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Tuesday, October 15, 2024

La maledizione di Jacques de Molay

Di Anonimo


Torniamo ancora sul Pont Neuf, o meglio sotto, per occuparci di Jacques de Molay, ultimo Gran Maestro dei Templari, e di una maledizione così potente da riuscire ad attraversare i secoli.

Vi avevo già parlato della lapide sul muro di fronte al romantico Square du Vert Galant, ricordate? Bene, è arrivato il momento di scoprire che cosa c’è scritto su quel piccolo rettangolo di pietra e metallo, che passa inosservato agli occhi dei più.



Traduzione:

“In questo luogo Jacques de Molay, ultimo Gran Maestro dell’Ordine del Tempio, è stato arso vivo il 18 marzo 1314”.

La lapide commemora la morte di Jacques de Molay, avvenuta proprio qui.

Tre isolette che non esistono più
Nel punto in cui ci troviamo adesso, all’epoca non c’era lo Square du Vert galant, ma un’isoletta. A voler essere precisi, le isole erano tre.

L’Île de la Cité si chiudeva con il Jardin du Roy, più o meno là dove ora si trova place Dauphine.

Oltre vi erano appunto tre isolette: quella a nord si chiamava isola del Patriarca; l’isola a est, con un piccolo mulino, era detta della Gourdaine , poi ribattezzata della Monnaie, perché il mulino serviva a battere moneta reale. L’isola a sud, la più grande delle tre, era l’ Île aux Juif ed è qui che fu approntato il rogo per il Gran Maestro e Geoffray de Charnay, gran priore di Normandia.
Le tre isolette sulla punte dell’ Île de la Cité
plan de Bâle, 1552

Non voglio annoiarvi con le ragioni storiche che hanno condotto a questo efferato delitto, ma tenete presente che, al tempo, la corona di Francia era in grandi difficoltà finanziarie e che invece l’Ordine dei Templari possedeva molte ricchezze.


La maledizione
Al momento di salire sul rogo, Jacques de Molay, dopo aver rivolto una preghiera in direzione di Notre Dame, pare abbia proclamato la sua innocenza davanti a Dio e pronunciato la famosa maledizione:

"Coloro che ci hanno condannato ingiustamente, saranno molto presto convocati davanti al Tribunale divino"disse de Molay, rivolto a papa Clemente V e a Filippo IV il Bello, artefici dell’annientamento dell’Ordine.

"...E che la casa di Francia sia maledetta fino alla tredicesima generazione..." aggiunse prima di morire.
Jacques de Molay

E le sue conseguenze
Sta di fatto che il papa morì circa un mese dopo, di strana malattia. Il re lo seguì a distanza di otto mesi da quel terribile giorno, a causa di un incidente di caccia. Dopodiché si scatenò un inferno ereditario.

Il figlio di Filippo, che era salito al trono dopo la scomparsa del padre con il nome di Luigi X, morì due anni dopo, lasciando la moglie incinta.

Il bambino, re Giovanni I, non visse che cinque giorni. Il regno passò allora al secondogenito di Filippo il Bello, Filippo V, che sedette sul trono per appena cinque anni.

E cinque anni dopo morì anche l’altro fratello, Carlo IV, senza lasciare eredi. Era l’ultimo dei Capetingi.


Dai Capetingi ai Valois, fino ai Borbone
Scoppiò la Guerra dei Cent’anni, durante la quale il trono fu conteso tra i nipoti di Filippo il Bello: Filippo di Valois, figlio del fratello, e il re d’Inghilterra Edoardo III, il regale rampollo di sua figlia Isabella.

Come ci insegna la storia, furono i Valois ad averla vinta sui Plantageneti, ma la maledizione aveva ancora qualcosa da dire. Tralasciamo le disgrazie reali dei secoli successivi e saltiamo direttamente alla tredicesima generazione.

Parigi, 21 gennaio 1793, place de la Revolution (che sarebbe poi l’attuale place de la Concorde): la lama affilata della ghigliottina si abbassa sul collo di Luigi XVI. Il boia Samson raccoglie la testa del re e nel mostrarla alla folla dichiara:

"Così si compie la vendetta di Jacques de Molay".




Erano trascorsi cinque secoli dalla sua morte sul rogo.

Che ci crediate o no, la maledizione di Jacques de Molay continua a far parlare di sé ancora oggi. Se ne parla, se ne scrive e non mancano gli appassionati di esoterismo che si riuniscono sotto la lapide per celebrare l’anniversario della morte del Gran Maestro.

E ora, questa lapide anche per voi non ha più segreti.


Altri articoli sui Templari:


La morte al rogo dell'ultimo Grande maestro templare

Di Anonimo


Il 18 marzo 1314 Jacques de Molay, ultimo Grande maestro dell'ordine del Tempio, fu messo al rogo davanti alla cattedrale di Notre Dame a Parigi. Prima però riuscì a proclamare l'innocenza dell'ordine e a lanciare una maledizione sui responsabili della cospirazione.

Il 18 marzo 1314 Jacques de Molay, Gran maestro dell'ordine del Tempio, moriva bruciato al rogo. Alcuni anni prima, nel 1306, in seguito all'espulsione degli ebrei dal Paese, lo stato dell'economia francese era prossimo al collasso. Il re Filippo IV aveva chiesto diversi prestiti all'ordine del Tempio, che non era in grado di restituire. Per questo motivo fece svalutare la moneta a più riprese, per la disperazione dei suoi sudditi.


Jacques de Molay, ventitreesimo e ultimo
Gran maestro dell'ordine dei Templari
Il monarca, in affanno, fece girare la voce che i templari avessero assunto comportamenti poco cristiani, e insieme a Guillame de Nogaret, un personaggio senza scrupoli, e al confessore reale, Guillem Imbert, ordì un piano per distruggere l'ordine e impossessarsi dei suoi beni.

Nel 1307 il papa Clemente V e Filippo IV ordinarono l'arresto di Jacques de Molay e di tutti i cavalieri templari con l'accusa di sacrilegio contro la Santa Croce. Molay dichiarò e confessò sotto tortura i capi d'imputazione, anche se in seguito ritrattò. Ciò nonostante, nel 1314 fu bruciato vivo in un rogo eretto di fronte alla cattedrale di Notre Dame di Parigi.

Prima di spirare riuscì a ritrattare di nuovo pubblicamente tutte le accuse, proclamando l'innocenza dell'ordine e, secondo la leggenda, lanciando una maledizione sui responsabili della cospirazione, a cui augurò di presentarsi davanti al tribunale di Dio entro un anno.

Morte dei templari Geoffrey de Charnay
e Jacques de Molay.

In effetti, nel giro di poco la maledizione si avverò, perché il papa Clemente V morì il 20 aprile 1314 e il 29 novembre si spense Filippo IV, vittima di un incidente di caccia. Alla fine, quello stesso anno morì avvelenato anche il cospiratore Guillame de Nogaret.