Il dottor Schweitzer e poi l’eutanasia: la caduta della grande
scienza tedesca. Settant’anni fa a Norimberga il processo ai medici
nazisti. E’ consolante presentarli come “i medici delle SS”. Ma non
erano tutti burattini di Hitler, avevano scelto di partecipare.
Il 21 novembre 1946, i medici nazisti presero posto sul banco degli
imputati nell’immensa aula del tribunale di Norimberga. Una folla
rumorosa e numerosa si accalcava nella parte riservata al pubblico.
C’erano molti grandi nomi della medicina europea ad assistere a un
evento senza precedenti. Quando fu pronunciato il suo nome, Karl Brandt,
il medico personale di Adolf Hitler che aveva presidiato all’eutanasia
dei bambini e dei disabili, avvicinatosi alla sbarra disse, con voce
calma e forte: “Mi dichiaro non colpevole”. Quel medico idealista
dell’Alsazia aveva sognato di partire per l’Africa equatoriale francese
che adesso è chiamata Gabon. Voleva servire i malati e i poveri in una
striscia di terra seminata a caffè, aranci e limoni, stretta tra una
foresta densa di vapori e un fiume lentissimo e giallastro. Brandt
sognava di lavorare con il dottor Albert Schweitzer. Uno che avrebbe
dedicato la sua vita alla cura di “tutto ciò che si muove”.
Il “grande dottore bianco”, come lo chiamavano gli africani, un uomo
dalle mani severe e giuste che a Lambaréné, su un terreno messogli a
disposizione dalla Società missionaria di Parigi, accolse sofferenti di
lebbra, di dissenteria e di molte malattie tropicali. Contro la cultura
dell’eutanasia, Schweitzer affermava sempre: “Rimanere in vita è un atto
etico”. Diceva che la natura non conosce rispetto per la vita, ma
l’uomo sì. L’uomo, diceva, “è morale soltanto quando considera sacra la
vita in quanto tale”. Con queste parole Schweitzer spiegava il senso del
suo impegno a favore dei malati. Era questo il significato più
miracoloso del suo “village de la lumière”, il villaggio della luce.
Brandt fece sua una concezione opposta della medicina. La maggior parte
dei medici alla sbarra a Norimberga aveva tutte le caratteristiche di
rispettabilità civica e scientifica. Molti non erano burattini nazisti,
ma avevano fatto le loro carriere come medici molto prima che Hitler
salisse al potere. E avevano fornito contributi preziosi alla ricerca
scientifica. Nel 1967 Feltrinelli traduce e pubblica in Italia il libro
di Alexander Mitscherlich e Fred Mielke, “Medicina disumana”. Sono le
cronache e i documenti del processo di Norimberga. La sua prima edizione
fu riservata all’Ordine dei medici della Germania occidentale e per
incanto sparì dalla circolazione, tanto era l’imbarazzo. “Gli annali
della caduta della medicina tedesca sono pieni di nomi di scienziati di
fama internazionale come i professori Planck, Rudin, e Hallervorden e
medici come Georg Schaltenbrand, che ha condotto gli esperimenti
neuro-immunologici non in un campo di concentramento, ma alla
Julius-Maximilians-Universität di Würzburg”, ha scritto Hartmut
Hanauske-Abel, studioso di storia della medicina nazista.
Uno dopo l’altro, i 23 medici si dichiararono tutti “non colpevoli”.
Il dottor Siegfried Handloser, viso scarno e solcato dalle rughe, si
sarebbe difeso con energia. Fino al 1928 aveva diretto l’ospedale di
Ulm. Nel 1941 divenne ispettore dei servizi di Sanità dell’esercito.
Fece pressioni perché si sperimentasse un vaccino contro il tifo, che
stava decimando le truppe tedesche. Le prove contro di lui erano
schiaccianti e la sua collusione con la scienza dei campi di
concentramento sotto gli occhi di tutti. Eppure, gli fu concesso
l’ergastolo, anziché la pena di morte. A Handloser fece seguito sul
banco degli imputati Paul Rostock, il più ingenuo e il più onesto degli
accusati, amico di Brandt e suo maestro e mentore. Si era iscritto alla
facoltà di Jena, dove aveva consacrato tutto se stesso alla professione
di chirurgo.
Apolitico, nel 1927 diventò primario del reparto chirurgico
dell’ospedale di Bochum, fino ad approdare alla docenza di Chirurgia
all’Università di Berlino, dove insegnò cinque anni. Non fu mai un
acceso sostenitore né un acerrimo oppositore del regime nazista, quanto
un medico patriottico. Su richiesta di Brandt, Rostock entrò a far parte
del Consiglio della ricerca del Reich. A Norimberga, il dottor Rostock
avrebbe motivato così la decisione di partecipare agli esperimenti
medici: “Volevo cercare di migliorare le nostre conoscenze per poi
utilizzare tali conquiste scientifiche in periodo di pace. Penso che le
mie iniziative non siano state del tutto inutili, perché durante tutto
il periodo di guerra le ricerche scientifiche non furono abbandonate.
Neppure in sogno avrei potuto immaginare che un giorno, proprio per
quelle mie iniziative, sarei stato esposto ad accuse così mostruose”.
Kurt Blome era un medico e un nazionalista. Nel 1938 fondò
un’accademia di studi medici a Budapest. Alla sua inaugurazione
parteciparono medici e scienziati provenienti da molte nazioni. Nessuno
sollevò problemi sul percorso intrapreso dalla medicina sotto Hitler.
Nel 1943, Blome divenne plenipotenziario al Consiglio della ricerca del
Reich, nel settore delle ricerche sul cancro e la guerra biologica. Nel
frattempo venne nominato professore alla facoltà di Medicina
dell’Università di Berlino. Ossuto nei tratti, teso e nervoso, Blome si
difese con orgoglio a Norimberga, rivendicando la bontà delle sue
azioni. Un altro degli imputati, il dottor Karl Gebhardt doveva la sua
ascesa ai vertici della medicina nazista al fatto che era cresciuto
assieme a Heinrich Himmler. Nel 1937, a soli quarant’anni, era già
ordinario all’Università di Berlino. I suoi esperimenti erano noti anche
all’estero, tanto che il governo polacco in esilio lo condannò a morte.
Fu poi la volta del dottor Gerhard Rose, corpulento, capelli bianchi,
barba rasata. Il più illustre degli scienziati, un luminare delle
malattie tropicali.
Gli accusati continuarono a succedersi al banco degli imputati. Rudolf
Brandt, grassoccio, capelli rasati, miope, era il segretario di Himmler.
Wolfram Sievers, la barba folta, lo sguardo penetrante, sembrava
Rasputin. Hermann Becker-Freyseng si presentava come un ometto con le
orecchie a sventola. Helmut Poppendick aveva il portamento dimesso,
primario dell’ospedale di Virchow, specializzato in malattie ereditarie,
e poi incaricato dalle SS al Servizio della razza. Karl Genzken,
robusto, dai trati duri e decisi, era capo del Servizio di sanità delle
SS. Joachim Mrugowsky, dallo sguardo altero, era capo dell’Istituto di
igiene delle SS, incaricato fra le altre cose di provvedere al gas
Zyklon B di Auschwitz.Herta Obersheuser era l’unica donna fra gli imputati, esperta di
malattie della pelle, cattolica. Waldemar Hoven, “il bel Waldemar”,
mingherlino, responsabile medico nel campo di Buchenwald, fu uno dei
medici più direttamente compromessi con gli esperimenti nei campi e con
iniezioni selvaggie di fenolo. Wilhelm Beiglböck era lo specialista
degli esperimenti sulla sopravvivenza in mare. Fritz Fischer,
brandeburghese, sperimentò numerosi farmaci su esseri umani, e nel
febbraio 1943 a Berlino tenne una conferenza sulle sue scoperte. Sigmund
Ruff, magro, elegante, diede subito il suo appoggio agli esperimenti, e
li condusse lui stesso a Dachau. Hans Romberg, come Ruff, si
interessava di medicina dell’aviazione e ne divenne il collaboratore.
August Weltz, massiccio e sportivo, era responsabile dell’Istituto per
la medicina aeronautica a Monaco. Di Konrad Schäfer e Adolf Pokorny, il
classico medico di Berlino colto, non si riuscì a provare la
colpevolezza. Il generale medico Oskar Schröder, come Handloser,
giustificò la sua partecipazione agli esperimenti sugli esseri umani.
Viktor Brack, padre di sei figli, non era medico, ma il più alto
responsabile politico e civile dell’eutanasia.
Gli investigatori degli Alleati percorsero tutta la Germania per trovare
prove e documenti che incriminassero gli imputati. Ma i nazisti avevano
accuratamente distrutto le prove Le installazioni sperimentali erano
enclave all’interno dei campi di concentramento. E la leadership nazista
era stata svelta anche nel liquidare i partecipanti alla ricerca
medica. Molti medici scelsero il suicidio. Il processo fu presentato
come quello ai “medici delle SS”. Nulla di più falso, seppure molto
consolante. Tre degli imputati erano amministratori, solo sette dei
medici accusati erano ufficiali delle SS, e quattro non erano neppure
iscritti al Partito nazista. Essi differivano non solo politicamente, ma
anche in termini di esperienza medica e di provenienza sociale.
Diciassette erano di fede protestante, sei i cattolici. Soltanto tredici
dei ventitré accusati avevano abiurato la religione cristiana, in
ottemperanza all’ideologia nazionalsocialista. Dei venti medici
accusati, quattro erano chirurghi (Karl Brandt, Fischer, Gebhardt e
Rostock), tre dermatologi (Blome, Pokorny, Oberheuser), quattro
batteriologi (Handloser, Mrugowsky, Rose e Schröder), uno internista
(Beiglböck), uno radiologo (Weltz) e due medici generici (Genzken e
Hoven).
Nessuno dei medici processati e impiccati a Norimberga provò rimorso
per quello che aveva fatto. Rivendicarono invece la bontà e la
legittimità delle loro azioni. Karl Brandt: “Sono un medico e in
coscienza c’è la responsabilità verso gli esseri umani e la vita (…)
Pensate che sia stato un piacere per me ricevere l’ordine di consentire
l’eutanasia? Mi sono preoccupato di ogni bambino malato come se fosse il
mio”. Handloser usò parole latine: “Scientiae, Humanitati, Patriae”.
Per la scienza, l’umanità e la patria. Rostock: “Nella mia vita non ho
mai lavorato per uno stato o un altro, né per un partito politico in
Germania, ma solo per la scienza medica e i miei pazienti”. Schröder: “I
miei occhi hanno sempre guardato a un solo scopo: aiutare e curare”.
Gebhardt: “Ho sempre cercato di vedere ogni malattia come una condizione
umana di sofferenza. Per me era importante che gli esperimenti avessero
valore scientifico pratico per testare l’immunizzazione e proteggere
migliaia di feriti e malati”. Mrugowsky: “La mia vita, la mia azione e i
miei scopi erano puliti”. Poppendick: “Le moderne conquiste della
scienza non possono essere raggiunte senza sacrifici. Sono convinto che
gli esperimenti sugli esseri umani furono sforzi coscienti di scienziati
seri per il bene dell’umanità”. Beigbloeck: “Gli esperimenti dovevano
salvare vite umane”.
Karl Brandt, Brack, Gebhard, Mrugowsky, Hoven, Sievers e Rudolf
Brandt furono condannati a morte. Fischer, che aveva attuato gli
esperimenti di Ravensbruck, Genzen, Handloser, Rose e Schröder, furono
condannati all’ergastolo (amnistiati poco dopo). Becker-Freyseng e
Oberheuser, anche loro medici a Ravensbruck, furono condannati a
vent’anni. Beiglböck e Poppendick a dieci anni. Blome, Pokorny, Romberg,
Rostock, Schäfer e Weltz uscirono dal tribunale da uomini liberi.
Quegli imputati erano ai vertici della medicina tedesca. E il paradosso è
che la ricerca medica nazista toccò il suo culmine nel 1944, quando le
sorti della Germania di Hitler erano segnate. Incentivi alla
sperimentazione umana vennero garantiti anche a guerra persa. Molti dei
medici processati a Norimberga provenivano dalla facoltà di Medicina di
Berlino, che penò molto a liberarsi della fama di scuola
dell’assassinio. L’Università di Berlino era implicata nel processo agli
esperimenti di Ravensbruck. Quando venne pronunciata la condanna a
morte per Karl Brandt, numerose personalità scientifiche insorsero a
favore del medico di Hitler: i chirurghi Domrich e Sauerbruch, il
patologo Robert Roesle, il farmacologo Heubner, il ginecologo Stoeckel e
molti altri. Trovarono oltraggioso che un medico idealista e
coscienzioso come Brandt potesse essere mandato al patibolo.
C’era chi, come il dottor Joachim Mrugowsky, era stato l’allievo
prediletto di Emil Abderhalden, il pioniere svizzero della biochimica
che aveva studiato l’isolamento delle proteine durante la gravidanza.
Dopo aver distribuito il gas Zyklon B ad Auschwitz in quanto
responsabile dell’Istituto di igiene razziale, il dottor Mrugowsky si
chiudeva nella sua biblioteca, per immergersi nei testi di Alexander von
Humboldt e di Jakob Böhme. Nella mente di uno dei medici impiccati a
Norimberga, il funzionamento delle camere a gas non era in disaccordo
con il “Faust”. Tutto in nome del motto di Goethe: “Sich überwinden”.
Superarsi.
Tutti quei medici pensavano di fare del “bene”. Lo spiegò così a
Norimberga il dottor Gerhard Rose, il massimo esperto tedesco di
malattie tropicali che aveva sperimentato vaccini su esseri umani: “Le
vittime del tifo di Buchenwald non hanno sofferto invano. Noi oggi
possiamo contare le persone che sono state sacrificate, ma non possiamo
sapere quanti individui devono la vita a questi esperimenti”. Come hanno
potuto dei luminari della scienza e della medicina, titolari di
cattedre, autori di ricerche straordinarie, tradire il giuramento di
Ippocrate e distruggere così tante vite umane per sradicare la malattia e
la sofferenza, per il “bene” dell’umanità e per il bene della medicina?
Condannare non è sufficiente. Quei medici potevano rifiutarsi come
altri fecero, non avevano ricevuto ordini, si erano offerti per compiere
le selezioni, per scegliere il metodo di lavoro e per partecipare alle
ricerche scientifiche. Più che mostruoso, non suona familiare?
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Karl Brandt
Karl Brandt (Mülhausen, 8 gennaio 1904 – Landsberg am Lech, 2 giugno 1948) è stato un medico e generale tedesco delle Schutzstaffel, accompagnatore personale di Adolf Hitler e responsabile del programma nazista sull'eugenetica.Biografia
Gioventù
Nato nel 1904 in Alsazia, a Mülhausen, quando il territorio era ancora tedesco, Brandt[1] veniva da una famiglia di medici di grande distinzione, ma non proveniente dall'Alsazia. Incominciò gli studi nel 1924, presso l'Università di Jena, e nel 1928, all'età di 24 anni, divenne un medico il cui primo impiego fu come assistente all'ospedale di Borgnannehoil[2], dove rimase per due anni. Qui effettuò il suo tirocinio col grande chirurgo tedesco Ferdinand Sauerbruch e, ancor prima dei trent'anni, stava già emergendo come un chirurgo dotato e un'autorità sulle lesioni alla testa e alla colonna vertebrale[3].
Giovane medico quando si iscrisse al partito nazista nel 1932,
pose nel partito le proprie speranze di recupero della regione
dell'Alsazia, che nel frattempo era ritornata sotto dominio dei francesi (nel 1919). Un ruolo molto importante sulla formazione del suo pensiero lo ebbe un alsaziano come lui, il Premio Nobel per la pace Albert Schweitzer, al cui lavoro come missionario in Africa non poté però unirsi per motivi politici e militari (la regione che sarebbe diventata la sua destinazione era la regione di Lambaréné, nel Gabon occidentale)[4]. Nello stesso anno fu presentato a Hitler dalla sua fidanzata, una campionessa tedesca di nuoto[5].
Dalle SS al duplice arresto
Si iscrisse sempre nello stesso anno anche alla Lega dei Medici Tedeschi Nazionalsocialisti (Nationalsozialistischer Deutscher Arztebund)[6]. Nel 1933 divenne un membro delle SA e nel 1934 divenne SS-Untersturmfürher delle SS.
Ancora nel 1934, all'età di soli 29 anni, divenne il medico accompagnatore personale del Führer (il medico personale di Hitler fu Theodor Morell).
La contrapposizione tra i due fu sempre abbastanza accesa. Mentre
infatti il medico ufficiale di Hitler, Morell, era considerato un
ciarlatano[7], Karl Brandt fu la figura scientifica e il medico tradizionale del Reich. Dal 1939 fu Commissario del Reich per la Sanità. Nel 1943 divenne tenente generale delle Waffen-SS, mentre nel 1944 Brandt venne nominato Commissario per la Sanità e la Salute del Reich (Reichskommissar fur Sanitates und Gesundheitswesen), raggiungendo così uno dei più alti ranghi nella macchina statale nazista.
Fu l'uomo scelto da Hitler come iniziatore del Programma T4 (l'uccisione dei disabili tedeschi) e come sua autorità medica suprema[8]. Con queste autorità, fu coinvolto in ruoli di massima responsabilità nei tristemente famosi esperimenti "scientifici" su esseri umani, fra cui quello in cui egli stesso chiese al ReichsFührer, Heinrich Himmler, l'autorizzazione per effettuare le inoculazioni del virus dell'epatite epidemica in esseri umani. Insieme con Albert Speer, fu fra le persone più vicine al Führer.
Karl Brandt e Albert Speer non furono solo stretti amici, ma agirono anche per salvare l'uno la vita dell'altro[9].
Nel 1944, Brandt fece ricorso ai suoi enormi poteri in quanto
Commissario Generale dei Servizi Medici e alle sue amicizie per salvare
Speer, già malato, dal tentativo di omicidio architettato da Himmler, il
quale si sentiva profondamente disturbato nella sua opera di
ottundimento mentale sul Führer, appunto, da Speer stesso (il quale era
intanto diventato ministro per l'Armamento e la Produzione di guerra del
Reich).
In seguito, il 16 aprile 1945, Brandt fu arrestato dalla Gestapo e condannato a morte, in quanto accusato di alto tradimento nei confronti del Führer,
poiché, in vista della disfatta dell'esercito tedesco, aveva
allontanato la propria famiglia da Berlino verso la linea del fronte
americano, in modo da permettergli di arrendersi agli Alleati
e di poter essere risparmiati sia dalle armate russe, sia dal suicidio
di massa che i nazisti fedeli avevano in mente. Ma il 2 maggio fu
rilasciato per ordine di Karl Dönitz.
Infatti Speer, al quale aveva salvato la vita solo un anno prima, alla
notizia dell'arresto dell'amico e collega, ebbe la premura di mobilitare
varie persone per salvargli la vita[6].
Fortissima influenza sulla sua momentanea liberazione la ebbe Heinrich Himmler,
il quale faceva da tempo parte, insieme con la stessa famiglia Brandt,
della più ristretta cerchia intorno alla figura del Führer. Infatti Karl
Brandt e sua moglie Anni entrarono a far parte nella cerchia in
assoluto più vicina a Hitler, a Berchtesgaden, dove Hitler fece costruire la sua residenza privata conosciuta come il Berghof, nella quale erano ammessi oltre lui, solo i suoi più stretti compagni e collaboratori, tra cui Eva Braun,
appunto Heinrich Himmler, Albert Speer e sua moglie Margarete Speer, il
dottor Theodor Morell, Martin Bormann, e pochi altri. La sua libertà in
ogni caso non durò per molto. Infatti il 23 maggio 1945 fu infine arrestato dagli inglesi.
Carriera
Karl
Brandt dunque sin da giovane si approcciò pienamente al regime
Nazionalsocialista che aveva in Hitler la figura ovviamente centrale.
Brandt intraprese quello che molti pensano di definire un rapporto di figlio adottivo con lo stesso Führer[6].
Dopo essere entrato nel corpo delle SS e delle SA, e diventato medico
accompagnatore del Führer, ottenne una serie di incarichi e oneri sempre
più fondamentali in quello che sfociò nell'attuazione del programma T4.
Verso la fine del 1938, alla Cancelleria del Führer pervenne una richiesta molto importante. Hitler ordinò a Brandt di recarsi alla clinica dell'Università di Lipsia
dove un bambino di nome Knauer era stato ricoverato, in seguito alla
richiesta da parte dei genitori dello stesso, con l'intenzione di
potergli concedere una morte pietosa (Gnadentod, letteralmente la morte ricevuta per grazia)[10],
a causa delle sue condizioni. Nonostante la rapida mitologizzazione
subita dalle condizioni di questo bambino, Brandt riferì l'immagine che
il bambino fosse nato cieco e mancante di una gamba e di parte di un
braccio, oltre che affetto da una forma di idiozia, non come invece riportò Hans Hefelmann, mancante di ben tre arti.[11]
Il compito di Brandt fu dunque quello di accertare che le informazioni
che vennero fornite dai genitori, fossero risultate corrette e coerenti
con le condizioni del paziente, e per consultarvisi con i medici locali.
Il medico con cui Brandt ebbe modo di parlare fu proprio Werner Catel[12], direttore della Clinica Pediatrica di Lipsia, che avrebbe assunto un ruolo fondamentale nel progetto.
Brandt ricevette prima della partenza l'ordine speciale da parte
del Führer di autorizzare i medici a concedere l'eutanasia, nel qual
caso le condizioni del bambino fossero state davvero gravi come
affermato dai genitori, garantendo una totale copertura da qualsiasi
procedimento legale nel quale avrebbero potuto essere coinvolti. Era
dunque Hitler a patrocinare totalmente tale iniziativa.
Tornato a Berlino
dopo questa prima esperienza, Brandt fu autorizzato da Hitler, che non
voleva essere identificato pubblicamente col progetto, a comportarsi
secondo le prime direttive in tutti i casi simili che gli si sarebbero
presentati. Con una lettera inviata direttamente dal Führer e
indirizzata ai reggenti dell'operazione, quindi Brandt e Bouhler, verso
metà ottobre 1939, e retrodatata successivamente il 1º settembre dello
stesso anno in concomitanza con lo scoppio della seconda guerra mondiale[13], ebbe ufficialmente inizio il programma T4, in accordo con la deposizione lasciata dallo stesso Brandt.
«Al capo della Cancelleria e del Reich Bouhler e al dottor Brandt,
viene affidata la responsabilità di espandere l'autorità dei medici, i
quali devono essere designati per nome, perché ai pazienti considerati
incurabili secondo il miglior giudizio umano disponibile (menschlichem Ermessen) del loro stato di salute possa essere concessa una morte pietosa.[14][15]»
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Karl Brandt e Philip Bouhler (Capo della Cancelleria di Hitler), non erano inizialmente i vertici del programma, le cui redini erano state affidate a Leonardo Conti (subentrato dopo la morte di Gerhard Wagner), che in quanto ministro della Sanità e capo sanitario del Reich, era la persona più giusta per gestirlo[8], e Lammers.
Nel frattempo emerse anche la Werner Heyde, il quale nelle veci di rappresentante di Brandt, diresse il programma, ed ebbe Paul Nitsche come assistente che infine lo sostituì[16].
Rappresentanti della burocrazia del programma invece insieme con Bouhler e Brandt, furono anche il dottor Herbert Linden[16][17], ministero della Sanità e il dottor Ernst Robert von Grawitz, comandante medico delle SS, i quali si diedero da fare nella scelta di medici per ruoli direttivi[16].
I quattro sopraintendevano dunque alla selezione degli attuatori del
programma, coloro che avevano il compito di uccidere faccia a faccia le
proprie vittime, i quali venivano scelti secondo il criterio della
fedeltà al regime, il riconoscimento di cui godevano nella loro
professione, o la simpatia verso il programma stesso.[16]
A queste prime riunioni Brandt fu introdotto col ruolo di direttore
medico del progetto. In queste riunioni però non fu mai stesa, per poi
essere approvata, una proposta di legge che rendesse il tutto ufficiale e
legale, ma l'autorizzazione concessa ai due, Brandt e Bouhler, nel
decreto di Hitler fu sempre considerata come equivalente a una legge.[18]
Ma Brandt e Bouhler si mossero rapidamente per approntare i piani che avrebbero esteso il programma di eutanasia infantile anche alla popolazione adulta. Nel 1939, a luglio, convocarono un incontro al quale parteciparono Leonardo Conti e Werner Heyde,
allo scopo di discutere della creazione di un registro nazionale di
tutti gli ospedalizzati affetti da malattie mentali o fisiche.
Agli inizi del 1940, a Brandeburgo, ex carcere, si tenne la prima sperimentazione dell'utilizzo delle camere a gas[19]. Si decise di effettuare un test comparativo, in modo da definire quale metodo fosse il migliore per l'eutanasia dei pazienti, tra l'iniezione letale o la morte per avvelenamento da monossido di carbonio.
Fu in quest'occasione, che lo stesso Brandt chiese che venisse eseguito
l'esperimento, e insieme con Leonard Conti, ebbe a cura di eseguire
personalmente la somministrazione delle iniezioni. Fu un gesto
simbolico, probabilmente per ribadire l'importanza che il carattere
medico fosse alla base di tutta l'operazione.[20]
Infatti come ebbe modo di dire Brandt a esperimento compiuto, solo dei medici dovrebbero eseguire le gassificazioni[21].
Inizialmente infatti, al primo suggerimento da parte di Heyde di
utilizzare in alternativa alle iniezioni di narcotici, il monossido di
carbonio, Brandt si oppose in quanto disse questa intera questione
poteva essere considerata solo da un punto di vista medico, nella mia
immaginazione medica il monossido di carbonio non aveva mai svolto una
parte. Ma ebbe modo di potere cambiare idea quando gli venne in
mente un'esperienza personale di avvelenamento da monossido nel quale
perse conoscenza senza sentire nulla, e si rese conto che quello era la forma di morte più umana.[21]
«Questo è solo un esempio quando si fanno progressi importanti
nella storia medica. Ci sono casi di un'operazione che in principio
viene guardata con disprezzo, ma che in seguito viene imparata ed
eseguita. Qui il compito richiesto dall'autorità di Stato si aggiunse
alla concezione medica di questo problema, e fu necessario trovare con
buona coscienza un metodo di base che potesse rendere giustizia ad
entrambi questi elementi.[22]»
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Quando i primi funzionari ecclesiastici incominciarono a opporsi
apertamente al programma di eutanasia nazista, Brandt fu il primo a
intrattenere un rapporto stretto e amichevole con uno tra i principali
oppositori, il reverendo Fritz von Bodelschwingh[23]. A quanto pare da una comunicazione radiofonica della BBC, nel quale lo stesso reverendo riferiva Non
si può presentare il professore Brandt come un criminale, bensì
piuttosto come un idealista”, Brandt ebbe un certo ruolo importante nel
risparmiare i pazienti di Bodelschwingh[24].
Dopo la morte del reverendo, addirittura il suo successore ne espose le
opinioni in un affidavit a favore di Brandt, durante il processo di
Norimberga, nel tentativo di salvarlo dalla pena di morte. Il reverendo
infatti era fermamente convinto dell'impegno di Brandt nello sforzarsi
più di altri a limitare l'applicazione del progetto a casi in cui una
vita era completamente finita, e che egli fosse motivato non da brutalità, ma da un certo idealismo, intrinseco alla sua concezione di vita[25].
La propaganda nazista per inculcare l'idea dell'eutanasia nelle
menti del popolo fu vasta e si attuò in molti campi, a partire dalla
proiezione cinematografica. Diversi film furono girati dal 1935 in poi.
Uno in particolare fra questi (Ich Klage an, in italiano Io accuso
del 1941) fu unico per il fatto di trattare specificatamente
dell'uccisione medica, anche se in toni specificatamente mistificati e
romanzati, ed ebbe origine proprio da un suggerimento di Karl Brandt
stesso[26], per convincere l'opinione pubblica tedesca ad accettare l'idea dell'eutanasia.
Ma nello stesso agosto del 1941,
intorno al 24 agosto, su direttiva del Führer, il quale ricevette il
consiglio da Heinrich Himmler dopo l'attacco subito dal regime e dal
programma da parte del vescovo Clemens von Galen,
Brandt ebbe l'ordine verbale di dare un termine all'operazione T4, o
almeno di temporeggiare. Ma ciò non fu che una manovra di mistificazione
burocratica.[27]
Il 28 luglio 1942, Brandt fu nominato Commissario generale del Führer
per i servizi Medici e di Salute, e ottenne l'incarico sotto il diretto
controllo di Hitler, di Plenipotenziario per la Salute e i Servizi
Medici[28].
Il processo
François Bayle, uno psicologo francese che lo intervistò ripetutamente al tempo del processo di Norimberga, lo descrisse così:
«Personalità ricca, vigorosa, ma indisciplinata, pugnace e infantile
reso vulnerabile dalla sua ambizione e dal suo orgoglio. In possesso di
un'intelligenza vivida, ma di poca chiarezza logica e di molta
immaginazione, la quale può facilmente essere influenzata e sviata.
Anche il suo carattere poteva essere influenzato, con la stessa
facilità.»
|
(I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 159) |
L'insistenza di Bayle sulla combinazione di intensa ambizione e di
vulnerabilità a influenze esterne ben si accorda con lo straordinario
attaccamento di Brandt a Hitler.
Fu processato dal 9 dicembre 1946 al 19 agosto 1947 con altri ventidue dottori al Palazzo di Giustizia di Norimberga (si veda: processo di Norimberga). Il processo è conosciuto agli atti con il titolo United States of America vs. Karl Brandt et al., ma è comunemente chiamato il Processo ai dottori. La Corte era composta dai seguenti giudici:
1) Presidente Walter B. Beals, Giudice Supremo della Corte suprema dello Stato di Washington;
2) Giudice Harold L. Sebring, Giudice della Corte suprema dello Stato della Florida;
3) Giudice Johnson Tal Crawford, Giudice del tribunale distrettuale di Ada (Oklahoma);
4) Giudice sostituto Victor C. Swearingen, Capo dell'Ufficio per i crimini di guerra presso il Pentagono.
Brandt, insieme con gli altri imputati di questo processo fu accusato di:
1) avere congiurato e essersi accordato illegalmente,
intenzionalmente e consapevolmente per commettere, in base a un piano
comune, crimini di guerra e crimini contro l'umanità come quelli definiti nella legge n. 10 del Comitato di controllo.
2-3) dal settembre del 1939 fino all'aprile 1945
tutti gli imputati sono accusati di essere mandanti, complici,
istigatori, favoreggiatori, di aver dato il consenso e di essere
implicati in progetti e imprese che prevedevano esperimenti medici senza
il consenso dei soggetti da esperimento, commettendo nel corso di
questi esperimenti omicidi, violenze, atrocità, torture, crudeltà e
altre azioni disumane.
4) il quarto punto della denuncia accusa gli imputati di aver fatto
parte di un'organizzazione che è stata riconosciuta come criminale dal
Tribunale Militare Internazionale, in quanto appartenenti alle SS.[29]
Sentenza
Karl
Brandt fu riconosciuto colpevole di crimini di guerra, crimini contro
l'umanità e appartenenza a un'organizzazione dichiarata criminale dal
Tribunale militare internazionale e condannato a morte tramite
impiccagione (Sentenza del Tribunale militare americano n. 1 Norimberga, 20 agosto 1947).
Note
Per gli estremi completi delle opere citate vedi alla sezione Bibliografia.
- ^ Non aveva alcun rapporto di parentela con l'altro criminale nazista Rudolf Brandt operante negli stessi anni.
- ^ Copia archiviata, su nuremberg.law.harvard.edu. URL consultato il 13 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale il 9 giugno 2007)., pag 6, Final-Statements on behalf of Professor Dr. med. Karl Brandt before Military Tribunal I in Nurenberg
- ^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton pag 157
- ^ I Medici Nazisti, robert Jay Lifton pag 157
- ^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 157
- I Medici Nazisti, robert Jay Lifton pag 103
- ^ Deposizione Brandt (traduzione dall'inglese), Norimberga, 1º ottobre 1945 (Archivi nazionali)
- ^ I Medici Nazisti, robert Jay Lifton pag 127
- ^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton pag 159
- ^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 159
- ^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 73
- ^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 133
- ^ «il Giornale», 5 maggio 2007
- ^ Final-Statements on behalf of Professor Dr. med. Karl Brandt before Military Tribunal I in Nurenberg, pag 3
[1]
Bibliografia
- Schmidt, Ulf: Karl Brandt - The Nazi Doctor: Medicine and Power in the Third Reich. Londra, HAMBLEDON & LONDON 2002
- Lifton, Robert Jay: I medici nazisti - Uccisione medica e psicologia del genocidio. Milano, Biblioteca Universale Rizzoli (BUR), 2003. ISBN 88-17-10103-6.
I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 158
^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton 1985, pag 158, con nota a pagina 181
I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 92
^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 158, nota
^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton pag. 78
^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton pag 76
^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 76
^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 91
^ I Medici Nazisti, robert Jay Lifton pag 91
^ In seguito Brandt affermò che Hitler sostituì l'espressione miglior giudizio umano disponibile con possibilità quasi certa I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton pag 91 nota
I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 93
^ I Medici Nazisti, robert Jay Lifton pag 78, nota
^ fu però presa in considerazione l'idea di fare una legge che legittimasse l'operazione, e ne furono stesi almeno due abbozzi
^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton, pag 101
^ I Medici Nazisti, Robert Jay Lifton pag 102