migliorare l’efficienza delle procedure di castrazione o di sterminio. Altrove, gli scopi erano bellici, per esplorare la possibilità di sopravvivenza dei piloti tedeschi abbattuti: i prigionieri venivano sottoposti ad abbassamento della pressione barometrica fino alle convulsioni o alla morte, oppure a temperature sempre più fredde, per immersione in vasche di ghiaccio o per esposizione, legati su una barella, alle notti invernali, oppure a bere solo acqua marina. 
Infine, c’erano gli esperimenti propriamente clinici, nei quali venivano iniettati nelle vittime agenti infettivi per ricercare il vaccino o la cura, oppure inferte ferite e mutilazioni per studiare la rigenerazione cutanea e ossea; furono sicuramente implicati in questi esperimenti anche Hans Reiter, ancora oggi, vergognosamente, insignito dell’eponimo a una sindrome e Karl Gebhardt, allora presidente della Croce rossa tedesca.

SIMONETTA PAGLIANI

Biografia:
- Alexander L. Medical science under dictatorship. N Engl J Med 1949; 241: 39. 
- Bloche MG et al. When doctors go to war. N Engl J Med 2005; 352: 3. 
- Geiderman JM. Physician complicity in the Holocaust: historical review and reflection on emergency medicine in the 21st century. Acad Emerg   Med 2002; 9: 223.
- Hanauske-Abel H. From Nazi Holocaust to nuclear holocaust: a lesson to learn? Lancet 1986; 2: 271. 
- Hanauske-Abel HM. Not a slippery slope or sudden subversion: German medicine and National Socialism in 1933. BMJ 1996; 313: 1453.
- Leaning J. War crimes and medical science. BMJ 1996; 313: 1413.
- Lifton RJ. I medici nazisti. La psicologia del genocidio, BUR: Milano, 2003.
- Pellegrino ED et al. Dubious premises-evil conclusions; moral reasoning at the Nuremberg Trials. Camb Q Health Ethics 2000; 9: 261.
- Perozziello F. www.filosofia-medicina.net
- Seudelman WE. Nuremberg lamentation: for the forgotten victims of medical science. BMJ 1996; 313: 1463. 
- Shuster E. Fifty years later: the significance of the Nuremberg Code. N Engl J Med 1997; 337: 1436 
- Sidel VW. The social responsibilities of health professionals: lesson from the role in Nazi Germany. JAMA 1996; 276: 1679. 
- U.S. Holocaust Memorial Museum. Trials of War Criminals before the Nuremberg Military Tribunals under Control Council Law No. 10.
- Nuremberg, October 1946 - April 1949. Washington D.C.: U.S. G.P.O, 1949-1953. 
- World Medical Association Declaration of Helsinki: ethical principles for medical research involving human subjects. JAMA 2000; 284: 3043.

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Quei camici neri

da https://www.ilfoglio.it/gli-inserti-del-foglio/2016/11/07/news/quei-camici-neri-106313/

di Giulio Meotti  
 
 
 

Il dottor Schweitzer e poi l’eutanasia: la caduta della grande scienza tedesca. Settant’anni fa a Norimberga il processo ai medici nazisti. E’ consolante presentarli come “i medici delle SS”. Ma non erano tutti burattini di Hitler, avevano scelto di partecipare.

 

Il 21 novembre 1946, i medici nazisti presero posto sul banco degli imputati nell’immensa aula del tribunale di Norimberga. Una folla rumorosa e numerosa si accalcava nella parte riservata al pubblico. C’erano molti grandi nomi della medicina europea ad assistere a un evento senza precedenti. Quando fu pronunciato il suo nome, Karl Brandt, il medico personale di Adolf Hitler che aveva presidiato all’eutanasia dei bambini e dei disabili, avvicinatosi alla sbarra disse, con voce calma e forte: “Mi dichiaro non colpevole”. Quel medico idealista dell’Alsazia aveva sognato di partire per l’Africa equatoriale francese che adesso è chiamata Gabon. Voleva servire i malati e i poveri in una striscia di terra seminata a caffè, aranci e limoni, stretta tra una foresta densa di vapori e un fiume lentissimo e giallastro. Brandt sognava di lavorare con il dottor Albert Schweitzer. Uno che avrebbe dedicato la sua vita alla cura di “tutto ciò che si muove”.

Il “grande dottore bianco”, come lo chiamavano gli africani, un uomo dalle mani severe e giuste che a Lambaréné, su un terreno messogli a disposizione dalla Società missionaria di Parigi, accolse sofferenti di lebbra, di dissenteria e di molte malattie tropicali. Contro la cultura dell’eutanasia, Schweitzer affermava sempre: “Rimanere in vita è un atto etico”. Diceva che la natura non conosce rispetto per la vita, ma l’uomo sì. L’uomo, diceva, “è morale soltanto quando considera sacra la vita in quanto tale”. Con queste parole Schweitzer spiegava il senso del suo impegno a favore dei malati. Era questo il significato più miracoloso del suo “village de la lumière”, il villaggio della luce.

Brandt fece sua una concezione opposta della medicina. La maggior parte dei medici alla sbarra a Norimberga aveva tutte le caratteristiche di rispettabilità civica e scientifica. Molti non erano burattini nazisti, ma avevano fatto le loro carriere come medici molto prima che Hitler salisse al potere. E avevano fornito contributi preziosi alla ricerca scientifica. Nel 1967 Feltrinelli traduce e pubblica in Italia il libro di Alexander Mitscherlich e Fred Mielke, “Medicina disumana”. Sono le cronache e i documenti del processo di Norimberga. La sua prima edizione fu riservata all’Ordine dei medici della Germania occidentale e per incanto sparì dalla circolazione, tanto era l’imbarazzo. “Gli annali della caduta della medicina tedesca sono pieni di nomi di scienziati di fama internazionale come i professori Planck, Rudin, e Hallervorden e medici come Georg Schaltenbrand, che ha condotto gli esperimenti neuro-immunologici non in un campo di concentramento, ma alla Julius-Maximilians-Universität di Würzburg”, ha scritto Hartmut Hanauske-Abel, studioso di storia della medicina nazista.

Uno dopo l’altro, i 23 medici si dichiararono tutti “non colpevoli”. Il dottor Siegfried Handloser, viso scarno e solcato dalle rughe, si sarebbe difeso con energia. Fino al 1928 aveva diretto l’ospedale di Ulm. Nel 1941 divenne ispettore dei servizi di Sanità dell’esercito. Fece pressioni perché si sperimentasse un vaccino contro il tifo, che stava decimando le truppe tedesche. Le prove contro di lui erano schiaccianti e la sua collusione con la scienza dei campi di concentramento sotto gli occhi di tutti. Eppure, gli fu concesso l’ergastolo, anziché la pena di morte. A Handloser fece seguito sul banco degli imputati Paul Rostock, il più ingenuo e il più onesto degli accusati, amico di Brandt e suo maestro e mentore. Si era iscritto alla facoltà di Jena, dove aveva consacrato tutto se stesso alla professione di chirurgo.

Apolitico, nel 1927 diventò primario del reparto chirurgico dell’ospedale di Bochum, fino ad approdare alla docenza di Chirurgia all’Università di Berlino, dove insegnò cinque anni. Non fu mai un acceso sostenitore né un acerrimo oppositore del regime nazista, quanto un medico patriottico. Su richiesta di Brandt, Rostock entrò a far parte del Consiglio della ricerca del Reich. A Norimberga, il dottor Rostock avrebbe motivato così la decisione di partecipare agli esperimenti medici: “Volevo cercare di migliorare le nostre conoscenze per poi utilizzare tali conquiste scientifiche in periodo di pace. Penso che le mie iniziative non siano state del tutto inutili, perché durante tutto il periodo di guerra le ricerche scientifiche non furono abbandonate. Neppure in sogno avrei potuto immaginare che un giorno, proprio per quelle mie iniziative, sarei stato esposto ad accuse così mostruose”.

Kurt Blome era un medico e un nazionalista. Nel 1938 fondò un’accademia di studi medici a Budapest. Alla sua inaugurazione parteciparono medici e scienziati provenienti da molte nazioni. Nessuno sollevò problemi sul percorso intrapreso dalla medicina sotto Hitler. Nel 1943, Blome divenne plenipotenziario al Consiglio della ricerca del Reich, nel settore delle ricerche sul cancro e la guerra biologica. Nel frattempo venne nominato professore alla facoltà di Medicina dell’Università di Berlino. Ossuto nei tratti, teso e nervoso, Blome si difese con orgoglio a Norimberga, rivendicando la bontà delle sue azioni. Un altro degli imputati, il dottor Karl Gebhardt doveva la sua ascesa ai vertici della medicina nazista al fatto che era cresciuto assieme a Heinrich Himmler. Nel 1937, a soli quarant’anni, era già ordinario all’Università di Berlino. I suoi esperimenti erano noti anche all’estero, tanto che il governo polacco in esilio lo condannò a morte. Fu poi la volta del dottor Gerhard Rose, corpulento, capelli bianchi, barba rasata. Il più illustre degli scienziati, un luminare delle malattie tropicali.

Gli accusati continuarono a succedersi al banco degli imputati. Rudolf Brandt, grassoccio, capelli rasati, miope, era il segretario di Himmler. Wolfram Sievers, la barba folta, lo sguardo penetrante, sembrava Rasputin. Hermann Becker-Freyseng si presentava come un ometto con le orecchie a sventola. Helmut Poppendick aveva il portamento dimesso, primario dell’ospedale di Virchow, specializzato in malattie ereditarie, e poi incaricato dalle SS al Servizio della razza. Karl Genzken, robusto, dai trati duri e decisi, era capo del Servizio di sanità delle SS. Joachim Mrugowsky, dallo sguardo altero, era capo dell’Istituto di igiene delle SS, incaricato fra le altre cose di provvedere al gas Zyklon B di Auschwitz.

Herta Obersheuser era l’unica donna fra gli imputati, esperta di malattie della pelle, cattolica. Waldemar Hoven, “il bel Waldemar”, mingherlino, responsabile medico nel campo di Buchenwald, fu uno dei medici più direttamente compromessi con gli esperimenti nei campi e con iniezioni selvaggie di fenolo. Wilhelm Beiglböck era lo specialista degli esperimenti sulla sopravvivenza in mare. Fritz Fischer, brandeburghese, sperimentò numerosi farmaci su esseri umani, e nel febbraio 1943 a Berlino tenne una conferenza sulle sue scoperte. Sigmund Ruff, magro, elegante, diede subito il suo appoggio agli esperimenti, e li condusse lui stesso a Dachau. Hans Romberg, come Ruff, si interessava di medicina dell’aviazione e ne divenne il collaboratore. August Weltz, massiccio e sportivo, era responsabile dell’Istituto per la medicina aeronautica a Monaco. Di Konrad Schäfer e Adolf Pokorny, il classico medico di Berlino colto, non si riuscì a provare la colpevolezza. Il generale medico Oskar Schröder, come Handloser, giustificò la sua partecipazione agli esperimenti sugli esseri umani. Viktor Brack, padre di sei figli, non era medico, ma il più alto responsabile politico e civile dell’eutanasia.

Gli investigatori degli Alleati percorsero tutta la Germania per trovare prove e documenti che incriminassero gli imputati. Ma i nazisti avevano accuratamente distrutto le prove Le installazioni sperimentali erano enclave all’interno dei campi di concentramento. E la leadership nazista era stata svelta anche nel liquidare i partecipanti alla ricerca medica. Molti medici scelsero il suicidio. Il processo fu presentato come quello ai “medici delle SS”. Nulla di più falso, seppure molto consolante. Tre degli imputati erano amministratori, solo sette dei medici accusati erano ufficiali delle SS, e quattro non erano neppure iscritti al Partito nazista. Essi differivano non solo politicamente, ma anche in termini di esperienza medica e di provenienza sociale. Diciassette erano di fede protestante, sei i cattolici. Soltanto tredici dei ventitré accusati avevano abiurato la religione cristiana, in ottemperanza all’ideologia nazionalsocialista. Dei venti medici accusati, quattro erano chirurghi (Karl Brandt, Fischer, Gebhardt e Rostock), tre dermatologi (Blome, Pokorny, Oberheuser), quattro batteriologi (Handloser, Mrugowsky, Rose e Schröder), uno internista (Beiglböck), uno radiologo (Weltz) e due medici generici (Genzken e Hoven).

Nessuno dei medici processati e impiccati a Norimberga provò rimorso per quello che aveva fatto. Rivendicarono invece la bontà e la legittimità delle loro azioni. Karl Brandt: “Sono un medico e in coscienza c’è la responsabilità verso gli esseri umani e la vita (…) Pensate che sia stato un piacere per me ricevere l’ordine di consentire l’eutanasia? Mi sono preoccupato di ogni bambino malato come se fosse il mio”. Handloser usò parole latine: “Scientiae, Humanitati, Patriae”. Per la scienza, l’umanità e la patria. Rostock: “Nella mia vita non ho mai lavorato per uno stato o un altro, né per un partito politico in Germania, ma solo per la scienza medica e i miei pazienti”. Schröder: “I miei occhi hanno sempre guardato a un solo scopo: aiutare e curare”. Gebhardt: “Ho sempre cercato di vedere ogni malattia come una condizione umana di sofferenza. Per me era importante che gli esperimenti avessero valore scientifico pratico per testare l’immunizzazione e proteggere migliaia di feriti e malati”. Mrugowsky: “La mia vita, la mia azione e i miei scopi erano puliti”. Poppendick: “Le moderne conquiste della scienza non possono essere raggiunte senza sacrifici. Sono convinto che gli esperimenti sugli esseri umani furono sforzi coscienti di scienziati seri per il bene dell’umanità”. Beigbloeck: “Gli esperimenti dovevano salvare vite umane”.

 Karl Brandt, Brack, Gebhard, Mrugowsky, Hoven, Sievers e Rudolf Brandt furono condannati a morte. Fischer, che aveva attuato gli esperimenti di Ravensbruck, Genzen, Handloser, Rose e Schröder, furono condannati all’ergastolo (amnistiati poco dopo). Becker-Freyseng e Oberheuser, anche loro medici a Ravensbruck, furono condannati a vent’anni. Beiglböck e Poppendick a dieci anni. Blome, Pokorny, Romberg, Rostock, Schäfer e Weltz uscirono dal tribunale da uomini liberi.

Quegli imputati erano ai vertici della medicina tedesca. E il paradosso è che la ricerca medica nazista toccò il suo culmine nel 1944, quando le sorti della Germania di Hitler erano segnate. Incentivi alla sperimentazione umana vennero garantiti anche a guerra persa. Molti dei medici processati a Norimberga provenivano dalla facoltà di Medicina di Berlino, che penò molto a liberarsi della fama di scuola dell’assassinio. L’Università di Berlino era implicata nel processo agli esperimenti di Ravensbruck. Quando venne pronunciata la condanna a morte per Karl Brandt, numerose personalità scientifiche insorsero a favore del medico di Hitler: i chirurghi Domrich e Sauerbruch, il patologo Robert Roesle, il farmacologo Heubner, il ginecologo Stoeckel e molti altri. Trovarono oltraggioso che un medico idealista e coscienzioso come Brandt potesse essere mandato al patibolo.

 C’era chi, come il dottor Joachim Mrugowsky, era stato l’allievo prediletto di Emil Abderhalden, il pioniere svizzero della biochimica che aveva studiato l’isolamento delle proteine durante la gravidanza. Dopo aver distribuito il gas Zyklon B ad Auschwitz in quanto responsabile dell’Istituto di igiene razziale, il dottor Mrugowsky si chiudeva nella sua biblioteca, per immergersi nei testi di Alexander von Humboldt e di Jakob Böhme. Nella mente di uno dei medici impiccati a Norimberga, il funzionamento delle camere a gas non era in disaccordo con il “Faust”. Tutto in nome del motto di Goethe: “Sich überwinden”. Superarsi.

 Tutti quei medici pensavano di fare del “bene”. Lo spiegò così a Norimberga il dottor Gerhard Rose, il massimo esperto tedesco di malattie tropicali che aveva sperimentato vaccini su esseri umani: “Le vittime del tifo di Buchenwald non hanno sofferto invano. Noi oggi possiamo contare le persone che sono state sacrificate, ma non possiamo sapere quanti individui devono la vita a questi esperimenti”. Come hanno potuto dei luminari della scienza e della medicina, titolari di cattedre, autori di ricerche straordinarie, tradire il giuramento di Ippocrate e distruggere così tante vite umane per sradicare la malattia e la sofferenza, per il “bene” dell’umanità e per il bene della medicina? Condannare non è sufficiente. Quei medici potevano rifiutarsi come altri fecero, non avevano ricevuto ordini, si erano offerti per compiere le selezioni, per scegliere il metodo di lavoro e per partecipare alle ricerche scientifiche. Più che mostruoso, non suona familiare?

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Karl Brandt

da https://it.wikipedia.org/wiki/Karl_Brandt

Karl Brandt SS-Arzt.jpg
Karl Brandt in una foto del 1947, presa durante il Processo ai dottori
NascitaMülhausen, 8 gennaio 1904
MorteLandsberg am Lech, 2 giugno 1948 (44 anni)
Cause della mortecondanna a morte tramite impiccagione
Dati militari
Paese servitoGermania Germania nazista
Forza armataFlag of the SA (Sturmabteilung).svg Sturmabteilung
Flag of the Schutzstaffel.svg Schutzstaffel
Anni di servizio1933-1945
GradoSS-Gruppenführer
GuerreSeconda guerra mondiale
Comandante diCommissario del Reich per la salute e l'assistenza sanitaria
Altre carichemedico accompagnatore personale di Adolf Hitler

Karl Brandt (Mülhausen, 8 gennaio 1904Landsberg am Lech, 2 giugno 1948) è stato un medico e generale tedesco delle Schutzstaffel, accompagnatore personale di Adolf Hitler e responsabile del programma nazista sull'eugenetica.

Biografia

Gioventù

Nato nel 1904 in Alsazia, a Mülhausen, quando il territorio era ancora tedesco, Brandt[1] veniva da una famiglia di medici di grande distinzione, ma non proveniente dall'Alsazia. Incominciò gli studi nel 1924, presso l'Università di Jena, e nel 1928, all'età di 24 anni, divenne un medico il cui primo impiego fu come assistente all'ospedale di Borgnannehoil[2], dove rimase per due anni. Qui effettuò il suo tirocinio col grande chirurgo tedesco Ferdinand Sauerbruch e, ancor prima dei trent'anni, stava già emergendo come un chirurgo dotato e un'autorità sulle lesioni alla testa e alla colonna vertebrale[3].

Giovane medico quando si iscrisse al partito nazista nel 1932, pose nel partito le proprie speranze di recupero della regione dell'Alsazia, che nel frattempo era ritornata sotto dominio dei francesi (nel 1919). Un ruolo molto importante sulla formazione del suo pensiero lo ebbe un alsaziano come lui, il Premio Nobel per la pace Albert Schweitzer, al cui lavoro come missionario in Africa non poté però unirsi per motivi politici e militari (la regione che sarebbe diventata la sua destinazione era la regione di Lambaréné, nel Gabon occidentale)[4]. Nello stesso anno fu presentato a Hitler dalla sua fidanzata, una campionessa tedesca di nuoto[5]

Dalle SS al duplice arresto

Si iscrisse sempre nello stesso anno anche alla Lega dei Medici Tedeschi Nazionalsocialisti (Nationalsozialistischer Deutscher Arztebund)[6]. Nel 1933 divenne un membro delle SA e nel 1934 divenne SS-Untersturmfürher delle SS.

Ancora nel 1934, all'età di soli 29 anni, divenne il medico accompagnatore personale del Führer (il medico personale di Hitler fu Theodor Morell). La contrapposizione tra i due fu sempre abbastanza accesa. Mentre infatti il medico ufficiale di Hitler, Morell, era considerato un ciarlatano[7], Karl Brandt fu la figura scientifica e il medico tradizionale del Reich. Dal 1939 fu Commissario del Reich per la Sanità. Nel 1943 divenne tenente generale delle Waffen-SS, mentre nel 1944 Brandt venne nominato Commissario per la Sanità e la Salute del Reich (Reichskommissar fur Sanitates und Gesundheitswesen), raggiungendo così uno dei più alti ranghi nella macchina statale nazista.

Fu l'uomo scelto da Hitler come iniziatore del Programma T4 (l'uccisione dei disabili tedeschi) e come sua autorità medica suprema[8]. Con queste autorità, fu coinvolto in ruoli di massima responsabilità nei tristemente famosi esperimenti "scientifici" su esseri umani, fra cui quello in cui egli stesso chiese al ReichsFührer, Heinrich Himmler, l'autorizzazione per effettuare le inoculazioni del virus dell'epatite epidemica in esseri umani. Insieme con Albert Speer, fu fra le persone più vicine al Führer.

Karl Brandt e Albert Speer non furono solo stretti amici, ma agirono anche per salvare l'uno la vita dell'altro[9]. Nel 1944, Brandt fece ricorso ai suoi enormi poteri in quanto Commissario Generale dei Servizi Medici e alle sue amicizie per salvare Speer, già malato, dal tentativo di omicidio architettato da Himmler, il quale si sentiva profondamente disturbato nella sua opera di ottundimento mentale sul Führer, appunto, da Speer stesso (il quale era intanto diventato ministro per l'Armamento e la Produzione di guerra del Reich).

In seguito, il 16 aprile 1945, Brandt fu arrestato dalla Gestapo e condannato a morte, in quanto accusato di alto tradimento nei confronti del Führer, poiché, in vista della disfatta dell'esercito tedesco, aveva allontanato la propria famiglia da Berlino verso la linea del fronte americano, in modo da permettergli di arrendersi agli Alleati e di poter essere risparmiati sia dalle armate russe, sia dal suicidio di massa che i nazisti fedeli avevano in mente. Ma il 2 maggio fu rilasciato per ordine di Karl Dönitz. Infatti Speer, al quale aveva salvato la vita solo un anno prima, alla notizia dell'arresto dell'amico e collega, ebbe la premura di mobilitare varie persone per salvargli la vita[6].

Fortissima influenza sulla sua momentanea liberazione la ebbe Heinrich Himmler, il quale faceva da tempo parte, insieme con la stessa famiglia Brandt, della più ristretta cerchia intorno alla figura del Führer. Infatti Karl Brandt e sua moglie Anni entrarono a far parte nella cerchia in assoluto più vicina a Hitler, a Berchtesgaden, dove Hitler fece costruire la sua residenza privata conosciuta come il Berghof, nella quale erano ammessi oltre lui, solo i suoi più stretti compagni e collaboratori, tra cui Eva Braun, appunto Heinrich Himmler, Albert Speer e sua moglie Margarete Speer, il dottor Theodor Morell, Martin Bormann, e pochi altri. La sua libertà in ogni caso non durò per molto. Infatti il 23 maggio 1945 fu infine arrestato dagli inglesi.

Carriera

Karl Brandt dunque sin da giovane si approcciò pienamente al regime Nazionalsocialista che aveva in Hitler la figura ovviamente centrale. Brandt intraprese quello che molti pensano di definire un rapporto di figlio adottivo con lo stesso Führer[6]. Dopo essere entrato nel corpo delle SS e delle SA, e diventato medico accompagnatore del Führer, ottenne una serie di incarichi e oneri sempre più fondamentali in quello che sfociò nell'attuazione del programma T4.

Verso la fine del 1938, alla Cancelleria del Führer pervenne una richiesta molto importante. Hitler ordinò a Brandt di recarsi alla clinica dell'Università di Lipsia dove un bambino di nome Knauer era stato ricoverato, in seguito alla richiesta da parte dei genitori dello stesso, con l'intenzione di potergli concedere una morte pietosa (Gnadentod, letteralmente la morte ricevuta per grazia)[10], a causa delle sue condizioni. Nonostante la rapida mitologizzazione subita dalle condizioni di questo bambino, Brandt riferì l'immagine che il bambino fosse nato cieco e mancante di una gamba e di parte di un braccio, oltre che affetto da una forma di idiozia, non come invece riportò Hans Hefelmann, mancante di ben tre arti.[11] Il compito di Brandt fu dunque quello di accertare che le informazioni che vennero fornite dai genitori, fossero risultate corrette e coerenti con le condizioni del paziente, e per consultarvisi con i medici locali. Il medico con cui Brandt ebbe modo di parlare fu proprio Werner Catel[12], direttore della Clinica Pediatrica di Lipsia, che avrebbe assunto un ruolo fondamentale nel progetto.

Brandt ricevette prima della partenza l'ordine speciale da parte del Führer di autorizzare i medici a concedere l'eutanasia, nel qual caso le condizioni del bambino fossero state davvero gravi come affermato dai genitori, garantendo una totale copertura da qualsiasi procedimento legale nel quale avrebbero potuto essere coinvolti. Era dunque Hitler a patrocinare totalmente tale iniziativa. Tornato a Berlino dopo questa prima esperienza, Brandt fu autorizzato da Hitler, che non voleva essere identificato pubblicamente col progetto, a comportarsi secondo le prime direttive in tutti i casi simili che gli si sarebbero presentati. Con una lettera inviata direttamente dal Führer e indirizzata ai reggenti dell'operazione, quindi Brandt e Bouhler, verso metà ottobre 1939, e retrodatata successivamente il 1º settembre dello stesso anno in concomitanza con lo scoppio della seconda guerra mondiale[13], ebbe ufficialmente inizio il programma T4, in accordo con la deposizione lasciata dallo stesso Brandt.

«Al capo della Cancelleria e del Reich Bouhler e al dottor Brandt, viene affidata la responsabilità di espandere l'autorità dei medici, i quali devono essere designati per nome, perché ai pazienti considerati incurabili secondo il miglior giudizio umano disponibile (menschlichem Ermessen) del loro stato di salute possa essere concessa una morte pietosa.[14][15]»

Karl Brandt e Philip Bouhler (Capo della Cancelleria di Hitler), non erano inizialmente i vertici del programma, le cui redini erano state affidate a Leonardo Conti (subentrato dopo la morte di Gerhard Wagner), che in quanto ministro della Sanità e capo sanitario del Reich, era la persona più giusta per gestirlo[8], e Lammers. Nel frattempo emerse anche la Werner Heyde, il quale nelle veci di rappresentante di Brandt, diresse il programma, ed ebbe Paul Nitsche come assistente che infine lo sostituì[16]. Rappresentanti della burocrazia del programma invece insieme con Bouhler e Brandt, furono anche il dottor Herbert Linden[16][17], ministero della Sanità e il dottor Ernst Robert von Grawitz, comandante medico delle SS, i quali si diedero da fare nella scelta di medici per ruoli direttivi[16]. I quattro sopraintendevano dunque alla selezione degli attuatori del programma, coloro che avevano il compito di uccidere faccia a faccia le proprie vittime, i quali venivano scelti secondo il criterio della fedeltà al regime, il riconoscimento di cui godevano nella loro professione, o la simpatia verso il programma stesso.[16] A queste prime riunioni Brandt fu introdotto col ruolo di direttore medico del progetto. In queste riunioni però non fu mai stesa, per poi essere approvata, una proposta di legge che rendesse il tutto ufficiale e legale, ma l'autorizzazione concessa ai due, Brandt e Bouhler, nel decreto di Hitler fu sempre considerata come equivalente a una legge.[18]

Ma Brandt e Bouhler si mossero rapidamente per approntare i piani che avrebbero esteso il programma di eutanasia infantile anche alla popolazione adulta. Nel 1939, a luglio, convocarono un incontro al quale parteciparono Leonardo Conti e Werner Heyde, allo scopo di discutere della creazione di un registro nazionale di tutti gli ospedalizzati affetti da malattie mentali o fisiche. Agli inizi del 1940, a Brandeburgo, ex carcere, si tenne la prima sperimentazione dell'utilizzo delle camere a gas[19]. Si decise di effettuare un test comparativo, in modo da definire quale metodo fosse il migliore per l'eutanasia dei pazienti, tra l'iniezione letale o la morte per avvelenamento da monossido di carbonio. Fu in quest'occasione, che lo stesso Brandt chiese che venisse eseguito l'esperimento, e insieme con Leonard Conti, ebbe a cura di eseguire personalmente la somministrazione delle iniezioni. Fu un gesto simbolico, probabilmente per ribadire l'importanza che il carattere medico fosse alla base di tutta l'operazione.[20]

Infatti come ebbe modo di dire Brandt a esperimento compiuto, solo dei medici dovrebbero eseguire le gassificazioni[21]. Inizialmente infatti, al primo suggerimento da parte di Heyde di utilizzare in alternativa alle iniezioni di narcotici, il monossido di carbonio, Brandt si oppose in quanto disse questa intera questione poteva essere considerata solo da un punto di vista medico, nella mia immaginazione medica il monossido di carbonio non aveva mai svolto una parte. Ma ebbe modo di potere cambiare idea quando gli venne in mente un'esperienza personale di avvelenamento da monossido nel quale perse conoscenza senza sentire nulla, e si rese conto che quello era la forma di morte più umana.[21]

«Questo è solo un esempio quando si fanno progressi importanti nella storia medica. Ci sono casi di un'operazione che in principio viene guardata con disprezzo, ma che in seguito viene imparata ed eseguita. Qui il compito richiesto dall'autorità di Stato si aggiunse alla concezione medica di questo problema, e fu necessario trovare con buona coscienza un metodo di base che potesse rendere giustizia ad entrambi questi elementi.[22]»

Quando i primi funzionari ecclesiastici incominciarono a opporsi apertamente al programma di eutanasia nazista, Brandt fu il primo a intrattenere un rapporto stretto e amichevole con uno tra i principali oppositori, il reverendo Fritz von Bodelschwingh[23]. A quanto pare da una comunicazione radiofonica della BBC, nel quale lo stesso reverendo riferiva Non si può presentare il professore Brandt come un criminale, bensì piuttosto come un idealista”, Brandt ebbe un certo ruolo importante nel risparmiare i pazienti di Bodelschwingh[24]. Dopo la morte del reverendo, addirittura il suo successore ne espose le opinioni in un affidavit a favore di Brandt, durante il processo di Norimberga, nel tentativo di salvarlo dalla pena di morte. Il reverendo infatti era fermamente convinto dell'impegno di Brandt nello sforzarsi più di altri a limitare l'applicazione del progetto a casi in cui una vita era completamente finita, e che egli fosse motivato non da brutalità, ma da un certo idealismo, intrinseco alla sua concezione di vita[25].

La propaganda nazista per inculcare l'idea dell'eutanasia nelle menti del popolo fu vasta e si attuò in molti campi, a partire dalla proiezione cinematografica. Diversi film furono girati dal 1935 in poi. Uno in particolare fra questi (Ich Klage an, in italiano Io accuso del 1941) fu unico per il fatto di trattare specificatamente dell'uccisione medica, anche se in toni specificatamente mistificati e romanzati, ed ebbe origine proprio da un suggerimento di Karl Brandt stesso[26], per convincere l'opinione pubblica tedesca ad accettare l'idea dell'eutanasia.

Ma nello stesso agosto del 1941, intorno al 24 agosto, su direttiva del Führer, il quale ricevette il consiglio da Heinrich Himmler dopo l'attacco subito dal regime e dal programma da parte del vescovo Clemens von Galen, Brandt ebbe l'ordine verbale di dare un termine all'operazione T4, o almeno di temporeggiare. Ma ciò non fu che una manovra di mistificazione burocratica.[27] Il 28 luglio 1942, Brandt fu nominato Commissario generale del Führer per i servizi Medici e di Salute, e ottenne l'incarico sotto il diretto controllo di Hitler, di Plenipotenziario per la Salute e i Servizi Medici[28].

Il processo

François Bayle, uno psicologo francese che lo intervistò ripetutamente al tempo del processo di Norimberga, lo descrisse così:

«Personalità ricca, vigorosa, ma indisciplinata, pugnace e infantile reso vulnerabile dalla sua ambizione e dal suo orgoglio. In possesso di un'intelligenza vivida, ma di poca chiarezza logica e di molta immaginazione, la quale può facilmente essere influenzata e sviata. Anche il suo carattere poteva essere influenzato, con la stessa facilità.»

(I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 159)

L'insistenza di Bayle sulla combinazione di intensa ambizione e di vulnerabilità a influenze esterne ben si accorda con lo straordinario attaccamento di Brandt a Hitler.

Fu processato dal 9 dicembre 1946 al 19 agosto 1947 con altri ventidue dottori al Palazzo di Giustizia di Norimberga (si veda: processo di Norimberga). Il processo è conosciuto agli atti con il titolo United States of America vs. Karl Brandt et al., ma è comunemente chiamato il Processo ai dottori. La Corte era composta dai seguenti giudici:

1) Presidente Walter B. Beals, Giudice Supremo della Corte suprema dello Stato di Washington;
2) Giudice Harold L. Sebring, Giudice della Corte suprema dello Stato della Florida;
3) Giudice Johnson Tal Crawford, Giudice del tribunale distrettuale di Ada (Oklahoma);
4) Giudice sostituto Victor C. Swearingen, Capo dell'Ufficio per i crimini di guerra presso il Pentagono.

Brandt, insieme con gli altri imputati di questo processo fu accusato di:

1) avere congiurato e essersi accordato illegalmente, intenzionalmente e consapevolmente per commettere, in base a un piano comune, crimini di guerra e crimini contro l'umanità come quelli definiti nella legge n. 10 del Comitato di controllo.
2-3) dal settembre del 1939 fino all'aprile 1945 tutti gli imputati sono accusati di essere mandanti, complici, istigatori, favoreggiatori, di aver dato il consenso e di essere implicati in progetti e imprese che prevedevano esperimenti medici senza il consenso dei soggetti da esperimento, commettendo nel corso di questi esperimenti omicidi, violenze, atrocità, torture, crudeltà e altre azioni disumane.
4) il quarto punto della denuncia accusa gli imputati di aver fatto parte di un'organizzazione che è stata riconosciuta come criminale dal Tribunale Militare Internazionale, in quanto appartenenti alle SS.[29]

Sentenza

Karl Brandt fu riconosciuto colpevole di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e appartenenza a un'organizzazione dichiarata criminale dal Tribunale militare internazionale e condannato a morte tramite impiccagione (Sentenza del Tribunale militare americano n. 1 Norimberga, 20 agosto 1947).

Note

Per gli estremi completi delle opere citate vedi alla sezione Bibliografia.

  1. ^ Non aveva alcun rapporto di parentela con l'altro criminale nazista Rudolf Brandt operante negli stessi anni.
  2. ^ Copia archiviata, su nuremberg.law.harvard.edu. URL consultato il 13 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale il 9 giugno 2007)., pag 6, Final-Statements on behalf of Professor Dr. med. Karl Brandt before Military Tribunal I in Nurenberg
  3. ^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton pag 157
  4. ^ I Medici Nazisti, robert Jay Lifton pag 157
  5. ^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 157

  1. I Medici Nazisti, robert Jay Lifton pag 103
  2. ^ Deposizione Brandt (traduzione dall'inglese), Norimberga, 1º ottobre 1945 (Archivi nazionali)
  3. ^ I Medici Nazisti, robert Jay Lifton pag 127
  4. ^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton pag 159
  5. ^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 159
  6. ^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 73
  7. ^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 133
  8. ^ «il Giornale», 5 maggio 2007
  9. ^ Final-Statements on behalf of Professor Dr. med. Karl Brandt before Military Tribunal I in Nurenberg, pag 3

[1]

Bibliografia

  • Schmidt, Ulf: Karl Brandt - The Nazi Doctor: Medicine and Power in the Third Reich. Londra, HAMBLEDON & LONDON 2002
  • Lifton, Robert Jay: I medici nazisti - Uccisione medica e psicologia del genocidio. Milano, Biblioteca Universale Rizzoli (BUR), 2003. ISBN 88-17-10103-6.
  • I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 158
  • ^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton 1985, pag 158, con nota a pagina 181

  • I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 92
  • ^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 158, nota
  • ^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton pag. 78
  • ^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton pag 76
  • ^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 76
  • ^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 91
  • ^ I Medici Nazisti, robert Jay Lifton pag 91
  • ^ In seguito Brandt affermò che Hitler sostituì l'espressione miglior giudizio umano disponibile con possibilità quasi certa I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton pag 91 nota

  • I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 93
  • ^ I Medici Nazisti, robert Jay Lifton pag 78, nota
  • ^ fu però presa in considerazione l'idea di fare una legge che legittimasse l'operazione, e ne furono stesi almeno due abbozzi
  • ^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 101
  • ^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton pag 102        
  • Tuesday, August 11, 2020

    GIULIANO KREMMERZ

    Giuliano Kremmerz (Ciro Formisano) in età giovanile.

    Giuliano Kremmerz, all'anagrafe Ciro Formisano (Portici, 8 aprile 1861Beausoleil, 7 maggio 1930), è stato un esoterista, alchimista e scrittore italiano.

    Biografia

    Giuliano Kremmerz, semplificazione dello ieronimo J.M. KREMM-ERZ, pseudonimo di Ciro Formisano, fu uno studioso di ermetismo che a cavallo fra XIX e XX secolo ne divulgò le teorie al vasto pubblico degli studiosi di esoterismo e, per incentivarne la pratica sperimentazione, fondò la Schola Philosophica Hermetica Classica Italica - Fratellanza Terapeutico-Magica di MIRIAM (o MYRIAM),[1] costituita su modello delle antiche fratellanze isiache egiziane e degli antichi culti misterici.[2]

    Il periodo da 1861 al 1895

    Figlio di Michele Formisano, modesto assistente di opere stradali, e di Gaetana Argano di famiglia benestante, il giovane Ciro beneficiò dell'aiuto finanziario della famiglia materna per studiare, tanto che a soli 17 anni riuscì ad ottenere l'abilitazione per l'insegnamento di italiano, storia e geografia[3]. Dopo aver conseguita la laurea in Lettere all'Università di Napoli, Ciro Formisano iniziò negli anni fra il 1883 e il 1885 a lavorare come insegnante al Ginnasio di Alvito (FR), poi come correttore di bozze in una tipografia di Portici. Indi, grazie alla conoscenza del suo fondatore Eduardo Scarfoglio, divenne redattore del quotidiano "Il Mattino". Sposatosi nel 1887 con Anna Beato[4], tra il 1888 e il 1893, forse a causa di problemi finanziari per alcuni[3], o per la sua sete di conoscenza per altri[5], intraprese un viaggio all'estero, secondo certe fonti in America latina, imbarcandosi su una nave diretta a Montevideo e rientrando nel 1893 con una nave di medesima provenienza.[6] Alcuni ritengono che in quel frangente egli sia entrato in contatto con lo sciamanesimo.[7] Secondo altri viaggiò invece in Europa, soggiornando in Francia[8] e ricevendo tra l'altro l'iniziazione al Martinismo. Nella rivista "Nova Lux" di Roma, Kremmerz venne infatti qualificato Superiore Incognito martinista, mentre nella rivista "O' Thanatos", all'epoca bollettino dell'Ordine Martinista diretto dal Banti, figurava nel comitato di redazione. Da documenti del fondo Papus di Lione risulta che Kremmerz fu “Delegato speciale” dell'Ordine Martinista per la Campania[9].
    Sia come sia, al suo ritorno in patria lo attendevano la moglie Anna Beato (o Petriccione) e le figliolette Gaetana e Adele nata dopo la sua partenza.[4] Dal 1895 si trasferì con la famiglia a Napoli dando il via all'attività di scrittore e sperimentatore delle dottrine ermetiche.

    Sfondo culturale e attività esoteriche

    Il segmento storico temporale in cui il personaggio Ciro Formisano si affaccia sul proscenio esoterico-occultistico è caratterizzato dai fermenti susseguenti al risorgimento italiano e ai suoi epigoni, che sfociarono in quei movimenti intellettuali e spiritualisti confluiti in particolare nelle logge massoniche di rito egizio,[8][10] nello spiritismo kardechiano e nel revival del magnetismo animale[11] mesmeriano.[12]
    Già nel 1864 erano stati pubblicati nove volumi chiamati Il Mondo Secreto, ad opera di G. De Castro, in cui erano ampiamente trattati temi collegati alle iniziazioni antiche.[13] E proprio su queste tradizioni il Formisano si formò e, stando al parere concorde dei ricercatori contemporanei, fu instradato all'ermetismo filosofico da Izar Bne Escur, alias Pasquale De Servis, che viveva nello stesso stabile in via della Parrocchia a Portici, ove egli risiedeva con la sua famiglia d'origine.[8]
    Iniziato probabilmente da costui,[8] il giovane Ciro attinse i principi e le sue teorie filosofiche a quella tradizione ermetica che, traendo le sue lontane origini dall'Ermes Thot egizio, si diffuse nella Magna Grecia con la Scuola pitagorica e nelle terre partenopee, tant'è che ancor oggi a Napoli, nel quartiere Nilense[14], ove si insediarono coloni giunti da Alessandria d'Egitto nel III secolo a.C. si apprezzano monumenti che dimostrano l'importazione di culti egizi[15] durante l'Ellenismo, come la statua dedicata al Dio Nilo,[16] eretta dagli alessandrini nelle adiacenze di Piazzetta Nilo.[17]
    Nella stessa zona della Napoli esoterica,[18] cui il Formisano farà più volte cenno nelle sue opere,[19] trova luogo la Cappella Sansevero, di più recente edificazione, nella quale il Principe Raimondo di Sangro, fece collocare alcune sue sculture dal voluto connotato misterico.[20]
    Fu quindi dopo la morte di Pasquale De Servis (Izar), considerato dai più il suo "maestro",[8] e coincidente con il suo ritorno in patria del 1893, che il Formisano, con lo pseudonimo di Giuliano Kremmerz, forse ispirandosi nel titolo alla già citata pubblicazione del 1864 perseguì l'intento di risvegliare nella cultura del tempo il ricordo dell'antica sapienza mediterranea di matrice isidea,[21] iniziando dal 1897 sulla sua rivista Il Mondo Secreto la divulgazione delle basi teoriche di “magia naturale e divina”.
    Parallelamente, mentre si confrontava sulla rivista con gli scritti di alcuni ben noti esoteristi, quali Papus[8], Eliphas Lévi, Stanislas De Guaita, e con le idee emergenti di Madame Blavatskij e Annie Besant, egli gettava le basi per la successiva realizzazione del suo progetto, cui dette il via quando, concludendo quasi bruscamente la pubblicazione della rivista, convogliò un buon numero di lettori e sostenitori verso un primo esperimento di Fratellanza terapica, idealmente ricollegata alle antiche Fratellanze Isiache e Rosacruciane.
    Il Mondo Secreto non sparisce - egli scrive nel dicembre del 1899[22]- ma si trasforma nella realizzazione delle teorie nebulose e comincia l'esposizione della scienza della Medicina Ermetica, rivelazione della sintesi terapeutica della Rosa Mistica.

    Costituzione della Fratellanza di Miriam

    Nel primo fascicoletto della successiva opera La Medicina Ermetica - bollettino d'istruzioni ai praticanti,[23] fu riassunto in sette articoli, il patto fondamentale di costituzione della sua Schola, stipulato con un certo Grande Ordine Egiziano o Egizio[21] di controversa identificazione, poiché per alcuni sarebbe stato costituito dai vertici delle logge massoniche napoletane di matrice egizia[8] e per altri va invece considerato come un organismo iniziatico avulso da ogni commistione socio-politica, settaria, e in particolare massonica.[24] Ormai delineata sia nella forma che nella sostanza la Fratellanza costituita dal Kremmerz fu da lui posta, nel 1909, sotto la protezione di quest'Ordine iniziatico e statuita in 60 commi col titolo di Pragmatica Fondamentale della S.P.H.C.I. Fr+ Tm+ di Miriam.[25] Egli istituì sedi operative denominate Accademie Miriamiche a Napoli, Bari, Roma, Taranto, La Spezia deputandole, sulla base dello statuto o Pragmatica Fondamentale, alle riunioni degli aderenti e a rappresentare all'esterno la scuola.
    In base ai suoi scritti, e in particolare ai fascicoli delle Lunazioni, stampati "pro Schola" e fuori commercio fino alla fine dei suoi giorni,[26] Kremmerz può ritenersi fra gli antesignani della moderna interpretazione olistica dei fenomeni vitali e vicino all'Omeopatia di Samuel Hahnemann.[27].

    Difficoltà e resistenze al suo progetto

    Ma questo suo progetto incontrò difficoltà organizzative fin da principio e palesi resistenze da parte di ermetisti suoi contemporanei fra cui "N.R. Ottaviano", da identificarsi per alcuni nell'islamista Leone Caetani[8] e per altri in tale ing. Koch,[28][29] che firmò con quello pseudonimo alcuni articoli di carattere pagano nella rivista Commentarium per le accademie ermetiche, mostrando il suo disaccordo sulla volgarizzazione dei cosiddetti "segreti ermetici" considerati patrimonio esclusivo delle società segrete e degli "iniziati".[8][30].
    Inoltre la divulgazione messa in atto da Kremmerz, sebbene mediata dall'adattamento al contesto storico-culturale dell'epoca, si mostrò difficile da essere pienamente compresa, e in una Circolare del 1914 indirizzata ai dirigenti delle Accademie[31] egli si adoperò per ricondurre i suoi stessi discepoli alle primitive intenzioni circa gli scopi della Schola.

    Trasferimento a Beausoleil

    Nel frattempo egli si era trasferito con la moglie e il terzogenito Michele prima a Camogli nel 1907, poi a Ventimiglia per stabilirsi nel 1912 definitivamente a Beausoleil, nel Principato di Monaco allontanandosi così "per ragioni momentanee"[31] dalla direzione della Schola. Ma oltre a continuare la diramazione pro Schola delle Lunazioni e a mantenere frequenti contatti con la segreteria e i dirigenti responsabili delle Circoscrizioni nord e sud della Fratellanza (Luciano Galleani e Giacomo Borracci), fece frequenti viaggi in Italia ove tra l'altro, a Bari, risiedeva la figlia Gaetanina.
    Nel 1920 e 1921 soggiornò a Roma e Bari per tenere delle Conversazioni o conferenze presso le sedi delle rispettive Accademie: Vergiliana e Pitagora[32] con l'intento di nuovamente ricondurre alla pratica della medicina ermetica gli sforzi congiunti degli iscritti alla Schola. Ma l'incedere del ventennio fascista (un'irruzione fascista nell'Accademia Pitagora ne aveva causata la chiusura e la Vergiliana di Roma aveva seguito la stessa sorte), lo costrinse a diradare i suoi viaggi in Italia. Pertanto, egli continuò a ricevere discepoli nella sua residenza monegasca e a mantenere contatti con la Segreteria Generale della Schola affidata a Domenico Lombardi, fino alla sua morte avvenuta a Beausoleil il 7 maggio 1930.

    La produzione letteraria

    Negli anni dal 1897 al 1900, Kremmerz pubblicò, per i tipi dell'Editrice Dekten e Rocholl di Napoli: la rivista Il Mondo Secreto, Angeli e Demoni dell'Amore, La Medicina Ermetica (Bollettino di istruzioni ai praticanti della Fr+Tm+di Miriam). Curò inoltre per l'Editore Rocco di Napoli la pubblicazione della collana "Biblioteca esoterica Italiana", firmando prefazioni, commenti, annotazioni, ai volumetti "Storia dell'Alchimia" di P. Bornia, "La Medicina Mistica" di S. Catalano, "Cristo, la Magia e il Diavolo" dal "Dogma dell'Alta Magia" di Eliphas Lévi, "Il Guardiano della soglia" di P. Bornia. Sempre con l'Editore Rocco, ripubblicò Il Mondo Secreto raccolto in due volumi.
    Nei primi anni del secolo scrisse articoli sulle riviste "Mondo Occulto", "O' Thanatos", "Luce e Ombra". Su quest'ultima apparve, intorno al 1909, "I Tarocchi dal punto di vista filosofico: Il Prologo del Pazzo e Gli Amanti"; l'Arcano "La Morte" fu aggiunto successivamente in un'edizione postuma per i tipi di Bocca. Fra il 1910 e il 1911 fu edita da "Luce e Ombra" "La Porta Ermetica" scritta, pare, fra il 1904 e il 1905, dedicata a Maria, e fu pubblicata a Bari la rivista "Commentarium" per le Accademie Ermetiche (S.P.H.C.I.), a cui contribuirono, utilizzando anche degli pseudonimi, vari collaboratori, amici e sostenitori fra i quali: L. Jesboama, G. Catinella, P. Bornia, M. G. Paolucci, P. Clemente, N. R. Ottaviano, Alfredo Carreras, G. Borracci.[33]
    Nel 1913 egli iniziò, all'interno della Schola, la divulgazione in fascicoletti delle "Lunazioni: Annotazioni sulle Influenze Siderali e Lunari sulle piante, i medicamenti, le infermità del corpo umano e i prognostici di guarigione e di morte - 1° 2° 3° Ciclo", proseguendola ininterrottamente fino alla fine dei suoi giorni. Il Kremmerz non si è mai attribuito la totale paternità di quest'opera citando spesso l'Anonimo Napoletano e altre fonti della sapienza antica da cui ha attinto le notizie ivi riportate. I "Dialoghi sull'Ermetismo" pubblicati a cura di alcuni discepoli, in numero di sette, nel 1929 dalle Arti Grafiche Panetto e Petrelli di Spoleto, e completati dall'VIII e IX dialogo stampati postumi, costituiscono l'ultima opera pubblicata da Kremmerz.

    La terapeutica ermetica

    Avvertenza
    Le pratiche descritte non sono accettate dalla medicina, non sono state sottoposte a verifiche sperimentali condotte con metodo scientifico o non le hanno superate. Potrebbero pertanto essere inefficaci o dannose per la salute. Le informazioni hanno solo fine illustrativo. Wikipedia non dà consigli medici: leggi le avvertenze.
    In una circolare del 1898 Kremmerz dichiara che il proprio scopo è creare una "fratellanza spiritualista magica [...] che si occupi di medicina ermetica, di terapeutica magica, di guarire o alleviare le sofferenze e le malattie"[8] attraverso lo studio e la sperimentazione applicata alla terapeutica di tutte le potenzialità note e ignote dell'organismo umano.[8]. Secondo il fondatore gli aderenti a questa sua scuola avrebbero dovuto tentare la cura a distanza degli ammalati che ad essi spontaneamente[34] si rivolgevano per aiuti gratuiti.[35] Tutto ciò senza dichiararsi in conflitto con la scienza medica delle università del tempo, né impedendo che l'ammalato facesse comunque ricorso al medico laureato e ai farmaci registrati nella farmacopea ufficiale[36].

    La scuola e le associazioni kremmerziane

    Dopo la morte di Kremmerz diverse associazioni si sono ispirate alla scuola originaria di Kremmerz spesso in contrasto tra loro per ciò che concerne l'ortodossia e la regolarità rispetto agli insegnamenti originari. Nel 2002 una sentenza affermò che la denominazione S.P.H.C.I. FRATELLANZA TERAPEUTICO MAGICA DI MYRIAM FR+ TM+ DI MYRIAM e timbri e/o sigilli e/o abbreviazioni che a tale denominazione fanno riferimento spetta unicamente all'associazione S.P.H.C.I. Fr+ Tm+ di Myriam con sede in Napoli e rappresentata da Anna Maria Piscitelli[37].
    Alla memoria di Kremmerz è intitolato l'album Numen Lumen degli Hautville[38].

    Note

    1. ^ Dal Catechismo della Fr+Tm+Miriam: “...s'immagini Miriam o come il tipo della più benefica divinità, pulcrissima Diana, incantevole Iside miracolosa, o come il simbolo di uno stato speciale di purificazione dello spirito umano...
    2. ^ Nella Circolare del 26 dicembre 1898 egli dice di volere una Fratellanza“…che si occupi della sola esplicazione delle forze e dei segreti della magia in pro di tutti i sofferenti che ad essa ricorrono, così io restauro la Fratellanza terapeutico-magica di Miriam, ad esempio delle antichissime sacerdotali isiache egiziane di cui più recente e nota imitazione è la Rosacroce”.

    1. : Circolare, perché la Frat+ non si disperda ed entri nei definitivi confini della sua origine. ... Carissimi Fratelli, essendomi, per ragioni momentanee, ritirato dalla direzione generale della Scuola Ermetica per lasciare a voi la indipendente direzione di gruppi e circoli, desidero in poche parole farvi note alcune cose inerenti alla costruzione generale della Miriam,... in Jah-Hel (a cura di), La Pietra Angolare Miriamica. Storia documentata della Fratellanza di Miriam di Giuliano Kremmerz, Rebis, Viareggio 1989 pag. 24
    2. ^ Oggi in La scienza dei magi - ed. Mediterranee - Vol. III, pag. 193 e segg.: "Venendo a Bari, dopo tanto tempo, ho trovato che sulla nostra Associazione esistono delle idee non equivoche, ma imperfette, che non corrispondono interamente alle direttive che io detti alla Fratellanza al suo inizio..."
    3. ^ 'Commentarium' Per le Accademie Ermetiche (S.P.H.C.I.) Anno I - 1910, Anno II - 1911, 1982, Nardini Editore, FI.
    4. ^ Dalla terza delle Conversazioni al Circolo Virgiliano del 1921 "Guardate che noi non dobbiamo esibirci di guarire, né dobbiamo andare alla ricerca dei malati. Sono i malati che devono rivolgersi a noi. Quindi noi non facciamo opera contraria alle Leggi."
    5. ^ Da l Commentarium, anno 1911 “…la nostra, come ben si sa dall'organizzazione della Scuola, cui nessuno è obbligato a contribuire, è opera perfettamente gratuita…”
    6. ^ Dalla terza delle Conversazioni al Circolo Virgiliano del 1921; oggi in G. Kremmerz, La scienza dei magi, Edizioni Mediterranee, 3° vol. - pag. 239: "... Noi aiutiamo i malati, ma non facciamo della medicina; non ci mettiamo a far concorrenza ai medici, ... non possiamo dare medicine, perché non dobbiamo sostituirci ai medici, soltanto in alcuni casi possiamo dare dei rimedi semplici, come, ad esempio, un pizzico di sale, una mollica di pane, i quali costituiscono il veicolo della forza guaritiva. ..."
    7. ^ Sentenza, su studiocianciola.it. URL consultato il 21 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2016).
    8. ^ Hautville - Numen Lumen, su erbadellastrega.it. URL consultato il 9 febbraio 2014.

    Opere

    • Angeli e Demonii dell'Amore, Libreria Detken & Rocholl, Napoli, 1898
    • La Porta Ermetica, Edizioni Luce e Ombra, Milano, 1910
    • Avviamento alla Scienza dei Magi, Edizione fuori commercio, Bari, 1917
    • I dialoghi sull'Ermetismo, (7 dialoghi), Edizioni Panetto e Petrelli, Spoleto, 1929(edizione fuori commercio)
    • I dialoghi sull'Ermetismo, (9 dialoghi), Edizioni Panetto e Petrelli, Spoleto, 1931(edizione fuori commercio)
    • Avviamento alla Scienza dei Magi (Elementi di Magia Naturale e Divina), Fratelli Bocca, Milano, 1940
    • Opera Omnia, 3 voll., Casa Editrice Universale di Roma, Roma, 1951-1954-1957
    • La scienza dei magi, 3 voll., Edizioni Mediterranee, Roma, 1975
    • Commentarium 1910/1911, 2 voll., Nardini Editore, Firenze, 1980
    • Il Mondo Secreto, ristampa dell'edizione degli anni 1896/97-98-99, Editrice Rebis, Viareggio, 1982
    • La medicina ermetica, a cura di Vinci Verginelli, Nardini, Firenze, 1983
    • I dialoghi sull'Ermetismo, Editrice Miriamica, Bari, 1991
    • Lunazioni-Annotazioni sulle influenze siderali e lunari sulle piante i medicamenti le infermità del corpo umano, Editrice Miriamica, Bari, 1992
    • Un secolo di missione. Avviamento alla Scienza dei Magi, rist. dell'ed. del 1917, Editrice Miriamica, Bari, 1993
    • La Porta Ermetica, 2ª ed., Ed. Mediterranee, Roma, 2000
    • Angeli e Demoni dell'Amore, Ed. Rebis, Viareggio, 2000
    • La Porta Ermetica. La ricerca della Verità Ermetica, ristampa ed. 1910, 2ª ed., Ed. Rebis, Viareggio

    Bibliografia

    • U. D. Cisaria (a cura di), Dizionario dei Termini Ermetici dell'Opera Omnia di Giuliano Kremmerz, in La scienza dei Magi, 4° volume, Edizioni Mediterranee, Roma, 1975
    • Gian Maria Gonella (a cura di), Giuliano Kremmerz e la Fr+ Tr+ di Myriam, Alkaest, Genova 1981
    • Pier Luca Pierini (a cura di), Il Maestro Giuliano Kremmerz. L'Uomo - La Missione - L'Opera, Rebis, Viareggio (Lucca) 1985
    • AA.VV., La Fenice, Rivista mensile di studi esoterici (3 fascicoli), Direzione e amministrazione Via San Francesco d'Assisi Bari, 1949- Ristampa integrale Ed.Rebis, 1987.
    • AA.VV., Ibis, Rivista bimestrale di studi esoterici (6 fascicoli), Direzione e amministrazione Via Cairoli 14 Bari, 1950- Ristampa integrale Ed.Rebis, 1987.
    • Iah-Hel (a cura di), La Pietra Angolare Miriamica. Storia documentata della Fratellanza di Miriam di Giuliano Kremmerz, Rebis, Viareggio 1989
    • V.Bernard, "Iniziazione alla Scienza dei Magi",Editrice Rebis, Viareggio, 1991
    • AA.VV., Giuliano Kremmerz-La via della Rosa, Editrice Miriamica, Montemonaco, 1999
    • AA.VV., L'eredità isiaca e osiridea dell'Egitto sacerdotale, Editrice Miriamica, Montemonaco, 2000
    • Gaetano Lo Monaco, L'Ordine Osirideo Egizio e la trasmissione pitagorica, 2ª ed. rivista e corretta, Letture S…consigliate, Marostica (Vicenza) 2000
    • Gaetano Lo Monaco, "Giuliano Kremmerz e l'Occultismo francese della seconda metà del XIX secolo", in: Octagon. la ricerca della totalità, a cura di Hans Thomas Hakl, Gaggenau, Scientia nova, 2017, vol. 3, pp. 287–373.
    • Giuseppe Maddalena Capiferro - Cristian Guzzo, L'Arcano degli Arcani Rebis, Viareggio 2005
    • Oscar Maganza, "Senso e significato dell'"Eredità" Kremmeriana", in: Octagon. la ricerca della totalità, a cura di Hans Thomas Hakl, Gaggenau, Scientia nova, 2017, vol. 3, pp. 376–397.
    • A.Verniero, "Giuliano Kremmerz e la sua Scuola Iniziatica", Editrice Rebis, Viareggio, 2000.
    • Gianfranco De Turris, Esoterismo e fascismo, Roma, Edizioni Mediterranee, 2006, ISBN 88-272-1831-9.
    • Giuseppe Maddalena Capiferro – Cristian Guzzo, Riflessi d'Iride nell'Acqua, Giordano Editore 2007
    • Ugo D. Cisaria, L'ordine Egizio e la Miriam di Giuliano Kremmerz Rebis, Viareggio 2008
    • AA.VV. Elixir, Scritti della Tradizione Iniziatica e Arcana, edizioni Rebis
    • Piero Di Vona, "Giuliano Kremmerz", Edizioni di Ar, Padova, 2005.
    • A.V., Giuliano Kremmerz. L'Ermetismo Egizio-Partenopeo nell'Italia contemporanea, numero speciale de "La Cittadella" (Anno IX, n.s., nº 35-36, MMDCCLXII a.U.c.), I Libri del Graal, Roma.
    • AA. VV. (a cura di Anna Maria Piscitelli), Mito, utopia, scienza e prassi nella Schola di Giuliano Kremmerz, Bari, Edizioni Giuseppe Laterza, 2010.
    • M. A. Iah-Hel (Anna Maria Piscitelli) (a cura di), La Pietra Angolare Miriamica, oltre 100 anni di storia documentata della S.P.H.C.I. Fr+ Tm+ di Miriam di Giuliano Kremmerz, 1° vol., nuova edizione rivista e ampliata, Editrice Millefiorini, Norcia, 2014. ISBN 978-88-905497-5-5

    Voci correlate

    Altri progetti

    Collegamenti esterni


  • G. M. Capiferro e C. Guzzo, L'Arcano degli arcani, Rebis, Viareggio, 2005, pag. 71

  • Riferimento certificati in AA.VV., Giuliano Kremmerz La via della rosa, Editrice Miriamica, 1999, pag. 15-26
  • ^ AA.VV, Giuliano kremmerz La via della Rosa, Editrice Miriamica, 1999, pag. 11
  • ^ AA.VV., Giuliano Kremmerz La via della rosa, pag.10
  • ^ [1] Sul contatto con le culture sciamaniche dell'America Latina dal bollettino della rivista Ignis n° 3 giugno 2005

  • L'ermetismo kremmerziano a cura del Cesnur
  • ^ P. L. Pierini, “Il Sole Arcano”, Ed. Rebis, 2011, p. 63.
  • ^ Da L'Ordine Osirideo Egizio e la trasmissione pitagorica 2ª ed. rivista e corretta di G. Lo Monaco, Letture S…consigliate, Marostica (Vicenza) 2000 - pag.8 e segg. Secondo il Francovich, il principe di San Severo «era probabilmente collegato con un gruppo di Rosacroce che pur doveva esistere a Napoli, appassionati cultori della scienza alchemica», gruppo a cui « è dovuta la prima elaborazione di un nuovo rito massonico di carattere templare detto di Mizraim»...
  • ^ Potevano accettare i teologi di Salamanca l'esistenza di un Continente che Cristoforo Colombo scoprì malgrado le dotte opposizioni dei filosofi del suo tempo? ... E Mesmer e il magnetismo animale tanto combattuto e oggi accettato come processo terapeutico nelle cliniche moderne? E i fenomeni così detti spiritici? Giuliano Kremmerz, Il mondo secreto pag. 4 Ed. Rebis
  • ^ FRANZ ANTON MESMER E IL MAGNETISMO ANIMALE di Diego Barzaghi - NEXUS Edizioni Archiviato il 22 febbraio 2009 in Internet Archive.
  • ^ Libro I: Le iniziazioni antiche; Libro II: L'iniziazione cristiana; Libro III:Gli Emanatisti; Libro IV: La religione d'Amore; Libro V: Gli Ismaeliti; Libro VI: I templari; Libro VII: I Franchi Giudici; Libro VIII: Gli Alchimisti; Libro IX: I Liberi Muratori. G. Daelli e C. Editori a Milano (Biblioteca Università Federico II di Napoli)
  • ^ Dal Dizionario geografico-storico-civile del Regno delle due Sicilie di R. Mastriani, Napoli, 1839, Libro I pag.31 e segg.
  • ^ Dall'introduzione di R.Merkelbach a Le metamorfosi o l'asino d'oro di Apuleio - BUR, 1996, pag.6 e segg.: ... Per lui (Apuleio n.d.r.) Venere, Cèrere, Giunone, Proserpina rappresentano unicamente manifestazioni di Iside, la dea «dai mille nomi»."
  • ^ [2] Sito del Comune di Napoli: la statua del Dio Nilo
  • ^ Regio Nilensis, su it.geocities.com (archiviato dall'url originale l'11 agosto 2006).
  • ^ Vedi anche gli studi di Mario Buonoconto
  • ^ Da G.Kremmerz - Il mondo secreto - Anno 1898: "...a Napoli vi è tutto un antico quartiere che ricorda non il Nilo fiume, come vogliono gli archeologi volgari, ma il Nilo Sacro della verità e dei misteri sacerdotali...e Napoli ebbe perpetuato per un lungo periodo la tradizione della scienza occulta col rito secreto egiziano ..."
  • ^ Cappella Sansevero Sito sulla Cappella Sansevero, o "Pietatella", e sull'opera di Raimondo di Sangro

  • Del milieu dell'esoterismo napoletano fra Ottocento e Novecento Elémire Zolla scrive che: dominava l'ossessione di un Ordine Egizio che assicura la continuità dello spirito isideo o myriamico nei secoli dei secoli. Ad esso si richiamò anche Kremmerz ... il quale prospettava un uomo perfetto di corpo fisico saturnino, di anima o psiche mercuriale e di solarità apollinea o spirito, Elémire Zolla, Discesa all'Ade e resurrezione, Adelphi, 2002, P.110-111
  • ^ Sul commiato dai lettori del Mondo Secreto vedi: G. Kremmerz, Il Mondo Secreto ed. Rebis, Viareggio 1982, II vol. pag 574
  • ^ Sui primi sette articoli si veda La Medicina Ermetica a cura di Vinci Verginelli edizioni Nardini/Convivio pag. 1
  • ^ ...Ad esempio, la forma relativamente moderna di ogni massoneria, è templaria, vale a dire che i fratelli massoni, o costruttori, non esisterebbero se non avessero un tempio da edificare con pietre e cemento, templi politici o templi religiosi caduchi, perché il cemento e le pietre ritornano polvere alla terra cui sono stati sottratti. Mentre il Grande Oriente Egizio senza elementi terrigeni, senza pietre e senza cementi materiali mira a mantenere l'Arca Sacra in ogni spirito umano, nella sua mentalità perfettibile, non deperibile e non mutabile, perché di origine divina e non terrena, dai Regolamenti interni del Grande Ordine Egizio, Osiride e Nebo la tradizione osirideo-egizia e partenopeo-nilense pag 106-107 in L'eredità isiaca e osiridea dell'Egitto sacerdotale a cura della S.P.H.C.I., Editrice Miriamica, 2002
  • ^ La Pietra angolare Miriamica a cura di Jah Hel pag. 150, Editrice Rebis, 1989.
  • ^ Oggi in: Giuliano Kremmerz, Lunazioni-Annotazioni sulle influenze siderali e lunari sulle piante i medicamenti le infermità del corpo umano, Editrice Miriamica, Bari, 1992
  • ^ Da Giuliano Kremmerz, Lunazioni-Annotazioni sulle influenze siderali e lunari sulle piante i medicamenti le infermità del corpo umano, Editrice Miriamica, Bari, 1992 - 56ma puntata, I ciclo: "...Si potrebbe da questo dedurre che la terapeutica allopatica dei contrari è più vicina al razionalismo magico antico; invece è un errore, perché l'analogia nell'influenza dei rimedi avvicina la terapeutica magica alla teoria omiopatica dei simili."
  • ^ Vedi Leone Caetani
  • ^ A questo proposito Gianfranco de Turris scrive: Sull'identità autentica di Ottaviano prendiamo atto delle diverse versioni che ci consentono, proprio nel loro contrasto, di comprendere come sia stata davvero criptica ed enigmatica la figura di questo esoterista, al punto da suscitare versioni contrastanti a quasi un secolo dalla sua presenza storica. …insomma si tratta di uno stimolante terreno di ricerca, in cui occorre essere aperti all'ascolto delle diverse fonti, senza preclusioni né dogmatismi in alcuna direzione. In Gianfranco De Turris, Esoterismo e fascismo pag. 135, Edizioni Mediterranee Roma 2006
  • ^ "N.R. Ottaviano" nel Commentarium - Nardini Editore 1982, vol I pag 209: "...questa sapienza di cui mi interesso io è il patrimonio di pochi per il governo degli inferiori, perciò il mago re e non il mago che diventa il servitore gratuito degli oziosi e dei curiosi. Su tale argomento sono perfettamente in disaccordo con il dott. Kremmerz al quale mi uniscono affetto e comunità di studi,...tutti vogliono sapere senza rischiar niente, ne la pelle, ne il benessere sociale, cotal cosa è fuor delle regole della natura... dunque esiste un diritto di non dare e in materia parteggio per l'assolutismo più completo e per questo mi asterrò più oltre di scrivere in questa rivista..."