di Alessia Elisa Melis
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Immagine di Ecate
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Lei non a bisogno di essere
presentata, ma per dagli il giusto onore conosciamo meglio la Dea
Ecate.
Secondo
una tradizione più tarda sarebbe figlia di Zeus e Hera. ma la greca
Ecate era comunque una divinità misteriosa, legata alla luna ed al
mondo dei morti, in alcuni casi confusa con Artemide o Selene o
Persefone.
Ebbe
comunque un culto indipendente, soprattutto in Asia Minore. La Dea
possedeva la capacità di passare dal mondo dei vivi a quello dei
morti ed era psicopompa, cioè accompagnava uomini ancora in vita nel
regno degli Inferi.
Protettrice
delle strade, degli incroci e dei passaggi, le sue statue e altari si
trovavano davanti alle case o lungo le vie, come protezione per i
viandanti.
Il
corteo che l’accompagnava era composto da spettri e cani ululanti:
per tale ragione si usava mettere agli incroci delle strade offerte
di cibo, per renderla benevola, in particolare l’ultimo giorno di
ogni mese, a lei dedicato.
In
Eschilo e Aristofane la Dea viene indicata come nume tutelare di
porte e accessi, con l'epiteto di Propylaia: pare che le fosse
consacrato un culto sull'Acropoli di Atene e in particolare al suo
ingresso, i Propilei appunto, dov'era collocata a protezione della
rocca una statua della Dea.
Ecate
rappresentava l’aspetto più misterioso della luna, quello nella
fase calante, in relazione con le streghe e i riti magici.
Protettrice
dei cani, animali a lei consacrati, insieme alla colomba.
Il
centro più importante del culto era ad Egina, dove le venivano
sacrificati cani e vittime dal pelo nero, come a tutte le altre
divinità degli Inferi, ma era invocata anche per il buon raccolto.
Esiodo,
nella sua Teogonia, dedica ad Ecate quest’inno, dove Zeus concede
alla Dea gloria e potere supremo sulla terra, sugli inferi e sul
cielo concedendole anche i diritti originari come discendente delle
divinità primordiali, fra cui quello di accordare o negare ai
mortali ciò che desiderano:
“che
fra tutti Zeus Cronide onorò, e a lei diede illustri doni,
che
potere avesse sulla terra e sul mare infecondo;
anche
nel cielo stellato ha una sua parte d’onore
e
dagli Dei immortali è sommamente onorata.”
In
epoca più antica era raffigurata come una giovane donna vestita con
chitone e recante fiaccole nelle mani, spesso vicina a Cerbero: così
la si ritrova sui vasi a figure rosse e sulle monete.
Nei
riti orfici era venerata insieme a Demetra e a Cibele ed è
raffigurata trimorfa, con tre corpi diversi, o con tre teste: la
giovane, la madre e l'anziana. Il numero tre è il suo numero sacro.
Le sue figlie erano chiamate Empuse, esseri mostruosi che potevano
assumere diversi aspetti sia animali che umani.
Alcuni
autori attribuiscono a Ecate terrestre un volto di leone, altri di
serpente, altri di cane. Porfirio la descrive: "Con volto di
cane, tre teste, inesorabile, con dardi dorati".
Tutte
le maghe, come Medea e Circe, la invocavano nella preparazione di
filtri ed incantesimi. A lei era consacrata la Sibilla Cumana, che
traeva da Ecate la capacità di dare responsi, provenienti anche
dagli spiriti dei morti.
Apollodoro
(III sec. d.c.) ci informa che ad Ecate venivano offerti dei
banchetti rituali, denominati hekataia, tradizione confermata anche
da Plutarco. Nei banchetti avveniva il sacrificio rituale del pesce,
sacro alla Dea. A volte il solo simbolo del pesce diventava simbolo
della Dea. Simbolo che poi passerà ai cristiani.
Ringrazio
l aiuto nel web che a fatto in modo che io potessi raccogliere una
descrizione abbastanza completa, ovviamente ci sarebbe molto altro da
aggiungere, quasi da farci più di un libro
Lascio
a voi, se di vostro interesse, l approfondimento in magia.